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mercoledì 13 settembre 2017

Convenzione Comune di Sersale-Legambiente.Elezione del Presidente del Consiglio Comunale 2 importanti decisioni durante l'ultimo consiglio comunale

Il consiglio del 9 settembre ha impegnato i consiglieri nell'adozione di due importanti scelte. Qui di seguito pubblichiamo la diretta dei lavori:

  • Convenzione Comune di Sersale-Legambiente.
Si tratta di una convenzione (consultabile qui) con una delle più importanti associazioni nazionali di tutela dell'ambiente e sensibilizzazione ed educazione all'ecologia. Salutando positivamente la proposta, Rinnov@ndo Sersale ne condivide totalmente le finalità, soprattutto per quanto riguarda l'art. 7:
Articolo  7
Legambiente, anche relativamente alle attività che riguardano la Riserva Naturale Regionale delle Valli Cupe, collabora con il Comune di Sersale nella programmazione e nell’attuazione degli interventi compatibili con le finalità della presente convenzione. In particolare, ove richiesto e concordato, provvede:
  1. alla promozione ed alla valorizzazione della Riserva attraverso i canali regionali e nazionali dell'Associazione;
  2. alla realizzazione di iniziative e campagne di comunicazione;
  3. alla promozione ed alla realizzazione di ricerche scientifiche;
  4. all'organizzazione di seminari, conferenze, convegni e campi di volontariato;
  5. alla realizzazione di progetti di educazione ambientale;
  6. alla formazione del personale in servizio presso la Riserva;
  7. alla valorizzazione del patrimonio naturale e storico-culturale ed alla promozione delle attività ecocompatibili (agricoltura, turismo, artigianato, etc…);
  8. allo sviluppo di azioni di volontariato e vigilanza ambientale;
  9. alla realizzazione di progetti a favore di persone diversamente abili;
  10. all’inserimento della Riserva tra le attività che Legambiente Nazionale e Regionale a valersi su fondi nazionali ed europei.
Laddove le parti ne ravvedano l’opportunità e la necessità, a Legambiente possono essere demandate attività di gestione ordinaria e straordinaria, fermo restando il carattere occasionale dell’incarico dovuto a contingenze eccezionali.
Per tali attività Legambiente alla fine di ogni anno, nei tempi previsti per l'approvazione del conto consuntivo del Comune, provvede alla redazione di una relazione annuale ed alla presentazione dei rendiconti economici.
A queste mansioni, di concreta promozione e anche gestione della riserva, il nostro gruppo ha inteso formulare degli emendamenti: sfruttando tutte le capacità e il know-how sviluppato da Legambiente nel supporto dei Comuni, abbiamo pensato che l'associazione potesse ulteriormente supportare l'azione dell'Amministrazione Comunale in materia di tutela ambientale. Questo è quanto volevamo aggiungere alla convenzione, portando il nostro contributo (leggi la dichiarazione allegata al corpo della deliberazione):
  1. k) alla promozione, in coerenza con le posizioni assunte da Legambiente nazionale sull'acqua pubblica, delle cultura del risparmio della risorsa idrica e di soluzioni (progetti, ricerche, sperimentazioni) per l'ottimizzazione dei consumi idrici comunali;
  2. l) al supporto, in termini culturali e progettuali, per una raccolta differenziata più efficace, certificando la qualità del servizio rifiuti comunale incentivandone l'iscrizione al programma "Comuni Ricicloni " ed altre iniziative di Legambiente analoghe;
  3. m) alla redazione, a maggior supporto della tutela della biodiversità e della Riserva,  di un report annuale da presentare al consiglio comunale inerente lo stato dei rischi ambientali sul territorio comunale (analisi delle acque, depurazione, elettrosmog, amianto, agenti chimici usati in agricoltura, abbandono dei rifiuti, ecc.);
  4. n) al supporto, mediante parere tecnico-scientifico o accesso ad analisi di laboratorio, nelle procedure di concessione e controllo del marchio De.C.O.
Partendo dall'impegno di Legambiente per l'acqua pubblica, per la tutela del mare, per la riduzione dell'inquinamento da rifiuti e la valorizzazione delle produzioni locali, abbiamo pensato che Legambiente poteva aiutare il nostro comune a progettare e sperimentare nuove pratiche per salvaguardare lo spreco di acqua o per implementare sistemi di depurazione efficiente. Pensavamo che solo Legambiente può darci un quadro indipendente dell'inquinamento nel nostro comune e aiutarci a certificare meglio i nostri prodotti.
Tutto ciò nello specifico interesse della comunità di Sersale che avrebbe avuto un supporto maggiore da un'associazione che ha fatto migliaia di battaglie ecologiste. Noi riteniamo che un comune con un alta cultura del riciclo, con depuratori funzionanti, che risparmia l'acqua è un comune ecologicamente responsabile, che tutela la propria riserva con atti concreti. Progetto Sersale invece ha preferito rigettare (per l'ennesima volta) le proposte della minoranza, probabilmente perchè è interessata solo al marketing e alla pubblicità che Legambiente può dare a Sersale.

