venerdì 30 luglio 2010

Racconti Calabresi " La madre di San Pietro "

Mi raccontava spesso il nonno questa antica leggenda sulla madre di San Pietro


Morendo, la madre di San Pietro che durante tutta la sua lunga vita si era macchiata dei più gravi peccati perché superba, egoista, avara, invidiosa, menzognera e calunniatrice, disprezzatrice e persecutrice dei poveri, fu condannata alle pene dell'inferno.
Qui giaceva accomunata alle disperate sofferenze dei più turpi peccatori quando il figlio, mosso a pietà, si rivolse, non senza comprensibile esitazione ma con ardore, al Padreterno chiedendogli: "Signore, la madre del tuo primo vicario in terra giace meritatamente fra orrendi supplizi in una eterna condanna, ma la tua infinita misericordia ed il tuo apprezzamento per l'opera che io, per tua Grazia e Provvidenza, ho potuto svolgere nel mondo, mi spingono a supplicarti di voler perdonare la peccatrice e consentirle di raggiungermi in Paradiso".
Il Signore rispose: "Pietro, tu mi chiedi di compiere una ingiustizia privilegiando una creatura che ha solo il merito di averti generato, ma di contro una serie infinita di colpe che tu ben conosci…". Pietro lo interrompe versando copiose lacrime di disperazione e reitera la sua supplica fino a quando l'Onnipotente, mosso a pietà per il dolore così profondo del suo apostolo, concede l'eccezionale grazia: "Eccoti, Pietro, questa corda e questa tavola: mandale giù perché tua madre vi si aggrappi e salga così in Paradiso". Con riconoscente prontezza il Santo, gridando di gioia, invita la madre a porsi sulla tavola, sì che possa tirarla verso la liberazione.
La donna prende posto sulla tavola con una risata di scherno verso altre anime che tentano di aggrapparsi e quando alcune di esse vi riescono, essa furiosamente le scaccia a pedate gridando: "Solo io posso salire dove è mio figlio, voi tutti restate nella vostra dannazione, io ed io sola merito la grazia…". Improvvisamente la corda si spezza e la maledetta ripiomba nel fuoco della sua condanna senza fine.

giovedì 29 luglio 2010

Vrascioli chjni


INGREDIENTI:

500 g di fettine di manzo (noce, fesa ecc.)
100 g di caciocavallo silano
100 g di soppressata o salame calabrese
1 peperone rosso piccante
500 g di pomodori pelati
2 uova sode affettate
½ -1 bicchiere di vino rosso
150 g di olio d’oliva
Prezzemolo
Peperoncino piccante e pepe nero a piacere
Sale q.b.
1 kg di patate pelate
1 spicchio d’aglio
Alloro (circa 3 foglie)
I VRASCIOLI CHJNI
PROCEDIMENTO:

Stendere le fettine di manzo su di un tagliere, disporvi sopra qualche fetta di salame o soppressata calabrese, una manciatina di dadini sottili di caciocavallo, una fetta di uova sodo. Mettere poi un pizzico di sale sull’uovo e adagiarvi sopra anche qualche fogliolina intera di prezzemolo.
Arrotolare la carne ben stretta ad involtino cercando anche di ripiegare bene i bordi esterni. Legare bene l’involtino con dello spago da cucina come se fosse un piccolo salame.
Far rosolare le braciole in una padella con dell’olio extravergine; quando sono ben sigillate salare e pepare, quindi sfumare con il vino rosso.
Unire poi il peperone rosso ridotto a dadini, i pomodori pelati spezzettati, del peperoncino e lasciar cuocere per 45-50 minuti.
Nel frattempo tagliare le patate a rondelle non troppo sottili, e metterle a cuocere in un tegame con olio, aglio, sale e pepe, e qualche foglia di alloro; coprire con un coperchio e lasciar cuocere per circa 10-15 minuti.
Quando gli involtini sono cotti, liberarli dallo spago e servirli con le patate.
Il sugo di cottura degli involtini è ottimo anche come sugo per il condimento della pasta.
Ricetta speditaci da lux (forumista nel forum di  Sellia )

mercoledì 28 luglio 2010

Dizionario dialettale Selliese (lettera X )

 Approfittiamo del periodo estivo per inserire una delle lettere con meno vocaboli la X la quale durante i secoli il suono di questo vocabolo ha subito delle trasformazioni adattandosi ai vari cambiamenti del nostro dialetto; la quale viene spesso sostituita  della  lettera I o ancora meglio dalla J. Ma all'origine la X molto diffusa nella lingua Greca (la madre del nostro dialetto) era molto usata, rimarcandola come suono.
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XALONA s.f. Tartaruga
XANCO sost. Fianco
XATARA verbo Fiatare
XATU sost. Fiato
XOCCA s.f. Chioccia
XOVARA verbo Schiodare
XUNNARA verbo Avventarsi
XUXXARA verbo Soffiare
XUXXAIAROLU s.m. Canna per soffiare sul fuoco

Autore: sellia racconta. Si prega di inserire il link a chi ne fa uso (anche in modo parziale) con esplicito riferimento della fonte

martedì 27 luglio 2010

Resoconto del terribile terremoto in Calabria del 1783

Terremoto del 1783 in Calabria


*Stato di Taverna.
Taverna, Albi, Sauri, S. Pietro, Fossato , Maranisi, S. Giovanni, Magisanò, , Pentoni, Noce, Vincolìse, Sorbo. la Città di Taverna presso la Sila,  ha intorno i suoi 11 Villaggi a non molta distanza Il territorio è in gran parte montuoso,di cui prodotti sono Castagne, Seta, poco.Vino , ed Olio. Gli Édifici vennero in parte  distrutti, ed in parte fracassati in modo da non poterci abitare. Quelli di Sorbo caddero tutti e quelli di Vincolise furono soltanto lesionati. Nelle campagne si fecero molte fenditure e presso Pentoni, nel punto della scossa dal  5 Aprile comparvero dei  fuochi volanti sulla superficie della Terra. ...
Sellia.
 le Chiese, e le Abitazioni di questa Terra furono quasi tutte fracassate. Grano , Malto detto d' India , Orzo, Avena, e Legumi sono i prodotti del territorio.
Stato di Zagarise.
Zagarise, Sersale
Pochi Edifici caddero in Zagarise è gli altri vennero conquassati. In Sersale  poi non vi furono rovine consìderabili , ma soltanto delle grandi lesioni. I campi producono Grano bianco, Germano , e Legumi.
Stato di Belcastro
Becastro, Andali, Cuturella, la Cerva Benché non fossero caduti Edifici nello Stato di Belcastro. pure le fabbriche soffrirono delle considerevoli  fenditure,al di  fuor di quelle della Cerva, che furono meno danneggiate . Le campagne ,. che vengono irrigate dal fiume Siro , producono Grano , quello, d'india  e Legumi.
Stato dì Mesuraca.
Mesuraca, Marcedusa, Arietta, Petronà: Non dissìmili danni patì Mesuraca con i suoi Villaggi. Il territorio produce in massima parte Grano,Grano bianco,Legumi e Cereali
*Tratto dal libro "Istoria e teoria de' tremuonti in generale ed in particolare del 1783"
 Voragini  che si aprono improvvisamente e inghiottiscono tutto quello che sta sopra, città rovesciate dalle fondamenta,  fiumi spariti, nuovi, straripati, che formano laghi tra i monti, “spettatori che trovandosi sopra i luoghi eminenti , vedevano i picchi, ed i piani dei monti , non altrimenti che le valli, e le pianure delle loro pendici muoversi come lo Scioglimento dei ghiacci nei paesi freddi.”
Le parole di una cronaca dell’epoca rende solo minimamente l’idea di cosa possa essere stato il terribile terremoto del 5 febbraio del 1783. Il quale colpì  sopratutto la zona più meridionale della Calabria, questi viaggiatori che subito dopo visitarono i vari paesi tra cui Sellia assistettero ad un vero dramma epocale

lunedì 26 luglio 2010

Siete favorevoli o contrari alla costruzione del ponte sullo stretto di Messina ?


