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mercoledì 16 marzo 2011

Al nord sempre di più comanda la ndrangheta, la lega? Si adegua!


35 persone sono state arrestate con l’accusa di associazione per delinquere, estorsione, spaccio di droga, minacce e smaltimento illecito di rifiuti 
 Si riunivano negli uffici amministrativi di due funzionari definiti dagli investigatori “di alto livello” negli ospedali “Niguarda” e “Galeazzi”, i boss Giuseppe Flachi, Paolo Martino e altre persone coinvolte nell’inchiesta sulla ‘ndrangheta che ha portato a 35 arresti disposti dal gip di Milano, Giuseppe Gennari. A quanto si è appreso, i due funzionari non sono stati iscritti nel registro degli indagati. “Questo è un fatto che ci deve allarmare - ha commentato il procuratore aggiunto Ilda Boccassini -. Io non ero in quella stanza e non so cosa si siano detti, ma è evidente che questi incontri sono avvenuti in un periodo topico dell’indagine in cui gli indagati stavano molto attenti a dove si incontravano e non lo facevano mai in strada”. Pepè Flachi e Paolo Martino tenevano i loro vertici nell’ufficio messo a disposizione da due funzionari amministrativi del Galeazzi e del Niguarda, approfittando del fatto che Flachi era in cura in quegli ospedali. Prima dei vertici Davide Flachi, figlio del boss, era incaricato di bonificare gli uffici dalla presenza di microspie. Secondo l’ordinanza del gip Giuseppe Gennari la ‘ndrangheta aveva “messo le mani” anche sui venditori ambulanti di Milano che si trovano, per esempio, fuori dallo stadio San Siro in occasione delle partite o nei pressi delle discoteche. Obiettivo dell’organizzazione criminale erano anche gli uomini della sicurezza di alcuni locali della movida meneghina. La ‘ndrangheta voleva imporre i propri buttafuori e minacciava che se questi non fossero stati accettati, alcuni “picchiatori” avrebbero posto problemi all’interno dei locali. Le forze dell’ordine, su disposizione della magistratura, hanno fatto chiudere la discoteca “De Sade” e un night per spogliarellisti vicino alla stazione centrale. Coinvolti nell’indagine 7-8 locali, tra cui anche “L’officina della birra” di Bresso che, nel frattempo, ha cambiato gestione. Ma non solo la security dei locali notturni di Milano e il pizzo ai chioschi dei panini, ma anche la distribuzione dei pacchi e della posta sarebbero stati sotto il controllo della ‘ndrangheta a Milano. Emerge dall’ordinanza di custodia cautelare. Secondo l’accusa, la ‘ndrangheta gestiva anche i servizi di distribuzione per la Lombardia della multinazionale Tnt, società che si occupa anche della consegna di pacchi e posta. Secondo il provvedimento del giudice, la Tnt aveva dato in subappalto a consorzi e cooperative di trasporto (con proprietà dei camion) i servizi di recapito di plichi. Ed è proprio di questi servizi che la ‘ndrangheta avrebbe assunto il controllo, secondo l’inchiesta della Dda, da almeno due anni. Anche se da alcune intercettazioni tra Pepè Flachi con il figlio emerge che la criminalità organizzata ha infiltrazioni da almeno un ventennio nella società di spedizione e consegne pacchi in Lombardia. “Non ci sono dirigenti della Tnt indagati”, ha detto il procuratore aggiunto Ilda Boccassini durante la conferenza stampa, sottolineando come nei confronti della società, che ha sede legale sia in Olanda che in Italia, vi sia stata una vera e propria “aggressione”.
Inoltre il boss Paolo Martino avrebbe avuto contatti con diversi personaggi del mondo dello spettacolo, tra cui l’ex tronista Costantino Vitagliano. “Martino risulta relazionarsi - spiega il gip - con alcuni personaggi del mondo dello spettacolo, alcuni dei quali di fama nazionale, tra cui: Lele Mora, Costantino Vitagliano e Luca Casadei”. Inoltre, “è emerso che Martino risulta essere in contatto con imprenditori che operano nel mondo dei locali notturni, tra cui l’imprenditore Vito Cardinale, comproprietario della nota discoteca “Hollywood””. Tornando alle relazioni tra il boss, Costantino e Casadei, anch’egli come Mora agente dello spettacolo, emerge l’interesse di Martino “a promuovere la rivista “Macao” edita dalla società “Alan Publishing Group””. “Pur apparentemente non figurando in alcuna carica sociale nella società “Alan Publishing Group”, Martino si impegna attivamente nelle attività della predetta, organizzando anche interviste con noti giocatori di poker, tra i quali il campione Salvatore Bonavena”. La famiglia dei Flachi, coinvolta nell’inchiesta, decise inoltre di sostenere la candidata Antonella Maiolo alle Regionali. “Dalle conversazioni e dalle indagini si comprende chiaramente come il gruppo Flachi eserciti il suo pieno controllo del territorio anche attraverso la canalizzazione di preferenze elettorali - in occasione di consultazioni amministrative o politiche - sui candidati che si decide di sostenere”.
Alla decisione di supportare la Maiolo “non si arriva per caso, ma attraverso una serie di incontri attentamente pianificati da Massimo Buonocore, figlio d’arte per quanto riguarda la politica, e consapevoli trait d’union tra l’associazione mafiosa e il mondo economico-politico lombardo. Con la candidata Maiolo, Davide Flachi in persona si incontra almeno 2 volte. Il contesto degli incontri, sempre mediati da Buonocore, e i dialoghi svolti prima e dopo gli incontri permettono di affermare con assoluta certezza che il tema in discussione è proprio l’appoggio da dare alla Maiolo”. Sintetizza il gip: “in buona sostanza, la Maiolo ricorre ai voti dei calabresi”. Poi osserva: “ora, si avrà come sempre un bel dire che nessuno sapeva o conosceva la fama dei Flachi. Francamente basta scorrere un motore di ricerca web per trovare centinaia di riferimenti ai Flachi... e comunque quando si chiedono voti è perchè si pensa che il destinatario della richiesta sia in grado di procurarne. E Davide Flachi non ha altro titolo, neppure apparente, per potere essere identificato come un collettore di voti, se non il fatto di essere il figlio del padrone mafioso di Bresso e zone limitrofe”. Secondo il gip, il gruppo avrebbe anche appoggiato personaggi politicamente minori come Renato Coppola, da sindacalista e candidato in Forza Italia alle Amministrative del 2006.

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