mercoledì 29 febbraio 2012

Pubblicato il bando sul sito del comune di Sersale per la realizzazione di un impianto sportivo coperto grazie ad un finanziamento a totale carico del ministero dell'interno

Panoramica di Sersale


Dal  sito del comune  www.comune.sersale.cz.it si può scaricare il bando di gara per la realizzazione di un impianto sportivo polivalente coperto,con scadenza delle domande fissata per il 12 marzo.Con un finanziamento pari a euro 475.000 a carico del ministero dell’interno, un ottimo risultato per il comune di Sersale  grazie ai pon 2007/2013 sicurezza per lo sviluppo – obiettivo operativo 2.8. Grazie a questa importante struttura il comune si doterà di un impianto sportivo che consentirà ai giovani di poter praticare i vari sport anche durante i mesi invernali che non permettono spesso di svolgerli all’aperto. Un prestigioso risultato grazie all’ottimo lavoro di squadra del comune di Sersale con a capo il sindaco Vera Scalfaro che non nasconde con orgoglio che sono stati veramente  in pochi i comuni non solo della provincia di Catanzaro ma dell’intera regione nell’ ottenere questo finanziamento che andrà ad arricchire le varie strutture sportive colmando il vuoto nello specifico di strutture coperte che consentirà.....

Taverna iniziati ufficialmente le celebrazioni per il IV centenario della nascita di Mattia Preti





Importante scoperta all'Università della California sulla metasti tumorale grazie ad un ricercatore Catanzarese

Ricercatore catanzarese scopre il meccanismo delle metastasi tumorali
Ricercatore catanzarese scopre il meccanismo delle metastasi tumorali
Scoperta la chiave del “difetto cellulare” che porta alla formazione di metastasi tumorali. Un team di ricercatori della University of California a San Francisco, guidati dal catanzarese Davide Ruggero, hanno individuato una rete di geni regolati da una molecola, chiamata mTor, che controlla la produzione delle proteine all’interno delle cellule: è questo aminoacido il “colpevole” della creazione di metastasi: in molte forme di tumori, il normale compito di mTor viene distorto, e la molecola inizia a indurre le cellule a dividersi in modo non normale, trasformandosi in invasive e generando per l’appunto metastasi.
 E’ come se il cuore dopo un infarto creasse intorno a sé un ambiente inospitale, incapace di far rigenerare i tessuti. Un piccolo segreto scoperto da studio dell’università La Sapienza e del Laboratorio di Biologia Molecolare Europeo che può stravolgere la cura per il cuore. Una scoperta che si aggiunge a un’altra: quella della capacità del cuore di ripararsi da solo, sempre


Gli studi più recenti suggeriscono che – ancor prima di manifestarsi – il tumore rilasci in circolo cellule capaci di disseminarsi in altre parti del corpo, ma la conoscenza delle basi cellulari e molecolari del fenomeno fa ragionevolmente prevedere che presto saremo in grado di contrastarlo. Molti laboratori – anche in Italia – stanno facendo in questo settore progressi sorprendenti.

martedì 28 febbraio 2012

Malgrado la perdita del finanziamento di ben 4 milioni di euro il consorzio valle del Simeri punta con sicurezza alla realizzazione del porto alla foce del fiume Simeri



The Ecologist importante rivista svela le condizioni da schiavi durante la raccolta delle arancie in Calabria da parte della multinazionale Coca-Cola che per ripicca ritira le varie ordinazioni dalla nostra regione

 
Le arance per la Fanta frutto del lavoro di "migranti schiavi"

Una inchiesta del periodico The Ecologist ha messo a nudo come le arance che servono alla produzione della Fanta provengano da lavoratori definiti "schiavi" attivi in Calabria
Condizioni di vita da schiavi, paga ridicola, nessuna tutela, caporalato imperante. È la situazione di molti migranti, spesso clandestini, che lavorano da stagionali in Calabria e raccolgono le arance destinate a finire nelle lattine di Fanta, marchio di proprietà della Coca-Cola. L’indagine è stata condotta dal periodico The Ecologist e rilanciata dall’Independent. Il colosso americano ha però smentito le critiche assicurando che i produttori da cui si serve sono regolarmente controllati da terze parti indipendenti in modo che gli standard siano rispettati. La Coca-Cola ha poi ammesso che la filiera produttiva è talmente lunga da non poter garantire la stessa cosa per le aziende che lavorano in subappalto. Alla base di tutto ci sarebbero i prezzi da fame pagati dalle grandi multinazionali ai produttori – 7 centesimi al chilo. Pietro Molinaro, capo della Coldiretti Calabria ha detto che il “prezzo appropriato» sarebbe di 15 centesimi. Il quotidiano britannico sottolinea però che non ci siano prove schiaccianti di cattiva condotta da parte di Coca-Cola o i dei suoi fornitori.
L'inchiesta racconta come proprio in questi giorni circa duemila africani, molti dei quali sono arrivati in Italia affrontando un viaggio a dir poco insidioso, siano impiegati nelle campagne calabresi. Per un'intera giornata di lavoro ottengono al massimo 25 euro. Sono concentrati per lo più intorno alla città di Rosarno e raccolgono gran parte delle 870.000 tonnellate d'arance che ogni anno sono colte in Calabria. La maggior parte di questi lavoratori vive in baraccopoli in condizioni pessime ed è alla mercé delle organizzazioni criminali. Ai caporali infatti i migranti pagano "una tassa" per poter lavorare negli agrumeti calabresi. Le arance raccolte sono usate per produrre succo concentrato che è poi venduto a diverse multinazionali, tra le quali c'è la Coca Cola. Quest'ultima sarebbe una delle principali acquirenti di succo d'arancia concentrato che utilizza per la produzione della Fanta. Secondo gli attivisti, il vero scandalo sarebbero i 7 centesimi pagati dalle multinazionali per ogni chilo di succo d'arancia: il prezzo sarebbe troppo basso e lo dimostra il fatto che tanti agricoltori locali preferiscono lasciare marcire sugli alberi gli agrumi piuttosto che raccoglierli. Da qui segue che le aziende che danno lavoro agli extracomunitari sono costrette a sottopagarli e a sfruttarli perché questo è l'unico modo per ottenere un profitto dalla vendita del succo d'arancia alle multinazionali.
DIFESA E REPLICA - Pietro Molinaro, presidente della Coldiretti Calabria, ha raccontato alla rivista ecologista di aver presentato il problema alla Coca Cola, che solo nel 2010 ha fatturato 11,8 miliardi di dollari,

