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sabato 4 aprile 2015

Serena Pasqua e allegra pasquetta a tutti da Sellia racconta il Comprensorio

 Gli auguri sinceri di una serena Pasqua e allegra pasquetta voglio farveli dedicandovi una bella poesia di "Gustavo Borganzone" Che troverete dopo aver cliccato "continua a leggere")  Poesia in dialetto calabrese che ripercorre le tradizioni, gli antichi rituali della festa più importante delle religione cristiana.
prima alcuni detti calabresi sul periodo pasquale.


Vrocculi e predicaturi dopu  a Pasqua perdanu  sapuri
Pasqua in'mezzu a ri fraschi
a Pasqua non ti spusari e a maju non accattara ciucci
Natala ccu i toi Pasqua ccu cu voi


Che la luce del Risorto possa illuminare la nostra vita buia e apatica e ci renda capaci di accogliere con gioia i.....

mercoledì 18 giugno 2014

475 morti dal 1996 ad oggi, questo il bollettino di guerra sulla Ss 106 " la strada della morte" Tante le adesioni all'iniziativa online del gruppo "Basta vittime sulla 106"

 È iniziata la prima, vera iniziativa intrapresa dal gruppo “Basta vittime sulla strada statale 106” che conta oltre 15.700 iscritti. “Una firma non costa nulla, ma vale tanto” è lo slogan che il gruppo ha scelto per dar vita ad una petizione on line per rendere giustizia alle vittime della 106 ionica calabrese. Partendo dai dati sulle vittime (475 dal 1996 ad oggi), della 106; dallo stato comatoso in cui versa questa importante arteria viaria progettata per un volumi di traffico ben minori di quelli di oggi; dai diversi indicatori economici analizzati che consentono di poter affermare che la “106” uccide anche lo sviluppo, la crescita economica ed il futuro della nostra Calabria e ricordando che la “Commissione per la valutazione di impatto ambientale” del ministero dell’Ambiente ha accolto le osservazioni critiche avanzate rispetto al progetto del nuovo tracciato della strada statale 106, avanzate da alcuni sindaci dell’alto jonio cosentino negando così ai calabresi il legittimo diritto alla mobilità sulla base peraltro di motivazioni che non riteniamo degne di alcun commento nonché contrarie all’interesse generale della nostra regione, il gruppo chiede, attraverso la petizione al Presidente della Repubblica di attivarsi affinché il Governo possa essere interessato ad attivarsi affinché sia ammodernata la “ 106” ionica calabrese e possa nascere, inoltre, una commissione parlamentare d’i nchiesta che verifichi lo stato d’inciviltà nella quale versa la tristemente nota “strada della morte”. È possibile firmare la petizione on line: basta recarsi sul sito web www.chiestato. it dove peraltro si può leggere il testo integrale della petizione che resterà attiva fino al 10 luglio perché poi verranno raccolte le firme ed inviate (assieme al testo della petizione), al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Il Gruppo “BASTA VITTIME SULLA S.S.106”, nato appena il 9 maggio scorso, ha ottenuto tantissime adesioni. Successo ottenuto, occorre dirlo, anche grazie alla ........

domenica 27 ottobre 2013

Racconti,Preghiere, e Preci verso San Simone protettore di Vincolise

si racconta :"CHE DURANTE LA TRAVERSATA DELL'OCEANO PER ANDARE IN AMERICA ,LUOGO DI EMIGRAZIONE, DI NOSTRI, TANTI VINCULISARI,DURANTE IL VIAGGIO UNA TEMPESTA MISE HA RISCHIO TUTTA LA NAVE E LA VITA DEI NOSTRI AVI,SI SPEZZO PER LA FORTE TEMPESTA UN ALBERO MAESTRO DELLA NAVE,I PASSEGGERI VEDENDO CIO' INIZIARONO AD INVOCARE IL NOSTRO SANTO PATRONO,IMPLORAVANO LA SUA INTERCESSIONE X NN FARLI AFFONDARE E SALVARLI,SENTIRONO UNA VOCE CHE LE DICEVA :_"ANIMA PAISANI MEI UN V'ACCORATI,CULIGNU L'AJU SUBBRA I SPADI MEI "_IMPROVVISAMENTE LA TEMPESTA SI PLACO',IL MARE SI CALMO',LA NAVE NON AFFONDO.....E TUTTI SI SALVARONO.Ancora oggi i nostri emigrati che stanno in america tornano x la festa nel borgo.....e se non possono venire non fanno mai mancare il loro contributo
GRIDO D'AMORE ,GRIDO DI FE' DA VINCOLISE SI ELEVA A TE...SOTTO L'OMBRA DEL NOSTRO GRAN SANTO SU VENITE GIULIVI E FESTANTI,SU VENITE ,DI STIMOLI SANTI LARGO STUOLO N'AVRETE NEL BEN...QUESTO E' L'INNO DI FERVIDI CUORI CHE IN LETIZIA NOI A TE RIVOLGIAMO E FEDELI DEVOTI NOI SIAMO,O SIMONE PROTEGGIMI TU..GRIDO D'AMORE GRIDO DI FE' DA VINCOLISE S'ELEVA A TE........