  • Elezione del Presidente del Consiglio Comunale.

La proposta che Progetto Sersale ha sottoposto al consiglio arriva esattamente a tre mesi dall'insediamento. In quella seduta il nostro capogruppo, interpretando il risultato elettorale dichiarò:
A tal proposito, interpretando l’esito delle urne, riteniamo che si possa modificare lo statuto comunale prevedendo la figura del Presidente del Consiglio Comunale, un ruolo di garanzia per il corretto svolgimento dei lavori e per le pari opportunità di accesso agli atti e alle informazioni. Un Presidente scelto tra NOI consiglieri può garantire tutti,  compreso il Sindaco, che finora ha svolto questo ruolo.
Un presidente eletto e condiviso tra i consiglieri può essere l'argine alle derive a cui abbiamo assistito negli anni scorsi, quando il consiglio è stato trasformato in un aula che sa solo ratificare le scelte del Sindaco, quando ai consiglieri è stato ridotto l'accesso agli atti e perfino sono state omesse le loro dichiarazioni.
Il consiglio è il luogo ove si discutono le scelte, dove la maggioranza cerca di realizzare il proprio programma e la minoranza svolge il suo ruolo di controllo, proponendo delle alternative. Perciò, per questa ragione avevamo proposto di scegliere il Presidente con una maggioranza di 4/5 dei consiglieri, di modo che avesse un mandato condiviso da tutti. Invece Progetto Sersale ha rigettato anche questa proposta, facendo man bassa di tutti i ruoli amministrativi, ignorando quella prassi invalsa in tutti i consessi civici in cui alle minoranze viene dato un ruolo di garanzia.
Alla proposta della maggioranza di candidare alla Presidenza del Consiglio un consigliere con importanti deleghe per l'attuazione del programma di Progetto Sersale - quindi un Presidente "più di parte" - noi abbiamo risposto proponendo un nostro nome, con un profilo di esperienza e di garanzia.
La maggioranza è invece andata dritta come un treno sul "suo" nome, pertanto Carmine Capellupo è il nuovo presidente del consiglio comunale. A lui vanno le nostre congratulazioni e un sincero in bocca al lupo, affinché sappia interpretare al meglio questo delicatissimo ruolo.
Il Presidente infatti è garante di tutto il consiglio e di tutti i consiglieri.
Carmine Capellupo sarà il nostro interlocutore in materia di accesso agli atti, di trasparenza e pubblicità dei lavori, di rispetto dei diritti dei consiglieri comunali e della volontà dei cittadini di essere informati e rispettati. Dalla sua elezione discende che non sarà più un semplice consigliere di Progetto Sersale, col mandato dei suoi elettori. Da sabato egli è il primo consigliere comunale di Sersale, col mandato di tutti i cittadini che..........

lunedì 11 settembre 2017

7000 Guardie forestali inutilizzate Ordine di divieto a spegnere incendi nei boschi per gli ex forestali Video inchiesta di TV7 dove il direttore di Calabriaverde declina l'intervista.

 Inchiesta sugli incendi (4)

Incendi nei boschi: divieto di spegnerli per gli ex forestali

Ordini dell’Arma e dei vertici dei pompieri per gli “assorbiti” dal Corpo abolito, diramati proprio in piena emergenza


