mercoledì 31 marzo 2010

I CUZZUPI

I cuzzupi il dolce per eccellenza della festività Pasquale,simbolo di rinascita a nuova vita.Di unione, di bellezza infatti per descrivere una bella ragazza era sovente dire: "è propriu na bella cuzzupa".Le nostre nonne le preparavano giorni prima con forme diverse tipo: "panarellu" "animaletti" "iniziali del nome" ecc..con o senza l'uovo sodo di sopra.Erano tante nel paese i forni che emanavano un buonissimo odore,in epoca più recente si vedevano tante "lannie"di cuzzupe pronte da sfornare portate in perfetto equilibrio sulla testa "sino aru furnu e fortinu".Oggi sono rimasti in pochi a contunuare  nel forno di casa questa bella usanza perchè sui scaffali dei supermercati troviamo di tutto ,ma vuoi mettere l'odore,il sapore delle cuzzupe fatte in casa
.Ecco la ricetta non difficile da preparare spedita gentilmente sul blog
da lux forumista sul forum di Sellia
                                              I CUZZUPI
500 g. farina, 75 g. burro morbido, 120 g. latte, 150 g. zucchero, 4 uova, 1 bustina di lievito, 1 pizzico di bicarbonato, 1 pizzico di sale, succo di 1 limone.

Nel boccale succo di limone e zucchero: 10 sec. vel. turbo.
Aggiungere uova, latte e burro: 30 sec. vel. 5.
Unire la farina e il sale: 30 sec. vel. 6.
Aggiungere il lievito e il bicarbonato: 3 minuti vel. Spiga.
Riempire i pirottini di 2/3 e sistemarli sulla teglia forno.
Lasciare riposare per 10 minuti e infornare a 180° per 20 minuti.
Cospargere con zucchero a velo.

martedì 30 marzo 2010

ELEZIONI REGIONALI 2010 IN CALABRIA VINCE IL PDL CON SCOPELLITI

Una sconfitta che in molti davano per scontata. In Calabria il centrosinistra perde, con il governatore uscente Agazio Loiero che passa la mano al pidiellino Giuseppe Scopelliti, sindaco di Reggio Calabria, sostenuto anche dall'Udc. Terzo posto per il candidato, l'imprenditore Pippo Callipo sostenuto da Idv e Radicali. Pesa, sul risultato, anche l'astensionismo. Il numero degli elettori che si sono recati alle urne è il più basso d'Italia, 59,25%, con un calo del 5% rispetto alle regionali di cinque anni fa. Ma, seppure annunciata, la vittoria di Scopelliti non era data in queste proporzioni. "In Calabria - ha commentato lo stesso vincitore - la destra non ha mai vinto con numeri così importanti, ma questo se da un lato ci inorgoglisce, dall'altro ci chiama ad una presa di coscienza e di responsabilità che certamente noi sapremo affrontare". "E' una sconfitta che non si presta a interpretazioni", ha ammesso a caldo Loiero. "Vince la destra anche se - ha aggiunto il governatore uscente - non riesco a rinvenire le cause. Siamo partiti tardi e ci sono stati conflitti interni, ma tutto questo non è sufficiente a spiegare questa sconfitta. Ci deve essere stato qualcosa che al momento non riesco ad individuare". Cinque anni fa, alla guida della coalizione di centrosinistra unita, Loiero conquistò la guida della regione con il 59% dei voti, distaccando di circa 20 punti percentuali l''avversario' di centrodestra. Un successo che stavolta nessuno si era sbilanciato a prevedere, prevedendo anzi quella che si è poi rivelata una vera e propria debacle. Anche perchè la ricandidatura di Loiero (che lo scorso febbraio ha vinto le primarie del Pd) ha diviso lo schieramento, con l'Udc che alla fine ha scelto di appoggiare Scopelliti e Idv che invece ha messo in campo il suo candidato indipendente Callipo. E Callipo, oggi, è assai soddisfatto del risultato ottenuto. "Ho combattuto a mani nude ed ho vinto la mia battaglia", ha detto, chiarendo che per lui "non fa alcuna differenza che abbia vinto Scopelliti": "Sarebbe stato lo stesso, infatti, anche se avesse prevalso Loiero. Sono due personaggi sui quali il mio giudizio è negativo perché hanno alle spalle, uno come sindaco di Reggio Calabria e l'altro come presidente della Regione, esperienze assolutamente negative e fallimentari". fonte(APcom)
PER I POST CHE TRATTANO DI POLITICA
COMMENTI NON CONSENTITI

domenica 28 marzo 2010

TRADIZIONI SELLIESI DURANTE LA SETTIMANA DI PASQUA

* Le tradizioni locali, profonde e ben radicate, rappresentano lo specchio dell'animo dei Selliesi, in quanto legati alla memoria storica e religiosa di un paese, fiero e forte del suo passato, che vanta, ancora oggi, manifestazioni uniche nel suo genere; quelle principali si concentrano, soprattutto, nel periodo pasquale e natalizio.

Di particolare effetto sono tutte le celebrazioni connesse con la settimana santa.

Il giovedì santo, così come in molti altri luoghi, nella Chiesa Madre si prepara "l'Altare della Reposizione", detto anche "Sepolcro". L'usanza di allestire una rappresentazione del sepolcro di Cristo venne introdotta dopo l'XI secolo con la diffusione della devozione al SS. Sacramento. Il termine "sepolcro" è, in realtà, un termine popolare inappropriato, poiché la riserva eucaristica non può adombrare la deposizione di Cristo, non essendo ancora commemorata liturgicamente la Sua morte. Secondo la prassi liturgica il parroco colloca le ostie consacrate nella pisside e, al canto di Pange lingua, si reca processionalmente nella navata laterale sinistra, all'altare dell'Immacolata, dove le particole vengono rinchiuse nell'apposito tabernacolo. L'altare, preparato con molta cura, viene solennemente adornato con drappi e fiori. E' inoltre, consuetudine portarvi i tipici "piattelli", piattini di cereali (frumento, grano, orzo) e legumi (ceci, lenticchie, lupini) fatti germogliare al buio, chiusi in alcuni recipienti: la mancanza di clorofilla allude alla privazione di emoglobina, quindi alla vita stessa. Essi simboleggiano, dunque, la morte e la rinascita. Il luogo di custodia è continuamente illuminato da ceri e lumi e vegliato dai fedeli nella notte tra giovedì e venerdì. Numerosi fedeli, in prevalenza donne, sostano in chiesa, pregando e cantando antichi canti popolari dall'impianto melodico simile ai lamenti funebri.