Ma voi siete favorevoli o contrari alla costruzione del ponte sullo stretto di Messina? Ma soprattutto, pensate che una volta realizzata questa imponente opera definita già “l’ottava meraviglia del mondo” (dimenticando che le altre sette hanno fatto tutte una brutta fine) possa portare qualche beneficio alla Calabria? Io personalmente sono contrario per alcune semplici considerazioni,perché vedo molte altre priorità, molte altre opere importanti da realizzare, da ultimare, tipo (ma la lista è veramente lunga) il completamento della nuova 106 che da Reggio Calabria arriva sino a Taranto,già alcuni max lotti che si stanno realizzando fanno capire l’importanza di questa opera, 4 corsie, strada sicura che risponde ai canoni di una strada di collegamento veloce del terzo millennio, abbandonando finalmente la vecchia 106 tristemente famosa come "strada della morte"; ma purtroppo oltre ad alcuni tratti, i rimanenti sono stati bloccati, dirottando i soldi fuori regione. Il raddoppio del binario della linea ferroviaria Jonica con l’arrivo finalmente delle locomotrici elettriche, avete mai percorso sul treno un tratto della jonica? (roba da terzo mondo con tutto il dovuto rispetto per il terzo mondo di cui noi ne siamo sempre di più parte integrante) Vogliamo spostarci sul più progredito tratto tirrenico? Qui l’autostrada rimane da decenni un enorme cantiere in cui non si capisce bene quando finiranno, ma soprattutto perché sono iniziati? Non era meglio,non sarebbe costata di meno farla completamente nuova? Intanto la mafia ringrazia per il pozzo di soldi in cui attingere a proprio piacimento. Linea ferroviaria: qui i locomotori da molto tempo sono elettrici, per il resto vedi linea jonica vagoni senza aria condizionata, sporchi , viaggi danteschi che durano 15-18 ore, per non parlare delle stazioni chiuse, sporche, dismesse. Vogliamo parlare della circolazione interna nella nostra regione? Le nostre strade statali al nord diventano strade interpoderali, le strade provinciali? Strade sterrate. Ci siamo dimenticati dell’inverno trascorso? Certo piovoso, il quale ha portato all’isolamento di molti paesi provocando enormi disagi al limite della ragionevole sopportazione. Vogliamo parlare del territorio dove basta che piovi per un paio di giorni per provocare veri dissesti? Vogliamo parlare del turismo,della sanità? Vogliamo parlare ……………. Meglio fermarci qui, perché credetemi, la lista è veramente lunga. Sapete quanti soldi,euro costa questa faraonica realizzazione? Difficile dirlo, perchè i costi aumentano minuto per minuto, ma ci vorranno circa 7 miliardi di euro senza dimenticare i costi giornalieri della società "Stretto di Messina" che fagocita soldi pubblici a ritmo impressionate. Mi fermo qui almeno per il momento. Voi che ne pensate? Ma soprattutto quali saranno gli eventuali benefici sulla nostra regione?

sabato 24 luglio 2010

Origini e cause del brigantaggio


«Questo, che voi chiamate con nome ingiurioso di Brigantaggio, non è che una vera reazione dell'oppresso contro l'oppressore, della vittima contro il carnefice, del derubato contro il ladro, in una parola del diritto contro, l'iniquità. L'idea che muove codesta reazione è l'idea politica, morale e religiosa della giustizia, della proprietà, della libertà». Rispondeva così , nel novembre del 1863, il padre gesuita Carlo Piccirillo sulle pagine di Civiltà cattolica all'inchiesta che il Parlamento italiano, su iniziativa di Giuseppe Massari, aveva ordinato per indagare sulle cause del brigantaggio nelle province meridionali da poco annesse al Piemonte liberale. La Relazione Massari individua i motivi del fenomeno essenzialmente nell'ambito sociale ed economico. Riducendolo a un «semplice» problema di ordine pubblico le cui radici erano da ricercare nella povertà di quelle lontane regioni, nella corruzione diffusa e in una generale disposizione alla delinquenza dei suoi abitanti. Al contrario, per la rivista gesuita il brigantaggio, «una delle piaghe più cancrenose del preteso
regno d'Italia», rappresentava la resistenza armata del popolo contro il nuovo ordine liberale, laicista e centralizzatore e contro un'invasione che lo spogliava della propria libertà, della ricchezza e dei legittimi sovrani. Per i padri gesuiti non ci sono dubbi: «La cagione del brigantaggio è politica, cioè l'odio al nuovo governo». Si trattava «del rifiuto del nuovo sistema di governo che in pochi anni ha immiserito la
popolazione, ha imposto una fiscalità gravissima, ha fatto regredire le istituzioni educative, ha creato le condizioni per la concentrazione della proprietà in poche e pregiudicate mani», come scrive Giovanni Turco nell'introduzione al volume Brigantaggio. Legittima difesa del sud (editoriale Il Giglio, pagg. 168, lire 30mila). Un libro che raccoglie per la prima volta gli articoli dedicati da Civiltà cattolica tra il 1861
e il 1870, in piena «guerra di sterminio», al brigantaggio e alla terribile repressione che il neonato Stato italiano mise in atto per annientarlo. I.nove articoli, dei quali si forniscono anche i nomi degli autori (in origine anonimi) costituiscono il primo, esplicito, tentativo di «processo al Risorgimento» in un momento in cui all'unificazione mancavano i territori dello Stato pontificio. I padri Carlo Maria Curci, Carlo Piccirillo, Matteo Liberatore e Raffaele Ballerini demoliscono coi loro scritti la tesi che presentava il brigantaggio come endemico nel sud, finanziato dall'esterno (i borboni cacciati dal trono) e legato a fattori di carattere puramente economico e
sociale. Guerra di difesa contro l'invasore piemontese, la reazione di briganti e brigantesse era, per l'ala più intransigente e colta del cattolicesimo, la legittima resistenza di un popolo a una conquista non solo territoriale, ma soprattutto ideologica Le stesse accuse che un gruppo di studiosi, bollati come «revisionisti»,
hanno ripetuto ancora l'estate scorsa in un meeting di Rimini all'insegna dell'antirisorgimento.

venerdì 23 luglio 2010

Il consiglio regionale Calabrese compie 40 anni (Qualcuno ha voglia di festeggiare?)


