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martedì 15 marzo 2011

Dalla provincia di Cosenza arriva l'ennesimo tentativo di indebolire l'università di Catanzaro

Ci risiamo……..puntualmente  quando nella nostra regione si inizia nel realizzare,nel conseguire degli ottimi risultati come nel caso specifico dell’università di medicina di Catanzaro. Quando si realizza qualcosa di buono subito il vicino invidioso vuole clonarlo. Questa volta è toccato alla provincia di Cosenza (ma di questa brutta malattia nessuna provincia ne resta immune) in questi giorni è passata con il consenso bipartisan l’eventuale realizzazione di un nuovo ateneo di medicina anche a Cosenza. La Calabria vanta già tre università Reggio, Catanzaro, Cosenza in un territorio di poco più di 2,5 milioni di abitanti queste tre università vanno bene soprattutto perché si diversificano una dall’altra cercando di non pestarsi i piedi a vicenda, come la prenderebbe Cosenza se i tanti indirizzi formativi si conseguissero anche a Catanzaro? Cosenza dista circa 80 chilometri dal capoluogo molti stenti di Catanzaro vanno a studiare a Cosenza e viceversa va bene così in una regione libera da stupidi campanilismi dove si vuole realizzare doppioni di tutto vedi il (consiglio regionale ) con costi elevatissimi che paghiamo noi contribuenti. I doppioni non servono a niente se non ad indebolirli entrambi. Non reggono le varie scuse tipo la domanda in medicina è in continua crescita e Catanzaro non riesce a soddisfarle tutte, aumentiamone  la capienza , i vari indirizzi facendolo diventare sempre di più un centro d’eccellenza e non indebolendolo con la costruzione di un doppione a circa 80 chilometri di distanza. Queste lotte tra le varie provincia deve finire, le conseguenze le stiamo pagando tutti, bisogna valorizzare le varie peculiarità senza creare doppioni inutili. Bisogna cambiare soprattutto la mentalità corta,molto corta dei nostri politici regionali che in tutti questi anni hanno creato un sacco di disastri è sono visibili agli occhio di tutti meno dei loro che ancora non riesco a vedere aldilà dei propri confini elettorali.

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