E' l'ideologia della morte a caratterizzare la ritualità e la liturgia della settimana santa. Tutto deve ricordare la morte del Cristo.

venerdì 26 marzo 2010

RAPIMENTO DA PARTE DEI BRIGANTI DEL FIGLIO DEL BARONE DI SELLIA (SECONDA PARTE )

Una volta che i briganti avevano nelle loro mani un sacco di soldi (nel vero senso della parola ) dovuti al pagamento del riscatto per la liberazione del figlio minore del barone di Sellia ,la storia si sarebbe potuta finire così : "si divisero il bottino in quattro parti uguali ,e da quel giorno le loro vite cambiarono in meglio ". Invece fu proprio da quel giorno che iniziarono i guai. Già la sera stessa ci fu un'accesa discussione su chi avrebbe dovuto custodire il malloppo,in attesa che le acque veramente molto agitate si fossero un po' calmate. Dopo parecchie ore si decise che tutti e quattro avrebbero vigilato a turno sul bottino in attesa che il nuovo giorno portasse consiglio,la notte passò via velocemente. Al mattino si rimisero a discutere consapevoli del fatto che per parecchio tempo, anche anni, non avrebbero potuto spendere neanche un soldo, nè tantomeno lasciare Sellia, altrimenti i vari sospetti si potevano concentrare su di loro. Erano molte le persone che sia per conto personale del barone o per conto dei militari continuavano ad indagare ,interrogare tutta la popolazione .Chi avrebbe custodito il bottino ,dopo aver discusso e ridiscusso, si decise la soluzione più logica : nessuno !Infatti custodirli nelle abitazioni era troppo rischioso ,i militari li avrebbero potuti scoprire ,si decise si sotterrarli in un terreno fuori dal paese,si, ma dove? Il posto non doveva appartenere a nessuno ,soprattutto a nessuno dei quattro. Dopo aver ancora riflettuto si scelse il posto: era una conicella lungo la via che portava in città; lì nottetempo avrebbero scavato una buca per sistemare il bottino in attesa che le acque si sarebbero calmate. E infatti così fecero. Su un somarello dentro una “vertulla “ trasportarono i soldi sino alla conicella. Lì era già tutto pronto. Una volta ricoperta la buca e sistemati dei rovi di sopra ritornarono al paese .Ma le cose si complicarono di più, si guardavano in cagnesco ,non si fidavano più uno dell’altro pensando ognuno che l'altro si volesse impadronire del’intero bottino scappando dal paese. La notte stessa il più grande di loro era lì nascosto per bene convinto che qualcuno dei tre sarebbe arrivato nottetempo per appropriarsi del bottino,ed infatti in piena notte arrivò il più piccolo dei quattro che si era svegliato con l'incubo che qualcuno dei tre avrebbe sottratto il bottino,così successe che i due si scontrarono accusandosi reciprocamente nella lite. Il più piccolo morì colpito da una coltellata .Intanto si faceva l'alba e anche gli altri due briganti arrivarono sul posto dove scoppiò un'altra lite alla vista del corpo ucciso del più piccolo. Così successe l'irreparabile: in poco tempo i tre si "scannarono" a vicenda. Due morirono subito, il terzo ferito gravemente morì dissanguato poco dopo. Nessuno ritrovò mai il bottino. Ancora adesso si dice che esso si trova ben nascosto ai piedi di qualche conicella lungo la strada di Sellia.
Racconto orale trascritto da Sellia racconta negli anni 70

mercoledì 24 marzo 2010

RAPIMENTO DA PARTE DEI BRIGANTI DEL FIGLIO DEL BARONE DI SELLIA (PRIMA PARTE)

La storia realmente successa che stiamo per raccontarvi si svolse in un contesto sociale di povertà e miseria mentre i pochi ricchi diventavano sempre più potenti e i poveri sempre più pezzenti anche culturalmente .Il brigantismo si proponeva alla sua nascita come strumento di rivolta verso i ricchi sempre distaccati dalle reali necessità del popolo vivendo in modo sfarzoso quando invece fuori dalle loro case la gente moriva di fame .Di tutto questo ne riparleremo in maniera più dettagliata in futuri post che dedicheremo al contesto sociale e culturale della nascita del brigantaggio .Anche Sellia vede ,durante il periodo dei baroni, vari episodi di malessere verso una classe che sempre più si allontanava dai veri bisogni del popolo.
Una notte un gruppo di banditi organizzò un piano per rapire il figlio piccolo maschio del barone; bisognava essere molto attenti in ogni piccola mossa e soprattutto non fidarsi di nessuno perchè per la forte miseria che regnava tra il popolo chiunque li avrebbe traditi per un tozzo di pane .Prima di passare al rapimento decisero il luogo dove doveva passare da prigioniero il figlio del barone in attesa del riscatto e soprattutto decidere il momento propizio per rapirlo. Studiarono per diversi giorni ogni movimento della famiglia del barone decidendo di rapirlo il giorno successivo quando i maschi sarebbero usciti la mattina presto per una battuta di caccia e il piccolo era custodito solo dalla nutrice i banditi erano quattro nessuno neppure le madri o le mogli sospettavano minimamente cosa stavano tramando .Il giorno del rapimento tutto andò secondo i piani: rapirono fulmineamente il piccolo in un momento di distrazione da parte della nutrice colpendola con un bastone alla testa ,poi di corsa verso il nascondiglio che si trovava subito fuori dal paese; era un porcile custodito da un vecchio sempre ubriaco fin dalla mattina che non sospettava che proprio sotto "u scifu" mesi prima i banditi avevano scavato un rifugio che si accedeva alzando proprio u” scifu”. Lo legarono per bene e a turno vigilarono sempre con fare circospetto, il luogo che per oltre un mese sarebbe stato l'abitazione del figlio del barone .L'allarme fu dato dopo poco , subito nella casa baronile si radunò una folla di curiosi "anno arrobatu u figliu cotrarellu du baruna Prejanò". Queste erano le grida che echeggiavano per le viuzze del paese .Non passò molto che arrivarono molti carabinieri anche da Catanzaro che iniziarono a rastrellare il paese ma non trovarono niente,nessun indizio ,nessun sospetto tanto che iniziarono ad essere convinti che ormai il piccolo era in qualche campagna lontana dal paese,invece lui era vicino tanto vicino che aveva udito le grida delle persone molti l'avevano chiamato a gran voce nella vaga speranza  di ritrovarlo subito. Lui sentiva ma non poteva parlare, neanche  muoversi di un millimetro tanto che era legato stretto .Passarono due giorni i briganti neppure si erano avicinati al covo mentre il piccolo era rimasto chiuso lì al buio, al freddo senza mangiare o bere. Fu proprio durante quel periodo che giurò solennemete che se mai sarebbe uscito vivo da lì si sarebbe fatto prete. Passò anche il terzo giorno, ma nessuno gli portò nemmeno dell'acqua ,mentre il barone aveva trovato una lettera scritta in mal modo dai banditi i quali davano un ultimatum: entro 5 giorni doveva consegnare i soldi oppure il piccolo sarebbe stato ucciso .I carabinieri intanto osservavano tutti i possibili sospettati ,il barone non disse nulla della lettera al maresciallo per non complicare le cose. Arrivati al quarto giorno, la domestica trovò dentro un..........

