lunedì 7 giugno 2010

LA STORIA DURANTE I SECOLI DEL DIALETTO CALABRESE ( 4 )

Già nel secolo X, sotto i bizantini ,la lingua greca, che sino allora aveva dominato nella Calabria meridionale, mostrava i segni di una imminente decadenza.Con l'arrivo dei Normanni assistiamo alla sostituzione graduale e lenta nella massima parte della media Calabria , della lingua romanzata alla Greca. E tuttavia rimangono sempre gruppi di popolazione interamente greca che durano, diminuendo sempre più fino al secolo scorso. Il Francese lingua che i Normanni avevano da tempo sostituito al loro danese,andava penetrando nel linguaggio del popolo Calabrese: processo ,questo, facilitato direttamente e indirettamente ,poiché la popolazione calabrese per incrementare le relazioni commerciali con le regioni vicine,incominciava già ad avvicinare il proprio dialetto a quello siciliano. Ed infatti il dialetto della Calabria meridionale con alcune eccezioni diventava sempre di più simile al siciliano. Nella formazione del lessico della provincia di Catanzaro numerosi sono i vocaboli di origine Francese che come dice Rohlfs diventano proprie anche nell’Italiano come: cangiare,coraggio,cugino, sentire,guantiera, ecc.. . Curioso è il vocabolo TRUSCIA (fr. :trousse ) ricordando il fagotto vuoto del pellegrino ,usato come sinonimo di temporanea miseria ; cosi spesso il Catanzarese per significare di essere privo di denaro dice : “ sugnu n’truscia “ . Ai Normanni succedono gli svevi e sotto quest’ultimi il dialetto Catanzarese cercò di livellarsi sempre più a quello siciliano .Già alla corte di Federico II si radunavano poeti e rimatori dell’Italia meridionale che scrivevano i loro testi in siciliano. Intanto la calabria passava da una dominazione all’altra .Angioini, Durazzeschi, Aragonesi , si succedono in circa tre secoli di storia sino ad arrivare al periodo spagnuolo con i “balzelli “e i “donativi “ conseguenza della tregua di lione del 1504. Durante la dominazione Aragonese la media Calabria accoglie i profughi dall’Albania , allora sottomessa ai mussulmani .Gli Albanesi fondano o rinpopolano piccoli centri come: Caraffa, Andali, Zangarone, Carfizzi, Platania, Marcedusa, Gizzeria, dove portarono lingua usi e costumi,religione che ancora resistono in alcuni paesi.

sabato 5 giugno 2010

Domenica del Corpus Domini


Voi stessi date loro da mangiare

Carissimo/a,

Nel deserto del mondo non c’è pane. C’è però una folla immensa da sfamare. I discepoli non sanno cosa fare. Vorrebbero che Gesù licenziasse la folla. Così ognuno avrebbe provveduto personalmente ad ogni sua necessità di cibo o di acqua. Gesù non è per questa soluzione. Vuole che siano loro stessi a sfamare e a saziare la folla. Ecco il suo comando: “Voi stessi date loro da mangiare”. I discepoli ancora una volta manifestano a Gesù l’impossibilità di poter assolvere ad un tale comando. Loro non hanno nulla di nulla. Hanno solo cinque pani e due pesci. Con così poca roba ben poco si potrà fare per una folla esageratamente grande.

Nel Vangelo, quando Gesù dona un insegnamento ai suoi discepoli, non lo dona solo a parole. Prima dona la parola e poi concretamente, con i fatti, mostra loro come l’ordine va eseguito, posto in essere, realizzato. Gesù è un vero Maestro. È il Maestro perché dice e mostra come si fa; insegna e realizza all’istante perché ognuno si possa rendere conto che è possibile fare quanto Lui ha comandato. Niente è impossibile per Gesù. Niente dovrà essere impossibile per i discepoli. Ai discepoli è però richiesta la stessa fede, la stessa carità, la stessa speranza, la stessa preghiera, le stesse modalità del loro Maestro. L’imitazione non dovrà essere solo esteriore, dovrà essere interiore, imitazione del cuore, dell’anima, della mente, dello spirito, della santità, delle virtù, della sua ricchezza spirituale, della sua altezza morale, della sua obbedienza.

Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano fatto. Allora li prese con sé e si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsàida. Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

Gli Apostoli dovranno sfamare il mondo di verità. Le folle sono inquinate di menzogna, di falsità, di bugie, di errori. Le folle non sanno chi è Dio e neanche chi è l’uomo. Vivono in una grande guerra di ignoranza. L’ignoranza più potente vuole sconfiggere l’ignoranza più debole; l’ignoranza più scientifica quella semplice ed elementare; l’ignoranza filosofica quella pratica; l’ignoranza psicologia quella morale. Poiché nessuna ignoranza vuole cedere, ecco la guerra perenne tra gli uomini. In questo disastro gli Apostoli devono essere più luminosi del sole. Devono illuminare con la verità di Cristo il mondo intero. Lo potranno fare se diverranno verità nell’anima, nel cuore, nella mente, nello spirito, nei sentimenti, nello stesso corpo.

Gli Apostoli dovranno saziare la fame di Dio delle folle. Dovranno farlo, donando loro da mangiare lo stesso Dio. Dio deve divenire il loro nutrimento reale e non solo spirituale. Questo avviene, facendo loro il corpo di Cristo, divenendo però essi stessi vero corpo santo di Cristo e in questo corpo offrendo loro stessi come nutrimento delle folle. Sono loro che in Cristo, per Cristo, con Cristo, dovranno farsi sacrificio di comunione, di espiazione, vero olocausto di amore per le folle del mondo intero. Questo loro ministero esige che essi siano in tutto santi come è santo Cristo Gesù, come è santo il Padre celeste.