al cuor nostro con fervore si sprigiona di gioia un canto all'apostolo del signore nostro santo protettor. protettore della gente della nobil di Vincolise, t'acclamiamo con amore e di fiamma vive il cuor, come in vita a te fideli si votaru i padri nostri di quell'avi discendenti anche noi ti diamo il cuor. dal divino tuo potere consolarti nel dolore. siamo certi d'ottenere ogni grazia del signor....o San Simone de ….

martedì 25 dicembre 2012

A nascita du bombinuzzu Canzoni popolari natalizie calabresi

Il Natale, l'evento più alto e più semplice dell'umanità, è particolarmente sentito in Calabria.
La grazia della narrazione evangelica trova la sua espressione più genuina nell'animo del popolo calabrese, con vecchi canti che esaltano la Nascita di Nostro Signore Gesù.

C’era appuntu nu vecchiarellu,
caminava pe’ la via
e tirava lu somarellu,
supra a lu bastu purtava a Maria.

Eranu stanchi, ma dopu truvaru
‘na gritticeddha: vardaru e trasiru,
‘nu letticeddhu di pagghia cunzaru,
s’arripusaru, prigaru e durmiru.

A menza notti ‘nu pasturellu
chiamava: “Genti, curriti pi’ cca!”
Svegliava tuttu lu paisellu,
vuliva dari la novità.

Vitti ‘nd’o celu ‘na cosa chi brilla,
si spaventava e diciva: “ Chi fu ”.
Supra la grutta calava ‘na stilla,
l’angiulu dissi: “È natu Gesù”.

sabato 3 novembre 2012

"A Vita è na passata" Poesia in dialetto calabrese sui defunti di Aurelio D'ippolito

 ‘A vita è ‘na passata
Madonna quantu fhacci a chilli mura!
'Ppi chissi ormai 'a vita 'unn'è 'cchiù dura.
Mi guardu arriatu, 'i latu e puru avanti
di sguardi sugnu arrutatu 'i tutti i canti.
Sguardi sireni, truci, rassegnati,
sguardi siveri, duci o mariggiati;
sguardi d'amici ormai diminticati
e 'mbeci 'mbita tantu tantu amati!
Pari 'ca ti vulessiru parrari:
viacchi arrappati e giuvinelli cari,
‘lla sù diventati tutti pari:
oh morti'chi lassi tanti vucchi amari!!!! '
Ppi lli viali di lu campusantu
a'na lapita fhirmava i tantu 'ntantu
dintr'e mia 'ccu 'llu muartu cumbirsandu
e d'u prisenti venti ricurdandu.
Guardandu li ritratti lla mpacchiati,
'un vidia ossa o cinnira cugliuta,
ma cosi e fatti di tiampi passati
d'a vita luaru fhilici o ngarbugliata.
Parianu veri, cumu viventi
ed iu parrari i sintia 'mprisenti.
Unu dicia: - U vì chillu pezzenti,
- 'c'um'è nisciutu è murutu: senza nenti! –
- 'Un ci ha saputu fhari - rispundia
amicu chi 'ccud'illu 'llà stava -
A vissi 'ffattu armeno cum'ammia! -
- Fhatti cumbintu 'ca chissu 'uncircava –
- Ti sì scurdatu quandu passiandu
diciamu: "morti tua vita mea"?
'Un si cuntiantu? Mò `cchi 'bai circandu?
Restati quetu 'ca chissa fhu 'll'idea.
Risbigliati e `cchiù un ciumari,
tiani a menti 'sta randi virità:
`mbita paria 'ca sbertu sapia fhari
- Madonna, 'cchi bardanza!, 'cchi bitalità! -
Mo ni rindimu cuntu veramenti,
'c'a vita è sulamenti 'na passata!...
Quant'amu fhattu 'unn'è sirvutu a nenti
di nua è ristatu 'na fhotu lla 'mpacchiatal..
E' 'bberu, è 'bberu: guarda cumu simu!
arrivati 'cca nenti valimu;
'bboria, ricchizza e banità
nenti ristau, chista è lla virità.
Mi risbigliu puru iu 'ncolarisciutu:
nissunu ciangi a chillu luacu mutu!

