mercoledì 23 aprile 2025

Condannato vigile urbano di 53 anni, residente a Simeri Crichi per false attestazioni per “incastrare” un poliziotto.Tre anni e sei mesi di reclusione per falsità ideologica, materiale commessa e accesso abusivo ad un sistema informatico.



 Una serie di attestazioni fasulle messe in atto a fini personali e ritorsivi nei confronti di un ufficiale di pubblica sicurezza della Polizia di Stato è costata la condanna del vigile urbano Orlando L. , 53 anni, residente a Simeri Crichi, nel.........

Catanzarese, a tre anni e sei mesi di reclusione per falsità ideologica e materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e accesso abusivo ad un sistema informatico

Lo ha deciso il Tribunale collegiale di Catanzaro, presidente Beatrice Fogari, a latere Marilena Sculco  ed Elisa Fabio, che ha però assolto l’imputato da due capi di accusa: sono crollati il reato di calunnia, con la formula “perché il fatto non sussiste” e l’abuso di ufficio, perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato. I giudici hanno disposto per Lagonia, difeso dall’avvocato Francesco Rotundo, l’interdizione dei pubblici uffici per la durata di cinque anni e l’interdizione legale per la durata della pena, condannandolo al risarcimento del danno in favore della parte civile Concetto Strano, commissario della Polizia di Stato in quiescenza, rappresentato dall’avvocato Daniela Gullì, danno da liquidarsi nella competente sede civile. Una vicenda che risale al mese di settembre 2018, quando il vigile Lagonia, responsabile, all’epoca dei fatti, dell’area della Polizia locale del Comune di Petrizzi e quindi pubblico ufficiale, avrebbe irrogato una multa per violazione del codice della strada al conducente di una Mercedes, identificato in Concetto Strano, che si sarebbe rifiutato di fornire le proprie generalità. Dalla disamina dei documenti, sarebbe stato possibile rilevare però che, la macchina contravvenzionata, non si trovava nelle circostanze di tempo e di luogo dove l’agente ha accertato la violazione al codice della strada: l’auto non era su Corso Mazzini del Comune di Borgia, ma si trovava parcheggiata a Squillace e non era intestata al commissario di polizia ma a sua moglie. Lagonia, tra l’altro, avrebbe indirizzato il verbale al Comando Stazione Carabinieri di Petrizzi attestando falsamente che la richiesta di visura della targa era inerente l’attività istituzionale del Corpo di Polizia locale del Comune di Petrizzi, esercitando indebitamente le proprie funzioni dirigenziali per eludere il controllo del comandante della Polizia locale di Borgia, competente per territorio. E avrebbe indotto in errore un appuntato scelto in servizio alla Stazione carabinieri di Petrizzi, che in veste di pubblico ufficiale e di operatore di sistema, si sarebbe introdotto nel sistema informatico e telematico Sdi (sistema di indagine) e Aci in uso alla Forze dell’ordine, protetto da misure di sicurezza effettuando due interrogazioni sulla targa. Richiesta illecita perché finalizzata al perseguimento di scopi personali di ritorsione contro Concetto Strano. E secondo le originarie ipotesi accusatorie come agente del Corpo di polizia municipale del Comune di Borgia, Lagonia, con annotazione di polizia giudiziaria falsa indirizzata alla Procura di Catanzaro avrebbe incolpato il commissario, sapendolo innocente, del reato di rifiuto di dare indicazioni sulla propria identità personale, reiterando la falsa accusa con relazione di servizio indirizzata alla Prefettura di Catanzaro. Nell’esercizio delle sue funzioni, il vigile urbano avrebbe intenzionalmente causato a Strano e a sua moglie un danno ingiusto, consistito nell’avvio di un procedimento amministrativo per violazione alle norme del codice della strada. Ipotesi di accuse, quelle della calunnia e dell’abuso di ufficio venute meno. L’avvocato difensore dell’imputato attenderà di leggere le motivazioni della sentenza, che verranno depositate tra novanta giorni per ricorrere in appello.

da: Calabria7.new

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