I paesi della provincia: Motta Santa Lucia



domenica 26 febbraio 2012

Il seminario teologico Pio X di Catanzaro compie 100 anni

Progetto del 1912 del seminario teologico Pio X di Catanzaro
  
Tra i 12 Seminari Regionali, attualmente esistenti in Italia, il Seminario Regionale Teologico Calabro, 
come il Seminario Campano a Posillipo, fu voluto e finanziato dal Papa San Pio X, al cui nome si intitola, a perenne ricordo e gratitudine. Il problema delle vocazioni ecclesiastiche e dei Seminari fu presto oggetto delle sollecitudini del Papa. La constatazione che le piccole diocesi non erano in grado di provvedere adeguatamente alla formazione del clero ispirò al Pontefice l’idea di favorire l’istituzione dei Seminari Interdiocesani o Regionali, con chiare ispirazioni di fondo che l’attività teologica di un seminario coltiva.
Antica foto del Seminario di Catanzaro
 I 13 vescovi calabresi d’inizio secolo furono tra i primi ad interpretare il pensiero del Papa e nel Congresso Cattolico di Gerace (7-10 ottobre 1908) votarono l’erezione a Catanzaro di un Seminario Regionale, unico per i giovani aspiranti al sacerdozio delle allora 16 diocesi calabresi. Il Santo Padre fece sua l’idea e fu munifico di consigli e di aiuti: il 29 luglio 1909 S.E. Mons. Pietro Di Maria, Vescovo di Catanzaro ed esecutore intelligente dei desideri di Papa Sarto, acquistava, in nome e per conto del Vicario di Cristo, una capace area su una delle più amene colline della città. Il 1° febbraio 1910 iniziarono i lavori per tracciare le fondamenta. Il 17 luglio si benedisse la prima pietra, posta all’angolo destro esterno della cappella del Seminario.
«È davvero consolante per noi superiori, alunni ed ex alunni del Seminario "S. Pio X", sapere che le origini del nostro Seminario affondano le radici in quella instancabile sollecitudine che il Pastore della Chiesa universale nutriva per i sacerdoti. Sentiamo uno scatto di orgoglio a pensare alla "dignità del nostro ministero. di formare Cristo nei fratelli"». Sono le parole del rettore del Seminario teologico regionale "San Pio X", mons. Rocco Scaturchio, con cui manifesta la propria gratitudine al Pontefice Pio X per aver voluto in anni difficili la costruzione di un Seminario regionale in terra di Calabria per la formazione del clero. Era il 30 ottobre del 1908, quando il pontefice, cogliendo la voce dei vescovi di Calabria, scrisse al vescovo di Catanzaro Pietro Di Maria per incoraggiarlo a trovare un luogo dove poter costruire un Seminario per tutte le 18 Diocesi. Non mancò la risposta pronta del vescovo di Catanzaro che indicò al Papa il colle "Madonna dei Cieli". Il 4 gennaio del 1912 fu aperto agli alunni di filosofia e teologia e per dare valore ecclesiale all'opera il Pontefice, nel 1913, fece coniare una medaglia commemorativa nel decimo anno del suo pontificato con il prospetto del Seminario di Catanzaro.
Nonostante anche la triste vicenda dell'incendio del 1941, che distrusse l'intero edificio, il Seminario "S. Pio X" resta una importante pagina di storia per la città e per l'intera regione che, oggi più che mai, dopo cento anni di vita, deve guardare con speranza al futuro del clero di Calabria, sapendo bene che il Seminario è stato meta di tanti illustri presbiteri che hanno lasciato ancor oggi un profumo di santità.
Grande è l'impegno dei superiori e del corpo docente, chiamati per volontà dell'Episcopato calabro a dare una formazione umana, culturale e spirituale ai seminaristi, ai laici ed ai presbiteri che proseguono l'iter formativo con la specializzazione in teologia morale sociale. Tanti sono anche i progetti che l'Istituto teologico calabro, aggregato alla Pontificia facoltà teologica dell'Italia Meridionale, sta portando a compimento con l'apertura di altre specializzazioni.
Per il centenario della fondazione, significativa è stata nei giorni scorsi l'udienza che il Santo Padre ha concesso al Seminario di Catanzaro con la presenza anche dei vescovi Mondello, Bertolone, Renzo, Bonanno, Ciliberti e Galantino.

Caso Giardina, il presidente Scopelliti si difende durante una conferenza stampa senza nessun contradittorio omettendo importanti fatti


Caso Giardina, analisi dell'arringa di Scopelliti in conferenza stampa. Il governatore va all'attacco ma dimentica alcuni fatti



Il sindaco Demetrio Arena, gli assessori comunali Tilde Minasi, Demetrio Berna e Pasquale Morisani, l'ex coordinatore cittadino del Pdl Luigi Tuccio e il suo successore Daniele Romeo, il consigliere comunale Walter Curatola, quello provinciale Michele Marcianò, il coordinatore regionale della lista “Scopelliti presidente” Giovanni Bilardi, quello provinciale Oreste Romeo, l'ex assessore comunale Franco Germanò, l'ex assessore Enzo Sidari. Erano tutti in prima fila.
In fondo alla sala, invece, un attento Tino Scopelliti, all'anagrafe Consolato, ad ascoltare l'attacco che il fratello stava sferrando in conferenza stampa al colonnello Valerio Giardina, “reo” di aver riferito in un'aula di tribunale il contenuto di un'informativa da lui stesso firmata e inserita dal sostituto procuratore della Dda Giuseppe Lombardo nel fascicolo del processo “Meta”, nato da un’inchiesta contro il gotha della 'ndrangheta reggina.
L'intervento del governatore è la dimostrazione plastica che l'arroganza ha ceduto il passo all'esigenza di rispondere, di attaccare, di offendere e di alludere a «macchinazioni» e «cabine di regia» di cui, con il solito stile che lo contraddistingue, non svela il regista.
Ma andiamo con ordine e proviamo ad analizzare le dichiarazioni del governatore della Calabria.
La vicenda del palazzo confiscato al boss Pasquale Condello e ristrutturato dal Comune è quella su cui il governatore si sente più forte, fa riferimento a «scelte coraggiose» che avrebbero distinto la sua amministrazione comunale a differenza di quelle che l'hanno preceduta. Parla in terza persona: «Scopelliti ha mandato il provvedimento di sgombero al boss più pericoloso della 'ndrangheta. Il 10 aprile 2006 il Comune scrive agli occupanti degli alloggi diffidandoli ad abbandonare lo stabile entro 30 giorni».
A questo punto il governatore dimentica un passaggio importante. Se da una parte è vero che l'assegnazione del bene al Comune risale al 2001, dall'altra è altrettanto vero che, dal maggio 2002 al momento della diffida alla moglie del boss, l'amministrazione era guidata da Scopelliti.
Il “city manager” del Comune era l'avvocato Franco Zoccali (oggi direttore generale della Regione) che i primi di aprile del 2006 (quindi prima del provvedimento) veniva interrogato dal pm Sara Ombra e dichiarava: «La problematica relativa agli immobili confiscati è molto delicata; per tale motivo nessuno, fino ad oggi, si è assunto in maniera determinata la responsabilità di atti decisivi. Ritengo che la responsabilità del ritardo sia da attribuire all'intera amministrazione comunale...».
E da chi era diretta quest'ultima nei 4 anni precedenti a quell'interrogatorio?
Ancora più pesante era stata la deposizione dell'ingegnere Giuseppe Granata, funzionario del Comune, sempre al pm Ombra: «Alcuni immobili confiscati sono ancora occupati da appartenenti alle famiglie mafiose. Non so se paghino un indennizzo di occupazione che è di competenza dell'Ufficio staff del sindaco. Le eventuali ordinanze di sgombero devono essere firmate dal sindaco. Non mi risulta che finora siano state mai emesse ordinanze del genere. Non mi risulta che sia mai stato sgomberato alcun immobile confiscato».
Siamo ai primi di aprile 2006 quando, con gli interrogatori dei propri funzionari, il Comune viene a conoscenza di un'indagine sulla gestione dei beni confiscati. Pochi giorni dopo (e non prima), Scopelliti firma l'ordinanza di sgombero del fortino di Pasquale Condello.