domenica 25 dicembre 2011

A strina e natala ( La strenna di Natale)

"A strina": canzone popolare che unisce tutta la Calabria si cantava,si canta dal Pollino sino all'Aspromonte ,certo cambiando qualche parola ,qualche strofa il fiume tacina diventa un fiume cosentino ecc...ma il valore ,il significato rimane sempre lo stesso .Si cantava di buon augurio ai sposi novelli,ai cumpari "caru cumpari ca simu venuti ".rigorosamenti si iniziava a cantarla dopo la mezzanotte della vigilia,per terminare alla mezzanotte della befana .Per cantarla bene ci vuole un bravo solista ed un nutrito coro accompagnato da una fisarmonica .Guai ad aprire la porta prima che l'intera "strina" non fosse finita! ma sopratutto guai a far finta di non esserci o di non aver sentito..

giovedì 6 gennaio 2011

Poesie e filastrocche sulla befana

La befana
La befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
col cappello alla romana:
Viva viva la Befana!

Che sarà questa befana? 

La Befana è una vecchietta,
linda arzilla e piccoletta;
va discinta ha in man la sacca,
porta scarpe alla polacca.
Lo sciallino ha sulla vesta
e la cuffia porta in testa;
ratta va senza che faccia
sulla neve alcuna traccia.

E si cala pei camini
nè si sporca i vestitini;
alla sacca dà di piglio
dove stanno in scompiglio
cavallucci pupazzetti
palle bambole e confetti
e li pone tra gli alari
degli spenti focolari.

I fanciulli sul mattino
tutti corrono al camino
e a quei doni misteriosi
restan timidi e pensosi
esclamando: "Cosa strana!
Chi sarà questa Befana?".

lunedì 27 dicembre 2010

Poesia sul Natale: La notte Santa di " Guido Gozzano"

 Anche se natale è passato da un paio di giorni siamo ancora in pieno clima  natalizio.Inserisco una bella poesia che ci proietta a tanti decenni fa quando ragazzini  la recitavamo dove ognuno sperava di fare la parte di San Giuseppe.
La notte santa
  
“Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.
Presso quell'osteria potremo riposare
che troppo stanco sono e troppo stanca sei”.

Il campanile scocca
lentamente le sei.


“Avete un po' di posto, o voi del Caval Grigio?
Un po' di posto avete per me e per Giuseppe?”.
“Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;
son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe”.

Il campanile scocca
lentamente le sette.


“Oste del Moro, avete un rifugio per noi?
Mia moglie più non regge ed io son così rotto!”.
“Tutto l'albergo ho pieno, soppalchi ballatoi:
Tentate al Cervo Bianco, quell'osteria più sotto”.

Il campanile scocca
lentamente le otto.


“O voi del Cervo Bianco, un sottoscala almeno
avete per dormire? Non ci mandate altrove!”.
“S'attende la cometa. Tutto l'albergo ho pieno
d'astronomi e di dotti, qui giunti d'ogni dove”.

Il campanile scocca
lentamente le nove.


“Ostessa dei Tre Merli, pietà d'una sorella!
Pensate in quale stato e quanta strada feci!”.
“Ma fin sui tetti ho gente: attendono la stella.
Son negromanti, magi, persiani, egizi, greci...“.

Il campanile scocca
lentamente le dieci.


“Oste di Cesarea ...“. “Un vecchio falegname?
Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente?
L'albergo è tutto pieno di cavalieri e
dame:
non amo la miscela dell'alta e bassa gente”

Il campanile scocca
le undici lentamente.


