mercoledì 23 novembre 2016

L’Acquedotto Romano di Uria serviva alla famosa città di Trischene? Dalle sue ceneri nacquero Catanzaro,Sellia, Taverna, Simeri. Importante convegno a Sersale sabato 26 novembre alla riscoperta del poco conosciuto patrimonio artistico nel nostro territorio.









L’ACQUEDOTTO ROMANO DI URIA
A servizio di quale città costiera?


Carta geografica della Calabria del cosentino
Prospero Parisio del 1592:

Nella cartografia del ‘500 e del ‘600 venivano riporti i nomi delle poleis più floride della Magna Grecia  e anche di quelle meno famose (finanche gli oppida e gli oppidula del periodo romano), sulla base delle fonti classiche e delle più o meno controverse “Chroniche” medievali, come quelle del Carbonello (XIII secolo) e di Ferrante Galas (1428), che raccontano la storia della fondazione e della distruzione di Trischene, sulla costa, alle foci dei fiumi di pliniana memoria del Semirus, dell’Arocha e del Targines.







     

                    

Carta geografica della Magna Grecia di Abramo Ortelio del 1595,
tratta dall’appendice del “Theatrum Orbis Terrarum”.

Nell’entroterra, nel luogo ove sorge Taverna , riporta  TRISCHENA.
Le frequenti incursioni saracene determinarono la distruzione di molte città , i cui abitanti furono costretti a rifugiarsi nelle colline circostanti.
Le richiamate cronache del Carbonello e del Galas raccontano la distruzione della triplice Trischene e la nascita di Catanzaro, Simeri, Sellia,Taverna
Ulrich Kahrstedt, “Die Wirtschauftinche Lage Grossgriechelands in der Kalserzeit”, in HISTORIA, 1960
INSEDIAMENTO UMANO E LA COLONIZZAZIONE DURANTE L’IMPERO
                       

Lo studioso tedesco fa un’ampia panoramica dei centri cittadini esistenti tra la seconda guerra punica ( 203 aC) e l’età imperiale, comprese le piccole comunità più o meno spopolate in età preimperiale, i villaggi resi deserti dalla guerra annibalica, i luoghi conosciuti solo attraverso le fonti, le colonie agricole.
Tra Scolacium e il Targines sono ubicati i Castra Hannibalis e i fiumi pliniani.
Alla foce dell’ Uria è ubicato un centro di colonizzazione romana, già abitato in epoca greca.
La dovizia e varietà dei ritrovamenti archeologici confermano l’esistenza  nella zona di centri abitati d’intensa animazione, che hanno resistito fino a ieri  all’edacità del tempo, all’incuria dell’uomo, ai terremoti, agli allagamenti, alle lame dei mezzi meccanici e alle razzie d’ogni tipo.
In questo fase non ci interessa partecipare all’antica diatriba sulla esistenza della città di Trischene e sul vescovato conteso tra Catanzaro e Taverna. Per certo, l’area mediana tra Locri e Crotone era popolata da splendide città al tempo della seconda colonizzazione greca e forse anche della cosiddetta colonizzazione leggendaria.
Ancora nel 1845, Luigi Grimaldi, in “Studi archeologici sulla Calabria Ultra Seconda”, discorrendo delle monete di OPPA  - della Locride, del Salento, ma anche dell’Uria distante due miglia dal Simeri – testimonia il rinvenimento di sepolcri, statue, tracce di strade a mosaico, molini all’ercolana, alla foce del fiume omonimo, ma anche a Calabricata, a Guido, alla contrada Basilicata (dove, secondo la testimonianza anche di Orazio Lupis, nel 1753 era stato scoperta una “gran fabbrica a volta di antichissima costruzione che forse era un serbatoio di acqua”).
Anche lungo il fiume Simeri, ricordava Bruno Barillari sul “Brutium” sono stati scoperti “sepolcri e avanzi di costruzioni: l’archeologo Giuseppe Castaldi, nel 1830, v’individuò ben tre archi di acquedotto romano e, presso il mare, un vecchio avello laterizio simile in tutto alla famosa tomba di Cecilia Metella, fuori le mura”.
Nel 1879, costruendosi la strada ferrata lungo il litorale ionico, in prossimità degli stessi fiumi vennero alla luce importanti reperti d’epoca greca e romana e sulla collina de La Petrizia, 4 torri d’antico laterizio.
Nell’estate del 2001, nel corso di una breve escursione, deviando dal ponte sulla strada provinciale  che dalla SS106 porta a Zagarise, a circa 4 km dalla costa di Sellia Marina, ci siamo immessi sul greto del fiume Uria, che d’estate si trasforma in una sorta di pista carrabile. A circa 2 km abbiamo avvistato una costruzione “sospetta”, qualcosa che da lontano sembrava un ponte, posto, però, in modo incongruo, longitudinalmente al corse del fiume.