SCOPELLITI E IL BOSS COSIMO ALVARO ALLA FESTA DI BARBIERI
Il governatore risponde alle domande dei giornalisti. Tra queste anche quella relativa alla sua partecipazione a un pranzo dove era presente pure il boss Cosimo Alvaro. È l'ottobre 2006 quando il governatore accetta l'invito degli imprenditori Barbieri per festeggiare, al ristorante la “Fenice” di Gallico, i 50 anni di matrimonio dei loro genitori.
Ecco la versione data da Scopelliti: «Fu Vincenzo (Barbieri, ndr) a telefonarmi, dicendomi che il padre sarebbe stato felice di avere il sindaco alla sua festa, essendo stato in passato un dipendente del Comune. Preciso che in quella data la Prefettura aveva rinnovato il certificato antimafia alla ditta Barbieri e che Vincenzo non è mai stato arrestato».
E qui, le amnesie del presidente della Regione tornano a condizionare il suo intervento. È vero che Vincenzo Barbieri non è stato arrestato, ma è indagato per corruzione elettorale e abuso d'ufficio. Reati per i quali la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio e sono in corso le udienze preliminari che vedono sul banco degli imputati anche l'ex consigliere comunale Manlio Flesca accusato, sempre nell'ambito dell'inchiesta "Meta", di avere fatto assumere la moglie dell'imprenditore alla società mista Reges in cambio di 200 voti alle elezioni comunali del 2007. Vincenzo Barbieri, inoltre, è il fratello di Domenico, condannato in primo grado per associazione a delinquere di stampo mafioso.
A questo punto i nervi del governatore sono messi a dura prova. La sua arringa più accorata Scopelliti la dedica al fratello Tino, indicato nel corso di una conversazione come colui che si «è riempito la mazzetta».
Ecco cosa ha detto il governatore mercoledì scorso: «Non è possibile svergognare una persona solo per la telefonata di un balordo. Andate in giro a vedere di quali persone parliamo, di chi si è permesso di fare il nome di mio fratello. Con una telefonata avete costruito mesi di diffamazione nei miei confronti. Perché non siete riusciti a colpire Scopelliti Giuseppe, pensate di farlo colpendo mio fratello e la mia famiglia. E allora vi domando: una telefonata tra due persone può diventare l'oggetto di aggressione a una persona che non si può difendere? Un'aggressione vergognosa. Spero che i giornalisti che hanno scritto queste cose paghino e che mio fratello diventi ricco grazie ai risarcimenti».
In attesa che la giustizia civile faccia il suo corso, il governatore potrebbe rileggere l'informativa finale dell'inchiesta “Meta” e constatare con mano quanto sia importante documentarsi prima di replicare. In particolare quando si tratta di argomenti delicati come i rapporti tra 'ndrangheta e politica. Innanzitutto, quella a cui fa riferimento Scopelliti non è una telefonata ma un'intercettazione ambientale, captata il 3 gennaio 2007 all'interno dell'auto di Domenico Barbieri.
Ecco lo stralcio dell'informativa del Ros dalla quale emerge che a indicare Tino Scopelliti è stato l'imprenditore Barbieri che ha organizzato il pranzo al ristorante “Fenice” a cui ha partecipato l'ex sindaco di Reggio. «Il Barbieri – scrivono i carabinieri – illustrava al Labate l’intraprendenza di una ditta denominata “Edilma”, la quale avrebbe ottenuto l’aggiudicazione di alcune gare d’appalto grazie all’intervento del fratello del sindaco che, d’accordo ed in combutta con l’ing. Crucitti Pasquale, si sarebbe preso alcune somme di denaro, per favorire proprio l’Edilma ed altre ditte:
BARBIERI D.: … incomp... aggiustare i lavori, l'hai visto Edilma... incomp... (Edilma, ndr) come cazzo ha fatto ad entrare?
LABATE F.: Io non sono riuscito a sapere con chi… incomp...
BARBIERI D.: Con il fratello del sindaco!
LABATE F.: Con Crucitti proprio?
BARBIERI D.: Con il fratello del sindaco è lui. I soldi se li sta prendendo il fratello del sindaco!
LABATE F.: Edilma (Edilma, ndr)
BARBIERI D.: Di tutti! Quello che si è riempito la mazzetta, quello che si è preso la pila».
E quando qualcuno gli ricorda l'intercettazione telefonica (stavolta lo è veramente, sic) in cui il 10 febbraio 2009 Tino Scopelliti ha chiesto al dirigente Crucitti, gambizzato pochi giorni prima, informazioni su alcuni lavori che il Comune stava svolgendo ad Aretina, il governatore sbotta provocando gli applausi della claque: «Ma di che sta parlando? Dove cazzo vive? Lei vive a Reggio Calabria o vive a Milano? A mio fratello più che dire di stare mille miglia lontano dai palazzi dove sono io, che gli devo dire? Mio fratello ha chiesto un'informazione e non ha chiesto soldi. Fate demagogia. Non meritate neanche il rispetto della risposta. Qua stiamo parlando di pettegolezzi». E alludendo alle indagini che ne sarebbero scaturite: «Gli avrebbero messo le microspie a mio fratello, anche nelle orecchie per non dire altro. A cosa ha portato quella fase investigativa? A niente».
Tralasciando il fatto che, come è emerso da alcune importanti inchieste, Milano è diventata la capitale della 'ndrangheta, una cosa Scopelliti l’ha indovinata. Nella richiesta di sottoporre ad intercettazione telefonica il parente del politico, infatti, il Raggruppamento operativo speciale dei carabinieri aveva scritto che tra l’ingegnere e Tino Scopelliti «insistono equivoci rapporti atteso che quest'ultimo, pur non avendo alcun titolo, chiedeva al Crucitti, nel corso di una conversazione delucidazioni in ordine a dei lavori in corso di realizzazione nel Comune di Reggio. Non risulta dalle dichiarazioni dei redditi che Consolato Scopelliti svolga attività lavorativa per conto del Comune di Reggio».
Giorgio De Stefano e Paolo Romeo. Il primo è cugino del boss don Paolo, il secondo è l’unico parlamentare reggino condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Stando alle indagini, sarebbero loro le menti della lobby affaristico-mafiosa che controllava la vita politica e sociale della città dello Stretto. Su questo, Scopelliti si è rifatto alle dichiarazioni del senatore Maurizio Gasparri: «Forse ha ragione lui: bisogna capire se c’è una cabina di regia dietro questi accostamenti. Non ho mai preso parte al salotto di Romeo e ne sono contento».
E, commentando la frase pronunciata in aula dal militare («Questo è il “modello Reggio”»), il governatore riparte con le offese all'ufficiale dell'Arma. E poi attacca: «Il colonnello Giardina si è comportato come un oppositore politico, chissà che alle prossime elezioni non si candidi».
Anche qui, la reazione di Scopelliti appare scomposta. Dimentica, infatti, che il riferimento agli avvocati Giorgio De Stefano e Paolo Romeo quali “menti” della lobby che manovra il sistema degli appalti al Comune, non è frutto della fantasia del colonnello Giardina, ma è il risultato di un'intercettazione ambientale tra gli imprenditori Franco Labate e Domenico Barbieri.
«Si sono mangiati sopra a dodici miliardi di strade che dovevano bitumare… non dico dieci, ma una ottina di miliardi se li sono mangiati, se li sono divisi....ed ora uscirà fuori sempre che le menti sono Paolo e Giorgio!... Uscirà fuori»: è la frase pronunciata da Labate che alla richiesta del suo interlocutore di essere più esplicito («Paolo e Giorgio?») ha risposto: «Paolo Romeo e Giorgio De Stefano».