l'attuale sede della giunta regionale a Catanzaro

Nella foto la costruzione della nuova cittadella regionale località  Germaneto Catanzaro
Il 13 luglio 1970, esattamente 40 anni fa, si insediava in Calabria il primo Consiglio regionale. A quanti hanno celebrato i 40 anni di regione vorremmo chiedere di dirci quanto è costato e quanto costa la regione ai calabresi e di dirci quanto dal 1970 la Calabria è andata avanti e se i fondi avuti sono stati tutti utilizzati e se le risorse impiegate hanno fatto crescere la nostra terra ed i calabresi. Intatto Le celebrazioni del 40° anniversario della nascita della Regione Calabria sono filate via senza che nessuno se ne accorgesse, al netto dei celebranti che l’hanno dovuto fare per dovere d’ufficio. Il presidente dell’assemblea Francesco Talarico ha fatto la sua parte con sobrietà. Il governatore Giuseppe Scopelliti, poiché si prefigge di durare dieci anni, ha scelto un profilo più basso. Stefano Priolo, presidente del’associazione degli ex consiglieri regionali, ha fatto un onesto richiamo alla memoria istituzionale. Il professor Antonino Spadaro ha presentato una ricerca sull’argomento. D’altra parte: cosa c’era da festeggiare? Quattro decenni di fallimenti? Otto lustri di inefficienze? Lasciamo perdere. In genere la storia la scrivono i vincitori. Nel caso calabrese, la storia dei 40 anni di regionalismo l’hanno scritto i vinti. Con un’immensa bibliografia e documentazione che certifica che Reggio fu scippata da un intrigo politico. Persino il libro più documentato e neutrale, “La rivolta di Reggio” di Luigi Ambrosi, (Rubbettino, 2009, pag. 314), indugia, nella sua sterminata analisi, su una sola campana. L’altra campana non s’è fatta sentire in questi anni, e tacendo ha avallato il reato di scippo. Intendiamoci: Reggio aveva titoli per rivendicare il capoluogo; ed ha fatto bene a rivendicarli, anche se nella rivolta si sono mischiate tante cose. L’effettivo popolare col rigurgito fascista, gli intrighi di Palazzo con l’idealizzazione degli eventi, le promesse mancate con i compromessi al ribasso, le strumentalizzazioni e quant’altro. Ora è inutile ritornare a pestare l’acqua nel mortaio. Rimandiamo al prossimo decennio la speranza di un’analisi terza.
Alcune cose, però, bisogna puntualizzarle. Nel 1948 una commissione parlamentare fece una istruttoria per individuare quale potesse essere il capoluogo della Calabria, concludendo (in un dossier ancora sconosciuto, ma di cui sono in possesso) che era Catanzaro. Sicché Catanzaro divenne capoluogo perché era sede di Corte d’Appello. L’unica a quell’epoca. Poi negli anni ’80 fu fatta quella di Reggio Calabria non per meriti speciali ma per poter meglio fronteggiare il fenomeno mafioso che in questi anni s’è accresciuto. Nessuna città calabrese aveva la supremazia sulle altre. D’altra parte era, ed è, le Calabrie. Il fatto che sulle cartine scolastiche fosse citata Reggio era una scorciatoia didattica che è stata presa a pretesto per dimostrare che era il capoluogo naturale. Hanno ragione i reggini a dire che il pacchetto Colombo fu un mostro di ipocrisia, fanno bene a ripetere che le modalità di applicazioni sono state tartufesche e truffaldine. Ma da qui a sostenere che c’è stato un scippo ne corre.

mercoledì 21 luglio 2010

Le origini di Sersale

Veduta panoramica di Sersale Cz
La nascita della comunità di Sersale è in parte legata alle vicende di un'antica e nobile famiglia napoletana, appunto i Sersale di Sorrento, i cui discendenti nel corso dei secoli si stabilirono, in vari centri del Mezzogiorno. Nella zona in cui oggi sorge il piccolo borgo arrivarono nel 1620. Il primo insediamento fu fondato dal cosentino Francesco Sersale, barone di Belcastro, per dare ricovero ad alcune famiglie di boscaioli di Serrastretta. Verso la metà del '500 i Sersale comparvero nel territorio della Presila come titolari della Contea di Belcastro e di parte della Contea di Zagarise e di quella di Cropani.
Nel 1620 alcuni boscaioli provenienti da Serrastretta, avendo appreso che il barone Francesco Sersale nel suo feudo di Sellia disponeva di vasti appezzamenti di terre incolte, decisero di chiedergli l'assegnazione dei fondi di Angaro e Morino, si trasferirono con le famiglie in quelle terre ed iniziarono a coltivarle; vi costruirono anche delle modestissime case.
Il barone Sersale seppe cogliere l'opportunità di trarre un utile costante e sicuro dalle terre, fino a quel momento incolte ed improduttive, e non mancò di incoraggiare i nuovi venuti, promettendo loro diverse agevolazioni. Presto, quindi, si giunse ad un accordo in virtù del quale le parti davanti ad un notaio conclusero un regolare contratto di enfiteusi. L'atto venne erogato in Sellia il 3 agosto 1620 dal notaio Don Giovanni Gatto da Maranise in presenza di entrambi le parti, e cioè da un lato lo stesso barone Francesco Sersale, dall'altro dodici coloni, oriundi tutti da Serrastretta. Nel 1669 il feudo passò ai Perrone che lo mantennero fino al 1788 anno in cui subentrarono i Le Piane. Nel 1789, infine, il possedimento venne governato dalla famiglia de Dominicis che lo mantenne fino all'eversione della feudalità. Al tempo della repubblica napoletana il generale Championnet, incaricato di procedere all'ordinamento amministrativo dello Stato, elevò Sersale a Comune assegnandolo al Cantone di Catanzaro. I francesi, per la legge 19 gennaio 1807, lo considerarono Luogo, ossia Università, nel cosiddetto Governo di Belcastro. Nel riordino disposto per decreto 4 maggio 1811 istitutivo dei Comuni e dei Circondari, Sersale (la cui denominazione acquisita dal nome della famiglia che lo fondò non subì modifiche nel corso del tempo) venne trasferito nella giurisdizione di Cropani.

martedì 20 luglio 2010

A scirubetta d'estate


Gelati artigianali, gelati confenzionati, granite, sorbetti e chi più ne ha più ne metta, quando arriva la calura estiva, per rinfrescarci basta aprire il freezer, oppure andare al bar o ad una gelateria per trovare una marea di prodotti per dissetarci. Ma come si rinfrescavano i nostri nonni, considerando che i frigoriferi non esitevano? Anche loro gustavano una rinfrescante granita o addirittura un gustoso gelato artigianale fatto senza l'ausilio del frigorifero. A Sellia c'erano due negozi specializzati alla preparazione della granita e del gelato artigianale. Uno era situato all'ex locale della vecchia posta, era di proprietà dei Corea, un bar molto curato, con bei tavolini che durante il periodo estivo venivano sistemati anche all'esterno, molti i liquori che facevano bella mostra nel bancone del bar, parecchi fatti in casa, i quali, spesso venivano serviti proprio dentro delle coppe con all'interno la neve (scirubetta) (In un futuro post descriveremo i tanti negozi che erano ubicati all'interno del borgo alla fine degli anni trenta con molte curiosità su di essi ) La neve, come dicevamo, veniva raccolta durante il periodo invernale e conservata sino al periodo estivo;  che con un lavoro certosino veniva raccolta, stretta per benino e sistemata sotto un manto di paglia dentro dei magazzini i quali, non vedevano mai la luce del sole neppure indirettamente.Quando arrivava l'estate questi due negozi preparavano squisite granite con "u vinicottu" oppure con la spremuta di limoni o arance, e in determinati giorni, anche un delizioso gelato artigianale fatto tutto a mano senza l'ausilio della corrente, i vari ingredienti latte, cacao,uova,zucchero,neve-  venivano versati dentro un piccolo contenitore che era sistemato all'interno di uno più grande, con una paletta di legno si iniziava a girare e rigirare i vari ingredienti che da un contenitore più piccolo finivano a quello più grande, sino a che magicamente divenivano solidi, diventando un gustossisimo gelato che andava a ruba anche...................

lunedì 19 luglio 2010

E.........state con selliaracconta


Come si suol dire:"se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto.In questo caso specifico il mare il quale almeno un tratto (loc.don Antonio) è ritornato da pochi mesi di competenza del  comune di Sellia