http://www.raiplay.it/programmi/tv7/    link del video inchiesta di TV7 RAI 1 del 8 settembre 2017
 Mai come quest'estate l'Italia brucia, da Nord a Sud migliaia di ettari andati letteralmente in fumo cronaca di un estate infuocata
Mentre vengono diffusi ordini di servizio di carabinieri e vigili del fuoco – dove sono stati ripartiti gli ex forestali in conseguenza della legge Madia – diramati alla vigilia della grande emergenza. È del 7 luglio scorso l’ordine del generale dell’Arma Antonio Ricciardi sulle “procedure operative per gli interventi nel caso di incendi boschivi”: “Competenze esclusive dei vigili del fuoco per lo spegnimento degli incendi”, è permesso ai carabinieri ex forestali “soffocare ‘piccoli fuochi’ solo se muniti di mezzi idonei allo scopo e di adeguati dispositivi di protezione individuale”. È raccomandato, però, di svolgere “attività di prevenzione del fenomeno degli incendi boschivi”.
Negli stessi giorni i comandi provinciali dei vigili del fuoco diramavano note sull’impiego “del personale ex Corpo forestale dello Stato”: “La Direzione regionale – si legge, ad esempio, nella nota del comando di Rieti datata 11 luglio – ha disposto che non avendo i competenti Uffici del Dipartimento fornito indicazioni circa l’utilizzo del personale in oggetto quale componente delle squadre di Aib (anti-incendio boschivo), si deve ritenere che non è possibile utilizzare tali professionalità”.
Tutto questo significa che, tra i 6400 ex forestali passati ai carabinieri e tra i360 ai vigili del fuoco, anche quelli che avevano nel Corpo forestale le funzioni di Dos (Direttore operativo spegnimento), cioè le professionalità più qualificate nel coordinamento e nella gestione dell’emergenza, non possono operare servizi di anti-incendio boschivo. Sembra una barzelletta: il carabiniere ex forestale, non potendo intervenire, telefona per segnalare l’incendio di un bosco al suo ex collega passato ai vigili del fuoco, trovando un altro professionista “disattivato”, con le mani legate da un’asfissiante burocrazia espressa all’ennesima potenza. Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha provato a giustificare il cortocircuito in questo modo: “Noi vogliamo che i carabinieri siano impegnati nelle indagini”. Il sindacato Usbdei vigili del fuoco ribatte che “quella dei divieti di operare contro gli incendi in piena emergenza nazionale è una perla, solo l’ultimo misfatto”, come accusa il coordinatore Costantino Saporito.
Nel frattempo il fuoco non aspetta e patrimoni nazionali vengono cancellati per sempre dalla faccia della terra: in Gallura, costa nord orientale iper-turistica della Sardegna, un incendio di proporzioni gigantesche è scoppiato tra Budoni e San Teodoro. Sono stati fatti evacuare quasi tutti i 1500 turisti da alberghi, residence e appartamenti privati minacciati dalle fiamme. Il prefetto di Nuoro Carolina Bellantoni ha anche valutato di ricorrere alla fuga via mare: “Per l’incendio di Budoni avevamo allertato la motonave Imperatrice per una eventuale evacuazione via mare quando il fuoco si è avvicinato al porto di Ottiolu e alle spiagge. Operazione che fortunatamente non è stata necessaria perché l’allarme è via via rientrato”. Ma sarebbero almeno 385 gli ettari bruciati dall’incendio, secondo le prime parziali stime. Paura, ieri, anche alle porte di Cagliari, nella zona del carcere di Uta.
In Calabria, invece, il governatore Mario Oliverio aveva riunito la giunta per chiedere lo stato di emergenza, mentre..............

sabato 9 settembre 2017

Classifica dei 7 posti più belli della Calabria. Tra spiagge incontaminate, panorami mozzafiato e luoghi storici, la Calabria è una terra che lascia incantati.

Scopriamo insieme sette cose da fare e da vedere assolutamente in Calabria


1 - Parco Nazionale della Sila. Si tratta di un vero e proprio paradiso per gli amanti della natura incontaminata. Custodisce uno dei più significativi sistemi di biodiversità: non solo per i suoi innumerevoli tipi di flora, ma per i suoi boschi in cui è possibile incontrare lupi (il simbolo del parco), cinghiali e daini. Una perla tutelata persino dall’Unesco.



2 - Spiaggia di Arco Magno. Si trova nel piccolo paesino di San Nicola Arcella, in provincia di Cosenza, ed è di una bellezza incontaminata. Il percorso per arrivarci non è dei più semplici, ma una volta arrivati il panorama che si aprirà davanti ai vostri occhi sarà indimenticabile: un arco di roccia sospeso sul mare incornicia un’acqua spettacolare. Un quadro. 



3 - Il lungomare Falcomatà. Si può sicuramente inserire nella lista dei più belli d’Italia, con uno dei panorami più suggestivi della Regione. Viene spesso chiamato "il più bel chilometro d'Italia", forse anche per via del miraggio della Fata Morgana, interessante fenomeno ottico visibile solo dalla costa calabra, da cui ha origine il mito per effetto del quale è possibile vedere le immagini ravvicinate della Sicilia riflesse e dal mare.