martedì 23 marzo 2010

LA CUCINA CALABRESE: UN PO' DI STORIA ( 1)

C'è nel modo di alimentarsi dei calabresi qualcosa di sacro e di antico, l'osservanza di regole di comportamento che vengono dai secoli. Si direbbe che tra la Sila e lo Stretto si avvertisse più che altrove la connessione tra le esigenze della nutrizione e quelle dello spirito: ogni festa religiosa aveva in Calabria il suo cibo di devozione, ogni evento della vita familiare - nozze, lutti, battesimi - il suo adempimento gastronomico. Era regola che per Natale si dovessero mettere in tavola tredici portate e che lo stesso si dovesse fare per l'Epifania; le feste di Carnevale richiedevano un menù fondato su maccheroni e carne di maiale, la Pasqua non poteva celebrarsi senza i pani rituali e l'arrosto di agnello. Per l'Ascensione erano di rigore i tagliolini al latte, per San Rocco dolci raffiguranti le parti del corpo che potevano guarire per l'intercessione del taumaturgo e così via: il pane azzimo a Santa Chiara, lagane e ciceri per i Defunti, il baccalà fritto a San Martino, la cuccia a Santa Lucia.
Il rigore di questo calendario si è affievolito col tempo, lasciando però tracce visibili nel repertorio alimentare della regione. Il cibo dei calabresi è sostanzialmente quello che era una volta, determinato dagli usi, dalle credenze e dalla storia. Protesa al centro del Mediterraneo, lambita da due mari, la Calabria nelle sue coltivazioni ha raccolto e metabolizzato influenze dell'Est come dell'Ovest: alcune coltivazioni furono trapiantate sul suolo di quella che si chiamava Enotria dai coloni greci, fondatori di una civiltà di cui si sente ancora l'orgoglio.
Incontestata è ad esempio l'origine greca dei laganoi, larghe fettuccine molto amate a Sibari, mentre è sicuramente arabo il nome della mustica, lo straordinario, appetitosissimo cibo che deriva dalla pratica di mettere sott'olio e sotto peperoncino le acciughe appena nate. Si tratta di un cibo conservato, dunque di una risorsa vitale.
Nei borghi dell'Appennino, nei luoghi della fatica mal compensata, la disponibilità di provviste non deperibili era fino a ieri l'unica ricchezza desiderata. "Amaru chi lu puorco non ammazza", infelice chi non ha maiali da ammazzare, diceva una vecchia canzone popolare. Gli insaccati, la sugna, la mustica, i formaggi, le melanzane sott'olio e i pomodori seccati erano per la gente del Sud la garanzia di sopravvivere nei periodi, non infrequenti, di carestia. La loro preparazione seguiva rituali e scadenze non derogabili, era accompagnata da invocazioni, auspici e scaramanzie di cui resta ormai solo il ricordo.

lunedì 22 marzo 2010

LA CALABRIA AL VOTO:REGIONALI 2010

Manca meno di una settimana al voto per il rinnovo del consiglio regionale ;un voto importante,un voto di svolta,un voto da ultima spiaggia :così titolano spesso i vari giornali...però scusate un attimo,ma in tutti questi anni abbiamo scherzato? Le varie consultazioni regionali che si sono succedute erano solo una prova generale per queste? Almeno ce lo potevate dire, così non ci arrabbiavamo quando in tutti questi decenni abbiamo assistito ad un declino continuo ed inesorabile, in una morte lenta ma cercata ,voluta,calcolata della nostra Calabria. Beh se lo sapevamo saremmo stati più, anzi, meno sconsolati ,tanto sono solo delle prove generali ora che arrivano quelle della svolta si cambia registro, tutti uniti dopo la giusta bagarre elettorale,tutti uniti per il bene della nostra amata e pur sempre più deturpata,violentata,svenduta regione. Sarà veramente così ? Basta sfogliare un vecchio giornale di 5 anni fa per capire che purtroppo ogni volta che si è votato esse venivano proclamate come le elezioni della svolta,erano l'elezioni di adesso o mai più. Non ci resta che....piangere come il titolo di un famoso film che un esilarante scena diceva " Chi siete?Cosa portate?Sì,ma quanti siete?Un fiorino!" .Oppure tre come i nostri candidati alla presidenza .

sabato 20 marzo 2010

CHI DI VOI E' SENZA PECCATO

SABATO della cattiveria e della malvagità dell’uomo (20 Marzo 2010)

Carissimi,

A TUTTI COLORO CHE IN QUESTO PRIMO GIORNO DI PRIMAVERA FESTEGGIANO IL RITORNO DEL SANTO PATRONO NELLA COMUNITA’, AUGURI, AUGURI DI CUORE, AUGURI DI SANTITA’, AUGURI DI OGNI BENE, AUGURI DI PROSPERITA.

VI AMO TUTTI, VI VOGLIO BENE DAL PROFONDO DEL CUORE. BENEDICO IL SIGNORE CHE VI HA MESSO ACCANTO A ME. CORAGGIO, CAMMINIAMO INSIEME FINO AL PARADISO.

Dopo questo augurio, meditiamo per un attimo sul vangelo di questa V domenica di Quaresima.

Il Vangelo di oggi ci mostra: un uomo che non sa perdonare, che usa l’uomo per fare del male all’uomo. Ci mostra un uomo dal cuore triste, senza vita, carcerato nei suoi pensieri, impigliato nel male, fossilizzato in una religione senza misericordia, irretito in una fede impura, conquistato dalla malvagità e malignità, assai lontano dalla verità di Dio e dal Dio vero.

    foto tratta dal film tvGesù di Nazareth      Quest’uomo non vede il bene, lo combatte in ogni modo. Vive di tenebre per le tenebre. Odia la luce e tutti coloro che gliela portano. Quest’uomo è un        albero che produce      solo morte, morte fisica e spirituale, Anche la vera religione è da lui uccisa perché non regni in nessun cuore. Il suo desiderio, la sua speranza, la sua attesa sono solo una volontà di generare il male più grande.

Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna     sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

venerdì 19 marzo 2010

OGGI SAN GIUSEPPE: NELLA PARROCCHIA DI SELLIA FESTA IN SUO ONORE DALLE ORE 18

Oggi ricorre la festa di San Giuseppe,grandissimo personaggio poco conosciuto di cui i Vangeli poco ne parlano.Ma che ha rivestito un ruolo importantissimo nella vita terrena di Gesù.Il culto di San Giuseppe, il padre putativo di Gesù, nella Chiesa d’Oriente era praticato già attorno al IV secolo, mentre in Occidente si è affermato solo attorno all’anno Mille e lo attestano i martirologi, primo fra tutti quello del monastero di Richenau, ricordandolo al 19 marzo, data diventata festa universale della Chiesa con Gregorio XV nel 1621.San Giuseppe è il patrono delle famiglie, è invocato per una buona morte e per i moribondi, poiché si presume sia morto prima della vita pubblica di Gesù e che perciò sia spirato tra le sue braccia. È il protettore dei padri di famiglia, dei carpentieri, ebanisti, falegnami e artigiani e operai in genere essendo stato un artigiano. È il patrono delle ragazze da marito che attraverso la sua intercessione sperano di ottenere un buon partito, in ricordo che non ripudiò Maria; dei senzatetto per non aver trovato posto nel caravanserraglio quando nacque Gesù e perciò invocato da chi cerca casa, dei pionieri e degli emigranti per la fuga in Egitto, è invocato contro le tentazioni carnali per la sua vita casta accanto alla Madonna, e contro l’usura. Infatti, i primi Monti di Pietà si chiamavano Monti di san Giuseppe. Nel XV secolo era invocato contro la peste, in Scozia s’invoca la sua intercessione per chiedere il bel tempo o la pioggia. In Sicilia, quando si scioglieva un voto lo si faceva con il cosiddetto “banchetto di San Giuseppe” al quale erano invitati i poveri. Nelle Filippine il suo nome è stato dato ad un fiore.

giovedì 18 marzo 2010

FACCIAMO UN PO' I CONTI IN TASCA DEI PARLAMENTARI CALABRESI

E' di questi giorni il resoconto delle dichiarazioni dei redditi dei nostri parlamentari . Senza parlare a livello nazionale dove ovviamente il primo posto come riccheza  dichiarata è in  mano saldamente al presidente del consiglio che aumenta di circa 8 miloni e mezzo rispetto all'ano scorso. Vediamo un po' di fare i conti in tasca dei nostri parlamentari calabresi dove spicca al primo posto Santo Versace  del PDL con  5.190.127 euro al secondo a livello Nazionale; all' ultimo posto Cesare Marini  del PD con 84.473 euro  poca cosa  rispetto al suo collega Versace .In tutto i nostri deputati  eletti direttamente o indirettamente dal popolo Calabrese sono 32. Il primo della provincia di Catanzaro è Giancarlo Pittelli con 557.477. Per quanto riguarda la circostizione estero con 124.714,08 euro è Gino Bucchino, calabrese eletto in Canada (Circoscrizione Nord e Centro America) con il PD. Nel Grafico sotto il dettagliato resoconto dei redditti dei parlamentari Calabresi (fonte Gazzetta del Sud)
Per quanto riguarda questo post ed altri dedicati alla politica regionale, i commenti  non saranno cosentiti ,per ribadire che il blog è ,e rimane apolitico ed incolore ,riportando solo dei dati come  in questo caso o successivamento facendo conoscere i tre candidati alla Regione per le  votazioni per il rinnovo del consiglio Regionale del 28-29-3-2010, o parlando delle varie problematiche,carenze,prospettive del mondo politico Calabrese

mercoledì 17 marzo 2010

LEGGENDA SUL DIRITTO DEL BARONE SULLA PRIMA NOTTE DI NOZZE

Raccontiamo una storiella tramandata oralmente, attinente alla legge non confermata storicamente del "jus primae noctis" avvenuta a Sellia durante il periodo baronale .Giovanni e Maria (nomi di fantasia ) sono poveri ,molto poveri ma molto innamorati sin da piccoli, vivendo nello stesso rione .Maria faceva di tutto per nascondere ,camuffare la sua bellezza che esplodeva man mano che cresceva .Giovanni suo promesso sposo ne era molto geloso. Raggiunti la maggiore età le due famiglie decisero di farli sposare. Il barone dell'epoca che poteva decidere secondo il proprio pensiero capriccioso di avvalersi o meno della suddetta legge pena l'arresto e addirittura l'annullamento del matrimonio ritenendolo non valido. Quando seppe dell'imminente matrimonio della bellissima Maria ,già bramava di avvalersi senza neanche pensarci due volte della ignobile legge. Giovanni non vedeva l'ora di diventare sposo di Maria ma nello stesso tempo temeva che il barone conoscendo la bellezza della sua futura moglie avrebbe preteso per lui la prima notte. E infatti così fu ;il giorno del matrimonio gli fu notificato il volere indiscutibile,insindacabile del barone di avere Maria per la prima notte ,i genitori consigliarono di fuggire,di darsi alla macchia o non avrebbero avuto altra scelta di obbedire alla volontà del barone ,ma i futuri sposi volevano coronare il loro amore sull'altare giurandosi amore eterno dinnanzi a Dio .Così escogitarono un piano di fuga: dopo il matrimonio, una volta divenuti marito e moglie mentre si svolgeva il breve ricevimento. Ma il barone non esitò a mandare delle guardie a prelevare Maria per portarla alla casa baronale .

martedì 16 marzo 2010

RITORNO DI SAN NICOLA NELLA COMUNITA' SELLIESE

Domenica 21 ritorna la bellissima statua restaurata del nostro amato protettore San Nicola.Nella locandina il progamma che inizia con l'arrivo della statua verso le 17.30 (alla fermata dei pulman):Ne approfittiamo per inserire la leggenda? Del miracolo dei tre bambini ripresa in 2 versioni.
EVVIVA IL NOSTRO PROTETTORE SAN NICOLA
Secondo una prima versione, il fatto sarebbe accaduto mentre Nicola si recava al concilio di Nicea. Fermatosi ad un’osteria, gli fu presentata una pietanza a base di pesce, almeno a quanto diceva l’oste. Nicola, divinamente ispirato, si accorse che si trattava invece di carne umana. Chiamato l’oste, espresse il desiderio di vedere come era conservato quel “pesce”. L’oste lo accompagnò presso due botticelle piene della carne salata di tre bambini da lui uccisi. Nicola si fermò in preghiera ed ecco che le carni si ricomposero e i bambini saltarono allegramente fuori dalle botti. La preghiera di Nicola spinse l’oste alla conversione, anche se in un primo momento questi aveva cercato di nascondere il suo misfatto.

lunedì 15 marzo 2010

"JUS PRIMAE NOCTIS" IL DIRITTO DEL BARONE DELLA PRIMA NOTTE .....

dietro la prima notte c’è una tradizione molto forte, che in realtà ha origine da un’invenzione letteraria: lo jus primae noctis. Si racconta che in moltissime città medioevali vigesse il diritto della prima notte, ovvero il barone, il principe o il nobile locale potevano andare a letto con la sposa dimostrando così di essere illibata.




