mercoledì 30 giugno 2010

La parrocchia di San Nicola di Bari ci invita ad......... un'estate con Gesù


                                                     



Un’estate con Gesù…


Carissimi,

“un’estate con Gesù” è il titolo della nuova iniziativa che interesserà la nostra comunità di Sellia. Di che cosa si tratta? L’uomo, di per sé è una creatura limitata, finita, piccola, piena, molte volte di fragilità e debolezze e anche se pensa tante volte di essere forte e imbattibile, ad un certo punto sperimenta il fallimento. Lo si voglia o no, ogni uomo ha bisogno di Dio, in qualsiasi modo esso lo chiami. “Un estate con Gesù”, allora sarà proprio un’estate da vivere insieme a Gesù. Come? A partire da lunedì 5 luglio, ogni mattina dalle 6,00 alle 7,00 ci sarà un’ora di Adorazione Eucaristica completamente silenziosa (nessuno dovrà disturbare l’altro mentre prega) e alle 7,00 poi sarà celebrata la Santa Messa per tutta la comunità.

Ci alterneremo con le settimane: la prima settimana ci ritroveremo nella Chiesa di San Nicola, la seconda settimana, invece, ci sposteremo nella Chiesa della Madonna, della Neve per garantire a tutti questa bella esperienza e poi ancora a rotazione.

Perché quest’orario? Anche se d'estate, molti continueranno a lavorare, allora questa iniziativa vuole essere, anche una possibilità offerta a tutte queste persone di iniziare la giornata in modo nuovo, con la benedizione di Dio, poi perché è bello porsi sotto la protezione di Gesù, già fin dal mattino.

Sia ben chiaro questo: nessuno prenderà le presenze. Dovrà essere un’esperienza libera e spontanea. Magari uno ha il tempo solo per dire una “Ave Maria”, allora verrà in chiesa per dire quella preghiera, un altro avrà più tempo e resterà il tempo che vorrà. Sappiate che io ci sarò ogni mattina, lì presente per voi tutti e eleverò la mia preghiera per voi tutti e metterò tutte le vostre vite nel calice di Gesù. I più grandi santi hanno vinto tutte le loro battaglie con la preghiera. Vi sto donando una grande possibilità di crescita spirituale. Chi può non se la lasci sfuggire.

Altra grande novità: per tutta l’estate fino a cambio orario faremo così:

Da lunedì a domenica (compreso) ore 6,00 Adorazione eucaristica – ore 7,00 Santa Messa.

Da sabato 10 luglio fino alla fine dell’estate la Santa Messa sarà celebrata alle ore 19,00 nella chiesa della Madonna della Neve.

Da domenica 11 luglio la Santa Messa delle 11,15 nella Chiesa di San Nicola sarà celebrata alle 19,00. (Comunque quelle delle 7,00 di domenica mattina sarà valida come Messa domenicale).

A tutti BUONA ESTATE

Don Francesco Cristofaro

martedì 29 giugno 2010

Mappa dei frantoi nel centro storico di Sellia all'inizio del secolo scorso

Sellia all'inizio del secolo scorso era un grande paese di oltre 2500 abitanti. Tanti erano i frantoi che ricadevano nel centro storico, esattamente 15; in nessun altro paese del circondario troveremo una così florida attività nella trasformazione delle olive. Il nostro olio era il migliore, il più decantato,il più venduto fuori da Sellia. Esso portava (quando c'era a carrica de l'olivi) un certo benessere economico, garantiva lavoro a quasi tutti i suoi abitanti. Vediamo seguendo la cartina numerata dove esattamente erano ubicati questi 15 frantoi
Per ingrandire l'immagine clicca quì o sulla foto.
1
_Di mastru Rinardu (Cosco)
era il primo frantoio, prima dell’entrata della “portabella”
2-Di don Micu subito dopo i primi gradini della portabella a salire. Insieme a quello di mastru Rinardu che era posizionato 30 metri più sotto, cercavano di attirare nei propri frantoi soprattutto le persone che raccoglievano le olive nelle varie zone a sud  Serri  erbara,maronacu,maria,ecc..
3-Di Placidi. Situato a metà portabella ecco il frantoio che si è man mano evoluto essendo stato il primo a gasolio, il primo a corrente.
4-Di Mannarinu vicino l'ex putica e Annina sino agli anni '80 si poteva osservare il rudere con all’interno la macina , poi…...
5-Di Fittante dopo passato ai Cirillo. Si trovava di fronte la farmacia, è quello che ha funzionato sino alla fine degli anni '70, uno dei più antichi che si è evoluto con nuovi macchinari con l’avvento della corrente
6-Du ppernu abbiamo avuto modo di ammirarlo durante l’ultima sagra. Si chiamava così perché era molto piccolo, e lavorarci con tutto quel calore, vapore, sembrava di stare in un inferno.
7-Du Mileri era posizionato a 30 metri salendo dalla parte opposta di quello du ppernu
8-Di Fratti. La sua posizione era dove si trova la casa della buonanima di mastru Rosaru.Uno dei pochi che lavorava giorno e notte
9-Don Rafeli zona Sant’Angelo. Il frantoio che da un po’ di anni si può visitare durante la sagra e che vediamo spesso nelle foto che la pubblicizzano
10-Di Corei. Era uno dei frantoi più attivi, avendo "a numinata" che i punti prendevano bene. Dopo un periodo di inattività Don antoni riprese la tradizione con un nuovo frantoio nella parte nuova di Sellia il quale rimane l'unico in attività anche se non in maniera intesa passato di mano da diversi anni sotto nuova gestione. 
11-Du baruna. Era il più grande, lavorava a ciclo continuo, nel suo deposito venivano cuscoditi quintali  e quintali di olio pronti per il trasporto nelle varie aziende. Si trovava vicino l'attuale  Croce dell'Ascensione sotto il castello. Dopo l'alluvione le immense vasche dei separatori,e le cisterne rimasero sospesi nel vuoto per alcuni anni.
12-Don Peppi zona Ruscia. Era uno dei frantoi più comodi, rimasto in attività sino a metà degli anni 70
13-Di Placidi zona Ruscia, più sotto di quello di don Peppi. Dopo l'alluvione il frantoio dei Placida alla portabella (il quale non aveva subito alcun danno) risultava poco comodo e di difficile accesso causa la ripida scalinata. Si costrui il nuovo proprio sulla strada ma rimase in funzione per un breve periodo.
14*-Di monaci. Di questo e del prossimo si hanno poche notizie, era situato vicino il monastero di Santa Maria delle Grazie ed era usato quasi esclusivamente per le olive dei tanti terreni della Chiesa di Sellia.
15*Du povaromu. Era situato vicino la casa baronile, ed era così chiamato perchè il titolare era  un pover'uomo che ebbe la fortuna di avere il frantoio dopo una scommessa vinta ad un nobile del posto.

