venerdì 19 maggio 2017

L'incredibile storia di Andrea 87 anni abita nel Catanzarese è passato da falso invalido falso cieco a vero invalido 100%cieco

È stato annullato il sequestro preventivo di oltre 290 mila euro a carico dell’ottantaquattrenne di Badolato che per gli inquirenti si sarebbe finto cieco per avere la pensione di invalidità. Il Tribunale del riesame ha accolto il ricorso del suo legale



Ha 84 anni, è di Badolato, nel Catanzarese, e ha problemi di vista dal 1978. È Andrea Gallelli, un simpatico signore che ci apre le porte di casa sua per raccontarci l'esito di una vicenda a lieto fine.

Secondo gli inquirenti si sarebbe finto cieco per poter percepire la pensione di invalidità, erogatagli dal 1982, ma lui è cieco veramente, come è stato confermato dal Tribunale del Riesame di Catanzaro che ha accolto il ricorso dell'avvocato Salvatore Staiano. Questi ha dimostrato la totale cecità del suo assistito avvalendosi della consulenza oculistica del dott. Nicola Clericò.

Per gli inquirenti l'ottantaquattrenne avrebbe raggiunto più volte il fondo agricolo di sua proprietà, a pochi metri dalla sua abitazione, e qui si sarebbe occupato dei suoi animali. Particolare, questo, che Gallelli conferma anche a noi e che, racconta, "è ormai un percorso che faccio tutti i giorni, cammino aiutandomi con il bastone. Una volta arrivato sul posto mi siedo accanto alle tre caprette e al gatto. Oltre a non vedere, ho problemi di cuore e i medici mi hanno raccomandato di camminare e stare all'aria aperta".

Il Tribunale del Riesame, accogliendo il ricorsoha annullato l'ordinanza di sequestro preventivo di oltre 290 mila euro a carico del pensionato badolatese.

"Non avevo dubbi sull'esito della vicenda, commenta Gallelli, perché io sono cieco veramente. Mi muovo con calma, seguendo sempre lo stesso percorso". Nel corso del racconto poi, il non vedente ci racconta il calvario che ha dovuto subire negli anni, le operazioni alle quali si è dovuto sottoporre e il dolore di non poter vedere la luce del sole. "Ora sono rassegnato, aggiunge, ma per circa cinque anni ho pensato di togliermi la vita. Tutte le malattie sono difficili da accettare, ma fa male non poter nemmeno vedere il mio interlocutore".

Nonostante la vita gli abbia tolto la vista, Andrea Gallelli si.....

giovedì 18 maggio 2017

Simeri Mare; dopo la famiglia Parrò anche la famiglia Rania avvia la procedura per riconoscimento morte presunta A quasi tre anni da quel tragico evento

Immagine correlataAll’alba di domenica 27 luglio 2014, Francesco Rania, 69 anni, operaio in pensione di Simeri Crichi; Angelo Tavano,72 anni, imprenditore di Catanzaro; Giuseppe Parro’, 52 anni, cuoco di Simeri Crichi, erano usciti per una giornata di pesca amatoriale, ma da quel giorno di loro non si ebbero più notizie. Spariti nel nulla, nonostante il tratto di mare sia stato battuto in lungo ed in largo. A quasi tre anni da quel tragico evento la famiglia di Giuseppe Parrò, il più giovane dei tre, assistita dall’avvocato Maria Costa, trattandosi di un caso speciale, ha avviato la procedura di morte presunta di cui il presidente del tribunale Ielasi ha ordinato la pubblicazione dell’estratto.
E’ evidente che le speranze, seppur ridotte solo all’amore di una moglie e dei figli, sono le ultime a morire per cui, sempre nell’estratto di cui viene ordinata la pubblicazione si chiede ancora a chi mai potesse avere notizie dello scomparso di darne comunicazione al tribunale entro 6 mesi.
 I loro corpi non sono stati più trovati a differenza della imbarcazione, di proprietà del Tavano, che fu ripescata a largo della costa ionica nel tratto di mare tra Catanzaro Lido e Sellia Marina. La barca è stata riconosciuta, era del povero Tavano, ma i tre risultano dispersi, spariti nel nulla, nonostante il tratto di mare sia stato lungamente perlustrato e battuto da numerosi mezzi della capitaneria di porto, cui va la più concreta riconoscenza per l’instancabile impegno profuso nell’immediatezza del fatto ed anche dopo. Parlamentari esponenti del Movimento 5 stelle hanno addirittura presentato una interrogazione parlamentare al fine di sollecitare la continuazione delle ricerche anche a distanza di mesi dal tragico evento. A quasi tre anni da quel tragico evento la famiglia di Giuseppe Parrò, i familiari del Signor Francesco Rania, Ricca Caterina, Rania Sandrino, Rania Salvatore, Rania Giuseppe, Rania Vanessa, tutti rappresentati e difesi dagli avvocati Michele Gigliotti e Francesco Catanzaro, trattandosi di un caso speciale, hanno deciso di avviare la procedura di morte presunta per la quale il presidente del Tribunale Civile di ............

