venerdì 6 novembre 2015

Servizio antibracconaggio nel Parco della Sila sono diverse le persone denunciate grazie alla Lipu ma l'importante servizio è a rischio chiusura nella provincia di Catanzaro.


ILCoordinatore calabrese della vigilanza LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli), Domenico Laratta, informa che, i giorni scorsi, il Presidente nazionale della LIPU, Fulvio Mamone Capria, ha trasmesso all’indirizzo della Polizia Provinciale di Cosenza, nelle persone del Dirigente Giovanni De Rose, del Coordinatore della Polizia Provinciale Sostituto commissario Maria Antonietta Pignataro e del personale dipendente dal Distaccamento di San Giovanni in Fiore (Giuseppe Barberio – Giovanni Mancina e Gianluca Congi, ndr) un attestato di apprezzamento per un importante operazione antibracconaggio, condotta qualche giorno addietro all’interno del Parco Nazionale della Sila e che, ha consentito di stroncare dei gravi atti che si stavano perpetrando ai danni dell’inestimabile patrimonio ambientale della Sila, attività terminata poi, con la denuncia in stato di libertà di alcune persone, che adesso dovranno rispondere di reati in materia di tutela della fauna selvatica. Secondo la nota della Vigilanza calabrese della LIPU – sarebbe notizia soltanto di pochissimi giorni fa, quella di un altro bracconiere, sorpreso sempre sulla Sila, dagli agenti della Polizia Provinciale in servizio al distaccamento di San Giovanni in Fiore; tale soggetto, pare, che stesse cacciando di frodo ai danni della selvaggina migratoria, prontamente bloccato è stato poi anch’esso denunciato alla competente autorità giudiziaria.Laratta, ricorda, come nonostante il grave clima d’incertezza che si era determinato sul futuro dei corpi e servizi di Polizia Provinciale italiani, questi uomini, come se nulla fosse, perseveravano ugualmente per l’affermazione della legalità e della legge, in territori ostili e difficili, fattore quest’ultimo, che andrebbe ancor più elogiato! Alcuni anni fa, la più importante associazione italiana per la tutela dell’avifauna, aveva consegnato proprio alla Polizia Provinciale di Cosenza, alcuni encomi per l’incessante ruolo di protezione della natura portato a segno su una delle più grandi e articolate province d’Italia. Le riforme in tema di polizie provinciali, vedono a oggi, un quadro nazionale a tinte fosche, con corpi fortunatamente salvi, altri smembrati o ridotti e, addirittura, in alcuni casi destinati a sparire. Da quanto si apprende, in Calabria, rimarrebbero integralmente salvi, solo i Corpi di Polizia Provinciale di Cosenza e Reggio Calabria, mentre la situazione sarebbe incerta su Catanzaro e tristemente negativa per.........

giovedì 5 novembre 2015

Amianto sono tanti i siti da bonificare nella presila catanzarese come a Sellia dove i tetti in eternit sono veramente tanti. Che stanno facendo di concreto i nostri amministratori?

Nella foto in alto Sellia con i numerosi tetti in eternit del rione " Madonna della Neve"

Quanto emerge dalla relazione dell’oncologo Pasquale Mondilla  è veramente preoccupante e fa venire i brividi solo a pensarci e a domandarsi: ma gli Enti Locali ed in primis la Regione Calabria che è in possesso dell’elenco dei siti da bonificare tra cui tutta la zona della Presila catanzarese, in particolare il territorio  dove ricadono l’imponente discarica di località Marra, la miniera di metalli dismessa dalla Montedison e la diga del Melito, mai bonificate, perché continuano a tacere? E’ mai possibile che a nessun politico, sia esso regionale, provinciale o comunale sia venuto il dubbio visti i centinaia di decessi avvenuti negli ultimi tempi e l’incremento di determinate patologie, a nostro avviso, sono da attribuire a questo disastro ambientale? E la stessa Regione Calabria perché non attiva il Registro regionale dei tumori ? Sono tanti i “perché” che qualcuno con un pizzico di coscienza dovrebbe dare delle risposte, specie le autorità sanitarie preposte. Purtroppo anche a Catanzaro ci sono ancora  diversi siti da bonificare o smantellare, come l’ex cementificio ubicato nel popoloso quartiere De Filippis costruito negli anni sessanta e bonificato da circa un ventennio. Ma come si evince dalla foto la copertura in eternit, oramai  compromessi, della imponente struttura   e le pareti tutte in amianto dimostrano tutto il loro degrado, abbandono e pericolosità; come pure il traliccio ad alta tensione, poco distante dall’ex cementificio, istallato dall’Enel e completamente a ridosso delle abitazioni comportano un serio pericolo per la salute degli abitanti. Non vogliamo creare allarmismi, ma come Centro Democratico abbiamo il dovere delle salvaguardia della salute dei cittadini e invitiamo  chi di competenza come: l’Arpacal, l’Asp ed il Sindaco Abramo, massima autorità comunale, ad intervenire con.......

