Visualizzazione post con etichetta religione. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta religione. Mostra tutti i post

martedì 2 febbraio 2021

L'infinita lotta di don Giorgio parroco di Petronà impegnato in una battaglia di civiltà che si trascina da anni.

 Quella porta non sa da fare. Ne domani né mai”. Parafrasando la celebre frase di Manzoni nei “Promessi sposi”, don Giorgio Rigoni sintetizza così la battaglia che sta portando avanti da più di un anno per la costruzione di una porta laterale nella Chiesa Madre di Petronà, in provincia di Catanzaro, dove è parroco. Per arrivare all’unico ingresso della sua chiesa, infatti, è necessario fare una ripida scalinata e questo impedisce ad anzianidisabili e ammalati di ascoltare la messa. Per abbattere le barriere architettoniche e, allo stesso tempo, per salvaguardare la bellezza dell’edificio e la sua identità storica, don Giorgio ha fatto preparare il progetto di un’uscita laterale, una porta che per la posizione in cui si trova la chiesa non avrebbe bisogno di gradini e questo consentirebbe la partecipazione alle funzioni religiose anche alle persone con difficoltà motorie.




Come riporta nell'edizione odierna della gazzetta.it

"nonostante gli impegni delle istituzioni i Lavori non sono mai stati  avviati"

«Una Calabria sempre più mortificata dai propri politici, funzionari, dirigenti e burocrati». Non usa mezzi termini don Giorgio Rigoni, parroco di Petronà, impegnato in una battaglia di civiltà che si trascina da anni e che sbatte sempre contro i rimpalli di responsabilità o le scelte poche lungimiranti. Al centro della vicenda c’è la decisione di don Giorgio di abbattere le barriere architettoniche della chiesa madre del piccolo paese presilano. La popolazione della cittadina è in prevalenza composta da anziani e a questi si aggiungono i portatori di handicap che hanno difficoltà a salire la gradinata che caratterizza il luogo di culto. Nel 2015 don Giorgio predispone un progetto per un ingresso secondario, ma da allora si sono succeduti i dinieghi da parte della Soprintendenza per i beni culturali a cui, negli ultimi tempi, si sono aggiunti anche i rimpalli di responsabilità. Le ultime novità sono state recapitate al sacerdote attraverso alcune email a firma dell’attuale soprintendente per i Beni archeologici della Calabria, Francesca Casule, a cui ...........

venerdì 18 dicembre 2020

San Pietro Magisano ritorna nel suo antico splendore l'antichissimo S.S. Crocifisso custodito nel Santuario Madonna della Luce

 E' tornato all'originario splendore l'antichissimo SS. Crocifisso, di autore ignoto, scolpito in legno di pero e custodito da secoli all'interno del Santuario della Madonna della Luce a San Pietro di Magisano.




    L'opera, la cui fattura era stata attribuita ad un periodo più recente, intorno al 1800, mentre in realtà sarebbe databile in un periodo che va dalla fine del Quattrocento agli albori del Cinquecento, è da tempo collocata nella prima arcata laterale sinistra del santuario, edificato pochi decenni dopo l'anno Mille (1064), proprio laddove vi era un altare ligneo poi rimosso negli anni Cinquanta.
    A restituire l'originaria bellezza alla scultura è stato il restauro effettuato nell'ambito del progetto "RestauriAmo", realizzato in collaborazione con l'Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Catanzaro-Squillace diretto da don Maurizio Franconieri e sotto l'egida della Soprintendenza di Cosenza. Il lavoro di recupero del manufatto, che a breve sarà riposizionato nella sua sede naturale, è stato attuato per volontà di don Franconiere e del parroco di San Pietro Magisano don Simone Marchese, con l'apporto gratuito del restauratore Giuseppe Mantella coadiuvato da Dante Palmerini, ricercatore e operatore della Diocesi di Catanzaro-Squillace.
    Una scoperta, la nuova datazione, avvenuta poco a poco.