Si dice che in moltissime città medioevali vigesse il cosiddetto diritto della prima notte, secondo il quale la novella sposa doveva giacere, la sua prima notte di nozze, con il duca o il barone del paese, dimostrando addirittura di essere anche illibata.
Lo jus primae noctis, in realtà, non è mai esistito?
Lo jus primae noctis è un’invenzione letteraria ? Nata nei secoli di passaggio tra il Medioevo e l’Età Moderna. Possediamo e conosciamo bene la legislazione dei cosiddetti Regni romano-barbarici, e di esso non vi è traccia; gli storici e gli antropologi hanno rivoltato ogni virgola della legislazione longobarda, e non hanno trovato niente che assomigli allo jus primae noctis. Lo stesso dicasi per la legislazione carolingia e dei regni successivi, per non parlare di quella del Sacro Romano Impero e dei Comuni: niente di niente, neanche un accenno. E allora, come è possibile che una simile panzana sia nata e goda tuttora di così tanta fortuna?
Furono per primi i giuristi del Medioevo morente a fantasticare di un simile diritto, che sarebbe esistito in un passato lontano anche dalla loro epoca, interpretando in modo errato alcuni tributi che venivano pagati dai villani ai signori al momento del matrimonio. Essi scambiarono il maritagium o foris maritagium come un riscatto di un antico diritto reale del signore sugli sponsali. In realtà si trattava di una somma che il padre della sposa dava per ottenere il permesso di dare una dote alla figlia: terre e poderi che passavano dal signore alla futura sposa in cambio di un'indennizzo. In pratica, quindi, il diritto gravava sui beni, non sulle persone.
Un altro elemento che contribuì ad alimentare il mito fu la tassa che i coniugi, in certe aree, dovevano pagare alla Chiesa per poter consumare il matrimonio la prima notte di nozze. Anticamente gli sposi dall'indole particolarmente religiosa (e successivamente fu imposto a tutti), al termine della cerimonia laica, usavano farsi dare una benedizione speciale dal sacerdote e, per rispetto a essa, la prima notte si astenevano dai rapporti sessuali.
Secondo studi recenti, addirittura, lo jus primae noctis "nacque" nel 1526 dalle parole dallo scozzese Hector Boethius. Boethius scrisse una Storia della Scozia a partire dall'epoca celtica e parlando delle riforme attuate re Malcolm III Canmore, vissuto nell’XI secolo, introdusse il passo seguente: «... fu abrogata una usanza pessima e vergognosa instaurata dal tiranno Evenus che consisteva, per i signori dotati di potere, di godere la primizia della verginità di tutte le spose del loro territorio. Da allora lo sposo poteva riscattare quella notte versando al signore mezza marca d'argento; essi sono ancora oggi tenuti a versare questa somma, che è chiamata comunemente "merchet della donna"» (il maritagium prende il nome di merchet). Non si tratta altro che del vecchio maritagium ammantato di una spiegazione più piccante.
Il mito attecchì con straordinaria fortuna e la storiella del mai esistito tiranno Evenus fu presa per buona senza che nessuno si prendesse la briga di controllare su quale base documentaria si fondasse.
Adirittura per dare una prova concreta della verginità della donna, in Italia era tradizione esporre sul terrazzo, alla finestra o sul balcone le lenzuola che avevano ospitato i coniugi nella loro prima notte d'amore. Mettendo in bella vista le tracce di sangue, così si dimostrava che la sposa era effettivamente illibata. L'usanza aveva risvolti tragicomici quando le tracce di sangue, per varie ragioni, non c'erano: si suppliva allora con sangue animale.
Domani inseriremo un racconto,una leggenda tramandata oralmente che i nostri nonni conoscevano bene attinente a questa vera o falsa ma sicuramente crudele usanza del JUS PRIMAE NOCTIS successa a Sellia durante il periodo baronale.


sabato 13 marzo 2010

SUO PADRE LO VIDE,EBBE COMPASSIONE,GLI CORSE INCONTRO,GLI SI GETTO'AL COLLO E LO BACIO'

SABATO della paternità di Dio mai perduta (13 Marzo 2010)

Carissimo/a,

La Parabola del Figliol prodigo merita una meditazione eterna. Per l’infinita eternità siamo chiamati a contemplare la misericordia del Padre nostro celeste. L’amore di Dio per noi è senza misura. In Cristo Gesù questo amore supera la stessa fine della croce, della morte, si fa risurrezione, Eucaristia, dono perenne dell’intera sua vita per la nostra vita.

Contro questo amore smisurato si incontra e si scontra il nostro amore piccolo, meschino, misero, inesistente, capriccioso, testardo, ostinato, barbaro. Il nostro è un amore parziale, non universale, settario, non comunionale, verso di noi, non verso gli altri. Il nostro amore sovente si manifesta come sete di vendetta, giustizia, punizione, perché l’altro paghi il suo debito contratto verso di noi e la società. Il nostro è un amore di sfruttamento, di schiavitù, di disumanità, perché priva l’altro della sua dignità. Lo tratta peggio che gli animali. Peggio che nell’inferno.

venerdì 12 marzo 2010

CONCLUSIONE DEL VIAGGIO APOSTOLICO A SELLIA NEL 1582 DEL VESCOVO N.ORAZI

Siamo arrivati alla fine del racconto dettagliato del viaggio apostolico fatto dal Vescovo N.Orazi nella diocesi di Catanzaro dal 1582 suddiviso in 5 parti :Abbiamo avuto modo di vedere come il Vescovo descriveva Sellia come uno dei paesi  più importanti della provincia  ;molto probabilmente dovuto anche al fatto che essendo sede baronale essa aveva un tenore di vita un po' migliore con parecchi nobili che roteavano intorno ai baroni .Spesso durante i suoi viaggi nelle foranie vicine ,la sera preferisce dimorare a Sellia nella casa baronale che era la struttura più grande del paese con numerose stanze confortevoli e con una nutrita schiera di servitù. All'epoca della visita c'erano 5 Chiese ;non sappiamo se era incluso anche  il convento di S.Maria delle Grazie della congregazione di Zumpano la quale fu soppresso da una bolla papale a firma di Papa Innocenzo X nel 1653 che riordinò i vari conventi ,chiudendoli o vendendoli, tra i quali anche i conventi di  Cropani,Magisano,Albi,Zagarise  solo per citarne alcuni vicini. Dov'era l'esatta ubicazione del convento?Il libro dei conventi in Calabria descrive che si trovava vicino l'abitazione dell'arciprete,abitazione che sappiamo si trovava come viene citato dai resoconti del viaggio sotto il castello verso le ultime case ,sopra l'attuale fermata dei pulman ;dunque è molto plausibile supporre che la zona (che ancora adesso si identifica come "sutta" Santa Maria) si chiamava così perchè sopra c'èra il convento .Il vescovo descrisse Sellia come" terra ricca "sicuramente per le tante donazioni e terreni che la parrocchia possedeva e anche per come spesso viene citato per il  decoro e la bellezza delle Chiese difficilmente riscontrabile in altre foranie vicine.Orazi richiama con vigore solo in un occasione il popolo di Sellia, intimandolo a smetterla con la cattiva abitudine di usare la casa del Signore per stipulare contratti ,onorare rogiti  notarili o come luogo per fare testamenti ecc..dicendo che questo modo disdicevole, offensivo di usurpare la Chiese e andava interrotta subito. La Chiesa principale era  intitolata  a San Nicola già nel 1582 quando il Presule compì il suo primo viaggio specificando che erano ben tre i sacerdoti al servizio esclusivo della Chiesa:

martedì 9 marzo 2010

VISITA PASTORALE DEL VESCOVO N.ORAZI A SELLIA NEL 1582 "QUARTA PARTE"