Un lavoro di recupero alla riscoperta della nostra identità. Abbiamo con precisione dislocato i vari frantoi che erano situati nel borgo prima del rovinoso alluvione del 1943; alluvione che segnò in modo irreparabile il futuro di Sellia, con ferite ancora aperte. Prossimamente andremo ad vedere le varie attività commerciali all'interno del borgo sempre prima del'alluvione, rimanendo positivamente stupiti per i tanti negozi, segno di un certo benessere più superiore rispetto a tante realtà vicine a noi.

lunedì 28 giugno 2010

Dizionario dialettale Selliese (lettera H)

Il suono h°si trova soltanto nei dialetti della Calabria meridionale, in modo particolare nell'ismo della provincia di Catanzaro . Corrispondente generalmente al h arabo al x greco (dinnanzi alla a ) e al h del antico francese. Nella Calabria meridionale passa facilmente in f ,mentre nei dialetti della Calabria settentrionale si riduce in c.Difficile trovare altri vocaboli senza cadere nell'errore di proporne qualcuno che inizi con la lettera A.J.C

domenica 27 giugno 2010

Sellia Marina:l'assessore Cosentino cerca di rassicurare la comunità dopo la giusta decisione che riassegna località "don Antonio" al comune di Sellia

Cerca di ostentare sicurezza l'assessore all'urbanistica Giuseppe Cosentino. "Voglio assicurare (dice in un comunicato stampa)tutto il mio interessamento alla vicenda sia da un punto di vista amministrativo che legale,avendo ereditato il contenzioso tra i due comuni che risale nel 2003". Data in cui il comune madre di Sellia si è finalmente svegliato da un lungo letargo, rivendicando giustamente il diritto di proprietà della zona a mare denominata "don Antonio" la quale prima della divisione e la successiva nascita del comune di Sellia Marina avvenuta nel 1956 era proprietaria del 70% del territorio attualmente ricadente nel comune di Sellia Marina. Ritornando all’oggetto del contendere tra i due comuni bisogna precisare che proprio dal 1956 nessuno degli enti preposti Regione,Prefettura ecc.. hanno mai preso una posizione per decidere sull'assegnazione del fondo, tanto che alcuni lidi pagavano le varie concessioni anche al comune di Sellia. Nel 2003 finalmente il comune di Sellia prende la strada della giustizia civile che con giusta sentenza numero 1108/2010 firmata dal giudice Dott.Luca Nania ristabilisce chiarezza sul fondo conteso riassegnandolo al comune di Sellia difeso dall' avvocato D. Verbano riscontrando che sino ad oggi nessun atto valido assegnava il fondo al comune di Sellia Marina e che dunque sia giusto  ritorni al comune che l'ha posseduto in forma legittima sino al 13-12-1956 data di nascita del comune di Sellia Marina che a partire da quella data mai ha regolarizzato con atti concreti il passaggio del terreno denominato "Don Antonio" nel suo territorio comunale.

sabato 26 giugno 2010

Ti seguirò ovunque tu vada. ( Vangelo di domenica 27.6.2010)

Vangelo
“Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio. Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio”.
Amico ora ti chiedo: Hai mai pensato di voler seguire seriamente Gesù in questo suo stupendo viaggio di amore per noi? Hai mai pensato di imitare la sua carità, compassione, pietà, perdono, misericordia, verità, santità, grande umiltà ed ogni altra virtù? Hai mai pensato di offrire al Padre nostro la tua vita per farne un sacrificio di redenzione del mondo? Hai mai pensato che seguire Gesù con la totalità della tua vita è l’unica cosa vera per te? Hai mai pensato che Gesù si può seguire in un solo modo: senza porgli alcuna condizione, ma mettendo interamente la tua vita nelle sue mani, nella sua volontà, nei suoi desideri?
Amico ora ti dico a cosa ho paragonato io la Chiesa: Per me, nessuno si scandalizzi, la Chiesa, è diventata come una “bettola”. Che cos’è una bettola? È il luogo dove uno entra ed esce quando e come vuole per bere una birra, un bicchiere di vino, fare una giocata a carta. La chiesa è questo: una bettola che ognuno usa come vuole, quando vuole, a momenti, a piacere. Quando si ha bisogno della chiesa si entra nella bettola, quando non si ha più bisogno si esce. Quando si ha bisogno la Chiesa è Madre e tutti l’amiamo, quando non si ha bisogno la chiesa è una grande prostituta (nessuno si scandalizzi vi prego anzi si faccia un esame di coscienza).  
Amico ti voglio dire: ama di più la Chiesa, diventa anche tu un po’ di più chiesa. Anche tu sei Chiesa di Cristo. Che immagine dai all’altro del tuo essere Cristiano? povero Gesù, perché sei morto per noi se poi noi neanche te ne siamo riconoscenti. Ti bestemmiamo, imprechiamo contro il tuo nome santo, sputiamo sul tuo corpo che è la tua Chiesa, sui tuoi figli e nostri fratelli che li hai pagati a prezzo di sangue. Dobbiamo cambiare un po’ più tutti. Non si può continuare così.
Amico prego e ti auguro che tu sia un bravo cristiano, un buon cristiano, un santo cristiano
                                                Don Francesco CRISTOFARO

venerdì 25 giugno 2010

In viaggio da Sellia verso la Sila ......e ritorno. (ottava ed ultima parte )

Ormai eravamo vicini, mancavano si o no 10, 15 minuti. Era stato un viaggio molto avventuroso pieno di colpi di scena certo non avevamo incontrato i tanto temuti briganti, ma chi lo sa forse nel prossimo viaggio. Avrei tanto voluto vedere i loro volti cattivi, le loro tante decantate barbarie, ma ora ero stanco, mi si chiudevano gli occhi non aspettavo altro che abbracciare mamma, dare un bacetto alla sorellina e poi via a letto..ah! il letto, quel morbido letto di crino profumato. Eccoci all'ultimo tratto della ripida salita prima di intravedere Sellia, quando ad un tratto due figure escono da dietro una curva, mamma che paura! ma per fortuna sono solo due monaci con il cappuccio in testa, forse diretti a San Pietro a pregare la Madonna della Luce. Si fermano a parlare con zio mentre papà mi indica alcuni fiori dicendomi di andare a raccoglierli per darle in regalo alla mamma; corro, bel pensiero papà, poverina mamma, non voleva che facessi questo viaggi e come darle torto?! Quando le racconterò tutto ciò che ci è capitato, non crederà alle proprie orecchie. Mi girai e notai una cosa strana,insolita zio stava parlando in modo molto confidenziale assieme a papà con i due monaci che c'è di male direte voi! Ma come? se zio era allergico ai preti,monaci,sacerdoti ed affini tanto da rimanere sempre in una giusta distanza di sicurezza per non aumentare la sua allergia verso la Chiesa? Ritornai piano piano cercando di capire di che cosa parlassero, ma ormai i due monaci si incamminarono verso la discesa mentre papà mi mise in groppa all'asinello con i fiori appena raccolti. Eccoci "sutta u ponta" mi sentivo più al sicuro". Zio mi fece scendere raccomandandomi di non dire neppure una parola dei vari pericoli incrontati durante il viaggio, altrimenti sarebbe stato il mio primo e ultimo viaggio, perchè mamma non avrebbe più permesso di portammi con loro, "ti raccumannu" annuì papà "quetu quetu". Vabbè tanto i cosidetti briganti "mancu l'amu ncuntrati" "Sei sicuro?" Disse papà: "E pensare che considerandoti un ragazzino sveglio avevo pensato che ..." "...Ho capito i due monaci quelli erano i briganti!!"............... Fine?

giovedì 24 giugno 2010

In viaggio da Sellia verso la Sila..........e ritorno (settima parte)