mercoledì 4 novembre 2015

4 novenbre giornata delle forze armate "centinaia di giovani vite furono spezzate. È il caso di Buda, 25 anni, di Catanzaro, incensurato; a un certo punto si rifiutò di andare in prima linea". Storie struggenti di giovani militari durante la grande guerra del 1915/18

Salvatore Astuto, 26 anni, di Caltanissetta, analfabeta, 49° Battaglione bersaglieri, fu «accusato di codardia» e per questo condannato «per mezzo della fucilazione nel petto» perché il 14 maggio 1916 si rifiutò di andare in prima linea insieme alla sua compagnia. 

Si legge nella sentenza del Tribunale di guerra del VI Corpo d’Armata: «Il Tribunale ravvisa tutti gli elementi del reato previsto e punito dall’art. 92 e più precisamente da quella ipotesi di esso che riflette il rifiuto di marciare contro il nemico, rifiuto sulla cui sussistenza non può dubitarsi per le ragioni suesposte e che ha indubbiamente come motivo non già il non sentirsi, come l’accusato afferma, ma un senso di pusillanimità che costituisce l’elemento distintivo del reato che gli si ascrive». Dunque per paura di andare a combattere. È di cinque righe, invece, il telegramma datato 15 aprile 1916 con cui il Reparto Disciplina e Giustizia militare trasmetteva al Comando Supremo Reparto Giustizia due esecuzioni e altrettante condanne di militari italiani a seguito della violazione del codice penale militare: «3167 Rosso. Stamane ha avuto luogo esecuzione soldato Buda Carmine e Annaloro Antonino. Oggi pronunziate due condanne fucilazione carico soldato Passantino Salvatore 144° Reggimento Fanteria allontanatosi trincea inizio azione 28 marzo e soldato Eufemi Pietro 88° Reggimento fanteria agente principale reato rivolta perché 13 marzo rifiutò obbedire con altri dovendo andare trincea. Stop». 
Dietro a messaggi stringati del genere centinaia di giovani vite furono spezzate. È il caso di Buda, 25 anni, di Catanzaro, incensurato; a un certo punto si rifiutò di andare in prima linea. Lo stesso fece Annaloro, anch’egli venticinquenne, nato a Palermo. Il primo, si legge nella sentenza del Tribunale di Guerra del VII Corpo d’Armata, fu accusato di «rifiuto d’obbedienza perché il 15 marzo 1916, ordinatogli dal sergente De Michelis Filippo di recarsi a lavorare cogli altri suoi compagni, mentre trovavasi alla presenza del nemico, si rifiutò di ubbidire: ripetutogli l’ordine dal capitano Dagna Riccardo opponeva lo stesso rifiuto». Entrambi i soldati Buda e Annaloro furono colpevoli «del reato di cui all’art. 72 n.4 del Codice penale dell’esercito perché nella sera del 12 marzo 1916, in territorio di occupazione, mentre si trovavano alla presenza del nemico, e a poche ore dall’inizio di un’azione, unitamente ad altri militari rimasti sconosciuti, tumultuarono e sollevarono grida allo scopo di obbligare il loro comandante 
a non impegnare l’azione». Giovanni Moglia, 28 anni, torinese, sposato con figli, commerciante e sergente del 162° Reggimento Fanteria, fu accusato insieme a Natale 
Lanza, 26 anni di Novara, falegname anch’egli ammogliato, di «abbandono del posto di combattimento in faccia al nemico». 
Per Moglia ci fu la condanna «per mezzo della fucilazione nel petto». Lanza invece ebbe una pena a venti anni di reclusione in carcere militare. Storie che emergono dai documenti custoditi e concessi grazie all’Archivio Centrale dello Stato, utili a comprendere il dramma di quella «inutile strage» che fu la Grande Guerra. Molti di quei ragazzi non erano mai usciti fuori dal proprio paese, non parlavano italiano, non sapevano né leggere né scrivere. Inoltre il 1916 fu, forse più del precedente, l’anno in cui i soldati iniziarono ad avere la percezione che tra loro e il quartier generale da dove venivano coordinate le operazioni c’era uno scollamento e non sempre i capi sapevano quali fossero le reali condizioni dei soldati. A ciò si aggiunse............