mercoledì 17 maggio 2017

I tributi del Consorzio di Bonifica non si dovranno più pagare se non si ricevono direttamente dei benefici ma le bollette continueranno a arrivare

Tributi su terreni agricoli da corrispondere ai Consorzi di Bonifica. D’ora in poi bisogna pagarli solo quando si riceve un effettivo beneficio fondiario. Fatta luce, quindi, su una questione molto dibattuta. Portatrice di un enorme contenzioso tra le parti che finora ha portato benefici solo agli avvocati. Lasciando tutta la materia nel limbo delle interpretazioni.
Risultati immagini per calabria consorzio di bonifica
“Il Consiglio regionale,  con la recente e contestuale approvazione della proposta di legge di Mauro D’Acri e dei piani di classifica redatti nel 2014, ha tradito la volontà popolare– dichiara Laura Ferrara, deputata  europea (M5S) – per consentire ai Consorzi di continuare a mettere le mani in tasca ai cittadini. La decisione del Consiglio regionale è una indecenza, una presa in giro a danno di tutti quei cittadini che hanno visto mortificare il senso di due proposte di legge di iniziativa popolare, una delle quali sostenuta da 8000 firme. Sono migliaia i calabresi interessati da una pioggia di cartelle di pagamento, fermi amministrativi e ricorsi accolti, aventi ad oggetto  tributi consortili ingiusti, e nessuno di loro sarà escluso in futuro dall’invio di analoghi tributi. I calabresi continueranno a riceverli e dovranno pagare solo perché i loro terreni ricadono in un comprensorio del consorzio, anche se non ricevono benefici diretti e specifici da opere ed attività di bonifica”. Non si placa la questione dei tributi imposti dai consorzi di bonifica. Il M5S denuncia da tempo  l’aberrante ed illegittimo sistema di imposizione consortile calabrese che non ha eguali in nessuna delle altre regioni italiane, causa di proteste e di centinaia di ricorsi accolti davanti alle Commissioni Tributarie. Sono state ben due le proposte di legge di iniziativa popolare che hanno tentato inizialmente di correggere l’art. 23, L.R. n. 11/2003, fonte dell’ ingiusta imposizione. I cittadini proponenti hanno sempre lamentato la violazione dello Statuto della Regione Calabria in quanto le proposte popolari non sono state portate all’esame del Consiglio regionale e discusse con precedenza entro tre mesi dalla data di presentazione, risalente al 2013. Le due proposte popolari sono state invece sostituite dalla proposta di Mauro D’Acri, delegato all’ Agricoltura dell’amministrazione Oliverio, approvata in prima battuta dalla IV Commissione presieduta da Domenico Bevacqua (PD). “Tutto ciò che con la proposta di legge di Mauro D’Acri – continua Laura Ferrara – viene eliminato o modificato nella L.R. 11/2003, compresi i riferimenti ai benefici indiretti, potenziali e alla lett. a), art. 23 della L.R. 11/2003, con cui sono stati motivati per anni avvisi di pagamento illegittimi, continua a rimanere in vita nei piani di classifica, approvati contestualmente alla predetta proposta di legge regionale. Tali piani, i quali risultano in molte parti un copia ed incolla di piani di altre regioni, prevedono un beneficio generale, consistente “nella presenza del Consorzio”, in base al quale giustificare l’imposizione dei tributi alla generalità dei consorziati. In parole semplici: i cittadini pagheranno solo perché i loro terreni ricadono nei Consorzi, a prescindere da reali ed effettivi vantaggi o benefici. La cosa più logica e sensata, nell’interesse dei cittadini ed agricoltori consorziati, sarebbe stata quella di.......

martedì 16 maggio 2017

Sersale la campagna mediatica sulle Valli Cupe secondo la lista "Rinnovando Sersale" si regge su un falso montato ad arte

CHI TRAMA CONTRO VALLI CUPE? SPIEGATELO IN PUBBLICO!