Si creò un trambusto, un casino (scusate l'espressione ma rende molto l'idea) i borboni restarono per alcuni secondi immobili,imbambolati
mentre dalle case che sino a un secondo prima sembravano dissabitate uscirono persone, tanta, tantissima gente (non immagginavo che Albi era così grande) che si mise ad inveire contro i due borboni; i contadini che non capivano cose stesse succedendo, si misero a correre di nuovo verso i campi mentre i borboni pensando che erano loro i briganti si misero a rincorrere i contadini, mentre la gente,sempre più tanta gente buttava addosso ai due di tutto anche le nostre patate (insomma come detto prima un casino). "No le patate no!" disse papà mi prese mi mise subra u cicciu e piano piano,ma molto in fretta ci allontanamo da Albi. Zio sicuramente controvoglia, sono certo che "li chiurianu forta i mani" avrebbe pagato per partecipare al pestaggio dei 2 borboni ma anche per la mia sicurezza, controvoglia seguì papà. In pochissimo tempo raggiugemmo San Pietro dove papà senza più pensare che i borboni ci avrebbero potuto seguire, si fermò per ringraziare la Madonna della Luce dei vari pericoli scampati, anch'io scesi a pregare la Madonnina, e se all'andata l'avevo guardata con diffidenza perchè io volevo bene solo alla nostra Madonna del Rosario, adesso mi era più simpatica. Dissi a papà di regalare un pò di patate al priore della Chiesa in offerta alla Madonna. Zio che ci aspettava con i due ciucci a debita distanza dalla Chiesa non era d'accordo ma bastò un mio tenero sguardo per prenderle proprio dal suo "ciuccio"apostrafando:"Quasi,quasi mi fazzu previta ca accusì mangiu vivu e dormu ari spalli e l'atri".Ripartimmo per Sellia ormai pochi chilometri ci separavano da casa mi mancava assai ritornare tra le mura del mio paese,io che avevo fatto di tutto per il viaggio ora volevo solo andare a casa e ormai eravamo veramente vicini a Sellia..........continua (fine settima e penultima parte)

mercoledì 23 giugno 2010

In viaggio da Sellia verso la Sila.........e ritorno (sesta parte)

I borboni erano molto diffidenti perchè, (si parlava spesso dell'unità d'Italia che avrebbe portato libertà, sviluppo, dignità per la popolazione Meridionale da sempre vittima del prepotente, del conquistatore di turno. Purtroppo come sappiamo benissimo quest'Unità d'Italia alla fine l'abbiamo subita diventando la manovalanza per il ricco nord d'Italia, mentre il sud divenne libero si, libero di rimanere povero,depredato,umiliato dai ricchi del nord....ma questa è un altra storia non voglio farvi uscire fuori dai binari del racconto). Dove eravamo rimasti?... ah si, i Borboni, belli con la divisa che rassomiglierà molto a quella dei carabinieri. Era un posto di blocco vero e proprio,intorno non si sentiva neanche un uccellino cantare, i "Iarbisi" erano dentro le loro case, Albi aveva una brutta nominata di ospitare, aiutare i briganti. "Cosa trasportate?" Ci disse uno alto e magro "comu nu spitu" zio stava già reagendo a modo suo ma fu subito fermato prontamente da papà, erano armati e certamente non ci avrebbero pensato due volte a sparare alla minima provocazione. "Portiamo patate" disse fermamente papà "veniamo dalla Sila, stiamo rincasando a Sellia" "Ve li dobbiamo sequestrare, non si possono trasportare viveri oltre al fabbisogno familiare,avete pagato il dazio? avete una bolla che vi autorizza a vendere patate?" "ma noi non vendiamo patate sono per le nostre famiglie, ci aiuteranno a tirare durante il rigido inverno che oramai è alle porte". "Bene" ribattè "visto che oggi voglio essere buono prendete due chili a testa e andatevene subito. "Due chili a testa? ma perchè? Noi abbiamo baratato un pò di ficu tosti (raccolti ed assecati) saranno il nostro nutrimento per quest'inverno". "Appunto, due chili vanno benissimo per passare un inverno da pezzenti, da morti di fame puzzolenti che siete". Zio stava diventando sempre più nero dalla rabbia, capivo che stava per succedere qualcosa di irreparabile, loro erano armati, senza alcun scrupolo. Da poco lontano vedevo alcuni contadini che con la zappa sulle spalle rientravano dai campi, non so come mi passò dalla testa ma mi misi ad urlare,urlare fortissimo: "i briganti arrivaru i briganti!" ..........continua (fine sesta parte)

martedì 22 giugno 2010

In viaggio da Sellia verso la Sila..........e ritorno (quinta parte)

Mi sistemarono ben seduto sull’asino dello zio “Mi pari nu papa” disse un vecchietto con la pipa, il quale raccomandò di non prendere "accurciaturi" ma di camminare sulla via principale perchè diverse persone erano state oggetto di feroci attacchi di balordi senza scrupoli, che depredavano tutto quello che trovavano “U ni l’averra potutu dira prima?”Disse in modo ironico papà. Partimmo proprio mentre un timido sole sorgeva dietro la vallata, io avevo molto freddo, papà mi mise sulle spalle la sua giacca; prima di sera dovevamo essere a Sellia per non rischiare altre brutte sorprese, si camminava speditamente anche perché dopo una breve salita la discesa ci avrebbe accompagnato sino all’Arsanisi. Dopo alcune ore ci fermammo proprio sopra Albi, i ciucci si ristoravano bevendo acqua freschissima dentro "nu viveri" mentre papà prese la giacca per prendere il suo inseparabile pettinino, si lavò la faccia, e si bagnò i capelli togliendosi un bel po' di polvere dai pantaloni. Zio invece a tutte "sti civilezze" per apparire più in ordine non gli interessavano, aveva la faccia nera non so se dovuto ad una sporcizia ormai consolidata oppure alla sua carnagione tipica di saracino da Sellia, non mi interessava più di tanto,nè mi sarebbe passato mai per la testa di domandarglielo, conoscendo già la risposta "purtroppu ormai signu spusatu nu aiu d'apparira bellu ppe nessunu". Entriamo ad Albi, piccola cosa rispetto a Sellia, ma era sicuramente il paese più grande che avevo visto durante questo mio primo viaggio, papà e zio iniziarono subito ad aumentare il passo guardando sempre dietro, io avrei voluto fermarmi un po' per vedere la Chiesa, ma zio subito mi ammonì "sempra a ri Chiesi pensi, va a finira cca mi diventi nu monachellu" neanche il tempo di finire la frase che due borboni in divisa ci intimano di fermarci. (fine quinta parte)......continua
Commenti chiusi rimandati all'ottava ed ultima parte del racconto.

lunedì 21 giugno 2010

In viaggio da Sellia verso la Sila (quarta parte)