La neve! “Ecco una stalla!“. “Avrà posto per due?“.
“Che freddo!” “Siamo a sosta”. “Ma quanta neve, quanta!
Un po' ci scalderanno quell'asino e quel bue…”
Maria già trascolora, divinamente affranta...

Il campanile scocca
la mezzanotte Santa.


di Guido Gozzano

domenica 26 dicembre 2010

Canzoni calabresi sul Natale.

A NASCITA D'U BOMBINUZZU
C’era appuntu nu vecchiarellu,
caminava pe’ la via
e tirava lu somarellu,
supra a lu bastu purtava a Maria.

Eranu stanchi, ma dopu truvaru
‘na gritticeddha: vardaru e trasiru,
‘nu letticeddhu di pagghia cunzaru,
s’arripusaru, prigaru e durmiru.

A menza notti ‘nu pasturellu
chiamava: “Genti, curriti pi’ cca!”
Svegliava tuttu lu paisellu,
vuliva dari la novità.

Vitti ‘nd’o celu ‘na cosa chi brilla,
si spaventava e diciva: “ Chi fu ”.
Supra la grutta calava ‘na stilla,
l’angiulu dissi: “È natu Gesù”.

Cu’ l’aiutu di l’asinellu
e cu’ l’aiutu di Maria
respirava lu boicellu,
si scaldava lu Messia.


 NINNA NANNA A GESU'
Santi spiriti divini
prugittati angiuli santi
sarafini e cherubini
chi Gesù voli durmiri.
Tutti l'angiuli biati
fannu festa in dignitati,
la Madonna ora spinna
pi’ cantaricci la ninna.

RIT.: Ed io ti canterò ,
Re del cielo fai la vo'.

Bambinuzzu tuttu d'oru
li to’ nachi su’ d'argentu,
quandu sentu lu to’ nomu
m'arrussigghiu e m'addurmentu,
ti cumbogghiu cu’ ‘stu velu ,
si’ patruni di lu celu,
ti cumbogghiu cu’ ‘stu mantu,
Patri Figghiu e Spiritu Santu.

RIT.: Ed io ti canterò ,

Re del cielo fai la vo'.
E ‘cca passa l'ogghiularu
e chi passa l'ogghiu finu,
e dumatinci la lampa
chi nasciu Gesù Bambinu.

RIT.: Ed io ti canterò ,
Re del cielo fai la vo'.


domenica 12 dicembre 2010

IL NATALE DI UNA VOLTA. poesia alla riscoperta dei valori perduti,


Il NATALE DI UNA VOLTA


Chi può dimenticare
il Natale di tanti anni fa
quando eravamo tutti bambini innocenti
e di malizia ne sapevamo poco o niente.

Il Natale , a quei tempi,
era un tempo di felicità,
si faceva il presepe in ogni casa
con due ceppi,farina e cartapesta,
una pecorella con la gamba spezzata
con tanto amore si riparava.

Non si buttava niente, era peccato
se qualche pastorello era buttato:
se c’era un ramo d’albero
era di pino raccolto nella pineta vicina.
e l’erba fresca di muschio fiorito
tutto trapuntato di belle margherite.

Alla vigilia dell’Immacolata
tutta la famiglia era mobilitata,
chi ti dava un chiodo, chi la colla,
chi cercava un pezzo di specchietto
che sembrasse veramente un bel laghetto.

Con tanto amore si faceva la capanna
con San Giuseppe, Gesù Cristo e la sua mamma.
e sopra una strada di farina
i Re Magi sopra il cammello.

Per i piccoli era festa grande
girare intorno al Bambino
e pure i vecchi con le coperte addosso
si innamoravano del Bambinello.

Due tarallucci e qualche mandarino
qualche mandorla e due fichi accoppiati
erano cose veramente prelibate.
Non c’erano allora i panettoni,
tanto reclamizzati dalla televisione.

Il Natale di una volta era bello veramente,
sapeva cambiare il cuore della gente,
i grandi , i piccoli e tutti quanti
sentivamo nel cuore d’essere santi.

Io penso sempre con tanta nostalgia
al Natale dell’infanzia mia,
ci veniva la pelle d’oca
se sentivamo suonare due o tre zampognari le pastorali della nostra terra.