Al termine della visita, il presule, lasciava una serie di raccomandazioni,richiami,sollecitudini,lavori da svolgere .Erano una serie di provvedimenti che egli dava ad ogni forania chiamandoli "Provisiones seu Ordines" non prima però di averne discusso con tutto il clero del posto radunato nella sua dimora .Per Sellia si preoccupò di fare: una  volta a settimana una riunione del clero dove discutere le questioni morali. Proibisce ai sacerdoti la coabitazione con donne che siano motivo di sospetto o scandalo,raccomanda che i bimbi siano battezzati subito e non come era consuetudine dopo diversi mesi o anni, esorta i responsabili a redigere e tenere sempre aggionato i vari registri parrocchiali. Per quanto riguarda il coro molto nutrito e motivo di orgoglio nella comunità Selliese ,li invita ad impartire lezioni anche nelle foranie vicine dove spesso non c'era nessuno che svolgeva tale compito. Egli non tollerava il cumulo dei benefici da parte degli ecclesiastici che avevano un tenore di vita molto elevato rispetto alla miseria di molti, esortandoli a procursi ,là dove era necessaria, la dispensa. Ritorna ancora sull'annosa e diffusa usanza ,soprattutto a Sellia, di stipulare contratti , atti giudiziari o testamenti vari in Chiesa vietandolo con vigore: pena la scomunica. Al concludersi dell'esposizione dei provvedimenti,L'Orazi  rinnova l'esortazione a osservare tali disposizioni;chiede di essere ricordato nelle preghiere e recita le varie orazioni assieme al clero,le confraternite,le autorità ,la popolazione tutta. Finita la funzione si congeda non prima di promettere un'altra visita di verifica entro un paio di anni, rinnovando il desiderio dell'elevazione di una cappella al S.S Sacramento con una sua congrega. Commosso ringranziò per la bellissima ospitalità del popolo Selliese ,delegando l'arciprete Don Ascanius Placida a coordinatore tra i vari parrocci e clero che prestavano servizio nelle 5 Chiese del paese,elevandolo come massima autorità per tutto ciò che riguardasse la vita Pastorale e "Doctrinam Cristianam": dottrina cristiana.
Finisce così la visita a Sellia del Vescovo N.Orazi ,ma come abbiamo detto in un precedente post  lui ritornerà spesso nel nostro borgo anche se non in veste ufficiale ma per dimorarvi la notte o per ristorarsi dopo una visita pastorale come successe quando visitò la forania di S.Pietro,di Magisano;quando invece fece visita alla forania di Zagarise  fu costretto causa una fitta nevicata a dimorare lì perchè la sua carrozza dovette ritornare indietro: causa la strada impraticabile che non gli permise di arrivare sino a Sellia dove lo attendevano per ospitarlo durante la notte.

lunedì 8 marzo 2010

AUGURI A TUTTE LE DONNE

In Calabria, le donne occupate tra i 15 ed i 64 anni risultano essere il 30,8% preoccupanti i dati delle province di Crotone e Catanzaro che presentano una percentuale rispettivamente del 18,4% e del 17,3%. La Calabria e', inoltre, la quarta regione per incidenza femminile straniera; ben il 55,3% sono le donne di altre nazionalita', prevalentemente rumena, che operano nel mondo del lavoro calabrese". I dati sono stati diffusi dall'Inail, nell'approssimarsi della festa dell'8 marzo. "Nel mondo del lavoro al femminile - e' scritto in una nota - in Calabria si sono registrati 2811 casi di infortunio, sulla provincia di Catanzaro 825, su Cosenza 954, su Crotone 165, su Reggio Calabria 635 ed infine su Vibo Valentia 232. Tra le donne lavoratrici molte sono anche coloro che, o per scelta o per necessita', dedicano i loro sforzi ed il loro impegno alla famiglia.Per Antonia Lacunaca,presidente della commissione regionale pari opportunità,in Calabria ci sarebbe ben poco da festeggiare per la festa delle donne,per un bilancio quasi del tutto negativo. Sono ancora tante le cose fare nella parità tra uomo e donna. Basta guardare le statistiche. Spesso la nostra regione, si trova su alcune questione attinenti al mondo femminile ben al di sotto della media Nazionale. Una situazione non più tollerabile nel terzo millennio e che deve costituire un momento di dura riflessione per tutti, soprattutto per il mondo politico,sociale ed economico .La presidente della commissione sottolinea come sia desolante essere all’ultimo posto nella classifica come disoccupazione femminile ,quando invece il trattato di Lisbona prevede ben il 60%di occupazione per le donne investendo fondi Europei affinché questo divario diminuisca ,invece ancora una volta la nostra regione registra un record in negativo,per non toccare poi il tasto dolente delle donne in politica anche lì la nostra regione, langue .La giornata della festa delle donne diventi dunque occasione per tirare delle somme e si facciano delle previsioni in positivo affinché veramente si possa dire che anche nella nostra regione, si ....

domenica 7 marzo 2010

STORIA DELLA BARONESSA TERESA CORDOPATRI

Domani si festeggia la festa delle donne colgo l'occasione per raccontare la storia di una donna di Calabria che lotta quotidianamente per difendere ciò che li appartiene,si proprio così, in Calabria succede anche questo;difendere la propria casa i propri terreni ,la famiglia perché qualcuno più potente di te li vuole. E tu non puoi non ti devi ribellare . Lunedì invece inseriremo delle statistiche, dei resoconti sul mondo del lavoro al femminile in Calabria.
Teresa Cordopatri è una donna che lotta contro il potere mafioso. I suoi millecinquecento ulivi della pianura di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria, ereditati dalla famiglia sono stati tenuti sotto sequestro dalla mafia per trent’anni.
Un periodo caratterizzato da violenze, minacce, attentati, che trovano il loro epilogo il 10 luglio 1991, quando il fratello di Teresa Cordopatri, Carlo Antonio, è brutalmente assassinato da un killer della mafia. A quel punto la lotta per la libertà, per l'affermazione del principio di legalità e contro l'indifferenza dello Stato, diventa l'unica ragione di vita di Teresa, che denuncia gli assassini.
Oggi la sua vita si divide fra la campagna e i tribunali. Il cammino della giustizia è faticoso "a volte offende ulteriormente - scrive - chi è già stato offeso per tanto tempo dalla violenza e dai soprusi della mafia.
Sono una donna sola, impoverita dalla mafia, privata violentemente dell'unico affetto che sarebbe stato di conforto alla mia vecchiaia. Oggi sono una donna che ha dovuto privarsi degli oggetti personali più cari per sostenere il costo della giustizia nei tribunali". la storia della baronessa Cordopatri, eroina calabrese degli Anni Novanta e simbolo della resistenza all'illegalità della società civile. Fa una certa impressione sentirgliela raccontare, come si trattasse di una "straniera" in cerca di asilo.

sabato 6 marzo 2010

C'E' SPERANZA,FUTURO PER I PICCOLI COMUNI DELLA CALABRIA ?