Torrente URIA, a 5 km dalla costa : Archi di ponte-acquedotto romano




Sono 3 arcate di un canale, largo solo 1m, meno degli assi di un carro di 1,4 m: le caratteristiche strutturali chiariscono che non può trattarsi di una strada sopraelevata su archi.

Il manufatto appare del tutto simile ai ruderi dell’acquedotto romano del Vallone di Rovito (CS):  Cfr. foto, di Amendolara e di Spilinga.

(Acquedotto di Rovito)
                              
 


Resisteva ancora all’edacità del tempo la scaletta d’ispezione del canale, costituita da 4 pietre di fiume, lunghe e piatte,sistemate orizzontalmente a mo’ di gradini nel muro di pietrame e mattoni legati con malta calcarea.

                                                       


                                                         
Un manufatto così imponente è sfuggito per tanto tempo alla ricognizione ufficiale, forse a causa della sua ubicazione in luogo disagevole, a 4-5 Km dalla costa del Medio Ionio.
Solo nel 2010, il prof. Maurizio Paoletti, docente di archeologia classica presso l’Università della Calabria, ne fa menzione  -  per inciso e senza approfondimenti  -  nella “Bibliografia Topografica della Colonizzazione Greca in Italia” , trattando di “Sellia Marina”, ma conferma l’esistenza di un importante insediamento urbano dinanzi al torrente Uria e a breve distanza dal mare, non solo sulla base delle segnalazioni ottocentesche.
Ad una seconda visita,  nel periodo di secca dell’anno successivo, abbiamo potuto osservare  -  sempre lungo il greto del fiume  -  una gran quantità di blocchi di manufatti della stessa qualità degli archi, trascinati in basso dalle piene. La prova che si tratta di un acquedotto che convogliava le acque verso un insediamento costiero.




(greto dell’Uria)










(Resti di antico acquedotto nel torrente Uria)

Sappiamo che dopo la prima guerra punica furono dedotte nel Bruzio alcune colonie romane e latine, con funzioni politico-militari, di guarnigione e di forza di polizia.
Fu avviato lo sfruttamento intensivo del......
territorio  e furono costruite importanti opere pubbliche, come strade e acquedotti.
Un’epigrafe romana allocata nell’atrio della casa comunale di Squillace ricorda l’acquedotto costruito nella colonia di Scolacium nel 143 d.C, sotto l’imperatore Antonino Pio.
Quello di Uria   -  ma anche del Vallone di Rovito, di Amendolara e di Spilinga  -   dovrebbe essere coevo dell’acquedotto di Squillace.  E il territorio di URIA era attraversato dalla diramazione della nota Via Popilia sul Tirreno, da Vibona  a Crotone, un tracciato omologabile sommariamente a quello dell’attuale E90 ( SS 106).
         
L’archeologo dell’Unical prof Maurizio Paoletti, trattando di Sellia Marina in “Bibliografia Topografica della Colonizzazione Greca in Italia…”, XVIII, 2010, assimila la segnalazione del Castaldi sul fiume Simeri con la nostra sull’Uria e dubita dell’esistenza dell’acquedotto.
Ora non si tratta di confermare o meno la storia di Trischene né di Barbaro (Fiore), ma gli avanzi, abbondanti, lungo il greto dell’Uria costituiscono ancora un indizio eloquente dell’esistenza di un acquedotto a servizio di un agglomerato urbano costiero, a cui solo la ricerca forse potrà assegnare un nome.

Vale la pena realizzare un percorso di visita di approfondimento, censimento e interpretazione del sito.

ricerca storica del
Prof. Marcello Barberio
riceviamo e pubblichiamo

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