Pentone







Pentone la sua storia

Posizione geografica: 13 Km. da Catanzaro, 650 m. slm., superficie 12.29 Kmq, colle più alto Cerasio 956 m. slm., sorge sul crinale di un dosso tra due brevi affluenti della fiumara Alli sul versante meridionale della Sila Piccola, abitanti 2.253 circa. Dai Colli circostanti Termini (a Difisa) si può godere di una Vista infinita.

Diversi sono i pareri sulle origini del norne di Pentone, alcuni, pensano che il none sia di origine greca Panta-Oinos, dalla voce panta (tutto) oinos (Vigna) e cioè tutto vigne, oppure potebbe essere una contrazione di Pente (cinque) Eikona (icona) da cui cinque icone.
Si hanno sicure notizie dell'esistenza di Pantona (Pentone) nel 1276. 1 padri Basiliani introdussero it Culto di San Nicola Vescovo di Mira ed edificarono la Chiesa Matrice. Il Casale di Pentone seguì le sorti della città di Taverna, assunse il titolo di Universitas nel 1632 ed ebbe I’autonomia amministrativa nel 1816.

Di particolare interesse artistico, la Chiesa Matrice, che è composta da un'ampia navata centrale e da due navate laterali con cinque cappelle. L’abside dell'altare maggiore è sormontata da una Pala D'altare (m. 2,5 x 3,5) che rappresenta un Cristo Maestoso con accanto la Madonna ed in basso San Nicola Vescovo attorniato da angeli e putti. Il baldacchino è in stile gotico ed è rivestito in oro, Zecchino mentre il pulpito di pregevole fattura è collocato nella navata Principale. La Chiesa è dotata di un organo a mantice e di diverse tele del '700 ed adornato da parecchie statue dell’800.
Pentone, per il nome, ha dato origine alle satire mordaci di chiunque abbia conoscenza della lingua greca. Perché dal greco si pensa che derivi il nome, come altri paesi della fascia ionica, oltre a molte parole che compongono il suo dialetto.
Dunque, Pentone in greco significa: cinque asini. I Pentonsi si sono sempre difesi dicenso che a Pentone gli asini furono solo cinque mentre non si conosce il numero esatto di quelli esistenti negli altri paesi.
Qualcuno, molto attendibilmente, assume che Pentoe è una contradizione del nome Penticone, il che significherebbe: cinque icone. Tante difatti ne esistevano prima e di più ne esistono ora cappelline nella zana dove sorge l’abitato. Qualche altro dà una spiegazione un po’ sentimentale ma che soddisfa la logica e ben si adatta alle origini piuttosto recenti del paese. Secondo questa versione il nome deriverebbe da un fondo chiamato (Ntoni) dal nome del suo proprietario, così com’è usanza nelle nostre terre. I Pentonsi che si recavano a Catanzaro quando ancora non esisteva la strada, dicevano: << vaju ppè Ntoni>>. Alrti dicono che i fondi che si attraversavano erano due, uno di "Peppi" e l’altro di "Ntoni" donde Pentoni e poi Pentone. Infine la versione più poetica è più verosimile: il nome Pentone deriva dalla prevalenza di vigneti nella zona ove si formò l’abitato e sarebbe il composto risultante dal greco Panta-Oinos = Tutto-Vigne.
Circa l’epoca in cui sorse il mio paese, nulla si sa di preciso. Nella parte bassa che è la più antica, si andarono raggruppando delle abitazioni le quali, insieme, formarono un casale. Tuttora quella zona è chiamata <> cioè il casale di sotto. Questa parte, oggi, forma la base del calice di cui Pentone assume la forma, specie se guardato dall’altura di Cafarda. Il villaggio che si venne a formare ebbe una chiesetta dedicata a S. Giuseppe e a S. Barbara. In seguito, estendendosi l’abitato si ebbe la parrocchia.
Possiamo con una certa approssimazione stabilire l’anno in cui Pentone assurse al rango di parrocchia. Forse il 1500. Origine quindi recente. Niente antiche glorie, miti o battaglie. I padri Basiliani, venuti dalle Puglie e che nella vicina Taverna avevano un loro monastero, introdussero e diffusero la devozione a S. Nicola di Bari che fu il protettore di Pentone. Comprotettore fu S. Vincenzo Ferreri di cui si conosceva nella chiesa la statua più antica. Forse furono questi padri Basiliani a promuovere e a far realizzare la costruzione della Chiesa attuale, dedicata appunto a S. Nicola di Bari. Certo che questi monaci si resero benemeriti per l’opera di rimboschimento da essi compiuta ne dintorni dell’abitato, martoriato dalle frane.

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