I piccoli comuni del sud rischiano di scomparire, non esiste nessuna legge che tuteli il proprio passato,la storia,le tradizioni,la tenacia degli abitanti che malgrado tutto e tutti voglio continuare a vivere nella loro piccola comunità. I politici non si sono mai ricordati di fare leggi che tutelino ,che incentivano i piccoli centri,anzi è di questi giorni la notizia che secondo l'ultima riforma della scuola, dal prossimo anno, ben 97 piccoli comuni calabresi rischiano di vedere definitivamente chiusa la scuola elementare. Dove andranno a studiare questi piccoli?.Se non c'è più l'attenzione da parte della stato, si corre il rischio che questi spazi vuoti siano colmati dalla criminalità. Nell'appello ai Siciliani, marzo 1953 cosi diceva Luigi sturzo: " per un vero sviluppo è necessario puntare sopratutto sull'educazione delle nuove generazioni, con scuole serie,scuole importanti,scuole numerose". In Italia i piccoli centri sono ben 5720 sono detti piccoli centri chi non supera i 5000 abitanti mentre i centri con meno di 2000 abitanti sono 3644. Piccolo borgo nel resto d’Italia può anche diventare sinonimo di bello, di attrattivo, di forte richiamo turistico ma nel sud e in Calabria, in modo particolare, diventa sinonimo di abbandono. G .Isnardi studioso di geografia nel 1950 definì eroici i paesi dell’entroterra in continua lotta con la natura aspra e una cultura peggiore. In Calabria i piccoli comuni,rappresentano 80% sul totale complessivo di 409, i piccoli centri Calabresi perdono ogni anno parecchia popolazione solo nel 2009 i piccoli centri con meno di 3000 abitanti hanno fatto registrare una media di meno 30% con il massimo del comune di Paludi meno 36% .Al nord piccolo è indice di vivacità,innovazione, in Calabria invece di sconforto. Aumentano gli indici di vecchiaia e i giovani lasciano i piccoli paesi.Se non si fanno leggi serie che agevolano,che tutelano i piccoli comuni, racconteremo di....“C’erano una volta i piccoli comuni Calabresi” e purtroppo a morire non saranno solo piccole comunità ma soprattutto tanta storia,tante tradizioni,tante bellezze architettoniche dei nostri piccoli centri.Un po’ di curiosità sui comuni D’Italia e Calabresi-Il comune più grande è Roma con 2 milioni e mezzo d’abitanti –Il più piccolo Morterone in Lombardia con 33 abitanti- Il primo della lista in ordine alfabetico Abano Terme,l’ultimo Zungri. Ne,Re Rho,sono quelli con il nome più corto e Pino sul lago Maggiore , quello con il nome più lungo. Il comune più a nord è Predo, quello più a Sud Lampedusa. Curmayer il comune più alto 4819 metri slm .Massa Fermana il comune che ha avuto per primo un sindaco donna. In totale in Italia ci sono ben 8101 comuni .In Calabria come abbiamo detto ci sono 409 comuni il più piccolo Panettieri con circa 380 abitanti,tanti altri tra cui Sellia non superano i 600 abitanti.Molti di essi custodiscono tradizioni,storia,cultura,bellezze architettoniche da valorizzare,da far conoscere.Difendiamo i piccoli centri storici calabresi con leggi appropriate che aiutano,che incentivano coloro i quali malgrado tutto e tutti continuano a vivere in questi bellissimi borghi.

giovedì 4 marzo 2010

IN CALABRIA NESSUN SITO E' STATO RICONOSCIUTO COME PATRIMONIO DELL'UMANITA'

                                        NELLA FOTO LA CATTEDRALE DI STILO                          
La Calabria non vanta neanche un posticino sulla prestigiosa “World Heritage list” la lista delle aree riconosciute dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione,la scienza e la cultura. A dispetto di un vastissimo patrimonio culturale,archeologico e naturale,la Calabria non è stata in grado di andare aldilà della presentazione delle varie candidature avanzate durante gli anni .eppure attualmente l’Italia vanta ben 44 siti dichiarati patrimonio dell’umanità. Nessuno di questi si trova nella nostra regione, tanti sarebbero i probabili canditati come per esempio :la Cattolica di Stilo,Santa Maria ,Roccelletta ,Squillace,Santa Severina,il borgo di Gerece, i vari piccoli borghi arroccati sulle colline( come tanto per fare un bel esempio Sellia)ecc.. ;per non parlare dei tanti posti naturalistici tra il Pollino,la Sila, l’Aspromonte .Questo sono solo alcuni dei beni culturali e ambientali che la terra Calabrese custodisce ma non valorizza .Avere un sito riconosciuto come patrimonio dell’umanità vuol significare un ritorno economico,turistico e d’immagine di primo piano ,ma per raggiungere il riconoscimento bisogna lavorare in sinergia tra i vari enti: Comune,Provincia,Regione,soprintendenze,università. Qui si capisce la difficoltà, la complessità di trovare un’intesa comune soprattutto nella nostra regione dove ci si divide per molte piccole cose pur di difendere il nostro orticello ;così i vari enti rimangono soli non lavorando in sinergia e i risultati in negativo si vedono. La Calabria rimane attivissima sul fronte delle proposte ,ma lasciata sola quando bisogna concretizzare per ottenere dei risultati. Nel 2009 la regione nomina P.Amarelli come consulente regionale sul patrimonio mondiale ;ebbene non si è mai vista in nessuna attività di promozione neppure quando il club UNESCO regionale organizzò a Reggio Calabria un meeting sulle varie attività da svolgere .Mentre la Calabria sta a guardare la vicina Sicilia oltre ad avere già 5 siti ,si appresta ad avere un sesto riconoscimento con l’area Palermo ,Monreale, Cefalù, un riconoscimento prestigioso frutto di un lavoro di squadra senza pennecchi e litigi interni inutili e dannosi. Quando si viene riconosciuti come sito di interesse mondiale “ patrimonio dell’umanità” si attivano un sacco di finanziamenti di recupero e di miglioramento oltre al notevole richiamo turistico. Nel mese di Febbraio una delegazione ha visitato i bronzi di Riace, i due guerrieri si trovano attualmente per restauro nella sede del consiglio regionale ,un’occasione importante per iniziare a far emergere i tanti tesori della nostra terra senza campanilismi sterili e dannosi che come abbiamo visto non portano da nessuna parte.