Ora vado cercando col lanternino
quelle frittelle saporite e quel vino,
quelle messe mattutine, e la novena,
e quella chiesa che era piena piena.

giovedì 9 dicembre 2010

Brano tradizionale dei briganti della Sila Calabrese "Brigante se more"

 Brigante se more....
(Antica canzone Calabrese)

Amu pusatu chitarre e tamburi
'ppe chista musica c'adda cangià
simu briganti e facimu paura
e ccu a scuppetta vulimu cantà

tutti i paisi d'a Basilicata
si su scetati e mo vonnu luttà
pure a Calabria mo s'è arrevotata
e stu nemicu facimu tremà
ehi ehi ah ah ah ah

e mo cantamu sta nova canzune
tutta la gente si ll'adda mparà
nun ce ne fotte d'u re d'i burbuni
sta terra nostra nun s'adda tucca
sta terra è nostra e nun s'adda tucca

chi ha vistu u lupu s'è misu paura
nun sape bbuono qual è a verità
lu veru lupu è chi magna e creature
è 'o piemontese c'avimm caccià

Fimmine belle rapiti lu core
Si nu brigante vuliti sarvà
Nun ci circati scurdatevi u nome
Chi ci fa guerra nun tena pietà

State a sentiri sta vecchia canzune
Ca è viva e sincera e bugie un vi dà
E mo sentiti stu gridu cu raggia
C'avimmu intru 'u core e ni porta cchiù 'i llà
E mo sentiti stu gridu cu raggia
C'avimmu intru 'u core e ni spinge cchiù 'i llà

Uomo se nasce e brigante se mora
Ma finu all'ultimu avimm'è lutta
E si murimu jettate nu fiore
E na bestemmia 'ppe sta libertà
 Testo in Italiano
Abbiamo posato chitarre e tamburi
per questa musica che deve cambiare
siamo briganti e facciamo paura
e con il fucile vogliamo cantare

Tutti i paesi della Basilicata
si sono svegliati ed ora vogliono lottare
anche la Calabria ora si è ribellata
e questo nemico faremo tremare

Ed ora cantiamo questa nuova canzone
tutta la gente la deve imparare
non ci importa del re dei Borboni
questa terra nostra non si deve toccare
questa terra è nostra e non si deve toccare

Chi ha visto il lupo ha avuto paura
non sa bene qual è la verità
il vero lupo che mangia i bambini
è il piemontese, che dobbiamo cacciare

Belle donne aprite il vostro cuore
se un Brigante volete salvare
non cercateci e scordatevi il nome
chi ci fa guerra non ha pietà

Ascoltate questa vecchia canzone
che è viva e sincera e bugie non dirà
ed ora ascoltate questo grido di rabbia
che abbiamo nel cuore e ci porta più in là
ed ora ascoltate questo grido di rabbia
che abbiamo nel cuore e ci spinge più in là

Uomini si nasce e Briganti si muore
ma fino alla fine dobbiamo lottare
e se moriremo lanciate un fiore
ed una bestemmia per questa libertà
 

domenica 3 ottobre 2010

Oggi 3 ottobre 2010 festa della Madonna del S.S.Rosario (Ecco tre belle canzoni che si cantano durante la processione a Sellia)



O MARIA QUANTO SEI BELLA
O Maria, quanto sei bella,
 sei la gioia, sei l´amore;
hai rapito questo cuore,
notte e giorno io penso a Te.
hai rapito questo cuore,
notte e giorno,
notte e giorno penso a Te.
Rit. Evviva Maria,
Maria evviva.
Evviva Maria,
e Chi la creò.
Quando il sole è già lucente
le colline e il mondo indora,
quando a sera si scolora
Ti saluta il mio pensier.
Quando a sera si scolora,
Ti saluta,
Ti saluta il mio pensier.
Rit. Evviva Maria,
Maria evviva.
Evviva Maria, e Chi la creò.
E un bel giorno in Paradiso
Grideremo: Viva Maria!
Grideremo: Viva Maria!
Viva Lei che ci salvò
Griderem: Viva Maria!
Viva Lei,
viva Lei che ci salvò.
Rit. Evviva Maria,
Maria evviva.
Evviva Maria,
e Chi la creò.