    Il Crocifisso per secoli, infatti, è rimasto avvolto da una sorta di corazza di stucco ridipinto che ne aveva celato la condizione naturale. Sono stati necessari sei mesi di meticoloso lavoro al restauratore Mantella per riuscire ad avere ragione di un intervento attuato anche grazie a moderne indagini diagnostiche che hanno consentito di portare alla luce la particolare tecnica esecutiva. Il manufatto è stato realizzato all'epoca in legno mediante assemblaggio delle varie parti del corpo: testa, tronco (fino all'altezza delle ginocchia), arti superiori, gambe e porzioni di legno applicate anche nella realizzazione del perizoma. "Non c'è un chiodo di ferro in questa scultura - ha spiegato Mantella - ma tutto è stato realizzato con particolare maestria in legno di pero stagionato perfettamente, al punto che il materiale è privo di tarli. Il restauro dell'opera - ha aggiunto - è stato condiviso ed è questo il sistema con il quale in sinergia dobbiamo guardare al nostro patrimonio artistico per valorizzarlo nel migliore modo possibile".
    Non si hanno notizie certe sull'autore dell'opera, anche se è presumibile che la fattura sia da collegare al contesto produttivo di un'ignota bottega presente nel territorio di Taverna, di cui San Pietro Magisano all'epoca era casale.
    Elemento questo sottolineato da Palmerini e suffragato dalla ricca presenza di sculture molto simili distribuite in tutte o quasi le chiese della zona presilana.
    Il Santuario della Madonna della Luce di San Pietro Magisano, meta di un pellegrinaggio religioso che si rinnova da secoli il 7 e l'8 settembre di ogni anno con la processione del quadro e della statua della Vergine originariamente custoditi nell'Abbazia basiliana di Peseca, oltre che luogo di autentica spiritualità per tutta la ..........

realtà presilana catanzarese, si conferma scrigno di tracce di un passato storico artistico di grande importanza, come ha dimostrato anche la presenza di una Croce Astile, anche questa riscoperta e catalogata da qualche anno, che ricorda i manufatti delle botteghe napoletane.

di Clemente Angotti Fonte ANSA

lunedì 9 novembre 2020

La città di Catanzaro in questo periodo triste e pieno di incertezze per la pandemia si affida fiduciosa alla protezione della Madonna della Chiesa dei Morti.

 



Su iniziativa di don Andrea PretelliLa Statuta della Madonna dalla Chiesa del Monte dei Morti è stata portata nei giorni scorsi sul sagrato pe la chiesa per proteggere la città dalla pandemia. 

*La battaglia al Covid-19 ha stravolto la quotidianità di ogni singolo individuo, limitando e ridisegnando abitudini e aspettative. Una pandemia, hanno dichiarato. In un’era in cui la mobilità è diventata colonna portante della socialità, la quarantena nella propria abitazione è risultata essere faticosa per una popolazione
abituata alla libertà. Una guerra, la più pericolosa e incontrollabile che ci sia, quella batteriologia: cammina sottotraccia, ti coglie alla sprovvista è subdola e infame. Il più delle volte non lascia scampo. Gli approfondimenti chiariranno i molti punti interrogativi posti negli ultimi mesi. Dalla correlazione clima- virus, alla sperimentazione della cura con il plasma. Dalla corsia del pronto

soccorso a quella di una casa di cura. Dalla Chiesa alla scuola. Dal bilancio della baldoria estiva al ritorno nei saloni di bellezza e allo sport. Tutto è cambiato e nulla sarà più come prima; le abitudini quotidiane le aspirazioni future. La mascherina ha assunto un ruolo fondamentale,
diventato accessorio stravagante. Mimetizzandoci nell’ adattamento darwiniano non ci siamo arresi. L’estate 2020 l’abbiamo cercata e vissuta ad iniziare dalle piccole cose. Da nord a sud un forte abbraccio ha unito lo stivale. Ogni ..... pezzo di territorio ha combattuto per come ha potuto. 

  Tratto dal libro della giornalista calabrese Veronica Iannicelli, dal titolo “Immuni – La Calabria resiste al Covid-19. Storie e testimonianze dal fronte dell’emergenza che ha segnato una regione intera”.

lunedì 28 settembre 2020

Catanzaro Papa Francesco vuole vederci chiaro sul "Movimento Apostolico". Vengono sospese le varie attività e dal 13 ottobre controlli per verificare questioni morali e economici

 





Che qualcosa fosse nell’aria era chiaro da giorni. Ieri con la diffusione del documento inviato da Monsignor Bertolone al clero i contorni della questione si sono fatti più chiari. La convocazione immediata del mondo religioso, il clero ma non solo,  per stamattina alle 8.30 ha definito i termini di ciò che da giorni si vociferava. Monsignor Bertolone, in apertura dei lavori, ha chiarito il perchè della convocazione e  ha letto ai convenuti il decreto della congregazione per la dottrina della fede inviato dalla della Santa Sede con il quale in sintesi Papa Francesco avrebbe deciso, a partire dal prossimo 13 ottobre la visita apostolica destinata al Movimento Apostolico per verificare l’esistenza di alcuni errori dottrinali, morali ed economici. Con lo stesso documento viene sospesa la pubblica attività del Movimento e la possibilità di raccogliere nuove adesioni.Durante la visita apostolica non ci sarà alcune celebrazione di inizio anno del Movimento Apostolico e neanche l’ammissione di.....




nuove consacrate. Restano salve le varie celebrazioni.