martedì 3 novembre 2015

Salvatore Caruso il nonno Calabrese con i suoi 110 anni ci spiega il segreto della longevità. Di recente si è messo in auto e ha fatto 800 chilometri fino a Perugia per assistere alla laurea del nipote.

Dal cuore dell’Aspromonte 

al centro dell’Italia. Nonno Salvatore Caruso non finisce mai di stupire per la sua straordinaria vitalità. 110 anni il 2 novembre, 800 chilometri in auto, da Molochio a Perugia, per essere presente alla laurea del nipote che porta il suo nome. «Non potevo mancare». 

Il nipote: «Che gran regalo mi ha fatto!» Salvatore ha conseguito la Laurea Magistrale in Biotecnologie Agrarie e Ambientali ed è orgoglioso «per avere avuto il nonno ultracentenario accanto in un giorno così importante». Un privilegio raro, probabilmente senza precedenti. «Che fortuna avere questo nonno. Così affettuoso. Così forte. Così generoso». Felice anche la fidanzata di Salvatore, Alda Attinà che sempre a Perugia si è laureata in Scienza della Nutrizione Umana. La foto -ricordo è un racconto d’amore. Il sorriso splendido dei neolaureati che guardano felici al futuro e al centro il nonno-quercia, uscito indenne da cento tempeste: dalla terribile epidemia della “spagnola” alle due grandi guerre. Una presenza rassicurante. Nonno-nipoti, più di 80 anni di differenza, generazioni solo anagraficamente lontane, perchè unite fortemente dall’interesse per lo studio. Più cultura, più libertà.
I tragici eventi del primo Novecento e la morte del padre avevano impedito al nonno di seguire gli studi regolarmente . Salvatore ed Alda hanno concretizzato quello che l’ultracentenario sognava di poter fare quando era giovane. E per questo si è fatto forza e ha raggiunto con il figlio Ottavio, la nuora Grazia e il nipote Giovanni la lontana Umbria. «Eccoci». E ha commosso tutti. Oggi il nonnino della Calabria spegnerà 110 candeline. «Un bel traguardo» dice. «Spero di vivere ancora a lungo», aggiunge. Felice ed emozionato quando ha ricevuto le prime cartoline di auguri da Torino e da Firenze. Le tiene in mano, le gira e le rigira, legge e rilegge «Al nonno d’Italia». «Guai a toccargliele», ci dice il figlio Ottavio che come ogni anno sta preparando la festa con la moglie Grazia ed i figli Salvatore e Giovanni. Nonno Salvatore è uno dei pochi casi di “lunga vita in buona salute” che la comunità scientifica mondiale da anni sta studiando con molta attenzione. Studiosi di fama hanno cercato di capire il segreto della sua longevità . Tra questi spicca il professore Valter Longo , 48enne biogerontologo , figlio di emigranti di Molochio (lo stesso paese di nonno Salvatore) che in questo campo è un’autorità mondiale. Guida l’Istituto per la Longevità dell’università di Los Angeles e dirige il programma di Longevità e Cancro all’ Istituto Firc di oncologia molecolare (Ifom) di Milano, dove i ricercatori sono impegnati nella “sfida della senilità”.
Il professore Longo continua a mantenere la cattedra americana.«Faccio avanti e indietro, sono un cervello senza frontiere in cerca di problemi da risolvere», spiega in una intervista al Corriere della Sera. Da Genova agli Stati Uniti, attratto dal jazz. «Sì, proprio così. A 16 anni ho attraversato l’Oceano, per imparare a suonare jazz. Ho ultimato le scuole secondarie a Chicago e poi mi sono laureato in biochima all’ Universita del Texas. Ho ottenuto il PhD da UCLA (Los Angeles) dove ho fatto anche un master in Patologia. Quindi il post-dottorato in neurobiology alla University of Southern California. Qui sono adesso professore di Gerontologia e Scienze Biologiche nonchè Direttore dell'Istituto di Longevità, uno dei principali centri di ricerca sull’ invecchiamento al mondo. Negli anni Sessanta c’era già il primo centro di ricerca dedicato alla frontiera più affascinante della medicina. Per studiare il caso di Salvatore Caruso, il professore Longo ha lavorato anche in collaborazione con Giuseppe Passarino dell’Universita della Calabria e Mario Mirisola dell’Universita di Palermo.