mercoledì 3 marzo 2010

VISITA PASTORALE DEL VESCOVO N.ORAZI A SELLIA NEL 1582 "TERZA PARTE "

Prima visita  pastorale del Vescovo N.Orazi  nella comunità di Sellia Dicembre del 1582
Il cerimoniale della visita fu molto solenne ,alle porte dalla cittadina andarono tutto il clero,circa 20 persone con a capo l'arciprete Ascanius Placida .Il barone con tutta la propria famiglia,i nobili seguiti dal popolo. Nella Chiesa più vicina che si trovava  dopo la porta principale del paese  il Vescovo sostò  nel frattempo che si ci organizzava  per  la processione ,quindi ci furono parecchi spari dei mortaretti, al suo passare la popolazione agitava dei rami di ulivo uniti a canti di lode. L’ingresso solenne avvenne nella Chiesa principale quella dedicata a San Nicola . Subito il presule rimase colpito dalla bellezza del luogo; difficile trovare una Chiesa a pari nel circondario ,la sua attenzione si soffermò sull’enorme lampadario finemente decorato che sovrastava la navata principale ,il priore lo fece abbassare ( ci voleva la forza di due uomini per scenderlo con delle funi )e si accesero i tantissimi lumi che lo circondavano,risalendolo a metà altezza. Il presule adorò il S.S Sacramento seguito dalla Messa solenne cantata ,    con tutto il clero e i sacerdoti. Al termine rivestito con i paramenti Sacri ,con mitra e pastorale iniziò la visita vera e propria ,innanzi tutto veniva ispezionata la custodia del Santissimo che spesso nelle varie visite già fatte riversava in pessime condizioni di decoro e pulizia (come nel caso di Simeri). Osservò che la chiavetta del Tabernacolo era d’oro secondo i dettami del concilio che ordinava “che se non era d’oro almeno doveva essere dorata, con un fiocco di seta e soprattutto bisognava custodirla con cautela”,e vide che il tutto riversava in buone condizioni,come la custodia del vasellame,gli oli e la teca destinata al trasporto del S.S Sacramento agli infermi. Passò quindi a visitare la sacrestia dove si stavano svolgendo dei lavori di consolidamento ,soffermandosi sui paramenti,le varie reliquie,i vasi e la biancheria sacra. Successivamente visitò le innumerevoli cappelle appartenenti a vario titolo alle varie famiglie nobili  aventi lo “ius pratronatus” in tal visita fu particolarmente severo chiedendo  la bolla di istituzione e di fondazione ,ordinando la distruzione totale di alcune quando noto lo stato di abbandono o trascuratezza nella manutenzione,per quasi tutte le cappelle esigette il rinnovo della pittura ,più alcuni restauri. Terminata la visita alle cappelle ispezionò la Chiesa nel suo insieme osservando la staticità,la forma architettonica ecc..ordinando solo di porre la cerata alle finestre e di imbiancare la Chiesa esternamente. Nel pomeriggio si rese disponibile a ricevere i fedeli ,per iniziare ad avere un contatto diretto con i vari problemi e preoccupazioni,chiedendo loro suggerimenti,collaborazione .Si preoccupò che le ostetriche sapessero impartire il Battessimo in caso di necessità,con alcune fu lui stesso ad insegnarle come battezzare. Successivamente osservò i vari registri parrocchiali di battesimi,cresime ecc..chiedendo anche all’arciprete notizie dettagliate sulla storia del paese e i vari titoli giuridici posseduti .(Il tutto serviva al Vescovo per farsi un'idea sulla cultura dei vari sacerdoti richiamandoli spesso quando osservava come dicevano la messa o come predicavano promettendo che li voleva  migliorati per la prossima visita che avrebbe fatto dal 1601. Per quando riguarda Sellia i richiami furono veramente pochi e di poca importanza  come da lui stesso riportato.)

lunedì 1 marzo 2010

LA FOTO DEL MESE : MARZO

LA FOTO DEL MESE MARZO
Per la foto del mese di Marzo abbiamo scelto una bellissima cartolina circolata negli anni 70-80.
Di cartoline illustrate dedicate a Sellia ne sono state fatte poche ,sicuramente questa è quella più presente,la più circolata nelle case durante quegli anni. Vediamola nel dettaglio analizzando le 4 foto di panorami sul nostro borgo. Nella prima in alto a sinistra spicca in primo piano l’imponete campanile della Chiesa di San Nicola.Ah! approposito del campanile ,vi ricordate il particolare orologio antico con meccanismo a pesi che era posizionato al suo interno? Esso era perfettamente funzionante sino agli anni 80 quando si decise di sostituirlo con uno moderno a corrente che non necessitava della ricarica e le campane avrebbero suonato agli orari stabiliti da sole ,sicuramente è più funzionale ma vuoi mettere il valore ,la bellezza, la particolarità di vedere in movimento il suo meccanismo a pesi .Dove si trova adesso? Quando fu smontato fu depositato all’interno della vecchia casa comunale. Ma oggi dove si trova? Nel secondo panorama vediamo uno scorcio delle palazzine,con il palazzo Fortino in costruzione l’unico durante quegli anni che non si capì e non si colse l’importanza di dare la possibilità ai privati di costruire nuove abitazioni,espropriando terreni da urbanizzare.All'epoca il paese contava più di mille abitanti,e a cavallo tra gli anni 70/80 ci furono parecchi matrimoni ma circa 80% andò ad abitare nei paesi vicini o Catanzaro, molti non per scelta ma perché a Sellia non c’erano nuove abitazioni comode e funzionali.
Nella terza foto va subito in risalto i tre alti lampioni a tre luci i quali ad inizio anni 80 causa un vento fortissimo che li piegò a suo piacimento furono sostituiti,il terribile vento causò molti altri danni. Questa era la zona dove in pochi metri c'erano molti negozi: la putica e Coppoletta,il negozio di Tumasina,l’alimentari di Don Peppi,u barru e Giginu ;era anche il punto d’incontro di Sellia dove si svolgevano le varie manifestazioni come spettacoli,comizi,eventi vari. Chi di voi sapeva che proprio in questa zona sino agli anni 30 c’era una bellissima fontana che veniva chiamata “u Giocu e l’acqua”? Magari ne riparleremo in un prossimo post. Il quarto panorama è un insieme tra il vecchio borgo e la zona nuova di Sellia,lì dove si sarebbe dovuto espandere il paese, ma purtroppo oltre a qualche temerario e coraggioso privato, in oltre trent’anni la zona nuova si è sviluppata ben poco,proprio perchè come ribadito prima quando si doveva fare di tutto per invogliare l’edilizia privata si fece ben poco,anzi niente.