Fonte: Catanzaroinforma.it

lunedì 18 maggio 2020

Simeri Crichi grande emozione per la processione dell'amato protettore San Nicola "se chiedi miracoli Nicola provvede..."

 "se chiedi miracoli Nicola provvede..."

Come da tradizione ogni terza domenica di maggio si festeggia il  Santo Patrono di Simeri Crichi  San Nicola. neppure in questo bruttissimo periodo di pandemia da covid-19 si è voluto rinunciare alla tradizione anzi la fede, il forte bisogno di mettersi alle spalle questa brutta esperienza che sta coinvolgendo il mondo intero aumenta il senso di appartenenza di una comunità viva e partecipe di una comunità che si stringe simbolicamente attorno al suo amato protettore san Nicola.
Un forte grazie va alla Gazzetta dei Ragazzi per aver permesso di seguire a tutta la comunità virtualmente la processione.
(Il Parroco ha voluto ribadire come «si potrà osservare il passaggio della statua del Santo affacciati dai balconi o dall’uscio delle proprie case, senza creare assembramenti e mantenendo le distanze prescritte dalle autorità». Non sarà dunque possibile avvicinarsi alla statua ma solamente rendergli omaggio a debita distanza.
in tanto hanno accolto la richiesta di........
 accendesse una luce ed esporre i “ddomaschi” ai propri balconi.

foto dai social 

venerdì 10 aprile 2020

Catanzaro; la storia bellissima della Naca dall’antichità ai giorni nostri, raccontata da Rotella

Se oggi fosse stato un Venerdì Santo normale, senza cioè questo stramaledetto Coronavirus in circolo, Corso Mazzini di Catanzaro adesso starebbe traboccando di gente, colmo fino all’inverosimile per così dire e si sentirebbe in alcune zone vicine al luogo di uscita dei portatori e dei ‘figuranti’ anche qualche colpo di tamburo o di tromba della banda.


Ma tutto ciò, lo sappiamo, per il 2020 sarà solo un ricordo purtroppo. E allora, seppur virtualmente e senza il trasporto della vera Via Crucis, in quell’atmosfera di profondo misticismo collettivo – che neppure le due guerre mondiali sono riuscite a fermare – proviamo a immergervi noi, consapevoli di come sia solo un racconto, una raccolta di curiosità, e nulla più 
Prima curiosità sulla chiesa del Carmine. La chiesa da cui sarebbe dovuta uscire la processione – per poi rientrare a fine percorso – il Carmine. Parrocchia a cui l’onore tocca per rotazione ogni quattro anni, che curiosamente gli abitanti del vecchio rione chiamavano ‘Calmine’ poiché avevano l’abitudine di mettere la elle al posto della erre un po’ come – neanche a dirlo – i cinesi. 
Nella ‘notte dei tempi’. Fino al ‘600 si usciva con la Croce sulle spalle già dal giovedì sera.
Le sette lance. Le sette lance non sono come si pensa dei soldati di scorta ai condannati a morte fra cui Nostro Signore. Si tratta bensì delle spade, o dolori, di Maria Vergine.
Il termine Giudei. Usato prima del Concilio è poi caduto in disuso, anche perché a uccidere Gesù furono materialmente i romani. L’influenza spagnola. No, nella circostanza il riferimento non è a uno dei più terribili morbi della storia dell’umanità ma al contrario alle contaminazione della cultura locale con quella iberica appunto in tema di questo rito.
I confratelli con il cappuccio calato sulla testa. Un’usanza, quella del cappuccio sulla testa dei confratelli a seguito della Naca, nel capoluogo è stata ripresa come nel 2016. In origine era dovuta a due motivi: la preghiera da loro effettuata nel nascondimento e il mutuo soccorso garantito, proprio in caso di pestilenza, quando gli toccava dare degna sepoltura – con i conforti religiosi – ai morti a causa del virus.
La Naca fermata soltanto da Ferdinando IV.  Nei secoli scorsi esistevano più Viae Crucis in città – inscenate da Rosario, San Giovanni e Carmine – che però si scontrarono e quindi furono per così dire ‘sospese’ dal re per poi riprendere piano piano sotto il segno della devozione e della sottomissione alla Fede e forse anche alla casata reale. 