4 - La fortezza aragonese di Le Castella. Si trova a Isola di Capo Rizzuto, in provincia di Crotone. Si narra che in passato i castelli nell’arcipelago davanti a Isola di Capo Rizzuto fossero ben sette. Oggi, a dominare la baia, è rimasta la fortezza aragonese di Le Castella, praticamente in mezzo al mare, collegata alla terraferma soltanto da un sottile lembo di terra. Circondata dalla Riserva Marina di Capo Rizzuto, dalla fortezza si gode di una splendida vista sul mar Ionio e sulla natura circostante.



5 - Tropea. Si tratta di una delle località più ricercate e ambite dai turisti di tutto il mondo in cerca di un paradiso tropicale. Si trova nella suggestiva Costa degli Dei, ed è circondata da antichissime storie e leggende che ne amplificano il fascino. La storia di Tropea risale al tempo dei romani. La sua posizione, lungo la costa tirrenica come un terrazzo naturale sul mare, la.......

venerdì 8 settembre 2017

Chi sono i veri responsabili degli incendi in Calabria? Intrecci tra mafia, politica e guardie forestali infedeli.

Inchiesta sugli incendi (3)

Chi sono i veri responsabili dei devastanti incendi che ogni anno, durante la stagione calda, attanagliano il Meridione? Addentrandosi nella fitta matassa organizzativa delle regioni del sud emerge uno scenario inquietante: ecco gli assurdi intrecci tra mafia, politica e guardie forestali infedeli

Incendi in Sicilia, Calabria e Campania: perché il Meridione in estate brucia?

Incendi in Sicilia, Calabria e Campania: roghi devastanti e continui che distruggono migliaia di ettari di vegetazione, rendono l’aria irrespirabile, causano blocchi sulle autostrade e mettono a rischio l’incolumità dei cittadini. Ma quali sono le ragioni per cui il Meridione brucia? Chi sono i veri responsabili dei devastanti incendi che ogni anno, durante la stagione calda, attanagliano le regioni del Sud? Addentrandosi nella fitta matassa organizzativa dell’estremo sud del nostro Paese, emerge uno scenario inquietante: ecco gli assurdi intrecci tra mafia, politica e guardie forestali infedeli

SICILIA IN FIAMME: DALL’INCENDIO DEL 2016 A CEFALÙ AI ROGHI DEL 2017

Iniziamo il nostro viaggio alla scoperta delle ragioni che si nascondono dietro agli incendi in Sicilia, Calabria e Campania, dai fatti di cronaca dello scorso anno. Nel giugno del 2016, Cefalù è stato uno dei luoghi rimasti più colpiti da un grande incendio divampato nella zona, per cui gli investigatori hanno seguito convinti la pista dolosa. Sono diversi gli elementi che hanno fatto pensare alla mano dell’uomo: innanzitutto le fiamme sono divampate in punti troppo distanti tra loro, inoltre le temperature erano troppo basse perché potesse scatenarsi da solo un incendio: ‘L’autocombustione è una favoletta. Non è possibile che tutta l’Isola prenda fuoco per caso nello stesso momento’, aveva dichiarato il presidente dell’ente Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, mentre il governatore siciliano Rosario Crocetta, si domandava sarcasticamente: ‘Può accadere che a Cefalù un incendio divampi ieri sera quando la temperatura era di 24 gradi? Perché in Sicilia gli incendi scoppiano sempre di notte?’L’estate del 2017 non si sta mostrando differente dalla scorsa: nel mese di luglio sono scoppiati numerosi incendi che stanno riducendo in cenere migliaia di ettari di Sicilia, Calabria e Campania (l’area più critica è quella Vesuviana). In tutta la regione Campania sono circa 100 gli incendi che sono stati appiccati e che hanno impegnato negli interventi di soccorso oltre 600 uomini tra personale della Protezione civile della Regione Campania, dipendenti della Sma Campania e volontari. In Sicilia invece, l’allerta è massima in sette delle nove province: Agrigento, Palermo, Caltanissetta, Catania, Enna, Messina, Palermo e Ragusa.Gli incendi in Sicilia, Calabria e Campania, sono evidentemente un problema cronicizzato, incancrenito, che è il risultato di un insieme di fattori molto diversi tra loro, difficili da mettere insieme: costruire una mappatura chiara delle dinamiche che portano alla distruzione di intere aeree naturali di queste regioni, è un po’ come tentare di mettere insieme i pezzi di puzzle diversi. Il quadro che ne esce non avrà mai una cornice definita.