Riprendiamo il cammino speditamente, dovevamo essere in Sila prima che facesse buio, non avevamo mangiato niente, ed io dopo aver svuotato per la paura anche la parte più remota dell’intestino avevo ancora più fame di prima, ma non potevamo fermarci, la notte era vicina e ogni cosa diveniva più rischiosa soprattutto “cu nu cotrarellu e decianni appressu”, i due asini erano stanchi, camminavano sempre più piano, ed io ero stanchissimo malgrado ero sempre seduto "subbra u ciuccio" di Zio,ero stanco ,si stanchissimo ed avevo fame ma nè papà, nè tanto meno zio (che camminava sempre avanti), ed io forse anche per la fame lo vedevo e non lo vedevo ,ascoltavano le mie lamentele. "Siamo arrivati!" esclamò zio, no, non potevo crederci, eravamo arrivati,ma dove? Non vedevo nessun paese, certo, i pini da un po’ avevano dato il posto ad un immensa spianata,ma il paese? le luci delle case? Io vedevo solo buio, buio pesto; ma nel buio che si faceva sempre più fitto, sbucò dietro ad una piccola salita un casolare enorme, dei cani iniziarono ad abbaiare forte ma appena annusarono zio si calmarono subito, da dentro il casolare uscirono due,tre cinque….forse dieci persone tanto che pensai che un intero paese abitava nel grandissimo casolare. Si salutarono con tutti in modo confidenziale mi fecero scendere dall’asino,mettendomi addosso un grande mantello, faceva freddo, un freddo invernale,appena fui dentro sentii un delizioso profumino che la mia completamente svuotata pancina fece un rumore forte, secco, tipo l’eco dentro una caverna, mangiai tutto velocemente, erano delle patate bollite schiacciate con verdure di campo, non avevo mai mangiato delle patate in vita mia o almeno non così buone. Papà e zio erano seduti vicino ad un enorme camino acceso con molte altri anziani intorno,mi misero a letto dicendomi che domani saremmo partiti all’alba per il viaggio di ritorno a Sellia. Non avevo neppure dormito 5 minuti che zio mi sussurrava di alzarmi perché dovevamo ripartire,ma come obiettai "se mi sono appena addormentato?" "dormi dalle 9 di ieri sera ora sono le 5.30 su alzati ometto". Fuori era ancora buio, vedevo papà che stava controllando il nuovo carico che sistemava accuratamente sui 2 asinelli, patate tante piccole rosse patate che aveva abilmente barattato con i ficu tosti portati da Sellia sino in Sila.
Commenti chiusi rimandati all'ottavo e ultimo post del racconto

sabato 19 giugno 2010

Prossimamente sul blog Selliaracconta .............

Si avvicina l’estate ma il blog selliaracconta anche durante il periodo estivo rimarrà aggiornato grazie anche a due collaboratori che mi daranno una mano. Intanto proprio in questo periodo sarà inserita una mappa dettagliata dei vari “trappiti” dislocati sul territorio Selliese durante gli anni 30/40,un lavoro di ricerca alla riscoperta dei tanti frantoi presenti nel centro storico e non poteva essere altrimenti visto che l’olio d’oliva rappresentava la fonte primaria di lavoro,di guadagno della quasi totalità dei Selliesi. In questa mappa inseriremo su un foto panoramica di Sellia dei numeri ad ognuno dei quali corrisponderà un frantoio con annesso qualche curiosità su di esso. Sarebbe bello far conoscere questa mappa durante la sagra dell’olio d’oliva facendo conoscere le nostre peculiarità nella trasformazione delle olive, unica in tutto il circondario. Un'altra mappa ancora da ultimare riquadrerà i vari negozi,putiche, ecc… presenti nel borgo sempre negli anni trenta/quaranta. Mentre per la mappa dei frantoi sarà precisa nel numero e nel posto dell’ubicazione del locale, per quanto riguarda i negozi il lavoro diventa più difficile perché molti di essi avevano vita breve, oppure venivano aperti in alcune circostanze particolari comunque cercheremo di far conoscere i tanti negozi, frutto anche di un certo benessere un po’ più elevato rispetto ad altre realtà vicine a noi. Altro lavoro riguarderà nel cercare di individuare quante e dove erano ubicate le Chiese. Sappiamo con certezza che esse erano 5, più il convento, almeno sino al 1700. Altri lavori riguarderanno il recupero di alcuni mestieri ormai sconosciuti come per esempio “u carcaru“ veniva chiamato così il lavoro certosino e difficile di estrarre la calce da alcune cave di pietre soprattutto dal timpone di Pergulaggi. Tanti i racconti che aspettano di essere trascritti sul pc, come il racconto "In viaggio da sellia verso la Sila ……. e ritorno" che termineremo in questo mese, il prossimo racconto dal titolo “Portabella penninu” sarà pubblicato sul blog subito dopo l’estate. E poi ancora tante curiosità, aneddoti, particolari storici, ricerche sui libri che parlanno di Sellia che purtroppo rimangono sempre avare, e poi............

venerdì 18 giugno 2010

Sellia: la consulta giovanile festeggia il suo primo anno di attività




Un anno,il primo anno pieno di lavoro per la consulta giovanile di Sellia. Nata nel mese di giugno del 2009 si è subito contraddistinta per la sua voglia di aggregare,coinvolgere la comunità nelle tante manifestazioni che l’hanno vista protagonista in positivo. Tanti giovani con a capo il presidente Domenico Salerno che quotidianamente operano nel territorio Sellia. In occasione del  loro primo compleanno la consulta organizza  una super festa per il 27 Giugno 2010 dove si esibiranno 2 gruppi musicali rock i Darmage, e subito a seguire i Meet for dogs .Durante la serata fagiolata con salsiccia e vino locale,alla fine l’immancabile torta e spumante seguiti dai colorati fuochi d’artificio. Insomma una serata da non mancare assolutamente per festeggiare assieme ai dinamici ragazzi della consulta Selliese il loro primo compleanno ,nella consapevolezza che la strada da percorrere insieme ancora e tanta  è spesso in salita ma sicuramente non si perderanno d’animo mettendo in pratica il loro motto:Il nostro impegno è la vostra  forza
TANTI AUGURI A TUTTI I RAGAZZI DELLA CONSULTA GIOVANILE
 BUON COMPLEANNO   DA           SELLIARACCONTA

giovedì 17 giugno 2010

In viaggio da Sellia verso la Sila (terza parte )

Dopo un po’ ecco Vinculisi ,se a San Pietro c'erano tre case e nu furnu, a Vinculisi le case erano due e senza furnu;
ed io che pensavo di visitare,attraversare grandi paesi lungo il tragitto che ci portava in Sila:Papà ancora una volta si sistemò bene i capelli ed entrò nella piccola Chiesa. Io non volevo entrare nella paura che ci sarebbe stata sull’altare un altra Madonna diversa dalla nostra “chi mi stai diventannu saracinu comu ziuta?” mi ammonì papà, diffidente entrai, la curiosità era tanta. Questo è Santu Simuna protettore di Vinculisi ;a Sellia non ricordavo nessuno con questo nome, rimasi molto colpito dalla statua molto reale, particolare, ma nello stesso tempo pensai alla statua del nostro protettore San Nicola con quello sguardo magnetico, non potevi raccontargli bugie quando ti rivolgevi a lui; io spesso parlavo in modo confidenziale con San Nicola quasi come ad un nonno,quel nonno che non avevo mai avuto. Si riparte, vicino si intravedeva Albi ma non lo avremmo attraversato per paura di essere bloccati dalle guardie borboniche che sequestravano tutto, erano diventati ancora più prepotenti da quando si respirava forte l’aria dell’arrivo dei Piemontesi che ci avrebbero liberato da questi infami oppressori (o almeno così doveva essere,così pensavamo…ma non andò proprio  in quel modo. Ma questa è un'altra storia,continuiamo la nostra) salimmo “da naccurciaturu” ripido e subito dopo l’ambiente cambiò, non più ulivi, ma pini tanti tantissimi pini, mi girai nel tentativo di poter vedere Sellia ma non si intravedeva più. La temperatura si fece rigida, io ero ben seduto “subbra u ciuccio" di zio mentre papà si teneva dalla coda del nostro asinello, zio invece era più avanti, camminava con passo spedito con un grosso bastone tra le mani che certo non gli serviva come sostegno nella ripida salita. Avevo fame,avevo sete lo avevo ripetuto minimo dieci volte ricevendo sempre la stessa risposta :"tra poco ci fermiamo" ,mentre mi preparavo per ripeterlo per l’undicesima volta, dalla fitta boscaglia uscirono di scatto due loschi individui afferrarono mio zio che si trovava sempre più avanti di noi facendolo quasi cadere per terra, dico quasi perché non so come in meno di un secondo furono i due a trovarsi rovinosamente a terra mentre zio sferrava dei colpi con il bastone che ora capivo a cosa gli serviva; papà mi fece subito nascondere dietro un albero facendomi segno di stare zitto, di non fiatare; subito dopo un altro individuo uscì come dal nulla bloccando zio con un coltello alla gola e minacciando papà di non fare un passo falso. I due intanto che erano per terra si alzarono un po’ ubriachi per i colpi ricevuti col bastone, io quasi non respiravo, dalla paura mi faceva male la pancia. Uno, sicuramente il capo, andò a frugare per vedere cosa trasportavamo, assaggiandone una disse: "da dove venite?" "Da Sellia" rispose papà, riprese: "ma certo! cu tutti si ficu tosti e duva potianu venira? Sti mangiaficu da Sellia!" Non chiedetemi come ha fatto perché ancora adesso che sono passati tanti anni non lo saprei spiegare, tutto avvenne in un attimo i due si ritrovarono a terra mentre il terzo con il coltello si ritrovò senza coltello volato via da un forte colpo di bastone, zio lo sollevò per il collo dicendogli “mangiaficu si, fissi no!” Per spavento ero andato a concimare qualche pino per la forte emozione. Io ero sicuro che avevamo sconfitto una banda dei famosi banditi della Sila, papà invece replicò che si trattava di tre “sciancati chi nu sapianu arrobara mancu i gallini ammasunati” Zio annuì per approvare quanto detto; e se lo diceva lui,tra le altre cose era stato arrestato per ben due volte dai borboni la seconda per un forte sospetto di essere il capo della banda di Sellia i quali avevano rubato il figlio del barone, facendo balzare il tranquillo paese Sellia agli onori della cronaca del tempo,tanto che nei paesi vicini tutti erano increduli: come a Sellia? ccà illi su tutti queti queti,bonazzuni, no ppe nenta su manciaficu. Ecco perchè zio si era così arrabiato, non gli andava giù questa nominata. Fine terza parte.
N.B: Commenti chiusi, ci ritroveremo all'ottava ed ultima parte del racconto per raccogliere i vostri preziosi giudizi in merito al racconto.