In questi giorni di afa, i primi torridi giorni che ci portano alla stagione estiva 2010,iniziano per molte le tante aspettate,meritate vacanze estive. Anche durante questo periodo cercheremo di essere sempre aggiornati sul blog,io lascerò alcuni post pronti per essere inseriti in automatico (funzione presente in questo blog, basta impostare il giorno, mese, ora della pubblicazione anche parecchi mesi prima) mentre, per quanto riguarda le new, il monitoraggio, ecc.. ci penserà il nostro amico Mimmo. Proprio in questi giorni abbiamo eliminato (per le richieste pervenutaci dai vari visitatori che commentano i post) la combinazione di lettere che bisognava inserire prima di veder pubblicato il proprio commento, questa funzione presente in molti blog aiuta ad evitare commenti sciocchi, fuori luogo, offensivi cosa per per fortuna è successo poche volte, i quali sono stati prontamente eliminati; ora per commentare in un post basta selezionare il profilo tra cui l’anonimo e premere posta commento per vederlo subito pubblicato rispettando l’anonimato. Tante saranno le novità anche di grafica dopo la stagione estiva, ma soprattutto tanti racconti, storia, tradizioni, riscoperta di tante cose spesso dimenticate o mai conosciute sul nostro bellissimo borgo che trasuda di storia millenaria. In questa settimana appena iniziata inseriremo un post dove descriveremo come i nostri nonni si rinfrescavano durante la calura estiva; certo non esitevano ancora i frigoriferi, ma vedrete che anche loro gustavano deliziose granite e sorbetti artigianali. Il blog procede molto bene con i contatori di visite sempre in movimento proprio mentre vi scrivo siamo a  5697 visite totali e ben  11499 contatti; pensate, abbiamo ricevuto almeno una visita da ben 42.paesi stranieri dove campeggia al primo posto gli Stati Uniti con ben  656  visite singole: Continuate così, questa per me rimane la più grande gratificazione, la più grande soddisfazione per il lavoro, l’impegno per le ore che dedico a questo blog nel rendervi partecipi di tante storie, di tante curiosità, racconti. Buone vacanze a tutti, buone vacanze a Lux prima collaboratrice, a Maria, Giovanna, Mimmo, Totò i quali non mi fanno mancare mai il loro aiuto, i loro suggerimenti. Buone vacanze  amici e visitatori del blog SELLIARACCONTA. Vi raccomando se potete fate una...........

sabato 17 luglio 2010

La Madonna in cerca di Gesù (Maleditta chilla treccia chi de vennari s'intreccia,benaditta chilla pasta chi de vennari s'impasta)


Un venerdì, quando Gesù era ancora piccolo, la Madonna si mise a fare le faccende di casa spensierata convinta che il Bambino fosse con S. Giuseppe alla falegnameria. Ad un tratto le viene in mente di dirGli qualcosa e vaa cercarLo ma non lo trova -Giuseppe dov'è il bambino- chiede ma S. Giuseppe risponde-Non lo so pensavo fosse con te- chiama, chiama non risponde e si mettono in apprensione. Cominciano a cercarlo tra i vicini ma niente non c'è; nessuno l'aveva visto. Pensano allora che possa essere andato in paese e decidono di andare a cercarlo e per fare prima si dividono le strade: una da una parte ed uno dall'altra. La Madona pensò di bussare a qualche porta per chiedere se qualcuno poteva averlo visto passare. vide una donna sopra l'uscio di casa con un pettine in mano che stava intrecciandosi i capelli. S'avvicina e le domanda-Scusate,avete visto passare un bambino che non conoscete da queste parti? Ho perso mio figlio e sono preoccupata- e quella risponde- Signora mi sto intrecciando i capelli e non bado certo dove possono andare i figli degli altri- e la Madonna -Scusate, scusate non importa grazie lo stesso- e continua la strada. Arriva ad un'altra casa e vede la porta aperta su una cucina dove una donna sta impastando del pane. Bussa e chiede-Scusate il disturbo ma sto cercando mio figlio che é uscito di casa senza dire dove andava; é piccolo e sono preoccupata non è che l'avete visto passare?- A sentirla la donna lascia la pasta si pulisce le mani, le va incontro sulla porta e le dice-Signora sono passati tanti bambini da questa strada in queste ore ed andavano tutti verso la piazza; può darsi che tra loro ci sia anche il suo bambino. Vada a vedere se é con loro e se non lo trova ritorni da me che chiamo aiuto ed andiamo a cercarlo . State tranquilla. Maria ringraziò e s'incamminò verso la piazza, dove c'era il tempio, e sentì qualcuno che diceva che lì c'era un bambino che stava facendo lezione ai maestri. Maria capi' che era suo figlio, ringraziò Dio per averlo ritrovato poi si girò verso le due case alle quali aveva bussato e disse: 'Maledetta quella treccia che di venerdì s'intreccia e benedetta quella pasta che di venerdì s'impasta'.

venerdì 16 luglio 2010

Nella Sila Catanzarese si trova l'aria più pulita del mondo... anche del polo nord

Entrata del parco in località "Tirivolo" Zagarise CZ
«Raramente ho visto terre in cui c'è tutto come in questa. E voi, invece, state morendo di fame con la dispensa piena, "violentando" la vostra regione, piegandola verso una vocazione industriale che non le appartiene e che porterebbe solo danni». Ha esordito schiettamente in questi termini Stefano Montanari, direttore del Laboratorio Nanodiagnostics di Modena, che ieri mattina, nel corso di una conferenza organizzata nel centro visite "Antonio Garcea" del Parco della Sila, in località Monaco di Taverna, ha illustrato i risultati di una ricerca condotta insieme ad Antonietta Gatti, sull'aria che insiste in zona parco, a Tirivolo, nel comune di Zagarise, in particolare.
E dai dati raccolti è emerso che nel sito in cui sorge ormai da due anni il parco-avventura "Orme nel parco" non v'è traccia di polveri inquinanti: l'aria che si respira, quindi, è pulitissima e addirittura migliore di quella analizzata dagli stessi ricercatori sulle Isole Svalbard, tra la Norvegia e il Polo Nord, in un arcipelago che conta appena 2.500 abitanti. Pari a zero è, dunque, il livello di inquinamento atmosferico sulla montagna catanzarese stando ai dati raccolti dall'esperto modenese, giunto in Calabria perché attratto dall'«insuccesso di questa regione» (come ha candidamente dichiarato), per lui sicura garanzia di assenza di confusione. E Montanari ha classificato le polveri (o nanoparticelle) in due categorie: quelle naturali (provenienti dal deserto o dagli incendi boschivi, per esempio) e quelle umane (prodotte dalle acque di scarico, dagli inceneritori, dai fumi industriali, dal terrorismo, dalla guerra, dall'invecchiamento degli edifici, per esempio).
L'azione dell'uomo è, dunque, la vera fonte di inquinamento, capace di produrre effetti irreversibili se è vero, come ha spiegato, che le polveri si definiscono "eterne" proprio perché non si distruggono mai. E l'esperto ha più volte rimarcato come non esista alcuna normativa che preveda un controllo delle nanoparticelle presenti nel cibo. «Persino sui prodotti biologici, così definiti perché coltivati senza l'ausilio agenti chimici, non è previsto un esame volto a valutare la presenza di polveri sottili».
Nanoparticelle inquinanti presenti sulla vegetazione, sui prodotti alimentari (anche confezionati) e finanche nell'organismo umani, con inevitabili conseguenze sulla salute. Da tutto questo è emersa l'importanza dei risultati dell'analisi compiuta (cui allo stato non seguirà un ulteriore monitoraggio stante i costi elevati dell'operazione, circa 400.000 euro annui), da utilizzare per rilanciare l'immagine della Calabria come hanno voluto sottolineare i relatori moderati da Franco Bartucci, evidenziando le funzioni sociali delle zone protette, vere e proprie "Vitamine G" (green).
«Il contributo dei parchi – ha affermato Sonia Ferrari, presidente del Parco della Sila – è fondamentale per diversi motivi. Non solo per la tutela dell'ambiente ma anche per lo sviluppo di aree che spesso sono svantaggiate e che, grazie ad essi, possono sfruttare occasioni che non avrebbero. Tuttavia dobbiamo tristemente prendere atto che oggi assistiamo a dei tagli finanziari preoccupanti proprio per gli enti parco».