I paesi della provincia: Montepaone



sabato 25 febbraio 2012

Il territorio calabrese sempre più fragile, in ogni maltempo si contano numerosi danni senza mai seri interventti atti a bonificare i terreni

La preoccupante frana che in questi giorni sta interessando il centro storico di Gimigliano


I geologi: “Prevenire per evitare i danni” Il Presidente del consiglio nazionale interviene sui problemi causati dal maltempo in tutta la Calabria
“Le piogge ed il maltempo di queste ore riportano alla ribalta la fragilità del nostro territorio”. Lo afferma in una nota il Presidente del consiglio nazionale dei Geologi, Gian Vito Graziano, circa i danni provocati dal maltempo delle ultime ore in Calabria e Sicilia. “Frane, allagamenti, interruzioni di servizi - aggiunge - spesso primari, mancanza di energia elettrica sono diventate una consuetudine ogni volta che ritorna il maltempo. In più quest’anno c’é stata l’emergenza neve, che ci ha visto fortemente impreparati. Stiamo costruendo una politica di prevenzione per difenderci dai rischi naturali e dal dissesto idrogeologico e per saper governare i nostri territori? Stiamo costruendo un sistema Paese che sia culturalmente e strutturalmente in grado di reagire alle continue emergenze? Francamente non mi pare, siamo fermi solo a qualche segnale propositivo, rimasto tale con la fine delle emergenze”.
 Di seguito la nota diffusa dalla Provincia di Catanzaro: La Provincia di Catanzaro è costretta ancora una volta a chiedere l’intervento del Governo nazionale e della Regione per far fronte ai danni causati sul territorio dall’ultima ondata di maltempo.
“Si tratta di una situazione pesantissima per il territorio – dice il presidente Wanda Ferro -, per la quale stiamo ancora procedendo alla stima dei danni ai corsi d’acqua e alla viabilità, che appaiono comunque ingenti. Siamo alla decima alluvione subita dal territorio in quattro anni, e stavolta, diversamente dal passato, non abbiamo neppure la possibilità di far fronte alle situazioni più urgenti con fondi del nostro bilancio, poiché le norme varate dal governo di impediscono di procedere all’approvazione. Occorre quindi un intervento urgente con l’assegnazione di risorse adeguate per far fronte alle tante criticità di un territorio che per decenni è stato abbandonato a se stesso e che oggi mostra tutta la sua fragilità”.
La Provincia ha quindi già avviato una ricognizione delle principali problematiche emerse dopo gli ultimi eventi meteorologici.  Rispetto alla viabilità soveratese, i principali danni sono stati causati dal Beltrame. Smottamenti, cedimenti, dilavamenti, allagamenti hanno danneggiato il piano stradale e creato difficoltà sulla Satriano-Cardinale, sulla Cardinale-Simbario, sulla Squillace-Squillace Lido, sulla Girifalco-Maida, sulla Santa Caterina-Brognaturo, a Caraffa, San Floro, Badolato.
Rispetto alla viabilità catanzarese, si segnalano smottamenti, frane e cedimenti della sede stradale nei pressi di Cropani, Soveria Simeri, Zagarise, Simeri Crichi, sulla Gagliano-Gimigliano, sulla Gimigliano-Tiriolo, sulla Tiriolo-Marcellinara, sulla complanare Marcellinara-Settingiano, a Catanzaro lungo la tangenziale Est e a Germaneto. In particolare sono state chiuse per crollo della sede stradale le provinciali 8/2 (SS106 Uria – Cropani) e 157 (S. Maria di Catanzaro-raccordo sp 48).
I corsi d’acqua che

A Zagarise si prende sul serio il problema amianto sui tetti delle case incentivandone la sua rimozione con degli impianti fotovoltaici



venerdì 24 febbraio 2012

E' morto all'età di 98 anni Renato Dulbecco Catanzarese doc premio nobel per la medicina. Il presidente della provincia Wanda Ferro propone di intitolare il nuovo ospedale di Catanzaro all'illustre concittadino

Il presidente della Provincia di Catanzaro, Wanda Ferro, esprime il proprio cordoglio per la morte dell’illustre scienziato Renato Dulbecco. “L’intera Calabria – dice Wanda Ferro - ha appreso con grande commozione la notizia della scomparsa di una personalità straordinaria, che con la sua vita dedicata alla ricerca nel campo della medicina e della genetica, ha dato grandissimo lustro alla sua città natale, Catanzaro, e all’intero Paese. Costretto, come tanti giovani di oggi, a lasciare questa terra del Sud per potere condurre i propri studi, Dulbecco fu un pioniere della ricerca contro il cancro. Furono proprio i suoi studi sui tumori a fargli meritare, nel 1975, il premio Nobel per la medicina, il più alto riconoscimento mai tributato ad uno studioso calabrese. La morte di Renato Dulbecco priva l’intera comunità scientifica mondiale di un grande studioso, ma la sua vita ci consegna una pesante eredità morale: l’impegno a proseguire la sua instancabile battaglia culturale per impedire quella “fuga dei cervelli” che continua ad impoverire il nostro Paese e il Sud in particolare. Occorre dare ai nostri giovani la possibilità di fare ricerca di qualità in Italia, e creare le condizioni per consentire ai tanti ricercatori italiani all’estero di ritornare. Sul tema della ricerca e dell’innovazione, infatti, si gioca tutto il nostro futuro. L’esempio di Renato Dulbecco, che si è spento negli Stati Uniti, paese che gli ha consentito di realizzare i suoi più importanti studi, deve essere uno stimolo per dedicare maggiore attenzione alle politiche per la ricerca nel nostro Paese, ma anche uno sprone ed un motivo di orgoglio per tanti nostri giovani e brillanti ricercatori che affrontano ogni giorno numerose e pesanti difficoltà per portare a compimento i propri studi”. “Proporrò al presidente Scopelliti che a Dulbecco venga intitolato il nuovo grande ospedale che sorgerà a Germaneto in modo che le future generazioni di medici possano ispirare la loro opera a questo scienziato che ha rivoluzionato le 

ricerche contro i tumori”. Lo afferma in una nota l’assessore regionale Domenico Tallini. “Ricordo con commozione - aggiunge - la cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria di Catanzaro al prof. Renato Dulbecco. All’epoca, correva il 1983, ero un giovane consigliere comunale, alla sua prima esperienza. Fu quella una grande intuizione del sindaco Marcello Furriolo, sempre sensibile ad ogni fatto culturale. Per tutti noi fu una grandissima emozione trovarci di fronte il grandissimo scienziato che aveva ricevuto il premio

I paesi della Provincia: Montauro




giovedì 23 febbraio 2012

Cattiva maestra. Nella scuola elementare di Pizzo arrestata una maestra per continui maltrattamenti con schiaffi e pugni ai poveri piccoli alunni.


     
 
 

Clima di terrore in una scuola elementare di Pizzo. I maltrattamenti filmati dai CC con microtelecamere
Schiaffi e pugni agli alunni, maestra arrestata 
 Era sufficiente anche la più piccola mancanza e giù schiaffi e pugni. Ad instaurare un clima di vero terrore nella scuola elementare San Sebastiano di Pizzo, era una delle maestre, L.G., che non esitava ad usare le maniera forti con i suoi piccoli alunni, non fermandosi neanche davanti ad una bambina affetta da mutismo selettivo. A portare alla luce la squallida vicenda, sono stati i carabinieri di Pizzo e della Compagnia di Vibo Valentia che hanno immortalato sui video girati dalle microtelecamere installate nelle aule i maltrattamenti che i piccoli erano costretti a subire e ieri hanno arrestato e posto ai domiciliari l’insegnante con l’accusa di maltrattamenti. Nelle aule frequentate dalla maestra, il clima era insostenibile. Gli scolari erano terrorizzati dal comportamento della donna, tanto che molti non volevano più frequentare la scuola. È stata proprio la loro paura a dare il là all’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia. “Mio figlio ha una paura pazzesca della maestra tanto che ormai è difficilissimo mandarla a scuola” hanno cominciato a sussurrare tra loro alcuni genitori. Ma poi i sussurri sono diventati denunce ed ai carabinieri, padri e madri dei piccoli hanno cominciato a raccontare delle bizze dei figli per non andare a scuola. Gli investigatori hanno deciso di vederci chiaro ed hanno piazzato delle telecamere nelle aule. Quel che hanno poi visto ha lasciato loro ben pochi dubbi su quale era il metodo di insegnamento adottato da L.G.. Nelle immagini si vede la maestra colpire con pugni e schiaffi gli alunni, sia maschi che femmine, il suo strattonarli e malmenarli. E quando non usava la violenza diretta usava quella psicologica con urla accompagnate dal lancio di libri e penne nell’aula. Neanche la piccola affetta da mutismo selettivo era risparmiata dal trattamento riservato agli altri. Anzi, in una occasione la bambina è stata addirittura costretta a farsi la pipì addosso perché l’insegnante le ha impedito di andare in bagno. Una volta accertato quanto accadeva nella scuola, i carabinieri hanno presentato la loro relazione al pm di Vibo Santi Cutroneo che non ci ha pensato due volte a chiedere al gip l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare che è stata emessa prontamente e che stamani i carabinieri hanno eseguito, imponendo alla donna gli arresti domiciliari.