mercoledì 16 giugno 2010

In viaggio da Sellia verso la Sila (seconda parte)

Papà si mise a posto la giacca,
controllò che il suo inseparabile pettinino da taschino era presente nella tasca all’interno della stessa, altrimenti sicuramente non sarebbe partito, papà era sempre ordinato, mai un capello fuori posto; la sera quando rientrava a casa dopo una giornata di duro lavoro nella campagna era sempre in perfetto ordine camicia, giacca e capelli sempre in perfetto ordine. Zio scherzava sempre per questa sua mania dell’apparire: sempre pulito, sempre in ordine. Papà rispondeva” pezzenta si ma fetenta mai”; andavano molto d’accordo, papà e zio si capivano con lo sguardo, da sempre si aiutavano a vicenda dividendosi sempre tutto. Zio mi sistemò sul suo asino “bellu sedutu a mezzu u mastu comu u rè”, attraversammo il paese uscendo da sutta u ponta, malgrado l’ora già tutti o quasi erano svegli, ognuno si apprestava a svolgere il loro lavoro alla ricerca quotidiana del cibo per sfamare la propria numerosa famiglia. Avremmo camminato per tutta la giornata approfittando del tempo nuvolo ma per fortuna senza una goccia d’acqua. Dopo circa tre quarti d’ora arriviamo a San Pietro, appena vicino la Chiesa, papà mi fece scendere mentre zio fa abbeverare gli asini, noi andiamo un minuto a salutare la Madonna della Luce, bellissima, era messa sopra l’altare io osservavo ogni piccolo dettaglio, sino ad un minuto prima ero sicuro che nel mondo c’era solo la Madonna del Rosario e forse anche l'Immacolata, io Rosarianta dalla nascita sempre in disputa “cu i Mmaculatisi” mi veniva difficile pensare una Madonna della Luce, bella si,bellissima ma non così bella come la nostra piena di angioletti, 12 per l’esattezza con quei boccoli,con quello sguardo,no! La nostra è molto più bella, il priore della Chiesa mi donò un’immaginetta, è quasi come se avesse capito ciò che pensavo disse: la Madonna è sempre una, siamo noi poi che le diamo tanti titoli,(rimarcando quasi con invidia) a Sellia infatti ne avete tre:L’Immacolata,quella del Rosario,e la Madonna della Neve. Papà diede un bel po’ di ficu tosti al priore,zio non approvò dicendo “e stu passu a ra Sila arrivamu dopu nu misa e senza nenta “ iniziammo una ripida salita da lontano si intravedeva Sellia, si vedeva il retro della Chiesa del Rosario com’era bella Sellia vista da lontano già mi mancava e non erano passate neppure due ore del nostro viaggio
Commenti chiusi per questo racconto rimandati all'ottavo e ultimo capitolo 

martedì 15 giugno 2010

In viaggio da Sellia verso la Sila (Prima parte)

La mattina ci alzammo presto, era ancora buio,mamma aveva già preparato la colazione: un po’ di latte appena munto di capra e dei “pezzuni di pane tostu”. Papà era fuori a preparare l’asino sistemando “u mastu”riempiendo a “vertula” del stretto necessario per il viaggio ma soprattutto riempiendo i due fiscini di “ficu tosti”: la preziosa merce di scambio da portare sino in Sila. Tutto era pronto, dovevamo partire, ci aspettava un viaggio lungo e faticoso ma anche molto pericoloso per i tanti briganti che infestavano soprattutto la zona presilana. Ma non si poteva partire se prima non si andava a messa. Ogni mattina il prete più giovane diceva la messa dell’aurora  malgrado l’ora la Chiesa era sempre piena, quasi tutti prima di recarsi ai campi o intraprendere qualsiasi attività andavano a messa. Mio zio rientrava tra quei pochi che in Chiesa non c’entrava quasi mai, aveva sempre qualcosa da ridire contro i preti e veniva sempre richiamato da mia madre che era la sua sorella minore; lui rispondeva sempre che non poteva farci niente, era semplicemente allergico. Mio zio era un omone enorme con delle mani callose che quando mi prendevano in braccio mi sentivo più piccolo, più basso di quello che ero; ma era buono, buono come il pane.Sposato con una” forestera” (cioè non di Sellia) non avevano avuti figli e forse anche per questo mi voleva molto bene, un bene enorme, grande quanto lui. Anche zio veniva con noi, arrivò con il suo asino pronto per il viaggio stracolmo di ficu..Era il mio primo viaggio, la mia prima volta fuori Sellia; mia mamma non voleva, ma io avevo tanto insistito che alla fine forse anche per non sentire sempre la mia stessa tiritera papà disse di si. Ero elettrizzato per la mia prima avventura, chissà quante cose nuove avrei visto: paesi, paesaggi ecc.. avevo 9 anni ma compiuti da un pezzo, insomma ero ormai grande,alcuni miei amici con la propria famiglia erano partiti alla ricerca di una vita migliore fuori dal paese, altri non venivano a scuola e lavoravano già nei campi, io invece dovevo andare a scuola che in tutta onestà non mi piaceva, io volevo fare il pastorello, oppure l’esploratore,lo so sono due cose diverse, o forse no? Ma papà diceva che io dovevo studiare: lo studiare è importante, tu devi diventare qualcuno non come me che per firmare so fare a mala pena una X tremolante. Finalmente si parte, papà baciò mamma e dette un tenero bacetto alla mia........