giovedì 15 luglio 2010

Catanzaro:partiranno a breve i lavori del secondo lotto del nuovo palazzo di giustizia

Ricostruzione al computer di come sarà una volta ultimato la sede del
palazzo di giustizia di Catanzaro
Saranno consegnati martedì 20 luglio i lavori di ampliamento del tribunale di Catanzaro (secondo lotto) che – informa una nota stampa - comporteranno una spesa di oltre undici milioni di euro. L’opera è stata finanziata dal Ministero di Grazia e Giustizia ed parte dal comune di Catanzaro. L’ampliamento, che sarà realizzato in aderenza al nuovo Palazzo di Giustizia di via Argento, prevede la realizzazione di nuove aule d’udienza, una nuova aula della Corte d’Assise e un adeguato potenziamento degli spazi per le attività amministrative e giudiziarie.
La ditta aggiudicatrice - L’affidamento dell’appalto, - si legge nella nota - trattandosi di una procedura secretata, è avvenuto con la procedura pubblica dell’appalto concorso a cui hanno partecipato numerose imprese. Ad aggiudicarselo è stata l’impresa Gatto Costruzioni che successivamente ha trasferito il ramo di azienda, e conseguentemente l’appalto, alla Società Cooperativa Costruzioni calabrese.
Le previsioni di progetto - Il sindaco Rosario Olivo e il vicesindaco Antonio Tassoni (quest’ultimo – evidenzia la nota - ha seguito personalmente la delicata pratica nel periodo in cui ha guidato l’assessorato ai lavori pubblici) hanno espresso grande soddisfazione per l’imminente avvio dei lavori di un’opera che “sarà essenziale per il funzionamento degli uffici giudiziari nella città di Catanzaro”. Con l’ampliamento del palazzo di via Argento si realizzerà a Catanzaro un vero e proprio Polo della Giustizia che assemblerà in un’unica area il tribunale civile e penale, la Corte d’Appello, la Procura della Repubblica, la Procura Generale. L’accentramento delle nuove strutture nell’immediata prossimità dei complessi già esistenti – secondo la nota - garantirà funzionalità all’intero sistema giudiziario e quindi notevoli vantaggi sia per gli operatori della giustizia sia per gli utenti che giungono da ogni parte della regione. Il progetto – spiega la nota - prevede la realizzazione di un edificio denominato corpo D e destinato in parte ad aule ed in parte ad uffici, oltre ad un sovrappasso su Via Kennedy che funge da collegamento pedonale con il cosiddetto Tribunale “Storico”. L’edificio, sviluppato in senso longitudinale in aderenza ai corpi di fabbrica esistenti e parallelamente a Via Kennedy, si erge per otto piani (oltre il livello seminterrato e la copertura) dove sono posizionati i vari ambienti con le relative destinazioni, ed è accessibile sia dal complesso del 1° Lotto che da un’entrata autonoma esterna direttamente da Via Kennedy.

mercoledì 14 luglio 2010

LA STORIA DURANTE I SECOLI DEL DIALETTO CALABRESE. ( 7° ED ULTIMA PARTE)

Durante il periodo borbonico il dialetto nel catanzarese è in piena evoluzione lessicale. Nasce un dialetto quasi dotto che vive accanto a quello popolare. Il dialetto degli uomini colti,era diverso da quello del popolo, esso era un dialetto levigato,ma anche meno caratteristico, e oseremo dire meno artistico,anche se rimane saldo alla sua origine della lingua Greca. In che punto il dialetto della provincia di Catanzaro cerco di livellarsi al Siciliano? Qui notiamo come una certa decadenza della lingua greca nella media Calabria era dovuta principalmente al forte bisogno di incrementare i commerci,allacciando relazioni con le regioni confinanti. Pertanto maggiore fu il livellamento con il Siciliano abili commercianti con i numerosi artigiani che arrivavano dai paesi arabi .A questo punto penso che abbiamo risposto esaurientemente ai quesiti che ci eravamo posti all’inizio del nostro percorso.Il dialetto Calabrese soprattutto quello meridionale nasce su solide basi di lingua Greca che pur con l’aggiunta di nuovi vocaboli,nuove forme di pronuncia dovute alle varie dominazioni straniere i quali apporteranno nuove parole,le basi non cambieranno mai .Queste basi greche e grecho-bizantine. Pertanto,maggiore fu il livellamento al siciliano quanto maggiore era il desiderio di espandersi. Ed possiamo ora desumere, che il livellamento maggiore si ebbe dopo l’avvento dei normanni, i quali si erano sostituiti ai bizantini. Nella media Calabria dunque per concludere non si ebbe un dialetto sino al XI secolo, ma una lingua vera e propria,la lingua Greca che lentamente decadeva e accoglieva in sé vocaboli di latino arcaico e di lingue romanze.Fine

martedì 13 luglio 2010

Il campanile di Sellia. "U campanaru"

L'imponente campanile della Chiesa Madre di Sellia
Lo stupendo campanile che osserva tutta Sellia, durante i secoli si è adeguato alle varie trasformazioni, agli ampliamenti della Chiesa Madre. Struttura imponente, si nota subito che in origine era più alto avendo un forte basamento. Infatti durante uno dei tanti terremoti la parte alta crollò, fu ricostruito abbassandolo e creando le merlature tipiche del castello; prima invece c’era un tetto spiovente in tegole. La casa parrocchiale fu costruita in epoca più recente allungando l’arco che prima era lungo per quanto era il campanile, fatto tutto in legno; poi proprio durante il periodo della disastrosa alluvione fu ricostruito in muratura. La sirena è quella della scuola elementare che dopo la sua inagibilità fu sistemata sul campanile per richiamare i vari scolaretti che venivano ospitati in varie case private in attesa che si ricostruisse la nuova scuola, la quale doveva sorgere insieme all'asilo sopra la fermata dei pulman poi si decide di dividerle, la scuola elementare alle nuove palazzine grazie ad un nuovo finanziamento per l'alluvione, mentre, purtroppo l'asilo fu dirottato accanto la Chiesa del Rosario distruggendo la bellisima ala attaccata alla Chiesa di cui ne abbiamo parlato qui. I due cerchi per l’orologio sistemati ai due lati -con il suo caratteristico movimento meccanico a pesi che si poteva ammirare al suo interno- fu realizzato verso il 1933, mentre, le 2 campanelle che suonano le ore e i quarti d’ora, furono presi dalla chiesetta della Madonna della Neve che iniziava in quel periodo il suo lento e inesorabile abbandono. Invece la campana piccola proviene dal vicino convento di Santa Maria delle Grazie. Un Campanile unico nel suo genere nel comprensorio che al suo interno custodisce tanti pezzi del nostro passato,della nostra identità spesso deturpata,saccheggiata con molta sufercialità; peccato per il movimento meccanico a pesi che quando fu sostituito negli anni '80 tra l'altro ancora perfettamente funzionante, venne provvisoriarmente sistemato nella vecchia casa comunale; oggi non sappiamo dove si trovi.

lunedì 12 luglio 2010

Dizionario dialettale Selliese ( lettera J )