DELL'AURORA
Dell´aurora tu sorgi più bella
coi tuoi raggi, a far lieta la terra
e tra gli astri che il cielo rinserra
non v´è stella più bella di te.  
Rit. Bella tu sei qual sole
bianca più della luna
e le stelle le più belle
non son belle al par di te. (2 volte)
T´incoronano dodici stelle
al tuo piè piegan l´ali del vento
della luna s´incurva l´argento
il tuo manto ha il colore del ciel.
Rit. Bella tu sei qual sole
bianca più della luna
e le stelle le più belle
non son belle al par di te. (2 volte)
Gli occhi tuoi son più belli del mare,
la tua fronte ha il colore del giglio,
le tue gote baciate dal Figlio
son due rose e le labbra son fior.
Rit. Bella tu sei qual sole
bianca più della luna
e le stelle le più belle
non son belle al par di te. (2 volte)
Come giglio tu sei immacolata,
come rosa tu brilli tra i fiori,
ti degli angeli il cuore innamori
della terra sei vanto e decor






Ti salutiamo o Vergine


Ti salutiamo o Vergine,
o Madre tutta pura
nessuna creatura
è bella come Te.
Prega per noi Maria
prega pei figli tuoi
Madre che tutto puoi
abbi di noi pietà,
abbi di noi pietà.
Di stelle risplendenti
in ciel sei coronata
Tu sei l'Immacolata
e Madre di Gesù.
Prega per noi Maria...
Vorrei salire in cielo
godere il Tuo bel viso
restare in paradiso,
Maria sempre con Te.
Prega per noi Maria...

domenica 19 settembre 2010

Giovanni Patari (1866/1948) grande scrittore e poeta dialettale Calabrese

Nu Casinu
Eu volera ma l'haju nu casinu
Ammenzu na campagna abbandunata;
Tornu tornu volera nu giardino
Daveru bellu, fattu de na fata.
Nu lettu 'e hjuri tutto quantu chjnu,
Cu na cuverta tutta recamata,
Eu volera a lu megghju cambarinu
Ppe ma ti mintu a tia, bedda, curcata...
Ma poi tu quandu tutta cianciarusa,
Tu fusseri curcata a chissu lettu,
'A faceri tu tandu 'a murricusa?
Ti dasseri vasara ' Fra Galdinu?...
 Ti dasseri toccara chiddu pettu?...
  'U volera daveru su casinu!

Giovanni Patari nacque a Catanzaro nel 1866. Studiò nel liceo Galluppi, ma conseguì la licenza liceale nel Filangieri di Monteleone, oggi Vibo Valentia. Laureatosi in Giurisprudenza, fu sviato dalla toga da Guido Mazzoni e Giuseppe Chiarini che lo proposero come professore a Ferdinando Martini. La prima produzione che il giovane iniziò nel campo delle lettere apparve su Sebetia, sul Fortuio e sul Piffero, per eccellere sull’Avvenire Letterario di Milano, su Lettere e arti di Bologna e sulla Rassegna pugliese. La canzone, Accanto a Roma composta dal giovane Patari fu tradotta in lingua spagnola dal professore Diaz Plaza dell’università di Madrid e molte altre sue poesie ebbero la versione francese per opera di Paolo Bourget. Per capire l’arte e la fortuna di Patari e comprenderne il ruolo significativo che, dai primi anni del ‘900, ricoprì nella città di Catanzaro è opportuno considerare attentamente la sua biografia.Patari approdò alla poesia dalla cronaca: proprio dalla cronaca cittadina, dalla curiosità quotidiana, nei giornali e giornaletti che si stampavano in città alla fine dell’ottocento. Sul corriere Calabrese nel 1883, quando aveva sedici anni, pubblicò in dialetto quello che gli procurò subito una larga popolarità: I muzzuni: Prima ma ncariscianu i sigarri, un sonetto scritto in occasione dell’aumento del prezzo dei sigari. Il lavoro andò disperso, ma gli valse l’amicizia di Giuseppe Chiarini e di Arturo Graf che ebbero modo di leggerlo. Più tardi,quando era studente all’università di Napoli, cominciò a collaborare al periodico dialettale catanzarese ‘U Strolacu, che aveva come sottotitolo Giornale del popolo serio e umoristico; fu fondato e diretto (dal 1888 al 1893 ) da Raffaele Cotronei, che assunse lo pseudonimo di Lellè.