lunedì 14 giugno 2010

Premessa al racconto in 8 capitoli da titolo "In viaggio da Sellia verso la Sila.....e ritorno

Inizieremo domani ad inserire in 8 parti un racconto scritto tempo fa dopo averlo ascoltato da un parente di Sellia il quale mi descrisse con novizia di particolari un interessante episodio tramandato da suo nonno, subito mi sembrò una trama ideale per farci un film d’avventura. Il suo titolo è “IN VIAGGIO DA SELLIA VERSO LA SILA…. E RITORNO” narra la storia di un viaggio, il suo primo viaggio di un bambino di circa 10 anni che insieme al suo papà e suo zio partono con i due asinelli carichi di “ficu tosti” diretti in Sila dove li baratteranno con delle patate. Durante il viaggio incontreranno diversi pericoli dovuti all’epoca in cui il racconto si svolge, siamo infatti all’imminente spedizione dei mille che ci porteranno dal regno delle due Sicilie, con la dominazione dei borboni ,all’annessione del regno d’Italia il quale veniva visto,veniva atteso come la panacea di tutti i problemi del Meridione, purtroppo non fu così perché oltre ad un po’ di libertà apparente disattese tutte le aspettative facendo addirittura rimpiangere i prepotenti,tiranni borboni. Ma tutto questo è un'altra storia, un altro discorso che merita di essere analizzato più approfonditamente. Rientriamo nella descrizione del racconto che come abbiamo detto si svolge su un itinerario relativamente breve,quasi banale,addirittura monotono visto nel contesto dell’epoca in cui viviamo in cui tutti abbiamo la macchina, anche più di una. Oggi andare da Sellia in Sila ci vuole al massimo tre quarti d’ora; strada un po’ tortuosa ma tranquilla al massimo come imprevisto possiamo trovare un po’ di neve ma con le catene montate tutto si risolve. Se invece ritorniamo indietro nel tempo nell’epoca in cui il racconto si svolge, tutto cambia. L’asino era l’unico mezzo di locomozione per il trasporto di persone o cose, il territorio era infestato di ladri, farabutti, briganti che non avevano alcun scrupolo, allo stesso modo si comportavano i borboni sempre più lontani dalle esigenze della popolazione, sempre più tiranni, prepotenti. Oggi per avere delle patate basta andare dal fruttivendolo o al massimo al supermercato; una volta bisognava armarsi di coraggio, forza di volontà ed affrontare lunghi viaggi per poter barattare i prodotti locali con altri meno presenti. Il racconto oltre a descrivere i vari posti percorsi durante il viaggio e anche un susseguirsi di situazioni molto rischiose, con un bambino di 10 anni ( all’epoca bisognava crescere in fretta) che ci racconta tutto il viaggio di andata e ritorno, due giorni pieni d’avventure, pieni di rischio ma anche pieni di dignità di una popolazione al limite della miseria, ma mai senza dignità. Buona lettura

sabato 12 giugno 2010

13 Giugno Sant Antonio di Padova

Domani 13 Giugno si festeggia  
Sant Antonio,nome molto diffuso a Sellia e non poteva essere altrimenti visto il forte attaccamento della nostra comunità verso questo carismatico santo. Bellissima la statua che attualmente si trova nella navata a destra della Chiesa Madre di Sellia anche se la sua naturale collocazione era nella chiesa Del Rosario il quale trovava la sua giusta collocazione in una nicchia e veniva portato in processione il 13 Giugno, dove dei bambini che indossavano degli abitini del Santo, davano dei morbidi panini riposti in delle ceste a tutte le persone che si incontravano lungo il percorso. Questi panini venivano offerti ogni anno da una signora del posto per una grazia ricevuta da parte del  Santo sul figlio più piccolo . Io non ricordo una processione con la statua del Santo, ma ricordo bene un triste episodio successo verso la fine degli anni 70,quando in un caldo pomeriggio del mese di Giugno suonarono all’improvviso le campane, tutti accorsero in piazza, alcuni pensavano all’ennesimo incendio dove per richiamare aiuto da parte della popolazione si suonavano le campane e la sirena, invece nessun incendio era scoppiato; ma  le due statue del Sacro Cuore di Gesù e quella di Sant Antonio si trovavano rovinosamente a terra tra il pianto di molte donne anziane che erano li a recitare il Rosario. Un giovane del posto con gravi problemi psichici  in un raptus di follia e forse anche schernito da qualcuno che aveva riscaldato il giovane per il clima elettorale causa le imminenti elezioni del rinnovo del consiglio comunale. Entrò di colpo in Chiesa scaraventando da dietro le due statue esposte ai lati dell’altare principale. Per fortuna i danni non furono molto gravi anche se la statua del Sacro Cuore (non fatta di cartapesta come la statua di Sant’Antonio) subì i danni maggiori con gli occhi di vetro che furono irrimediabilmente rotti. Le due statue furono portate subito in restauro riportandoli in breve tempo al culto da parte dei fedeli Selliesi.
Tanti Auguri di buon onomastico a tutti gli Antonio,tonino,totò,Antonella,Antonietta,Tonina, Anthony,   ecc… Auguri da parte di Selliaracconta

venerdì 11 giugno 2010

LA STORIA DURANTE I SECOLI DEL DIALETTO CALABRESE ( 5 )

Il periodo Spagnolo fu lungo e doloroso per la popolazione Calabrese, e in più di due secoli di dominazione le terre vennero depauperate, e gli uomini oltraggiati e avviliti. Si assiste a un decadimento generale.Agricoltura, arte , industria, si impoveriscono a discapito,anche dell’unica fonte di ricchezza che possedeva allora la città di Catanzaro : l’industria della seta.Perfino gli ebrei, che come avevamo detto in precedenza ,erano abili commercianti e coadiuvavano i Calabresi nel loro commercio,essi furono sciacciati da vicerè don Pedro da Toledo.Ci domandiamo in quale misura influì la lingua spagnola sul nostro dialetto ,difficile dirlo con esattezza .Siamo in un’epoca in cui il dialetto nel Catanzarese ha già subito le sue evoluzioni nel lessico , nella fonetica , nella sintassi. Le due lingue parlate hanno come ceppo comune la lingua latina (neolatina o romanza,sovrapposta alla greca nel Catanzarese ). Non si è in grado di dire quanto una lingua abbia influito sull’altra. Da ricordare inoltre che la lingua Italiana dotta anch’essa originata dal latino ,viveva pure nella media Calabria accanto alla lingua locale. Nel libro di Scerbo sul “Dialetto Calabro” segna alcuni vocaboli che l’autore afferma derivanti dal latino. Mentre Rohlfs lo contraddice dicendo che nessuno dei vocaboli la lui citati e convincente .Per lo più sono delle voci che sono passati allo spagnolo e ai dialetti locali direttamente dalla lingua madre il latino. Anche accettando le linee guida di Rohlfs alcuni dubbi rimangono.

giovedì 10 giugno 2010

Località Don Antonio ritorna di proprietà del comune di Sellia.