 Eccoci alla J la quale nel dialetto calabrese è molto ricca di vocaboli sopratutto nella Calabria meridionale dove la prevalenza della lingua Greca rimane molto marcata. J come Jura,Jordino,Juppitu tre località con nomi particolari che ricadono nel nostro territorio. Vi raccomando aiutateci con l'inserimento di nuovi vocaboli che iniziano con la j
JACCIU s.m. Ghiaccio
JANCHIARAverbo Imbiancare - pitturare
JANCU(A) agg. Bianco(a)
JENCU s.m. Giovenco - Bue giovane
JENNARU s.m. Gennaio
JANNI. nome Giovanni
JATUNIARA.v. respirare
JECCHI espressione di nausea
JERMICARA.parlare,indovinare
JETTUv.getto
JETTUNA nuovo ramoscello,piccola pianta
JERMANU s.m. Segale
JAMU v.andare
JARBISI .abitanti di albi
JERIVASU Baco da seta
JESTIMA s.f. Bestemmia
JIFFULA m.schiaffo
JIRITALA f.ditale per cucire
JETTARA verbo Gettare
JETTU v. getto
JETTUNNA piccola pianta
JIMMUSU agg. Gobbo
JJOMMARU s.m. Gomitolo
JNOCCHIU s.m. Ginocchio
JNOSTRARU s.f. Ginestra
JOCARA verbo Giocare
JOCULANU.giocorellone
JORDINU.giardino,località di Sellia
JORNU s.m. Giorno
JOVI s.m. Giovedi
JRA verbo Andare
JRITU s.m. Dito
JUMARA sost. Fiumara
JUMENTA s.f. Cavalla
JUNCIA s.f. Gengiva
JUNCIRA verbo Unire
JUPPITU .localita di Sellia
JURA s.m. Fiore, località di Sellia
JURIARA verbo Ammuffire
JURIRA verbo Fiorire

Autore: sellia racconta. Si prega di inserire il link a chi ne fa uso (anche in modo parziale) con esplicito riferimento della fonte

sabato 10 luglio 2010

Racconti Calabresi. "Gesù e la mamma di San Pietro"

San Pietro
Un giorno S. Pietro torna a casa e dice a sua madre-Mamma il Maestro mi vuole con sé, dice che sono destinato a grandi cose e non posso più restare con voi, devo andare con Lui. La mamma di S. Pietro che già non digeriva che il figlio Andrea se ne fosse andato di casa dietro al Maestro, prese questo discorso con molta irritazione. E siccome era una donna che s'intendeva di fatture e magie disse- Se questo Gesù pensa di portarmi via tutti i figli dalla mia casa a me che sono vedova e sola, si sbaglia. Va bene uno ma due son troppi. Stavolta non la vince. Chiama Pietro e gli dice- Figlio prima che tu vada via voglio invitare a casa il Maestro. Lui é sempre stato tanto buono con tuo fratello e con te e noi non abbiamo mai avuto modo di sdebitarci . Perciò se tu sei daccordo digli che domani é invitato a pranzo da noi. Pietro tutto contento va da Gesù- Maestro, mia madre vi manda a dire se ci date l'onore di mangiare a casa nostra domani. Rispose Gesù-Accetto con tutto il cuore Pietro, potevi mai pensare che avrei rifiutato qualcosa a te e tua madre?- Pietro torna contento a casa ed avverte la madre che l'invito è stato accettato. Lei chiama a raccolta le comari del vicinato e cominciano a preparare per il pranzo. Finirono che era già notte. Quando le vicine tornarono a casa lei si ritiò da sola nella cantina; mise a punto una fattura magica poi tornò di sopra e la nascose sotto la soglia di casa-Così- pensò- Domani quando Gesù passa sopra la soglia la fattura gli farà scordare mio figlio e non lo cercherà più.-
La mattina finirono gli ultimi preparativi per il pranzo poi Pietro andò a prendere Gesù. Ma arrivati davanti all'uscio di casa, il Signore, che tutto vede e tutto sa, si gira verso S. Pietro che era accanto a lui, e gli dice- Pietro voglio chiederti una gentilezza; voglio che tu mi porti in braccio dentro la tua casa- E Pietro- Figuratevi Maestro se non vi porto! -Prese in braccio il maestro e lo portò dentro casa sotto gli occhi indispettiti della madre che pensava-Per questa volta me l'hai fatta ma non è ancora finito il giorno- E nascondendo la rabbia e mostrando allegria cominciò subito a servire il mangiare. Gli uomini mangiavano serviti dalle donne che andavano e venivano dalla cucina. In mezzo a quell'andirivieni nessuno si accorse che la mamma di Pietro levò la fattura dalla soglia e la mise sopra lo stipite della porta pensando - Voglio vedere che cosa fa ora.- Finito di mangiare Gesù si alza, benedice tutti e dice-E' ora di andare Pietro e siccome quando siamo arrivati tu sei stato così gentile da portarmi dentro casa in braccio, ora voglio essere io a portare te fuori di casa allo stesso modo- Pietro e, sua madre in particolare, cominciarono a protestare dicendo che mai sarebbe dovuto succedere che il Maestro portasse in braccio l'ultimo dei suoi servi. -Semmai é dovere di mio figlio riportarla fuori in braccio- insisteva la mamma.- Gesù disse- Fai come dico Pietro perchè non è per umiltà che ti porto in braccio fuori ma per insegnamento.- Così fece e quando furono fuori dalla casa si girò verso la madre di S. Pietro la guardò e le disse- Donna la malia ben fatta sia ma ricordati che chi la fa non la vede la faccia mia.

venerdì 9 luglio 2010

Reportage del giornalista del Corriere della Sera nei paesi della presila devastati dall'incendio.

Nella foto il territorio di Sellia dopo il rovinoso incendio

E' già autunno sulla Statale che da Catanzaro porta alla Sila Piccola. Il calore dell' incendio ha ingiallito le foglie sugli alberi sopravvissuti e quelle che il maestrale ha strappato dai rami crepitano, rotolando accartocciate sull' asfalto. Era un bosco, ora sembra un immenso cratere vulcanico: rocce nere, cenere, sbuffi di fumo, fiammate improvvise e ventate bollenti che salgono dalla terra bruciata. Dopo due giorni di allenamento qua e là, l' altra notte il fuoco si è allenato risalendo la valle in secca del fiume Alli. Un unico, gigantesco fronte: 32 chilometri. Da Sant' Elia, a Fossato Serralta, a San Pietro Magisano, il paese del regista Gianni Amelio. Fino a Zagarise e Sellia. E non è ancora finita, perché ieri sera le fiamme sono tornate ad alzarsi sulla scarpata che s' arrampica da Savuci a Maranise, obbligando gli abitanti a un' altra notte insonne e i gruppi di volontari, pompieri e guardie forestali a nuove fatiche. Una strada percorre il perimetro di questa regione nera, nel cuore della Calabria, mostrando lo scempio ambientale nell' habitat di migliaia di animali selvatici, le otto case carbonizzate, i pali telefonici inceneriti, i cavi elettrici abbattuti. L' incendio ha avvolto la Statale 109 bis in molti tratti, attraversandola da parte a parte. E proprio per questo la via è rimasta chiusa tutta la notte. Quando viene riaperta, ieri mattina, il vento ha già cambiato direzione. Sabato veniva da Sud. Adesso il maestrale fa ben sperare. La temperatura è scesa a 30 gradi. Ma è impossibile che piova. Ci sono Femminamorta, Ariano e Giove, di mezzo. Le tre montagne della Sila Piccola impediscono l' arrivo delle nuvole. Sant' Elia, sei chilometri da Catanzaro, è il primo paese che si attraversa avvicinandosi al cratere incenerito. Sorge su un colle a 634 metri e avvicinandosi al culmine della salita la prospettiva si allarga rivelando un cimitero di alberi appena oltre le case. Proprio lì sopra vira un grosso elicottero bianco, portando la prua al vento. E' il trattore del cielo costruito in Russia, ingaggiato dalla Protezione civile nazionale per 15 miliardi e rimasto a terra tutta la scorsa settimana per la mancanza delle autorizzazioni al decollo. All' estremità di due cavi, trasporta due canestri rossi pieni d' acqua. Li rovescia sul focolaio, poi vola verso il lago Passante, a una ventina di chilometri, per riempirli di nuovo.