Albi: la comunità si mobilita per salvare "l'arco" un sito di importante memoria storica



Oggi a Torino un intera giornata dedicata ai centri storici più belli della calabria per promuovere le bellezze naturali della nostra regione



 
L'assessore regionale Piero Aiello promuove l'iniziativa in programma a Torino oggi 23 febbraio con un'intera giornata dedicata ai paesaggi e alle bellezze di questa terra
Un'occasione per promuovere non solo i centri storici calabresi, ma soprattutto “il nuovo modello di gestione del governo del territorio calabrese”. Con queste parole, l'assessore regionale Piero Aiello ha presentato, nel corso di una conferenza stampa che si è svolta a Catanzaro, l'iniziativa in programma il prossimo 23 febbraio al Palaolimpico di Torino, promossa dal Dipartimento Urbanistica e Governo del territorio della Regione Calabria. 

Sarà una giornata per affermare, ha aggiunto Aiello, “che non solo la gente deve ritornare in questa terra, dove sono in corso notevoli cambiamenti, ma lo può fare anche con i figli, visto che abbiamo un sistema universitario in grado di offrire diverse occasioni”. L'obiettivo, dunque, è quello di mettere in piedi un evento che, partendo dalle caratteristiche paesaggistiche della Calabria, possa promuovere una “nuova idea” di questa regione. E questo sarà possibile con una serie di eventi collaterali che prevedono una mostra multimediale, con oltre cento pannelli che, con cartografie antiche e moderne e le immagini dei luoghi più suggestivi, consentiranno di creare un percorso virtuale. A questo saranno abbinate circa cinquanta diapositive messe a disposizione da Paolo Portoghesi. Tutto il materiale, è stato poi specificato, sarà esposto in una mostra permanente che sarà aperta nella sede del Dipartimento regionale, con l'idea di farla diventare itinerante in tutta Italia.
Rispetto a quello che Aiello ha definito “un nuovo modello dell'urbanistica”, l'assessore ha anche annunciato che il progetto di interazione tra Dipartimento ed enti locali, con la distribuzione e l'utilizzo di una pen-drive, è stato scelto per rappresentare la Calabria al Forum della Pubblica amministrazione in programma a Roma.
Nell'evento di Torino sono previsti gli interventi, oltre che dell'assessore Aiello e del direttore Saverio

mercoledì 22 febbraio 2012

Importante riconoscimento alla guinta guidata da Zicchinella. L'amministrazione comunale di Sellia invitata da Arlacchi al parlamento Europeo




Perchè la Chiesa celebra dopo il martedì di carnevale il mercoledì delle Ceneri ?


La Chiesa cattolica vive oggi una giornata molto importante. Con il "mercoledì delle ceneri" inizia infatti ufficialmente il periodo penitenziale della Chiesa cattolica, periodo di cammino verso la celebrazione della Pasqua. (ad eccezione per i cattolici di altri riti - come quello Ambrosiano) Il rito che viene compiuto oggi è, sicuramente, molto suggestivo, anche per chi non è molto vicino alla fede o alla prassi ecclesiale. Il gesto dell'imposizione delle ceneri richiama infatti molti sentimenti: la penitenza, l'umiliazione, la conversione, l'annichilimento personale, ecc. Sentimenti che non sempre ben esprimono il reale senso di questo gesto e, con esso, l'idea corretta della "penitenza". Quanti fraintendimenti   circa l'esperienza della penitenza vissuta all'interno della Chiesa cattolica...quante volte nell'opinione pubblica vince l'idea che i cattolici siano persone che "vogliono soffrire", quasi che la nostra vocazione fosse quella di stare male.... Forse la cosa migliore è quella di capire qualcosa di più circa questo importante "gesto penitenziale". La celebrazione delle ceneri nasce a motivo della celebrazione pubblica della penitenza, costituiva infatti il rito che dava inizio al cammino di penitenza dei fedeli che sarebbero stati assolti dai loro peccati la mattina del giovedì santo. Molto tempo fa, infatti, la confessione non avveniva in modo ricorrente (cosa che "dovrebbe" capitare oggi tra i cristiani...), ma una sola volta, ed in modo pubblico. Pubblica infatti era anche la "confessione" che avveniva per tutti i penitenti il Giovedì santo.
La teologia biblica rivela un duplice significato dell'uso delle ceneri.
1 - Anzitutto sono segno della debole e fragile condizione dell'uomo. Abramo rivolgendosi a Dio dice: "Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere..." (Gen 18,27). Giobbe riconoscendo il limite profondo della propria esistenza, con senso di estrema prostrazione, afferma: "Mi ha gettato nel fango: son diventato polvere e cenere" (Gb 30,19). In tanti altri passi biblici può essere riscontrata questa dimensione precaria dell'uomo simboleggiata dalla cenere (Sap 2,3; Sir 10,9; Sir 17,27).
2 - Ma la cenere è anche il segno esterno di colui che si pente del proprio agire malvagio e decide di compiere un cammino verso il Signore. Particolarmente noto è il testo biblico della conversione degli abitanti di Ninive a motivo della predicazione di Giona: "I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere" (Gio 3,5-9). Anche Giuditta invita invita tutto il popolo a fare penitenza affinché Dio intervenga a liberarlo: "Ogni uomo o donna israelita e i fanciulli che abitavano in Gerusalemme si prostrarono davanti al tempio e cosparsero il capo di cenere e, vestiti di sacco, alzarono le mani davanti al Signore" (Gdt 4,11).

martedì 21 febbraio 2012

L'uomo più vecchio d'Italia è un Calabrese residente a Ventimiglia. Giovanni Ligata nato a Palizzi (RC) il 18.2.1901 ha spento ben 111 candeline

 Grande festa nel quartiere di Tenda e Gianchette, per il ventimigliese Giovanni Ligato, l’uomo più anziano d’Italia, che ha compiuto 111 anni.  E’ nato il 28 febbraio del 1901, a Palizzi Superiore (Reggio Calabria), da una famiglia di 13 figli, Giovanni si è trasferito nell'ottobre del 1957, a Ventimiglia, per motivi di lavoro (era innestatore di piante) e con lui anche la famiglia: la moglie Santa (morta due anni fa a 94 anni fa) e i 7 figli.
 Giovanni vive ormai dal 1957 nella città di confine. La festa di compleanno, spostata di un giorno per potere avere vicino tutta la famiglia, si è svolta con il taglio di una torta nella casa dell’uomo in via Brigate Partigiane, nel quartiere di Tenda. «Quanti anni ho?» ha chiesto al figlio Emilio non riuscendo più a tenere il conto.
La perdita della moglie, Santa Parasporo, di 94 anni, quando aveva 108 anni, ha rattristato gli ultimi anni. Ma Giovanni Ligato si gode comunque la famiglia. Ha avuto 12 tra fratelli e sorelle e sette figli, di cui cinque vivi. Il segreto della longevità, ripete, è alimentazione sana e naturale, soprattutto verdure e frutta fresca, mai prodotti surgelati.