Ogni anno ritorna a Molochio, dove ci sono i parenti .«Ho visto Salvatore ad agosto. Mi è sembrato abbastanza in forma, considerati i suoi 110 anni». Come sempre il nonnino continua a guardare senza occhiali la tv e non si perde un telegiornale .«Bisogna essere informati». Segue le trasmissioni che si occupano dei fatti di cronaca insoluti. «Fin dall’inizio ha detto che Melania era stata uccisa dal marito”, ricorda la nuora Grazia Franco. Consulta senza problemi l’orologio da polso e con il telecomando sceglie i programmi . Qualche problema invece con l’udito. bMa usa le cuffie, così non disturba chi sta nella stanza. Legge quotidiani e settimanali: ha tutta la collezione di Cronaca Vera, fin dal primo numero. Ha scritto libri e ama la musica. Suona la chitarra, canta le celebri melodie di un tempo, accompagnato spesso dal nipote Giovanni.
«Ci divertiamo, il nonno è simpaticissimo. Durante una delle tante “visite di studio” si è messo a cantare con il professore Longo nelle vesti di chitarrista». A giugno 2015 sono stati pubblicati dalla rivista scientifica americana Cell Metabolism i risultati della ricerca condotta proprio dal gruppo diretto dal professore Longo su una dieta che ci farebbe vivere più a lungo. «Il digiuno migliora la salute, combatte l’invecchiamento e, in prospettiva, allunga la vita. L’affermazione non è più soltanto una battuta dei nostri nonni o di qualche saggio dalla vita ascetica ma il frutto di una ricerca pubblicata dalla rivista scientifica Cell Metabolism», ha scritto il Corriere della Sera, che ha intervistato il professore Longo. «Periodi prolungati di digiuno, correttamente gestiti dagli specialisti - ha detto-, innescano cambiamenti nel sistema immunitario e una sua rigenerazione, stimolando il rinnovamento delle cellule staminali». E poi: «Ho capito come possiamo invecchiare meglio studiando i lieviti e non mi stupirei se fra 50 anni la vita media fosse intorno ai cento anni. I 120 anni sono la meta possibile, raggiungibile. Già ora il numero dei centenari sta crescendo con grande velocità». Dai lieviti le indagini sono continuate sui topi e infine sull’uomo. «Per sei mesi abbiamo sottoposto i volontari a periodi di digiuno di quattro giorni rendendoci conto che il sistema immunitario si libera delle cellule inutili, non necessarie, mentre è spinto a rimettere in azione in modo naturale, come accadeva nei momenti della nascita e della crescita, le cellule staminali capaci di assicurare la rigenerazione».
Lo scienziato ritiene che «potenzialmente questa pratica sul cibo favorisca l’eliminazione di cellule anomale, precursori di cellule cancerogene». Dallo studio pilota sugli esseri umani “«è emersa la diminuzione dei fattori di rischio associati a invecchiamento, diabete, malattie cardiache e cancro». Il ricercatore sottolinea: «Si tratta del primo intervento alimentare anti-invecchiamento e per migliorare la salute dimostrato clinicamente». Al professore Longo abbiamo chiesto quali indicazioni ha avuto dal “caso” di Salvatore Caruso. Ci ha risposto che «questo studio conferma nuovamente che il tipo di dieta mantenuto per la maggior parte della vita da Salvatore Caruso ha effetti protettivi su fattori di rischio delle principali malattie». Tempo fa il professore Longo ci aveva spiegato: «Forse nonno Salvatore il segreto di lunga vita lo sapeva già prima di noi. Ho fatto il giro del mondo per trovare i segreti dell'invecchiamento per poi scoprire che il segreto era nel paesino dove passavo le mie estati da bambino. Forse sto esagerando ma è sorprendente come la dieta dei nonni calabresi si allinea agli studi molecolari, genetici e di nutrizione che facciamo da 20 anni. A Molochio molti abitanti hanno mantenuto l’abitudine a consumare pasti con un basso contenuto di proteine, privilegiando una dieta a base vegetale». Per questo aveva consigliato di «adottare la dieta che Salvatore e i molochiesi o molochiari (come si dice lì) hanno seguito per la maggior parte della vita: basso apporto di proteine, e la dieta a base di fagiolini verdi, olive e pane integrale . Quando poi vanno a vivere con i figli, perché diventati troppo vecchi per poter stare da soli, debbono essere aumentate le proteine principalmente da fonti vegetali».
E a proposito di Salvatore Caruso, National Geographic nell’inchiesta mondiale sulla “Longevità al di là dei 100”, ha scritto: «Quando a Caruso è stato chiesto cosa abbia fatto per essere così longevo, ha risposto ........

