giovedì 20 novembre 2014

Quali sono i compiti della nuova provincia? Contributo di Marcello Barberio, sindaco del comune di Simeri Crichi e già presidente della provincia di Catanzaro



Memorandum d’intesa per il Presidente
           Strutturiamo la nuova Provincia
  

     
Quando, nel vivo la campagna elettorale regionale, si continua a discutere di deleghe, pur nel rispetto formale della legge Del Rio (56/1014), è opportuno fermarsi un attimo a riflettere sulla nuova Provincia, ora che è appena affievolita la polemica sulla revisione del Titolo V della Costituzione, con relativa cancellazione dell’ente intermedio. Sembra di assistere a una sorta di strabismo istituzionale, tra chi vuole superare le province e chi invece le vuole semplicemente ridisegnare, per ragioni di finanza pubblica. Al momento assistiamo al ridimensionamento delle loro competenze, proprie o delegate, con un’evidente inversione di tendenza rispetto al passato, a partire dalla modifica stessa del sistema elettorale.
Dalla comparazione con la realtà europea si ricava che solo in Spagna e in Finlandia gli organi di governo sono di secondo grado, cioè eletti dai sindaci e dai consiglieri comunali. Non fanno  eccezione i dipartimenti francesi di napoleonica memoria, che hanno ispirato il decentramento amministrativo statale anche in Italia, per ovviare alla proliferazione e polverizzazione dei piccoli comuni nella pianificazione d’aria vasta.
Tutto questo è ormai alle nostre spalle con i primi adempimenti della Delrio e il nuovo ente si configura in termini di coordinamento e di supporto delle funzioni comunali. E’ superato l’organo esecutivo (la vecchia Giunta Provinciale) e finanche il rapporto fiduciario Presidente-Consiglio, a favore del nuovo organo che è l’assemblea dei sindaci, con funzioni d’impulso e controllo, oltre che deputato all’approvazione dello statuto e soprattutto del bilancio, seppur predisposto dal consiglio.
Il dato evidenzia come i confini sulla titolarità delle diverse funzioni siano oggettivamente incerti, in attesa che vi ponga rimedio lo statuto, non senza difficoltà e con la bussola della valorizzazione dell’intercomunalità e non già  della “entificazione politica dell’area vasta”(come dicono gli esperti), se non delle consolidate strategie di deterrenza politica
Se i comuni devono essere i veri protagonisti della riforma ancora in itinere, occorre sin da subito prendere le distanze da certa scuola di pensiero che non disdegna di sostituire la vecchia G.P. col nuovo Consiglio, magari riducendo la “pletorica” assemblea dei sindaci a semplice organo di ratifica.
Il presidente Bruno è garanzia di democrazia e di partecipazione “comunale”, da tradurre in volontà di strutturare sin da subito  l’assemblea dei sindaci in modo da potenziarne il ruolo. E’ appunto l’assemblea l’organo della rappresentanza territoriale unitaria di un ente che sa di dover essere superato e nel frattempo è costretto a inventarsi un abito amministrativo nuovo e provvisorio.
Il presidente saprà orientare le scelte più aderenti allo ....
spirito della riforma, anche perché i consiglieri  non intendono assolutamente essere trasformati in assessori. Ma soprattutto i sindaci sapranno rivendicare la valorizzazione dell’assemblea come vero momento di coordinamento dei comuni, scoraggiando possibili spinte gattopardesche alla sua riduzione a luogo dell’insignificanza istituzionale.  Sicuramente non gioverebbe al sistema delle autonomie locali, baluardo della tenacia istituzionale, a dispetto di stereotipi fin troppo abusati e urlati, nel bel mezzo di una crisi che rende sempre più ardua la stessa agibilità democratica.   
  contributo di Marcello Barberio, sindaco del comune di Simeri Crichi e già presidente della   

       provincia di Catanzaro



                        riceviamo e pubblichiamo                                                                                              

1 commento:

  1. Senza dimenticare che fu in quel periodo che la provincia di CZ fu divisa in 3 da li parti l'inizio della fine di CZ

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