"Era da un secolo che non nevicava così in Italia". Giovanni Ligato, che lo scorso sabato 18 febbraio ha compiuto 111 anni, ha commentato così le forti nevicate nei giorni scorsi e ha aggiunto: "Avevo circa 9 anni quando in Calabria ci fu una forte nevicata dove morirono tanti animali". Giovanni Ligato è oggi l'uomo vivente più anziano d'Italia, il secondo uomo più anziano d'Europa (dopo il Belga Jan Goossenaerts anche lui 111 anni) e il quarto uomo vivente più anziano del mondo (il record assoluto lo detiene il giapponese Jiroemon Kimura, 114 anni). Nato a Palizzi Superiore (Reggio Calabria) in Contrada....

Campionato d'eccellenza Rende 1 Sersale 2 ora la capolista Montaldo si trova a -3




domenica 19 febbraio 2012

Il parco della Sila sarà presente alla Bit di Milano

 

I paesi della provincia: Miglierina.



Dopo 10 anni che giocava nella serie A femminile di calcio calciatrice si fa suora: "Mi ha convocato Dio"


Per dieci anni ha giocato nella serie A femminile di calcio e la Nazionale rumena la cercava. Poi, la vocazione. Ora insegna calcio ai bambini


Per dieci anni ha giocato nella serie A femminile di calcio e la Nazionale rumena la cercava. Ma il pallone non era più sufficiente: «A 21 anni ho sentito che lo sport mi stava dando solo gioie momentanee e che avevo un vuoto dentro. Poi ho scoperto che ero stata convocata da Dio per una missione». Così l'allora giovane centravanti del Selena Bacau, lasciò un futuro scintillante e prese i voti: diventò suor Emilia Jitaru ed entrò nell'istituto delle Maestre Pie Venerini. Oggi suor Emilia, 42 anni, rumena, è a Livorno dove, oltre a dare una mano all'asilo gestito dall'istituto, ha aperto da alcune settimane una mini scuola calcio per i ragazzini che nelle altre squadre non vengono fatti giocare. La sua storia è raccontata sulle pagine del periodico cattolico Toscana Oggi.
La prima volta che finì in panchina, per colpa di un infortunio, Emilia aveva 18 anni e da 7 giocava in serie A. Nata nello stesso Paese della ginnasta Nadia Comaneci, come lei già da ragazzina ha toccato i vertici dello sport: «non esistevano categorie separate: se eri bravo, ti prendevano e ti facevano giocare». Mancina come il Maradona dei Carpazi Gheorghe Hagi, suor Emilia ha all'attivo 25 gol. Una volta segnò da 32 metri: «Non mi accorsi che la palla era entrata - racconta - Quando tutte le compagne gridarono capii che si era infilata nel sette». Poi la chiamata, non dal ct della Nazionale, ma per qualcosa di più profondo: «Mi presentai all'istituto, in Romania, in un giorno di pioggia: avevo una coda come Roberto Baggio, fradicia». La piccola scuola calcio (nome: 'Tre Arcangelì, come l'unità pastorale in cui si trova) «è un modo per far incontrare il Signore - spiega - È un momento in cui si parla di nuova evangelizzazione, no?».
Infatti suor Emilia ora vuole incontrare padre Nike,don Maurizio De Sanctis, ex ballerino e ora vulcanico parroco di una chiesa di Livorno. «Quando sono arrivata....

sabato 18 febbraio 2012

Tentato abuso d'ufficio per il governatore della Calabria Scopelliti


Invito a comparire davanti ai magistrati, il prossimo 23 febbraio, per il presidente della Regione. Nei confronti di Scopelliti, il pm Dominijanni ipotizza il tentato abuso d'ufficio


L'avviso a comparire per Scopelliti
Tentato abuso d’ufficio. È questa l’ipotesi di reato che il pm Gerardo Dominijanni contesta al presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti, al dirigente Franco Zoccali (l’istigatore, secondo le accuse della Procura), al dg del dipartimento Salute Antonino Orlando, all’assessore al Lavoro Francescantonio Stillitani e al dg vicario del dipartimento Salute Concettina Di Giesu. Tre le fattispecie ipotizzate nei confronti del governatore e del dirigente della Presidenza Zoccali, una sola invece per gli altri tre indagati. Al presidente Scopelliti è stato notificato contestualmente un avviso a comparire. Il prossimo 23 febbraio il governatore sarà sentito come “persona sottoposta a indagini” dal sostituto procuratore Dominijanni. Tre le vicende finite nel mirino degli inquirenti: il “patto di legislatura” siglato tra Regione e Aiop, il protocollo d’intesa con l’università Magna Graecia di Catanzaro e il regolamento attuativo per l’accreditamento dei centri socio riabilitativi.
Per gli accordi firmati con le strutture della sanità privata, il 10 agosto del 2010 e il primo giugno del 2011, sono indagati il governatore Scopelliti e Franco Zoccali, «il primo come presidente della giunta regionale e commissario ad acta, il secondo quale istigatore». Secondo l’accusa avrebbero violato le norme che prevedono «l’obbligo di sottoposizione degli atti che incidono sul Fondo sanitario regionale al preventivo parere dei ministeri dell’Economia e della Salute (il cosiddetto Tavolo Massicci)». Firmando quel “patto di legislatura”, scrivono gli inquirenti, avrebbero compiuto «atti idonei diretti in modo non equivoco a procurare alla predetta Aiop un ingiusto vantaggio patrimoniale e ad arrecare altresì alla Regione Calabria un danno ingiusto derivante dalla mancata erogazione dei fondi statali spettanti alla predetta Regione relativi al comparto sanitario». Un evento, però, che non si è verificato «per l’intervento del sub-commissario Luciano Pezzi», il generale della Finanza che nell’ottobre scorso aveva dapprima presentato le dimissioni per poi ritirarle pochi giorni dopo.


L’INTESA CON L’ATENEO
Per l’accordo firmato il 29 dicembre 2010 con l’università di Catanzaro, sono stati iscritti sul registro degli indagati Scopelliti, Zoccali e il dg Orlando. Si tratta del rinnovo del protocollo d’intesa siglato nel 2004 per regolamentare le prestazioni assistenziali da parte della facoltà di Medicina dell’ateneo catanzarese. Erano stati così assegnati 450 posti letto all’università di cui 150 alla Fondazione Campanella. La delibera 863 del 29 dicembre 2010, con cui sarebbe stato rinnovato quell’accordo, non avrebbe avuto il vaglio del Tavolo Massicci e, inoltre, sarebbe stata emanata «in carenza di potere». Scopelliti avrebbe dovuto firmare come commissario ad acta e non come presidente della giunta. Quel protocollo d’intesa, secondo il pm, avrebbe così procurato «un ingiusto vantaggio alla predetta università arrecando altresì alla Regione Calabria un danno ingiusto derivante dalla mancata erogazione dei fondi statali spettanti alla predetta regione relativi al comparto sanitario». Anche in questa occasione il pm registra l’intervento risolutivo del sub-commissario Pezzi.



I Carabinieri arrestano due zingare per dei furti a casa di alcuni anziani di Sersale e Cropani gli ignari anziani venivano distratti anche con le avance.