lunedì 2 novembre 2015

Torna il sole sulla Calabria si inizia con la conta dei danni soprattutto nel catanzarese e nel reggino ma non sempre è colpa della natura. Ieri una scossa di terremoto ha avuto come epicentro la presila nei comuni di Albi, Taverna, Sorbo, Magisano, Sellia.




Da stamane ha smesso di piovere in Calabria    e, dopo due giorni di pioggia intensa, resta uno scenario di devastazione. Nel reggino ci sono problemi a strade e linee ferroviarie. Si teme per eventuali frani che potrebbero provocare ingenti danni. I vigili del fuoco ed il personale della protezione civile stanno lavorando per far fronte alle situazioni di emergenza. Nei comuni colpiti dal maltempo si contano i danni che, secondo una prima stima, sono ingenti.
'ondata di maltempo abbattutasi da diversi giorni sulla zona centro-meridionale della regione. E' lungo la costa jonica reggina che si segnalano i maggiori danni. La situazione meteo tende a un leggero miglioramento, ma i Vigili del Fuoco sono ancora al lavoro. Il comune di Ferruzzano, dopo l'esondazione dell'omonimo torrente, è isolato così come alcune frazioni di Bruzzano, rimaste tagliate fuori a causa di frane e allagamenti che hanno causato l'interruzione delle principali vie di collegamento. I pompieri stanno lavorando per evacuare le persone rimaste bloccate. La strada statale 106 jonica è stata chiusa momentaneamente al traffico, questa notte, in quattro diversi tratti, sempre nel Reggino, a causa di alcune frane prodotte dalle forti precipitazioni. In entrambe le direzioni, dal chilometro 50 al chilometro 65, e' chiuso il tratto compreso tra Palizzi Marina e Brancaleone Marina. Il secondo tratto interessato va dal chilometro 65,8 al 67,20 in localita' Marinella di Ferruzzano. Stessa situazione dal chilometro 83 al 92 tra Bovalino e Ardore.  Centinaia, quind, gli interventi dei vigili del fuoco. Situazione critica anche ad Ardore, S. Ilario, Bovalino, Bianco e Santa Lucia. In appoggio al personale di Reggio Calabria, anche quello di Cosenza, Catanzaro, Napoli, Avellino, Taranto e Potenza. Numerosi gli interventi per la messa in sicurezza delle case a Vibo Valentia, con lo sgombero precauzionale di una famiglia per l'inagibilità della propria abitazione. 150 in totale gli interventi effettuato nella provincia, 110 quelli nel territorio di Catanzaro. A causa dei danni provocati dal maltempo, la circolazione ferroviaria è stata interrotta anche fra Roccella Jonica e Monasterace, nel Reggino, sulla linea Catanzaro 

ieri 1° novembre Due scosse di terremoto hanno interessato, nella notte appena trascorsa, la provincia di Catanzaro. In entrambi i casi il sisma è stato di magnitudo 2 con ipocentro (ovvero la profondità) di soli 6 chilometriGli strumenti dell’Ingv (l’Istituto Nazionale di Geofisica e vulcanologia) hanno registrato la prima scossa poco prima della mezzanotte, alle23:49 di sabato, seguita poche ore dopo dalla seconda, segnalata alle 4:14 di domenica mattina.
I comuni più vicini all’epicentro, più o meno entro i quatto chilometri di distanza, sono Albi, Taverna, Sorbo San Basile,  Sellia, Magisano e Fossato Serralta. Non si segnalano fortunatamente danni a cose o persone.
Selliaracconta il Compresorio