Sorbo S.Basile


Sorbo San Basile 


ll Comune di Sorbo San Basile con una superficie di 58,69 Kmq appartiene alla Provincia di Catanzaro, confina con i Comuni di Colosimi, Panettieri, Carlopoli, Cicala, Fossato Serralta, Gimigliano, Taverna.

E’ posto sul versante tirrenico dell’Istmo di Catanzaro.

Il nucleo abitato si trova a quota 600 m circa sul livello del mare, al confine di Comune con Taverna, cui risulta collegato con la SS. 109.

Altimetricamente il territorio passa da un minimo di 400 m s.l.m. circa, ad un massimo di 1390 m s.l.m. circa.

Orograficamente il territorio presenta le caratteristiche tipiche dell’Appennino meridionale con profondi avvallamenti torrentizi ricchi di acqua nei mesi invernali e poveri nei mesi estivi.

Il clima é caratterizzato da ventosità e piovosità tipiche del regime marittimo con massimi della piovosità nel periodo inverno-primavera e minimi nel periodo estate-autunno.

Il territorio comunale fa parte della Comunità Montana della Presila Catanzarese - E. n.l 102 del 3/12/7 1, con sede in Taverna. Appartiene alla Regione Agraria n. 3 della provincia di Catanzaro, è classificato sismico di seconda categoria (S=9), secondo il D.M. 7/3/81.

L’Abitato

Il Comune di Sorbo San Basile consta di un nucleo abitato principale e di alcune contrade denominate:

a) Melitello;

b) Cutura;

e) Villaggio "Lagomar"

d) case sparse.

Il nucleo principale e le contrade sono collegati da viabilità principale e secondaria, per come meglio descritto in seguito.

La loro ubicazione è riscontrabile dagli elaborati grafici di progetto.

Le origini

Le origini di Sorbo San Basile. come per la maggior parte dei comuni Calabresi, non sono individuabili con date certe, per la mancanza di documentazione attendibile e di archivi ufficiali.

Le notizie maggiori si attingono pertanto da documenti o lettere degli Atti Ecclesiastici e dalle notizie della Calabria Illustrata del Fiore.

Nelle premesse della relazione al P.R.G. si legge:

Esso fu fondato tra il 1100 cd il 1400 e fu uno dei casali di Taverna di cui ne segui le vicende. I Francesi, con la legge del 19 gennaio 1807, la distaccarono da essa e ne fecero un Luogo nel cosi detto "Governo". Per il riordino disposto dal decreto del 4 maggio 1811. istitutivo dei Comuni, venne retrocesso a frazione aggregato di Fossato, dal quale fu distaccato definitivamente con decreto del 5 novembre 1838, che lo elevò a Comune.

Sorbo è stato ricostruito dopo il catastrofico terremoto del 1783, é stato così chiamato fino dall’emanazione del Regio Decreto n. 1 140 del 22 gennaio 1863, che ne sancì l’attuale definitiva denominazione (Sorbo San Basile), che pur essendo di origine agionimica2 non corrisponde al patrono,

che è San Francesco Saverio.

E’ proprio dalla venerazione di questo Santo , citato da P. Francesco Raffaele S.J. nel suo libro - Tavcrna patria di Mattia Preti - Ed. OPE - CZ 1990 -, ed alcune corrispondenze epistolari, che possono individuarsi date sulla presenza di un nucleo abitato, poi denominato Sorbo.

Dalle "Lettere Annue" del 1657 si apprende che Sorbo ha eletto a protettore ed eretto un magnifico altare a San Francesco Saverio.

In una lettera a Padre Giovanni Antonio Barberito della Compagnia di Gesù, oriundo di Sorbo, dal Parroco del Paese D. Francesco Deodato, si narra di un miracolo ottenuto per intercessione del Saverio a favore della popolazione afflitta dalla peste. Anno 1669.

"Nel mese di agosto scorso, dice la lettera, una pestilenza si abbattè sul nostro paesetto, tanto che verso il 10 del mese successivo, gli infermi arrivarono a 184 e in nove giorni si ebbero 27 morti con la media di tre o quattro al giorno:cosa spaventosa, dati i pochi abitanti di Sorbo. La gente dei paesi vicini fuggiva per non essere contagiata, e solo dei parenti e benefattori ci somministravano da vivere. Non sapendo più come fare, esortai il popolo a rivolgersi pieno di fiducia al nostro Protettore S. Francesco che aveva liberato tante altre città dalla peste. Era di domenica e si stava in chiesa per la sepoltura di quattro cadaveri, "si sollevò un grido, cominciando dalle donne e seguito dagli uomini, gridando S. Francesco Saverio aiutaci, con molte lacrime".

Si pensò di fare una processione con la statua del Santo e tutto il popolo vi prese parte; andavano avanti cinquanta ragazzi "mezzo vestiti, ed il resto degli uomini e delle donne scalzi" e invece di cantare inni e salmi, piangevano, mentre dalle case degli infermi cervano di trascinarsi davanti alle porte per potere toccare la "vara". Arrivati alla piazza, "si levò da tutto il popolo un grido: S. Francesco non ci abbanodonare". E proprio allora altri quattro infermi avevano ricevuto l’estrema unzione e due erano quasi agonizzanti. Ma la statua non si era ancora mossa dalla piazza, che il cielo cominciò a coprirsi, appena si fece in tempo a tornare in chiesa, che una abbondante pioggia scese sino alle cinque di notte. Una grande gioia prese tutti:’ suoni di campane. colpi di schioppi e mortaretti, grida di giubilo; gli stessi moribondi avevano riacquistato la favella. Laria si purificò; con stupore di tutti, in sei giorni non vi furono più morti ed il casale tornò libero.

Ora si aspetta la festa di S. Francesco per dichiarare il Santo Protettore del paese con strumento pubblico ed autentico, redatto dal notaio con decreto vescovile.

E la promessa fu mantenuta. Anzi non dal vescovo soltanto, ma dalla S. Congregazione dei riti si ottenne il decreto in data 26 marzo 1672 con cui, esaminata la validità dell’elezione, si approvava e si confermava S. Francesco Saverio Protettore di Sorbo. E nel piccolo villaggio di circa 1.500 abitanti, dalle viuzze tortuose e strette, dalle casette aggrappate alle falde scoscese delle montagne che si staccano dal massiccio silano, ai cui piedi, rumoreggia spumeggiante l’Alli dalle belle acque, il Santo nella statua lignea seicentesca, nella cappella a lui dedicata, ancora accoglie e conforta i suoi devoti."

Per la sua posizione geografica si intuisce, comunque, che la storia di Sorbo San Basile, debba essere connessa con quella di Taverna, tanto nei momenti di egemonia che di decadimento di quest’ultima.

Sempre nel citato libro di P. Francesco Raffaele S.J. si narra che la Città di Taverna estendeva il suo dominio su un territorio considerevole:

dalla sua giurisdizione, come un tempo dalla sua baronia, dipendevano i casali di Sorbo, Noce, Maranise, Savuci, Fossato, Pentone .


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