'A Raggia
Sta cordedda l'avimu 'e spezzara;
Non mi fidu m'a tiru accussì;
Ogne pocu ma t'haju 'e pregara,
Non mi fidu cchiù cridi, Rosi...
L'atru jornu ti vidi a la chiazza:
Mi guardasti de stortu, pecchì?...
Tu ti cridi ca sugnu na mazza
E ca nenta capisciu, Rosì?...
Ti diverti ma fai 'a dispettusa,
E sta vita avveleni, gnorsì:
Ogni pocu mi trovi na scusa...
'A spezzamu sta corda, Rosì?...

venerdì 30 aprile 2010

L'ULIVO :POESIA ,PREGHIERA DEDICATA ALL'ALBERO SACRO SIMBOLO DEL NOSTRO TERRITORIO

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una bellissima poesia,lode,preghiera  verso al'albero più bello,più sacro; il quale è anche il simbolo del nostro territorio l'ulivo
        L'ULIVO
Creatura di DIO, ulivo benedetto
resistente allo scorrere dei secoli,
albero frondoso e fecondo
che non cedi all'impeto del vento,
donaci di resistere al vento,
al sole ed a tutte le fatiche della vita.
Albero sacro,ascolta la preghiera dell'uomo!
Tu dalle esili foglie,dai magri rami,
dal cavo e contorto tronco,
donaci l'argenteo tuo colore
e tocca le nostre anime col tuo profumo
e l'olio di esultanza che doni a larghe mani....
Albero sacro al Signore ,
che ti scelse per elevare la sua preghiera al padre,
donaci ancora bei pensieri mattutini,
la tua bellezza,la tua maestosità
e sopratutto la saggezza di comprendere le fatiche
di cui ti sei fatto carico per erigerti dalla terra con vigore...
Tu somigli a noi esseri umani.
Cresci rigoglioso in mezzo alle pietre,
spesso in situazioni difficili
senza cedere e con saggia ostinazione
e quasi umano e sacro orgoglio,
dimostri tutta la tua vecchiaia.
T'incurvi,ti contorci,presenti larghi squarci,
ma ti ergi quasi a toccare il cielo.
Albero sacro simbolo di vita donaci vita in abbondanza,
salde radici, frutti profumati.
Tu più sacro della vite,più della spiga,
albero insigne,versa su di noi la pace che ti irradia.
Fortifica il nostro crescere nel tempo della vita e fruttificheremo amore...
Possiamo essere ,o Signore,come ulivo verdeggiante nella tua casa
E confidare nel Tuo amore sempre e per sempre (Salmo 52,8).
Tocca DIO Onnipotente le nostre anime,
come tocchi il sacro ulivo in tutte le sue foglie

Amen.                                     Felicia Carresi



giovedì 22 aprile 2010

CANZONI FILASTROCCHE POPOLARI CALABRESI (RACCOLTA n° 1 )

Animi purganti chi allu munnu siti stati allu purgatori siti e’llu pararidisu aspettati e pregati l’eternu Patre e pregatilu volenteri ca nn’aviti gran misteri!


Signura meu, fa fara bonu tempu ‘ppe nnu s’accatta llu ciucciu papà ‘ppennu c’è va' a cavallu mamma!


Lucertulella mia, u jestimara a Diu, nemmenu alla Madonna, jestima allu diavulu ccu lli corna!!
......Nu nsignnu statu nne' eu, e nne' a Madonna ma u diavulu ccu' i corna


Caru cumpari, si voi ‘ti’ mmitu, porta a carna ch’eiu portu u spitu porta u vinu ca ‘u meu è acitu porta u pana ca ‘u meu è mucatu caru cumpari si voi ‘eu t' mmitu......


Cuccu meu bellu, cuccu meu d’oro, quanto ce vò ppe nu moru? Cuccu meu bellu, cuccu meu pulitu quantu ce vò ppennu me maritu?


O Matre delle grazie durcissima Maria fai cuntenta e salva st’affritta anima mia, tu fosti benedetta visitasti a Lisabetta e visitasti l’anima mia nell’ura dell’agonia!


Tessi tessi, ncanni ncanni ja alla valla e portava lli panni e lli panni e lli pannizzi ‘a Madonna ccu lli trizzi e lli trizzi ncannulati ‘a Madonna e ‘nna Mmaculata!


Sant’Antoni meu benignu tanta brutta un ce signu tegnu dote, tegnu avire tu ‘u sai ‘cchi vojju dire!


