Reggio Calabria crolla il palco che si stava allestendo per il concerto di Laura Pausini, la vittima Matteo Armellini feriti anche due suoi coetanei
Vittima del nuovo incidente sul lavoro un tecnico addetto
alle luci, Matteo Armellini, 31 anni, romano. Due suoi colleghi, anche
loro romani, Pablo Consoli (33) e Pablo Cesareo (27) sono rimasti feriti
È accaduto tutto in un attimo. La struttura
che viene giù, un rumore assordante di lamiere che sbattono, e sul
parquet del palazzetto dello sport di Reggio Calabria resta il corpo
senza vita di un tecnico di 31 anni. Per la seconda volta in tre mesi,
l’allestimento di un concerto provoca morte e dolore. Dopo il caso del
dicembre scorso a Trieste, in occasione dello spettacolo di Jovanotti,
la notte tra domenica e lunedì la tragedia si è ripetuta a Reggio
Calabria, dove era in allestimento il palco per il concerto che Laura
Pausini avrebbe dovuto tenere stasera. Un concerto da tutto esaurito
che, ovviamente, è stato annullato. Vittima del nuovo incidente sul
lavoro un tecnico addetto alle luci, Matteo Armellini, 31 anni, romano,
dipendente della coop “Insieme”, di Castelvecchio Subequo (L’Aquila),
mentre due suoi colleghi, anche loro romani, Pablo Consoli (33), e Pablo
Cesareo (27), sono rimasti feriti. Il primo ne avrà per 30 giorni per
la frattura di spalla e omero, l’altro ha riportato solo contusioni. E
mentre numerosi messaggi di solidarietà giungono alla vittima, il caso
rinfocola le polemiche sulla sicurezza dei megaspettacoli allestiti in
luoghi chiusi come i palazzetti. La tragedia di Reggio poco prima delle
tre. Tecnici ed operai sono impegnati nell’allestimento del palco da
sabato mattina. I lavori procedono ininterrottamente per montare il
palco largo 30 metri, profondo 36 ed alto una ventina. Una struttura di
ultima generazione, spiega l’organizzatore locale Maurizio Senese. Ma
mentre i lavori procedono la struttura viene giù di lato, con una
violenza tale da danneggiare anche le gradinate in cemento precompresso.
Nella caduta il palco trascina con se alcuni operai che si trovavano in
cima a sistemare le luci e ne investe altri. Tra loro c’è Armellini che
viene colpito alla testa. I soccorsi sono immediati, ma per il tecnico
non c’é niente da fare. Sul posto interviene la polizia che sequestra il
palco su disposizione della Procura. Le ipotesi sono varie, dal
cedimento della struttura sotto il peso dei macchinari e degli stessi
operai, al cedimento del parquet del palazzetto o ad un errore nella
costruzione. Solo le perizie che il pm Rosario Ferracane disporrà nei
prossimi giorni, però, potranno fare chiarezza. La notizia della morte
di Armellini ha raggiunto Laura Pausini nell’albergo Altafiumara, a
pochi chilometri da Reggio. Sul suo sito internet appare un “ciao Matteo
...’e, in tarda mattinata, il suo pensiero sul suo profilo facebook:
“il nostro lutto è totale. E
devastante”, scrive la cantante. “Matteo -
prosegue - era un rigger, un tecnico esperto, un ragazzo giovane, forte,
riservato, gentile e sempre attento a far sì che il suo e il nostro
lavoro fosse il migliore di .. tutti. Sono vicina alla sua famiglia e
alla sua fidanzata con tutto il mio cuore. Noi che siamo la tua famiglia
in tour ci inchiniamo davanti a te Matteo”. La seconda tragedia in tre
mesi, però, non passa inosservata. Lo stesso Jovanotti, su tweeter,
evidenzia la necessità di una “discussione molto seria tra organismi
competenti su come possiamo migliorare il livello di sicurezza per
addetti ai lavori e pubblico”. Interventi contro le “morti bianche” sono
invocate da partiti e sindacati. Per il Codacons un crollo “può essere
una tragica fatalità, ma due sono l’indizio di qualcosa che non quadra”.
E quale sia questo qualcosa lo indica Ruggero Pegna, storico promoter
calabrese e dirigente nazionale di Assomusica, l’associazione italiana
dei produttori ed organizzatori di spettacoli dal vivo. È la
“gigantomania” di molti cantanti.
“Basta - il suo appello - con
produzioni e allestimenti che neanche entrano nei palasport, buone solo
ad aumentare rischi per la sicurezza e la stessa vita di chi lavora,
turni assurdi di lavoro, danni alle strutture ospitanti e, spesso, anche
sprechi economici”. La ricetta di Pegna è semplice: “per fare musica,
ci vogliono i musicisti; il resto deve essere contenuto nei limiti del
buon senso e della misura”.