È questo un compito che domanda la totale consacrazione alla verità, alla santità, all’elevazione spirituale e morale. Richiede la perfetta conformazione a Gesù Signore, anche nel corpo e non solo nell’anima e nello spirito. L’Apostolo del Signore è chiamato ad essere il Cristo Vivente, il Cristo Risorto, il Cristo Immolato, il Cristo Crocifisso, il Cristo Carità, il Cristo Fede, il Cristo Speranza, il Cristo Preghiera, il Cristo Obbedienza, il Cristo Parola, il Cristo Vangelo, il Cristo Verità. Divenendo ogni giorno di più il Cristo contemporaneo ad ogni uomo, lui opera come Cristo, perché come Cristo vive e si relazione con il Padre, nella comunione dello Spirito Santo. L’Apostolo del Signore è il mistero di Cristo che sfama e disseta il mondo intero di verità e di grazia. Lo sfama di Cristo, sfamandolo di se stesso, divenuto anche lui Cristo.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli e Santi di Dio, aiutate gli Apostoli di Cristo a realizzare pienamente il loro mistero di essere il Cristo presente nel mondo.
                   Don Francesco Cristofaro

giovedì 3 giugno 2010

LA STORIA DURANTE I SECOLI DEL DIALETTO CALABRESE ( 3 )

Avevamo accennato alle scorrerie dei saraceni sulla nostra regione i quali durarono per diversi secoli addentrandosi sempre di più nei paesi sulle colline .Ma gli arabi non portarono solo guerre e distruzioni essi furono abili mercanti portando anche molti usi e costumi della loro terra .Agli arabi inoltre piaceva molto il clima della nostra regione infatti molti si stabilirono nelle varie città infatti sono molti i cognomi in uso nella provincia di Catanzaro d’origine araba.
Intanto mentre nel resto d’Italia decade il feudalesimo nell’Italia meridionale si consolida la monarchia normanna che riesce a unificare la regione che era divisa tra Bizantini,Longobardi,Musulmani.
In Calabria dal 1059 inizia la dominazione Normanna .Roberto di Guiscardo viene investito duca di Calabria e di Puglia finendo nel 1186 quando Costanza d’Altavilla ,ultima erede del regno normanno di napoli si sposa con Enrico VI di Svezia.I normanni erano per natura fieri e bellicosi ,ma non avevano l’avarizia e la mollezza dei bizantini, né la ferocia dei saraceni. Roberto il Guiscardo proveniente dal nord si spinge nella media Calabria e conquista senza sforzo Squillace,Nicastro,Vibo,Mileto ed altri importanti centri; mentre Catanzaro che era rimasta fedele a Bisanzio riesce a sconfiggerla solo dopo una lunga e aspra battaglia .Roberto concede al fratello Ruggero la città di Mileto mentre fortifica le altre per difenderle dai continui attacchi dei Saraceni,in questo periodo viene eretto l’imponente castello di Catanzaro.Sotto i successori di Roberto in Calabria fiorisce l’industria della seta che ebbe in Catanzaro il suo principale centro produttivo dove affluirono,molti mercanti ebrei che si sostituirono ai nostri non pratici commercianti. I damaschi Catanzaresi , sfarzosi ed eleganti ,vennero esportati per lungo tempo sia in Italia che all’estero a testimoniare l’esistenza di un arte ,nata da un popolo laborioso e pacifico,che avrebbe potuto durare ancore se gli eventi e il disinteresse degli uomini non l’avessero incoscientemente distrutta .
Il periodo normanno per le sue opere feconde di pace di lavoro , lasciò nei Calabresi un ricordo gradito e riconoscente ,e la memoria dei suoi capi era venerata da tutte le popolazioni. Oggi a testimonianza della loro permanenza tra di noi restano i comuni di Arena,Serra San Bruno,San Vito e Torre Ruggiero.Quale era la lingua della media Calabria sotto la dominazione normanna?

martedì 1 giugno 2010

Foto del mese: Giugno

Eccoci al mese di Giugno,mese della mietitura “Giugnu falce npugnu. ” I nostri nonni scendevano nei campi sterminati di grano di Sellia Marina e vi dimoravano per alcune settimane mietendo il grano sotto un sole cocente,mangiando un unico misero pasto,e la sera dormendo dentro dei “pagliari”.Lavoro pesante sempre ricurvi spesso scalzi a mietere e raccogliere il grano,ma era una buona occasione per mettere da parte dei soldi o poter mangiare del pane bianco il quale era riservato solo ai ricchi. Parleremo in maniera più dettagliata in un futuro racconto della mietitura. Per la foto del mese abbiamo inserito un quadro naturale,difficile da imitare anzi unico SELLIA. Certo come ogni quadro antico ha urgente bisogno di restauro prima che i colori,i particolare,le diverse cromature vadano perse per sempre. Spesso non ci rendiamo conto del valore inestimabile di questo unico capolavoro che abbiamo sotto i nostri occhi rischiando di vederlo scomparire,scolorire giorno dopo giorno. Ma forse le coscienze di tutti noi si stanno risvegliando, serve una forte collaborazione da parte di tutti,servono considerevoli somme di denaro per recuperare questo bellissimo quadro il quale una volta recuperato aumenterà fortemente il suo valore portando sicuramente,turismo,cultura,crescita economica. Il blog manterrà sempre accesi i riflettori sul nostro paese valorizzandolo,promovendolo, raccontando la sua gloriosa storia,tradizioni,cultura millenaria