LE RAGIONI ‘PIÙ SEMPLICI’ DEGLI INCENDI IN SICILIA, CALABRIA E CAMPANIA

Perché il sud brucia? Si tratta di una domanda emblematica, la cui risposta include numerosi fattori e ragioni differenti. Partiamo innanzitutto dalle cause ‘più semplici’ per comprendere perché divampano continuamente incendi al Sud:
- Campeggiatori poco attenti che accendono falò e poi li abbandonano non sapendo che la brace cova sotto la cenere per ore ed ore e il vento può riaccendere il fuoco in qualsiasi momento;
- Automobilisti che parcheggiano l’auto sull’erba secca: una marmitta arroventata in una giornata particolarmente afosa può innescare un incendio;
- Fumatori distratti che gettano il mozzicone di sigaretta fra le sterpaglie;
- Mitomani attratti dal fascino distruttivo del fuoco.
Tutto qui? Nemmeno per sogno….

I RESPONSABILI DEGLI INCENDI AL SUD

C’è poi tutta un’altra fetta di responsabili che riflettono le gravi malattie di cui il nostro Bel Paese è affetto: da un lato ci sono le mafie e dall’altra ci sono le guardie forestali e i politici. E poi ci sono gli agricoltori. Cosa c’entrano queste realtà tra loro?

I CONTADINI

Partiamo proprio dall’ultima categoria: in recepimento della normativa nazionale, gli enti locali hanno la facoltà di proibire i roghi di sterpaglie in determinati periodi dell’anno particolarmente a rischio per gli incendi. Chi viene sorpreso a dar fuoco alle sterpaglie rischia una multa non da poco. Allora cosa fanno molti agricoltori? Appiccano i roghi e si dileguano. Ma ogni tanto il fuoco supera i confini del loro podere causando disastri.

POLITICI E FORESTALI

Andiamo avanti ed entriamo nel cuore del problema: i politici locali da sempre vedono nelle guardie forestali un prezioso bacino da cui attingere voti elettorali: per assicurarsi i loro voti, solitamente offrono loro un contratto di lavoro stagionale. Quasi sempre i contratti vengono stipulati poco prima di una campagna elettorale. E non si parla di una manciata di voti, nelle regioni del sud infatti, soltanto in Calabria, si contano circa 10.500 addetti alla salvaguardia del territorio per una superficie di 6.500 km quadrati. Un numero spropositato, se si pensa ad esempio che in Canada, una delle nazioni modello non soltanto dal punto di vista economico, ma anche per la qualità di vita e l’assistenza, su un’estensione forestale di oltre 400.000 km quadrati, i Rangers sono circa 4.200. Facendo un rapido conto, in Calabria, ogni 191 abitanti c’è 1 forestale.
Da un dossier scottante, chiesto dal governatore della Sicilia Rosario Crocetta, è emerso che 3.500 addetti al controllo forestale hanno diverse, pesanti condanne sulle spalle: nello specifico di questi circa mille hanno sentenze per reati contro il patrimonio, compreso l’incendio doloso, 200 hanno reati contro la pubblica amministrazione, 600 contro la persona, più altre centinaia di condanne per reati legati all’amministrazione della giustizia. Un quadro surreale che è stato reso possibile dal fatto che per moltissimi anni, le guardie sono state chiamate in servizio a scatola chiusaNon veniva fatta alcuna selezione, né controllo per verificare eventuali incompatibilità. Poi chi può impedire che gli stessi forestali (infedeli e non professionalizzati) per dimostrare la propria utilità e pretendere la riassunzione, decidano di appiccare incendi, per poi provvedere prontamente a domarli?

LA MAFIA

E dopo questo lungo preambolo andiamo al cuore del problema: i mafiosi sono i responsabili della maggior parte dei roghi che devastano i nostri boschi. I motivi per cui i mafiosi appiccano i roghi sono almeno 3:
- riaffermare il proprio dominio sul territorio
- avere aree edificabili
- ritorsione contro chi (istituzioni o privati) si oppone ai suoi scopi criminali.
La mafia ha tutto l’interesse a bruciare boschi per poi avere nuove aree su cui edificare. Le autorità hanno iniziato a capire che l’unico modo per impedire che le aree verdi vengano consumate dagli incendi è istituire un catasto degli incendi boschivi che vincoli le aree interessate per un certo numero di anni. Alcuni comuni pongono un limite di 10 anni per la costruzione nelle aree devastate dalle fiamme, ma è troppo poco considerando che per..........