giovedì 8 luglio 2010

8 Luglio 2000 Sellia avvolta dalle fiamme

Nella foto un immagine drammatica dell' incendio dell' 8 Luglio  2000 a Sellia (sullo sfondo si intravede "a cona du casu")

Case ed automobili bruciate,coltivazioni distrutte,boschi ridotti in cenere,linene telefoniche ed elettriche in tilt, condotte idriche bloccate,bomboloni del gas esplosi,strade interrotte,anziani ricoverati per intossicazione da fumo. Questo il triste bilancio di un’altra giornata di incendi in Calabria,scene infernali, quasi da inferno dantesco. La situazione più grave si è registrata nella presila Catanzarese, già provata da gioni di emergenza per continui incendi. Mille ettari di bosco, macchia mediterranea, uliveti e frutteti divorati dalle fiamme. Ottocento persone sono state evacuate tra Sellia superiore,San Pietro Magisano, Vincolise, Zagarise. Il vento di scirocco ha orientato il fuoco su più fronti variando direzione, alimentandolo, mandando tutto in cenere. Una enorme nuvola di fumo ha oscurato i paesi presilani. Tutti sono usciti dalle case per cercare riparo, ma i centri abitati sono stati assediati dalle fiamme per ore. Le evacuazioni sono state effettuate grazie soprattutto all’aiuto dei volontari che con grande solerzia hanno collaborato con i vigili del fuoco, carabinieri,118, forestali,finanzieri ecc.. tutti si sono dati da fare. Anziani e bambini sono stati trasferiti su ambulanze e auto dei carabinieri. A Vincolise un carabiniere fuori servizio è entrato senza pensarci due volte dentro l’abitazione in fiamme di un disabile aiutandolo a salvarsi. A Sellia Superiore centinaia di persone hanno trovato rifugio nella chiesa poi nel comune ma alla fine sono dovuti scappare anche da li perché le fiamme arrivavano da tutte le direzioni  accompagnata da  un enorme nuvola di fuma che rendeva l’aria irrespirabile. Scene di panico ovunque accompagnate dalla rabbia per i ritardi dei soccorsi e per i canadair che tardavano ad arrivare. Nelle ore più calde il fuoco ha raggiunto con rapidità i vari centri abitati dopo aver distrutto aziende,case di campagna, ovili, mezzi agricoli, escavatori. Nell’area di Magisano hanno subito danni due oleifici, una falegnameria a San Pietro è andata completamente distrutta. Momenti di panico per l’arrivo delle fiamme vicino ad una fabbrica di fuochi d’artificio: la polvere pirica è stata prontamente spostata e messa al sicuro. Molte famiglie si sono trasferite nei paesi vicini presso conoscenti, parenti. Alcune persone anziane non volevano assolutamente lasciare le proprie abitazioni minacciate dalle fiamme. Molti sono stati portati con urgenza all’ospedale Pugliese per seri problemi di respirazione. I telefoni, i centralini soccorso sono andati letteralmente in tilt. In questi giorni particolarmente bollenti tutto il sud D’Italia brucia vedendosi divorata dalle fiamme ettari ed ettari di bosco in poche ore.
(articolo tratto da un quotidiano dell'epoca)

mercoledì 7 luglio 2010

Catanzaro quartiere janò,dopo diversi mesi dalla frana...tutto tace


una famiglia catanzarese che per vicissitudini diverse era stata costretta a lasciare la propria abitazione, per questione di sicurezza, e trasferirsi in un hotel per poter condurre una vita tutt’altro che normale. Questa famiglia dopo poche settimane di permanenza nella struttura veniva invitata dal comune a provvedere autonomamente a mantenere le spese relative all’alloggio poiché l’ente non avrebbe proseguito nel pagare i pernottamenti e i pasti. Dopo vari tira e molla, solleciti, incontri e quant’altro, il comune si riassumeva l’onere delle spese fino al rientro della stessa nella propria abitazione. Oggi dopo mesi dal disastro di Janò sembra rivivere la stessa situazione, un déjà vu. Inutile dire che il Governo centrale trascura il meridione, d’altronde lo stesso Sig. Bertolaso ha fatto un’apparizione fugace per poi svanire nel nulla, ovviamente dopo aver promesso agli abitanti dell’area che presto si sarebbe fatto rivedere portando con se la soluzione dei problemi o comunque un aiuto proporzionale alla necessità impellente di rimettere in sesto un’intera area della città. Detto ciò pero non si può in alcun modo fare a meno di menzionare la mancanza di programmazione da parte dell’ente comunale per risolvere o alleviare quanto meno i problemi degli sfollati. Spesso, sembra che la progettualità e l’immaginazione sia funzionale solo per le feste e per altri avvenimenti caserecci che dopo un giorno lasciano dietro il nulla. Chiediamo al Sindaco di spiegare come mai sia svanita tutta d’un tratto la necessità di utilizzare gli immobili requisiti il 23 febbraio scorso all’azienda Telecom per offrire una sistemazione, sicuramente meno temporanea di un albergo cittadino, agli sfollati? E soprattutto come mai si debba arrivare ad investire capitali importanti senza fare valutazioni di merito sui costi relativi alla sistemazione delle famiglie in hotel invece di valutare la collocazione dei cittadini in appartamenti vuoti di cui la città, tristemente, è piena.Siamo certi che un tavolo tecnico formato da Comune, Provincia e Regione possa, capendo e facendo capire l’impossibilità di una soluzione rapida al disastro ambientale avvenuto, offrire ai nuclei familiari senza abitazione un quadro chiaro sulla tempistica e soprattutto un fondo economico a cui attingere per cercare una sistemazione non di pochi giorni ma che dia dignità a tutte le persone che oggi vivono un grande dramma.
Carmine Gallippi
Commissario Provinciale MPA

martedì 6 luglio 2010

Sellia: ritrovato antico documento sul terribile terremoto del 1905.


"I vari terremoti susseguitisi durante i secoli in Calabria hanno sempre lasciato segni indelebili e profonde ferite sia nel territorio, mutandone spesso la stessa orografia, ma soprattutto in innumerevoli perdite di vite umane come solo la natura può provocare.
Ma altrettanto grande è stata la forza delle popolazioni Calabresi nel difendere e poi ricostruire strenuamente quello che tali fenomeni a volte hanno cancellato quasi completamente".L'afferma Nicola Coppoletta segretario generale Uilcom Calabria. "Soprattutto, prosegue, immensa è stata la forza della fede e della devozione di quanti hanno trovato il coraggio di continuare a vivere seppur in condizioni disperate o al limite della sopravvivenza.Non di meno è stata la riconoscenza e la gratitudine verso i santi protettori delle varie comunità Calabresi da parte di quanti furono risparmiati della loro stressa vita.Prova ne è il documento ritrovato da me dopo oltre cento anni , ad opera dell’Arciconfraternita della chiesa dell’Immacolata di Sellia dopo il rovinoso terremoto del settembre 1905.Nell’apprezzarne non solo il contenuto, ma soprattutto il grande stile linguistico, vien da chiedersi se ancor oggi tali espressioni siano del tutto dimenticate o addirittura superate da pressappochismo e superficialità che inevitabilmente stanno conducendoci verso l’imbarbarimento socio-culturale del nostro vivere.Spero comunque di aver fatto cosa gradita a quanti come me ancora oggi credono in quei riferimenti sempre più sbiaditi ma sicuramente necessari". Coppoletta parla di qulll’8 Settembre del 1905 che segna una data incancellabile di lutto e lacrime per la Calabria rendendo noto il documento"La morte passò ,in quella notte memoranda, con un fremito orribile,con un sobbalzo truce di tutte le forze telluriche comprese nel seno della terra e, nello spavento delle popolazioni esterrefatte , produsse a piene mani ovunque la strage , su per i colli ridenti, su per le balze apriche, sulle belle terre di Calabria nostra!