In questa settimana la comunità di Sersale è stata frastornata da messaggi falsi e populisti. Una campagna mediatica sponsorizzata da entrature che non appartengono alla quotidianità di Sersale che hanno montato ad arte un falso caso Valli Cupe. Questo caso si regge su due assunti: un vento populistico contro la giunta regionale e una teoria del complotto che ci vedrebbe come infami autori di ‘trame di palazzo’, di ‘remare contro la nostra comunità’, di essere ‘nemici di Sersale’.

Tutti i candidati di Rinnov@ndo Sersale e il capolista Francesco Perri intendono rispedire al mittente tutte queste infamanti accuse che hanno fomentato una popolazione tranquilla e interessata, che hanno gettato fango sulle nostre persone. Questa ignobile campagna elettorale intavolata da Progetto Sersale di Salvatore Torchia ha perfino aizzato alcuni ultrascontro di noi e contro i cittadini di paesi vicini, veicolando informazioni parziali e false, non suffragate da riscontri legislativi e atti amministrativi, nascondendo volutamente la verità dell’iter che ha portato all’adozione della legge istitutiva della Riserva Valli Cupe, approvata e finanziata dalla maggioranza a guida Mario Oliverio.
Scoperchiare il vaso di Pandora di un campanilismo di altri tempi è stata una mossa voluta e ricercata dal candidato Salvatore Torchia: uno che ignora il suo ruolo di Sindaco per vestire i soli panni dell’agitatore di popolo, rincorrendo un consenso che invece rischia di mettere in cattiva luce tutti i sersalesi.

Abbiamo sempre detto che la gestione spetta a Sersale ma, un parere del Ministero dell’Ambiente (11 maggio 2017) dice diversamente. Perciò pensiamo che un Sindaco responsabile sarebbe dovuto andare a difendere la Riserva in Regione, perché convocato dall’assessore al ramo, anziché rispondere come un bullo di quartiere. Sino a prova contraria è la regione che fa le leggi, non i comuni (o noi ‘rinnovatori’ – come vorrebbe subdorare Progetto Sersale). Un sindaco (avvocato) che ignora le leggi e le istituzioni è un pericolo: perché non è andato nelle sedi opportune a rivendicare gli interessi di Sersale con carte alla mano? Perché, ora che il Presidente Oliverio ha spiegato qual è il rischio per Valli Cupe, cerca disperatamente‘contatti riservati’ Perché a Sersale invece continua a fare l’agitatore di popolo? Perché l’amico Tallini, invece di soffiare su un incendiario fuoco populista, non lo ha condotto al dialogo?

Rinnov@ndo Sersale sfida il sindaco Torchia a convocare un INCONTRO PUBBLICO, invitando il Presidente Oliverio, il vicepresidente Viscomi, l’assessora Rizzo, il sindaco di Zagarise, il direttore della Riserva Lupia e SOPRATTUTTO I SERSALESI per fare chiarezza mostrando le prove sbandierate, i documenti e le leggi.

Ricostruendo l’iter burocratico – non le chiacchiere da bar – è emerso che l’errore contenuto nella legge è stato causato da un altro blitz nel consiglio regionale del 21/12/2016: è stato invertito l’ordine del giorno e il Consiglio approva inconsapevolmente la “proposta Tallini”, non quella del DOCUMENTO DI INDIRIZZO venuto fuori dalla conferenza dei servizi del 4 luglio 2016. In quella sede, la Regione intendeva che l’Ente Gestore deve essere o un Ente Pubblico o  un Consorzio Obbligatorio tra Enti Locali (come previsto dalla legge regionale 10/2003), e il Sindaco di Sersale e di Zagarise avevano già sottoscritto tale intendimento senza opposizione (come prescrive la normativa nazionale 394/1991, art 22: le riserve regionali devono obbligatoriamente coinvolgere gli enti locali). Di questo blitz vi è ampia traccia negli atti del consiglio regionale.

La campagna mediatica di questi giorni è opera di chi ha davvero interessi personali di poltrone regionali che manovra il suo luogotenente locale per altri scopi: Valli Cupe si trasforma così in una moneta per........