I Carabinieri arrestano due zingare per dei furti a casa di alcuni anziani di Sersale e Cropani
I furti si sono registrati nei comuni della presila Cropani e Sersale  le due donne rom avrebbero racimolato un bel gruzzoletto circa 16 mila in contanti oltre a vari oggetti di valore. il tutto veniva studiato nei minimi particolari mentre una distraeva il malcapitato di turno l’altra faceva man bassa di valori e preziosi,secondo i vari riscontri raccolti dagli investigatori  le due donne giravano sempre  a bordo di una station wagon bianca selezionando le persone da rapinare le quali dovevano essere soli  e anziani una volta entrate nell’abitazioni con modi gentili con contorni di baci e carezze agivano in modo veloce mentre una faceva delle avance amorose l’altra indisturbata svaligiava la casa.I militari dell’arma hanno ricostruito il tutto nei minimi particolari grazie anche agli identikit delle due donne e della vettura utilizzata per i vari spostamenti , cosi quando le due zingare si sono ripresentate a Sersale per compiere l’ennesimo furto sono state  fermate dai carabinieri della locale stazione che dopo la procedura di identificazione sono state denunciate presso l’autorità competente le due donne di etnia rom di 42 e 18 anni si ritrovano contro anche i lucidi racconti dei malcapitati anziani che....

I paesi della provincia: Marcedusa




venerdì 17 febbraio 2012

Il boss omaggiato su rai 2 nel teatro politeama di Catanzaro. Gaetano Marino ospite d'onore in prima fila mentre la figlia sul palco le dedica una canzone


 Il papà «ospite d'onore» in prima fila in uno spettacolo dello scorso anno. L'articolo tratto da "corriere.it" dopo la denuncia di Roberto Saviano su Facebook


Roberto Saviano se lo chiede sul suo profilo Facebook: «Perché il Politeama di Catanzaro ha tenuto Gaetano Marino come ospite d'onore in prima fila. Perché la Rai ha messo in scena questa celebrazione?». Gaetano Marino, alias McKay, è il fratello di Gennaro, considerato uno dei capi del clan degli scissionisti. Il 29 dicembre del 2010 appare per qualche istante su RaiDue. Sua figlia, dodicenne, aveva appena cantato una canzone: «Lettera a papà». E, terminata l'esibizione, accompagnata dalla conduttrice Lorena Bianchetti, scende dal palco per abbracciare un signore seduto in prima fila. Per l'appunto il suo papà, personaggio con un discreto curriculum criminale.

LO STUPORE DELLO SCRITTORE - Il fatto risale dunque a un anno fa. Ma a parte Saviano (e il quotidiano locale Giornale di Napoli) nessuno se ne è accorto. «Questa è una storia passata inosservata», spiega Saviano. Che tratteggia la figura dell'ospite Rai: «Gaetano Marino è ai vertici degli Scissionisti, detti anche Spagnoli, usciti vincitori della guerra interna al cartello dei Di Lauro. Hanno partecipato alla faida, i Marino. Gaetano infatti è fratello di Gennaro Marino, promotore militare della faida. Sono detti i "McKay" perché il padre Crescenzo (ucciso dai Di Lauro come vendetta) somigliava a un vecchio personaggio di una serie televisiva western». Come riporta un articolo del Giornale di Napoli del 4 gennaio 2011, pur non avendo condanne per 416bis, Marino è stato arrestato e condannato per spaccio. Venne fermato nel 2004 a Nerano, sulla costiera sorrentina. Pare che si nascondesse per sfuggire ai killer dei Di Lauro, ai tempi della faida. Nel parcheggio dell'albergo era parcheggiata la sua Ferrari, solitamente affidata all'inseparabile «maggiordomo». McKay ha perso le mani, forse nell'esplosione di un ordigno, e da allora non si separa mai dal suo «assistente».

IL PROGRAMMA - La trasmissione segnalata dall'autore di Gomorra è andata in onda dal Politeama di Catanzaro, nel corso di una puntata della trasmissioneCanzoni e Sfide. Musica, ballo, spettacolo. E tra artisti veri e improvvisati, anche la figlia di McKay, presentata in questo modo dalla conduttrice: «Lei è una bambina, ma ha voluto scrivere e dedicare una lettera al suo papà, davvero molto toccante». La bimba, innocente come tutti i bambini, candidamente intona: «Tu sei il padre più bello del mondo che non cambierei». Saviano però si chiede come sia stato possibile un simile omaggio a un esponente di primo piano «dell'aristocrazia del narcotraffico italiano». Come è possibile che «vada in televisione», e che addirittura venga ripreso dalle telecamere della tv di Stato (che omettono di riprendere le protesi delle mani). «Mi domando, perché questo omaggio? Perché il Politeama di Catanzaro ha tenuto Gaetano Marino come ospite d'onore in prima fila. Perché la Rai ha messo in scena questa celebrazione?».
La Fondazione “Politeama-Città di Catanzaro”, in relazione all’articolo apparso sul sito del “Corriere della Sera” dal titolo “Quel boss in prima fila”, precisa che lo spettacolo “Canzoni e Sfide”, registrato dalla RAI il 26 settembre 2010 e successivamente andato in onda sulla seconda rete, non appartiene, né direttamente, né indirettamente alla programmazione ufficiale del Teatro Politeama......


Alla fine anche la Calabria sarà pronta al passaggio definitivo al digitale terreste tra maggio e giugno 2012 ? Intanto le piccole tv locali chiedono aiuto

Com'è noto, le date del passaggio definitivo alla tv digitale sono state fissate dal Ministero dello Sviluppo Economico al 30 giugno prossimo.
In Calabria si prevedono due fasi: la prima riguarda le sole province di Cosenza e Crotone, che dovranno effettuare il passaggio tra il 24 maggio e l'8 giugno; la seconda, che interessa le altre province, dovrà essere effettuata tra l'11 e il 30 giugno.
E' quanto comunicano il Presidente del Corecom Calabria Sandro Manganaro ed i commissari Gregorio Corigliano e Paolo Posteraro che sottolineano come il Comitato regionale per le comunicazioni abbia consapevolezza che il passaggio dall'analogico al digitale terrestre costituisca un processo molto delicato, sia perché coinvolge molte imprese tv private sia perché riguarda l'informazione, settore molto importante per la crescita della vita politica, culturale e sociale della nostra regione.