lunedì 5 luglio 2010

Dizionario dialettale Selliese (lettera I )

 Eccoci alla lettera I- i vocaboli trovati non sono molti perchè parecchi iniziano con la lettera j. 
I  come irtu. un antico detto diceva:
"IRTU ZAPPUNA E CUNNU TI CACCIANU E STU MUNNU". Saggezza popolare.
IèNNARU s.m. Genero
ILICIARU s.m. Elce
ILLA (U) pron. pers. Lei - Lui
IMPARARA v.imparare
INCHIATURU . riempitoio
INCHIRA verbo Riempire
INTRA avv. Dentro
INVECIA v.invece 
IRTU avv.  salita
IUSU avv. Sotto
IUSTERNA.cisterna
ISS.esclamazione per imporre il silenzio
IZARA verbo Alzare

Autore: sellia racconta. Si prega di inserire il link a chi ne fa uso (anche in modo parziale) con esplicito riferimento della fonte

sabato 3 luglio 2010

Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi (Vangelo di Domenica 4.7.2010 )

Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi
Domenica 4 luglio 2010
(Vangelo)
Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città. I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

Il Mistero di Cristo è uno quello del Padre affidato ai Figlio Cristo Gesù di portare al mondo la lieta novella. Gesù però da solo non poteva raggiungere il modo allora ne sceglie dodici tra i suoi discepoli e li forma e poi altri settantadue e poi ancora, fino ad oggi e fino alla fine ancora il Signore chiamerà altri ministri per continuare il suo stesso mistero nel mondo.

Gli Apostoli vanno, evangelizzano, curano, sanano, scacciano i demòni, compiono opere portentose. Tutto obbedisce ad ogni loro comando. Non possiedono però ancora una visione di grande santità. La loro visione è ancora miope, circoscritta, finita, assai limitata. Si pensano grande, importanti, sol perché i demòni si sottomettono al loro comando. Quanto invece è differente la visione di santità di Gesù Signore. Un uomo è grande non perché ha potere sul demonio. È grande perché è amico di Dio. Perché Dio lo attende nel suo Cielo. Perché lo vuole a tavola con Lui nell’eternità. Perché lo vuole rivestire di Sé. Perché vuole scrivere il suo nome nella sua Casa eterna.

La visione di peccato ci fa considerare grandi perché occupiamo questo o quell’altro posto, perché siamo importanti, perché scriviamo sui quotidiani, perché sappiamo entrare in guerra con i nostri fratelli, perché usiamo la nostra autorità per mettere ogni cosa a suo posto, perché diamo consigli errati ai nostri amici. La nostra visione di peccato ci fa considerare grandi, importanti per svariati motivi. La visione di santità di Gesù Signore ci rivela che è uno solo il motivo della nostra grandezza: la conquista del Paradiso, la nostra entrata nella Casa eterna di Dio. Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli e Santi di Dio, otteneteci una grande visione di santità. Vogliamo vedere non dal nostra peccato, ma con gli occhi di Gesù Signore.

Don Francesco Cristofaro

venerdì 2 luglio 2010

LA STORIA DURANTE I SECOLI DEL DIALETTO CALABRESE (6)

Siamo nel 1735 e la nostra regione soggiace alla sovranità Borbonica che divide la Calabria in 3:ulteriore con capoluogo Reggio, ulteriore II con Catanzaro, e citeriore con Cosenza. Ma periodi tristi subentrarono sotto i borboni, periodi di benessere per ritornare di nuovo nell’ingiustizia e nell’abuso, così sino al pieno Risorgimento.Carlo di Borbone è un re buono,paterno e benefico e il suo governo sarà ricordato molto positivamente. Ferdinando I, invece pur non essendo di indole cattiva subisce passivamente i capricci della moglie, e quelli dei cortigiani senza scrupoli. Se dovessimo analizzare gli eventi più rilevanti durante il suo regno,vedremmo solo lutti e rovine: nel 1783 un devastante terremoto provocò danni ingenti e numerose vittime; nel 1799 una lotta enorme tra plebei e partigiani della repubblica Partenopea, tra cui molti uomini migliori, seminò stragi e rovine. Il re fugge a Palermo, mentre il cardinale Ruffo inizia la riconquista del regno per far ritornare tutto com'era prima. “Reazione e patibolo” ecco il tremendo binomio che spaventa l’Italia meridionale. Molti verranno uccisi, tra cui: il generale Giuseppe Schipani di Catanzaro,lo scienziato Vincenzo De Filipps di Tiriolo,ecc..
Col ritorno nel regno di Napoli dei Francesi di Napoleone e di Giacchino Murat, iniziò un'aspra lotta tra le truppe Francesi e gli insorti che culminò con l’uccisione a Pizzo, città fedelissima ai borboni, di Gioacchino Murat. Intanto una setta, si stava sviluppando molto rapidamente in Calabria: “i carbonari”, minava le basi del regno borbonico preparando la rivoluzione del 1820. Ancora più triste sarebbe il ricordo del suo successore di Ferdinando,rimasto (per fortuna) sul trono per un breve periodo. Sotto la sua tirannide la Calabria tutta cospirava sino ad arrivare alla ribellione del 1848 in cui si accusava il tiranno di violazione dello statuto. Ma a nulla valse anche un comitato di salute pubblica che dichiarò apertamente decaduta la dinastia borbonica; altre lotte, altro sangue fu sparso ai danni dei Calabresi. Solo nel 1860 l’esercito borbonico fu definitivamente sconfitto dalle truppe garibaldine nelle cui file militavano molti calabresi.

giovedì 1 luglio 2010

La foto del mese: Luglio 2010

Il quadro che andremo ad appendere nella nostra preziosa pinacoteca virtuale per il mese di Luglio, raffigura uno scorcio del rione Sant’Angelo di cui ne abbiamo parlato qui e comunque ancora avremo modo di raccontare altre cose su questo bellissimo rione. Da sempre questa zona rimane di tutto il centro storico quello che più mi affascina. Quanti ricordi, quante corse “intra i stritti vinelli”. Chiudendo gli occhi mi rivedo bambino con i pantaloni corti e un campanello in mano (datomi da una vecchietta del posto) che suonandolo di continuo correvo per tutto il rione ad avvisare che stava per iniziare il Rosario che si recitava all’aperto vicino la fontana. Tante erano le donne che vi partecipavano anche qualche uomo anziano con il Rosario in mano, alla fine tanti bei canti di lode al Sacro cuore di Gesù e al Sacro cuore di Maria. Qui fu edificata la prima Chiesa che darà il nome all’intero rione; qui nasce Sellia circa 2000 anni fa. La sua conformazione e diversa dal resto del borgo non ci sono archi dove di sotto continuano le vie come ce sono tante nel resto nel paese (vedi la più lunga di “sutta u campanaru”). Ma rimane particolarmente bello, unico avendo superato durante i secoli indenne vari cataclismi. Speriamo che grazie anche ad un impegno particolare dei nostri amministratori possa essere salvato, recuperato, riqualificato, rivalutato. Esso fa parte della nostra storia; mi piange il cuore vederlo nella condizione attuali. Questo splendido rione che ha passato indenne vari alluvioni, terremoti ecc.. vederlo morire nel silenzio dell’abbandono di chi dimentica troppo in fretta le proprie radici. Sono sicuro che i nostri amministratori, le varie associazioni, ma in primis noi Selliesi faremo di tutto per Salvare, portare agli antichi splendori il nostro incantevole borgo medioevale.

Autore: sellia racconta. Si prega di inserire il link a chi ne fa uso (anche in modo parziale) con esplicito riferimento della fonte