Nel Dopoguerra per qualche anno la Naca portata sul camioncino. A quel tempo, il pesantissimo simulacro veniva posto su un camioncino e non portato a spalla perché non si trovava gente disposta a farlo. Le divise dell’esercito romano. Fu un’idea balenata al compianto..............
Pasquale Lamanna nel 1971, che poi fu Rotella stesso – diciamo – a implementare con gli scudi dei soldati romani nel 1982 e a partire da metà anni Ottanta addirittura le corazze. 
La riproposizione della millenaria veste. Dal 2001 la confraternita del San Giovanni ha riproposto gli abiti noti come veste, sacco o colla, con una manica più lunga e una più corta, perché secondo tradizione addirittura millenaria la carità andava fatta nel più assoluto anonimato e senza alcuna ‘pubblicità’ tanto che neppure la mano destra dovesse sapere cosa faceva la sinistra. Senza scordare il cingolo legato ai fianchi a cui nei tempi antichi venivano attaccati ossicini di pollo o pezzetti di ferro per potersi flagellato o battere. 
Consapevoli che niente e nessuno potranno mai sostituire l’attesissima e amatissima Naca, speriamo solo di aver dato qualche informazione utile.
Un auspicio sostenuto anche dagli interessanti racconti proposti dal nostro Enzo, uno dei custodi dei più antichi segreti della Via Crucis catanzarese.
Un rito che, come già scritto stamani, ha luogo anche nel quartiere Gagliano e nelle località del catanzarese di Cropani e Badolato Superiore. 
Danilo Colacino
Fonte: calabria7.it

mercoledì 26 dicembre 2012

Perché la chiesa festeggia solennemente Santo Stefano

 Santo Stefano il primo Martire della chiesa.

Dopo Natale viene Santo Stefano. Forse non tutti sanno che all’inizio cadeva il 3 agosto, il giorno del ritrovamento delle sue spoglie dalle parti di Gerusalemme.
 Del primo, grande e veneratissimo martire, Stefano, non ci è dato conoscere la provenienza. Si suppone che fosse greco (in quel tempo, infatti, Gerusalemme era un crocevia di tante popolazioni, con lingue, costumi e religioni diverse) poiché il nome Stefano in quella lingua ha il significato di “coronato”.
Si è pensato anche che fosse un ebreo educato nella cultura ellenistica; certamente fu uno dei primi giudei a diventare cristiani e che prese a seguire gli Apostoli. Vista la sua cultura, saggezza e fede genuina, divenne anche il primo dei diaconi di Gerusalemme.
Gli Atti degli Apostoli, ai capitoli 6 e 7 narrano gli ultimi suoi giorni. Dopo la Pentecoste, il numero dei discepoli andò sempre più aumentando e sorsero anche dei dissidi fra gli ebrei di lingua greca e quelli di lingua ebraica, perché secondo i primi, nell’assistenza quotidiana, le loro vedove venivano trascurate.
Allora i dodici Apostoli, riunirono i discepoli dicendo loro che non era giusto che essi disperdessero il loro tempo nel “servizio delle mense”, trascurando così la predicazione della Parola di Dio e la preghiera. Fu proposto di affidare questo compito ad un gruppo di sette di loro, così gli Apostoli avrebbero potuto dedicarsi di più alla preghiera e al ministero.
La proposta fu accettata e vennero eletti Stefano, definito “uomo pieno di fede e Spirito Santo”, Filippo, Procoro, Nicanore, Timone, Parmenas, Nicola di Antiochia; a tutti, gli Apostoli imposero le mani; la Chiesa ha visto in questo atto l’istituzione del ministero diaconale. Nell’espletamento di questo compito, Stefano “pieno di grazie e di fortezza, compiva grandi prodigi tra il popolo”, non limitandosi al lavoro amministrativo ma dedicandosi attivamente anche alla predicazione, soprattutto fra gli ebrei della diaspora, che passavano per la città santa di Gerusalemme e che egli convertiva alla fede in Gesù crocifisso e risorto.
Nel 33 o 34 circa., vedendo il gran numero di convertiti, gli ebrei ellenistici sobillarono il popolo e accusarono Stefano di “pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio”. Gli anziani e gli scribi lo catturarono trascinandolo davanti al Sinedrio e con falsi testimoni fu accusato: “Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro e contro la legge. Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno, distruggerà questo luogo e cambierà le usanze che Mosè ci ha tramandato”.
E alla domanda del Sommo Sacerdote “Le cose stanno proprio così?”, il diacono Stefano rispose pronunziando un discorso (il più lungo degli ‘Atti degli Apostoli’,che servirà da modello ai primi predicatori cristiani), in cui ripercorse la Sacra Scrittura in tutti quei passi dove si testimoniava che il Signore aveva preparato per mezzo dei patriarchi e profeti, l’avvento del Giusto, ma gli Ebrei avevano risposto sempre con durezza di cuore.
Rivolto direttamente ai sacerdoti del Sinedrio concluse: “O gente testarda e pagana nel cuore e negli orecchi, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi. Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori; voi che avete ricevuto la Legge per mano degli angeli e non l’avete osservata”.