Soddisfazione della intera comunità Selliese con a capo il sindaco Davide Zicchinella per la sentezza del tribunale civile di Catanzaro (di cui selliaracconta aveva dato per prima ieri la notizia). Il fondo in località Don Antonio di Sellia Marina ritorna al  comune di Sellia che lo aveva posseduto sino al 1956 data della nascita del comune di Sellia Marina. -La zona ricade- come sottolineato dal sindaco -nel cuore della balneabilità Selliese- dove di recente è stato inaugurato il lungomare con una bellissima spiaggia e pineta attrezzata, -una volta preso pienamente posseso del terreno-  prosegue Zicchinella -sarà fondamentale aprire un confronto sereno con gli amministratori di Sellia Marina-. Questo risultato apre nuove prospettive di sviluppo di valorizzazione del nostro territorio che potrà vantare un clima e un paesaggio mozzafiato da 0 metri dal livello del mare sino ai 600 metri ai piedi della Sila
Per leggere l'articolo tratto dal Quotidiano della Calabria di oggi 10.6.2010.Clicca sull'imaggine

mercoledì 9 giugno 2010

Finalmente Sellia avrà il suo giusto sbocco a mare

Ecco una bellissima notizia che aspettavamo di dare: Sellia avrà la sua pozione di territorio a mare. Il comune difeso dall'avv. Verbaro, ha ottenuto da parte del giudice dott. L.Nania il riconoscimento di un ampio fondo in località  Don Antonio con sentezza n1108/2010. La vicenda iniziata nel lontano 1956 quando Sellia Marina divenne comune autonomo. Ma solo dal 2003 il comune di Sellia ha rivendicato nelle varie sedi il suo diritto di proprietà del fondo rimasto durante tutti quest'anni senza un provvedimanto amministrativo per poterlo attribuire al comune di Sellia marina: in mancanza di tutto questo, il fondo è da attribuirsi al suo titolare originale cioè Sellia. Torneremo con un'altro post a trattare questa importante e significativa vittoria per il nostro territorio. Per leggere l'articolo clicca suul'immagine.

L'ostinazione del popolo Calabrese

L'OSTINAZIONE
ln Calabria esiste una favola che è l'emblema dell'ostinazione dell'uomo calabrese.
Un giorno un contadino s'incamminò per andare a Roma. Lungo la strada s'imbattè in un signore che era Gesù, il quale gli domando:
"Dove vai?"
" A Roma. "
"E non dici: se Dio vuole?"
"Ci vado anche se Dio non vuole."
Gesù trasformò il contadino, per punizione, in ranocchio e lo fece vivere per qualche anno nello stagno li vicino. Quando il ranocchio tornò a essere uomo, riprese come se nulla fosse accaduto, il suo cammino verso Roma. S'imbattè nuovamente nel Signore dell'altra volta che gli domando:
"Dove vai? "
" A Roma. "
'E non dici: se vuole Dio?"
"Ci vado anche se Dio non vuole."
Zac. Torno ad essere ranocchio nel pantano.
Quando a Gesu piacque di farlo ritornare uomo, il contadino riprese, come se nulla fosse accaduto, il suo cammino verso Roma.
"Dove vai?" gli domando il Signore che dopo poco gli capitò fra i piedi
" A Roma. "
"E non dici: se Dio vuole?"
" ... e se non vuole li è il pantano"ribattè pronto il contadino
Gesù sorrise di quest'ostinazione e stavolta lo lasciò prosequire
indisturbato

martedì 8 giugno 2010

Dizionario dialettale Selliese (lettera G )


Eccoci alla lettera G del nostro dizionario dialettale Selliese. G come "Giugnu",mese della mietitura anche a Sellia sino al primo dopoguerra c'erano diversi campi di grano sopratutto verso le zone "serre,maronacu".La terra non la si lasciava mai incolta si seminava di tutto,e quando proprio non si poteva seminare niente si riempiva il terreno di favarelli che oltre ad essere un buon alimento per " u ciuccu" servivano a concimare il terreno. Molti contadini proprio a Giugno scendevano a Sellia Marina per lavorare nei campi sterminati di grano per alcune settimane. Lavoro molto duro,bisognava terminare la mietitura al più presto perché con l'arrivo del caldo l'aria si faceva poco salubre, e la malaria sino agli anni 40 colpiva molte persone. Grazie ai commenti che inserirete renderemo il dizionario dialettale Selliese sempre più completo

lunedì 7 giugno 2010

LA STORIA DURANTE I SECOLI DEL DIALETTO CALABRESE ( 4 )

Già nel secolo X, sotto i bizantini ,la lingua greca, che sino allora aveva dominato nella Calabria meridionale, mostrava i segni di una imminente decadenza.Con l'arrivo dei Normanni assistiamo alla sostituzione graduale e lenta nella massima parte della media Calabria , della lingua romanzata alla Greca. E tuttavia rimangono sempre gruppi di popolazione interamente greca che durano, diminuendo sempre più fino al secolo scorso. Il Francese lingua che i Normanni avevano da tempo sostituito al loro danese,andava penetrando nel linguaggio del popolo Calabrese: processo ,questo, facilitato direttamente e indirettamente ,poiché la popolazione calabrese per incrementare le relazioni commerciali con le regioni vicine,incominciava già ad avvicinare il proprio dialetto a quello siciliano. Ed infatti il dialetto della Calabria meridionale con alcune eccezioni diventava sempre di più simile al siciliano. Nella formazione del lessico della provincia di Catanzaro numerosi sono i vocaboli di origine Francese che come dice Rohlfs diventano proprie anche nell’Italiano come: cangiare,coraggio,cugino, sentire,guantiera, ecc.. . Curioso è il vocabolo TRUSCIA (fr. :trousse ) ricordando il fagotto vuoto del pellegrino ,usato come sinonimo di temporanea miseria ; cosi spesso il Catanzarese per significare di essere privo di denaro dice : “ sugnu n’truscia “ . Ai Normanni succedono gli svevi e sotto quest’ultimi il dialetto Catanzarese cercò di livellarsi sempre più a quello siciliano .Già alla corte di Federico II si radunavano poeti e rimatori dell’Italia meridionale che scrivevano i loro testi in siciliano. Intanto la calabria passava da una dominazione all’altra .Angioini, Durazzeschi, Aragonesi , si succedono in circa tre secoli di storia sino ad arrivare al periodo spagnuolo con i “balzelli “e i “donativi “ conseguenza della tregua di lione del 1504. Durante la dominazione Aragonese la media Calabria accoglie i profughi dall’Albania , allora sottomessa ai mussulmani .Gli Albanesi fondano o rinpopolano piccoli centri come: Caraffa, Andali, Zangarone, Carfizzi, Platania, Marcedusa, Gizzeria, dove portarono lingua usi e costumi,religione che ancora resistono in alcuni paesi.

sabato 5 giugno 2010

Domenica del Corpus Domini


Voi stessi date loro da mangiare

Carissimo/a,

Nel deserto del mondo non c’è pane. C’è però una folla immensa da sfamare. I discepoli non sanno cosa fare. Vorrebbero che Gesù licenziasse la folla. Così ognuno avrebbe provveduto personalmente ad ogni sua necessità di cibo o di acqua. Gesù non è per questa soluzione. Vuole che siano loro stessi a sfamare e a saziare la folla. Ecco il suo comando: “Voi stessi date loro da mangiare”. I discepoli ancora una volta manifestano a Gesù l’impossibilità di poter assolvere ad un tale comando. Loro non hanno nulla di nulla. Hanno solo cinque pani e due pesci. Con così poca roba ben poco si potrà fare per una folla esageratamente grande.