“Le emittenti televisive calabresi si sono riunite a Lamezia Terme per discutere e approfondire le principali problematiche del settore”. È quanto si riferisce in un comunicato degli editori televisivi calabresi. “Nel corso della riunione - si aggiunge - si è fatto prioritario e particolare riferimento ai seguenti punti: il varo imminente del digitale terrestre in sede regionale; le connesse questioni relative agli ingenti investimenti tecnici richiesti che comportano un’adeguata e precisa pianificazione dei carichi finanziari per le imprese televisive, il rinnovamento delle linee editoriali, alla luce dei più moderni contenuti richiesti dall’avvento dei canali tematici; la condivisione di un qualificato percorso di crescita del settore, valorizzando il ruolo dell’informazione e della comunicazione televisiva regionale a favore dell’utenza, nel rispetto delle istituzioni e del principio di autonomia e trasparenza; la costituzione di una “sindacation” televisiva regionale denominata “Associazione Tv Locali Calabria” e la stesura di un Codice etico delle televisioni indipendenti calabresi”. All’iniziativa di costituire l’Associazione tv locali Calabria” hanno aderito le emittenti: Calabria tv, Calabria uno, Canale 10, City one, Essetv, Metrosat, Promovideo Gerace, Reggio tv, Rete 3, Rete Kalabria, Rtc, Rti, Sila v, Tele A1, Tele A57, Tele Diogene, Tele Jonio, Telelibera Cassano, Tele Locri, Telemia, Teleradio sud, Telereggiocalabria, Televideo pm, Video Calabria e Vivavoce tv. “Nel corso della riunione - è detto ancora nella nota - si é sviluppato e articolato un ampio e approfondito confronto che ha messo al centro il valore straordinario di un patrimonio d’imprese, modelli di comunicazione, servizio alle istituzioni locali, provinciali e regionali della Calabria che non solo va rispettato e tutelato ma ancor di più rafforzato e valorizzato all’insegna della legalità e del rispetto delle regole. Non a caso tra tutti i principali gruppi editoriali televisivi, appare forte e unanimemente avvertita la preoccupazione e il rischio che la Calabria possa e debba subire un pesante e iniquo “digital divide” rispetto a tutto il sistema radiotelevisivo nazionale e internazionale. In questo senso, proprio nel rispetto dei diritti alla qualità della ricezione televisiva da parte dell’ampia platea calabrese, si è inteso avviare una proficua collaborazione e un coordinamento costante e stabile tra le emittenti, nell’interesse esclusivo del pluralismo e del rispetto degli ascoltatori dislocati in ogni ambito territoriale e locale. A tal fine si è fortemente evidenziata l’urgenza di ottenere dalle competenti autorità istituzionali regionali una rapida risposta, concreta e scadenzata, alle ormai inderogabili e pressanti esigenze operative poste dalla data certa del prossimo “switch-off” che rischia di lasciare le imprese in condizione di incertezza e insicurezza gravissima, di impedire ai calabresi di godere del proprio diritto a una televisione di qualità, abbandonando gli utenti alla confusa soluzione del “fai da te”.

Sersale presentato l'ultimo libro di Antonio Scalise ferroviere con il cuore di un poeta



giovedì 16 febbraio 2012

Dopo 21 anni di carcere ( ne aveva 18 quando fu arrestato) viene riconosciuto innocente


Entrò in carcere a diciotto anni,
accusato dell'omicidio
dei due carabinieri in Sicilia
La Corte d'Appello: è innocente

Assolto. Per sentirsi restituire l’innocenza soffocata dalle torture Giuseppe Gulotta ha aspettato 36 anni. Ne aveva 18 quando fu arrestato e accusato di avere partecipato alla strage di due carabinieri nella caserma di Alcamo Marina (Trapani). Fu l’inizio di un incubo che finalmente si scioglie, nell’aula della Corte d’assise di appello di Reggio Calabria, quando al termine del processo di revisione viene letta la sentenza. Anche se l’esito è annunciato da una richiesta di assoluzione da parte dell’accusa, Gulotta non trattiene le lacrime. Abbraccia la moglie Michela, il figlio William di 24 anni e si accascia su una sedia. «Ora posso dire - riesce a sussurrare - che giustizia è stata fatta. La mia vita era stata bruciata. Ora è come portare indietro l’orologio di 36 anni. Chi potrà mai restituirmi quello che mi è stato tolto?».Da uomo libero, che ha passato in carcere 21 anni, cerca di riannodare almeno gli affetti familiari. La prima persona a cui telefona, per annunciare l’esito del processo, è la sorella Maria che vive ad Alcamo mentre lui da tempo ormai si è stabilito a Certaldo, in provincia di Firenze. «Il paese di Boccaccio» tiene a precisare. Ma se proprio un riferimento letterario va cercato la sua storia appartiene al genere delle tragedie ma soprattutto dei misteri. «Non so perchè - dice - sono finito in questo inferno. Cercavano un colpevole a ogni costo. Lo hanno trovato sì ma non hanno fatto giustizia».Era il 27 gennaio 1976 quando un commando assaltò la caserma di Alcamo Marina e uccise due giovani carabinieri, Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta. Da Palermo arrivò una squadra di investigatori guidata dal colonnello Giuseppe Russo, che l’anno dopo sarà ucciso dalla mafia a Ficuzza nel Corleonese. Seguendo una pista ’terroristicà, fermarono Giuseppe Vesco, un giovane anarchico che aveva perso una mano maneggiando esplosivo. Vesco fu costretto, con le torture, a confessare la partecipazione alla strage (un atto «rivoluzionario») e ad accusare un gruppo di giovani che frequentava: Giuseppe Gulotta, Giovanni Mandalà e due all’epoca minorenni, Vicenzo Ferrantelli e Gaetano Santangelo.....

Chi di voi ha visto la puntata "Presa Diretta" su raitre Andata in onda domenica sera ??


Nel viaggio tra le devastazioni del paesaggio, l'inchiesta in onda su Rai Tre ha fatto tappa a Zumpano e Catanzaro.



Dai grattacieli di Ligresti al multisala di Zumpano, passando per gli scheletri di cemento di Ischia e le grandi opere (sprecate) a Isernia. Quello di “Presa Diretta” (domenica scora su Rai Tre alle 21.30) è un viaggio nell'Italia devastata dalle costruzioni selvagge e dalla mancanza di regole. Il phylum che tiene insieme fatti (ed edifici) apparentemente così distinti (e distanti) gli uni dagli altri è la devastazione del territorio. Si fa per lucrarci sopra o sistemare i conti con le banche. È il caso dei cinque grattacieli del quartiere “Stevenson” a Milano, costruiti negli anni 80 e desolatamente vuoti. Da quelle parti arriveranno anche le costruzioni dell'Expo (che – anche se non è questo il tema della puntata – ha molto a che fare con la Calabria), che, secondo l'inviato della trasmissione ideata da Riccardo Iacona, Domenico Iannaccone, «saranno una grossa occasione per il cemento armato, che resterà sul territorio. Come un cimitero di immobili». I grattacieli di Ligresti sono solo un aspetto del problema. C'è un dato che lascia a bocca aperta: in Lombardia, negli ultimi otto anni, la speculazione edilizia ha prodotto una città grande quanto Milano.
E la Calabria cosa c'entra? Nel grand tour degli scempi ambientali, Iannacone si è fermato in riva al Crati. La sua tappa bruzia inizia con una visita nel centro storico di Cosenza («un posto che sta morendo, dove i negozi chiudono e la gente se ne va»), dal quale si vede benissimo l'area industriale di Zumpano, con un multisala nuovo di zecca costruito dove, poco più di un anno fa, una frana non ha fatto vittime solo perché non c'era nessuno nei dintorni. Dal costone che sovrasta il nuovo cinema  – e diverse attività commerciali, tutte costruite in zona ad alto rischio – l'inchiesta si sposta nelle stanze dell'Autorità di bacino regionale. E qui il segretario generale dell'organo che dovrebbe sorvegliare sul territorio, incalzato dall'inviato, ammette che il pericolo insiste sulla zona. E che i documenti più aggiornati sui quali può basarsi l'Autorità risalgono al 2001.
Un quadretto poco edificante, nel quale la Calabria è in buona (si fa per dire) compagnia. “Presa diretta”, infatti, racconterà anche gli scempi di Ischia («c'è di tutto: dai condoni agli abbattimenti che non si fanno, tutto completato da un potentissimo partito del cemento») e i compromessi delle giunte di centrosinistra dell'Emilia Romagna con le speculazioni edilizie delle cooperative rosse. Al centro del viaggio, Iannacone tornerà un po' a casa, nel suo Molise, per raccontare la storia di un auditorium che sarebbe dovuto costare 4,5 milioni di euro e poi, dopo essere stato inserito nelle opere destinate a celebrare il 150° dell'Unità d'Italia, ne è costato 55 (sempre milioni di euro).