Fazzu ‘u vutu alla Madonna du ritu, ppemma  mi fa trovare nu bbonu maritu!


Vena Natala e n’unnaju dinari me pijju na pippa e me mintu a fumari


Carnalevari tutù mancia pasta e maccarruni quannu sona lla trummettella ni manciamu ‘la sozizzella
Carnalevari,carnalevari cornu a ru culu tti' pozza piglijari


Luna luna famma na pitta e nna' cullura...e fammila mollicella cca' tegnu i denti e nna vecchiarella


Santa Maria du voscu fammi passara ssa mmunnizza ‘e l’occhiu si è ducia assaggiala si è amara caccciala !


Gori gori e gora gora aperta ‘a porta e vida cchi trova trova nnu monacu cappuccinu chi cusia l’abbitinu,l’abbitinu è già cusutu duminichellu è nnu curnutu!


Domani è dduminica e tagghiamu ‘a capu a mminicu, mminicu ‘un c’è a tagghiamu allu rre ‘u rre è mmalatu a tagghiamu allu sordatu, i surdati sunu alla guerra e vattimu ‘u culu ‘nterra!



Gallinella zzoppa zzoppa quante pinne teni ncoppa e nne teni vintiquattru unu, dui, tri e quattru


E lli grilli ccu lli grilli vanu zumpannu ‘e cca e dde llà fa’ la ninna, la ninna fa’bellu battellu di mamma'


Sutta ‘a pergula ce sta ‘l’uva primu chiumpa e poi matura,ciofferi e ciofferà,cala cannella avimu e trjinca'


Zzù Nicò, zzù Nicò c’è na fimmina ca te vò e sta' sutta na cerasa zzù Nicò  vò mma' ti vasa!


Sutta ‘u lettu da zza vecchia c’è nu frittula cacata china parra u primu sa l'ha manciata.
tegnnu i chiavi e Santu Nicola e pozzu parrara sinu a cchi moru


All’otaru e santa Maria pozzu parrare bella mia.


Na ura dorma lu gallu due uri ‘u cavallu tri uri ‘u viandante quattru uri dorma l’amante cinque uri ‘u studente sei uri ‘a bona gente sette uri ‘u biforcu ottu uri ogni porcu


Passau llu tempu meu passau lla fulla quannu eiu jivi all’acqua ccu la cistella


Pizzica nnanna pizzica nnanna alla porta de sant’Anna e sant’Anna e Caterina  ce

mercoledì 23 dicembre 2009

A STRINA di Natale. "A strina": canzone popolare che unisce tutta la Calabria.



"A strina": canzone popolare che unisce tutta la Calabria si cantava,si canta dal Pollino sino all'Aspromonte ,certo cambiando qualche parola ,qualche strofa il fiume tacina diventa un fiume cosentino ecc...ma il valore ,il significato rimane sempre lo stesso .Si cantava di buon augurio ai sposi novelli,ai cumpari "caru cumpari ca simu venuti ".rigorosamenti si iniziava a cantarla dopo la mezzanotte della vigilia,per terminare alla mezzanotte della befana .Per cantarla bene ci vuole un bravo solista ed un nutrito coro accompagnato da una fisarmonica .Guai ad aprire la porta prima che l'intera "strina" non fosse finita! ma sopratutto guai a far finta di non esserci o di non aver sentito..Chi la cantava sapeva benissimo che il destinatario era a casa spiando ogni suo movimento durante la .....

lunedì 14 dicembre 2009

SI AVVICINA NATALE........


Ancora una volta si avvicina il  Natale, ma quanta commozione e quanta tristezza nel considerare lo straordinario evento che ha il potere di svelare il significato dei valori umani!visto sminuito dal significato di oggi dettata solo ed esclusivamenta dal consumismo .La liturgia del Natale è dominata dal tema dello scambio di Dio che si è fatto uomo il quale, entrando nella nostra famiglia, la rende compartecipe della sua.
Nell’umile figura del Divino Infante si avverte il germe della vera grandezza. Alla festa cristiana per eccellenza si sono sempre ispirati artisti e poeti, uomini dotti e gente comune. E proprio quest’ultima, fin dalla giovinezza, ho interpellato per comprendere quel bisogno interiore che la spinge ad avvicinarsi con trepidazione alla culla di Betlemme.