Nel Vangelo, quando Gesù dona un insegnamento ai suoi discepoli, non lo dona solo a parole. Prima dona la parola e poi concretamente, con i fatti, mostra loro come l’ordine va eseguito, posto in essere, realizzato. Gesù è un vero Maestro. È il Maestro perché dice e mostra come si fa; insegna e realizza all’istante perché ognuno si possa rendere conto che è possibile fare quanto Lui ha comandato. Niente è impossibile per Gesù. Niente dovrà essere impossibile per i discepoli. Ai discepoli è però richiesta la stessa fede, la stessa carità, la stessa speranza, la stessa preghiera, le stesse modalità del loro Maestro. L’imitazione non dovrà essere solo esteriore, dovrà essere interiore, imitazione del cuore, dell’anima, della mente, dello spirito, della santità, delle virtù, della sua ricchezza spirituale, della sua altezza morale, della sua obbedienza.

Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano fatto. Allora li prese con sé e si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsàida. Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

Gli Apostoli dovranno sfamare il mondo di verità. Le folle sono inquinate di menzogna, di falsità, di bugie, di errori. Le folle non sanno chi è Dio e neanche chi è l’uomo. Vivono in una grande guerra di ignoranza. L’ignoranza più potente vuole sconfiggere l’ignoranza più debole; l’ignoranza più scientifica quella semplice ed elementare; l’ignoranza filosofica quella pratica; l’ignoranza psicologia quella morale. Poiché nessuna ignoranza vuole cedere, ecco la guerra perenne tra gli uomini. In questo disastro gli Apostoli devono essere più luminosi del sole. Devono illuminare con la verità di Cristo il mondo intero. Lo potranno fare se diverranno verità nell’anima, nel cuore, nella mente, nello spirito, nei sentimenti, nello stesso corpo.

Gli Apostoli dovranno saziare la fame di Dio delle folle. Dovranno farlo, donando loro da mangiare lo stesso Dio. Dio deve divenire il loro nutrimento reale e non solo spirituale. Questo avviene, facendo loro il corpo di Cristo, divenendo però essi stessi vero corpo santo di Cristo e in questo corpo offrendo loro stessi come nutrimento delle folle. Sono loro che in Cristo, per Cristo, con Cristo, dovranno farsi sacrificio di comunione, di espiazione, vero olocausto di amore per le folle del mondo intero. Questo loro ministero esige che essi siano in tutto santi come è santo Cristo Gesù, come è santo il Padre celeste.

È questo un compito che domanda la totale consacrazione alla verità, alla santità, all’elevazione spirituale e morale. Richiede la perfetta conformazione a Gesù Signore, anche nel corpo e non solo nell’anima e nello spirito. L’Apostolo del Signore è chiamato ad essere il Cristo Vivente, il Cristo Risorto, il Cristo Immolato, il Cristo Crocifisso, il Cristo Carità, il Cristo Fede, il Cristo Speranza, il Cristo Preghiera, il Cristo Obbedienza, il Cristo Parola, il Cristo Vangelo, il Cristo Verità. Divenendo ogni giorno di più il Cristo contemporaneo ad ogni uomo, lui opera come Cristo, perché come Cristo vive e si relazione con il Padre, nella comunione dello Spirito Santo. L’Apostolo del Signore è il mistero di Cristo che sfama e disseta il mondo intero di verità e di grazia. Lo sfama di Cristo, sfamandolo di se stesso, divenuto anche lui Cristo.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli e Santi di Dio, aiutate gli Apostoli di Cristo a realizzare pienamente il loro mistero di essere il Cristo presente nel mondo.
                   Don Francesco Cristofaro

giovedì 3 giugno 2010

LA STORIA DURANTE I SECOLI DEL DIALETTO CALABRESE ( 3 )

Avevamo accennato alle scorrerie dei saraceni sulla nostra regione i quali durarono per diversi secoli addentrandosi sempre di più nei paesi sulle colline .Ma gli arabi non portarono solo guerre e distruzioni essi furono abili mercanti portando anche molti usi e costumi della loro terra .Agli arabi inoltre piaceva molto il clima della nostra regione infatti molti si stabilirono nelle varie città infatti sono molti i cognomi in uso nella provincia di Catanzaro d’origine araba.
Intanto mentre nel resto d’Italia decade il feudalesimo nell’Italia meridionale si consolida la monarchia normanna che riesce a unificare la regione che era divisa tra Bizantini,Longobardi,Musulmani.
In Calabria dal 1059 inizia la dominazione Normanna .Roberto di Guiscardo viene investito duca di Calabria e di Puglia finendo nel 1186 quando Costanza d’Altavilla ,ultima erede del regno normanno di napoli si sposa con Enrico VI di Svezia.I normanni erano per natura fieri e bellicosi ,ma non avevano l’avarizia e la mollezza dei bizantini, né la ferocia dei saraceni. Roberto il Guiscardo proveniente dal nord si spinge nella media Calabria e conquista senza sforzo Squillace,Nicastro,Vibo,Mileto ed altri importanti centri; mentre Catanzaro che era rimasta fedele a Bisanzio riesce a sconfiggerla solo dopo una lunga e aspra battaglia .Roberto concede al fratello Ruggero la città di Mileto mentre fortifica le altre per difenderle dai continui attacchi dei Saraceni,in questo periodo viene eretto l’imponente castello di Catanzaro.Sotto i successori di Roberto in Calabria fiorisce l’industria della seta che ebbe in Catanzaro il suo principale centro produttivo dove affluirono,molti mercanti ebrei che si sostituirono ai nostri non pratici commercianti. I damaschi Catanzaresi , sfarzosi ed eleganti ,vennero esportati per lungo tempo sia in Italia che all’estero a testimoniare l’esistenza di un arte ,nata da un popolo laborioso e pacifico,che avrebbe potuto durare ancore se gli eventi e il disinteresse degli uomini non l’avessero incoscientemente distrutta .
Il periodo normanno per le sue opere feconde di pace di lavoro , lasciò nei Calabresi un ricordo gradito e riconoscente ,e la memoria dei suoi capi era venerata da tutte le popolazioni. Oggi a testimonianza della loro permanenza tra di noi restano i comuni di Arena,Serra San Bruno,San Vito e Torre Ruggiero.Quale era la lingua della media Calabria sotto la dominazione normanna?

martedì 1 giugno 2010

Foto del mese: Giugno

Eccoci al mese di Giugno,mese della mietitura “Giugnu falce npugnu. ” I nostri nonni scendevano nei campi sterminati di grano di Sellia Marina e vi dimoravano per alcune settimane mietendo il grano sotto un sole cocente,mangiando un unico misero pasto,e la sera dormendo dentro dei “pagliari”.Lavoro pesante sempre ricurvi spesso scalzi a mietere e raccogliere il grano,ma era una buona occasione per mettere da parte dei soldi o poter mangiare del pane bianco il quale era riservato solo ai ricchi. Parleremo in maniera più dettagliata in un futuro racconto della mietitura. Per la foto del mese abbiamo inserito un quadro naturale,difficile da imitare anzi unico SELLIA. Certo come ogni quadro antico ha urgente bisogno di restauro prima che i colori,i particolare,le diverse cromature vadano perse per sempre. Spesso non ci rendiamo conto del valore inestimabile di questo unico capolavoro che abbiamo sotto i nostri occhi rischiando di vederlo scomparire,scolorire giorno dopo giorno. Ma forse le coscienze di tutti noi si stanno risvegliando, serve una forte collaborazione da parte di tutti,servono considerevoli somme di denaro per recuperare questo bellissimo quadro il quale una volta recuperato aumenterà fortemente il suo valore portando sicuramente,turismo,cultura,crescita economica. Il blog manterrà sempre accesi i riflettori sul nostro paese valorizzandolo,promovendolo, raccontando la sua gloriosa storia,tradizioni,cultura millenaria