Visualizzazione post con etichetta lettere di Don francesco. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta lettere di Don francesco. Mostra tutti i post

martedì 17 agosto 2021

Alla riscoperta di Simeri con il suo instancabile Don Francesco. L'affascinante Borgo poco valorizzato pieno di potenzialità di attrattive turistiche

 


Vi e' un borgo in Calabria che fosse stato in Puglia avrebbe attirato migliaia di visitatori all'anno per come sarebbe stato promosso, visto la sua incredibile ( per me) bellezza. Parlo del Borgo Antico di Simeri, facente parte del comune di Simeri Crichi, che rappresenta il capoluogo. In questo antico e splendido Borgo da circa 15 anni, tra le altre cose opera incessantemente un prete che porta il nome di Simeri in tutta Italia: Don Francesco Cristofaro. Instancabile messaggero della parola di Dio, se vuoi sentirti una messa come si deve, consiglio a tutti di andare per ascoltarlo almeno 1 volta nella vita. Insieme a lui, Lorenzo Chirico', archeologo e grande conoscitore di questo borgo. E' un vero peccato che sia così ancora non conosciuto. E' vero fa parte del mio paese, ma qui si tratta di una bellezza oggettiva. Visitatelo.

segue foto racconto dell'antico borgo di Simeri

giovedì 10 dicembre 2015

Cresce il consenso verso il libro " Galileo Galilei assolto in cassazione"di don Francesco Cristofaro. Stampata la seconda edizione con diversi premi vinti l'ultimo il Word of colors 2015.


Sul palco del world of colors 2015 il premio assegnato a Don Francesco Cristofaro

Anche quest’anno l’associazione World of colors di Policoro ha voluto assegnare il premio a persone distentesi nella cultura, nella scienza e nel sociale. In questa edizione speciale al premio world of colors 2015 è stato abbinato un’importante evento commemorativo per il cantautore Pino Mango in occasione del primo anniversario della sua scomparsa. Numerosi personaggi dello spettacolo presenti in un Palaercole gremito un ogni posto, quali il noto compositore Mogol, i cautautori Buonocore, Fasano, Gatto Panceri e tanti altri. 
Tra i premiati il sacerdote catanzarese Don Francesco Cristofaro per il suo libro Galileo Galilei Assolto in Cassazione, in pochissimi mesi già alla seconda edizione e in trattativa per la traduzione in Spagna ed Argentina.

Forte il messaggio che Don Cristofaro ha lanciato sul palco su una tematica a lui molto cara, la disabilità. L’associazione, infatti in questa particolare edizione si è prefissata una mission importante: l’allestimento di una struttura di musicoterapia per i ragazzi disabili all’interno di un casa denominata “Dopo di noi” gestita dalla struttura nazionale ANFASS. “ Non ci può essere differenza di persone. Non c’è l’ammalato o il sano. Ciascuno di noi se può rendere migliore la vita di una persone lo deve fare”. Ha proseguito il sacerdote: “Io conosco le lacrime dei disabili e conosco le lacrime dei genitori dei disabili. Per tanti anni la mia vita ha conosciuto un solo colore: il nero. Da quando il Signore, però è entrato nel mio cuore, la vita è diventata a colori.
Pochi giorni prima, l’autore di Galileo Galilei Assolto in Cassazione aveva già ricevuto un importante riconoscimento, il premio letterario “un libro nel borgo – Giorgio Faletti”, guadagnando il primo posto nella rassegna.
A don Francesco Cristofaro le nostre congratulazioni e auguriamo altri ulteriori riconoscimenti.


Di cosa tratta il saggio
E’ il gennaio del 1642 e Galileo Galilei, poco prima di morire all’età di 78 anni, racconta ai suoi cari le peripezie della sua vita da scienziato e soprattutto la dolorosa vicenda che lo vide dapprima accusato di eresia, poi processato e infine costretto all’abiura. Un racconto avventuroso che si trasforma in una sorta di diario autobiografico grazie a don Francesco Cristofaro, pubblicato dalla casa editrice Herkules Books per la collana Bianco H. L’agile volume (136 pagine, prezzo 10 euro) ripercorre la biografia del grande scienziato pisano con un racconto in prima persona, utilizzando un linguaggio semplice e diretto, ma basato su una rigorosa ricerca storica nei documenti dell’Archivio Segreto Vaticano.
La parte centrale dell’opera è dedicata al processo di Galileo Galilei davanti all’Inquisizione e alla successiva condanna del 1633 per le sue affermazioni sulla cosmologia eliocentrica. “Mi costrinsero ad abiurare. Lo feci pensando ai miei figli, senza di me non ce l’avrebbero fatta: meglio un padre presente che un eroe bruciato”, scrive nel saggio don Cristofaro, interpretando i pensieri di Galileo. Sul letto di morte, il grande astronomo pisano confermerà comunque il suo pensiero scientifico e anche la sua Fede ferma: “Da cattolico pensante, mi accingo a respirare per l’ultima volta quest’aria terrena. Concedetemi la facoltà di urlarlo al mondo: il Sole non si muove, è la Terra che gli gira intorno. Siate felici perché le mie idee resteranno vive, scolpite nei secoli sulla..........

domenica 24 novembre 2013

La parrocchia Santa Maria Assunta di Simeri il prossimo 1 dicembre a partire dalle 18,00 presenta: "note di solidarietà, spettacolo di beneficenza a favore delle attività della Caritas parrocchiale e per l'emergenza delle Filippine.

riceviamo e pubblichiamo 1421610_597865586933828_1528984329_n
Riceviamo e pubblichiamo
Il devastante tifone HAIYAN, chiamato localmente Yolanda e definito una tempesta “killer”, ha colpito proprio le isole più povere del gruppo delle Visayas, quelle meno raggiungibili anche logisticamente, Samar in particolare e Leyte. Più di 4 milioni di persone avrebbero perso tutto, dovendo abbandonare le proprie case distrutte e rifugiandosi in ripari di fortuna. Oltre ai drammi vissuti dalla popolazione, i danni alle infrastrutture sarebbero incalcolabili: numerose frane hanno, infatti, distrutto linee elettriche e strade, manca l’acqua potabile in numerose provincie, le comunicazioni sono completamente interrotte in ampie porzioni di territorio. I membri della caritas della parrocchia Santa Maria Assunta di Simeri, sotto la guida del parroco don Francesco Cristofaro, hanno accolto l'invito dell'Arcivescovo di Catanzaro-Squillace Mons. Vincenzo Bertolone e della Chiesa tutta e in questa giornata di raccolta nazionale hanno pensato ad un evento di beneficenza. Si può partecipare alla manifestazione o con libera offerta, oppure acquistando degli oggettini realizzati dagli stessi componenti del gruppo Caritas. La manifestazione è patrocinata dall'Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace e dal Comune di Simeri Crichi e vede la partecipazione ….

giovedì 3 marzo 2011

Lettera di don Francesco dove si fa chiarezza del perchè ha deciso di lasciare Sellia per dedicarsi ad una sola parrocchia.

Carissimi,
da quando è stata resa pubblica la notizia della mia scelta di lasciare la Parrocchia di Sellia per servire solo la comunità di Simeri, i sentimenti negli animi dei selliesi sono stati diversi, misti a delusione, tristezza, amarezza. La scelta è stata esclusivamente personale, nessuno mi ha tolto, nessuno mi ha costretto.
In questi giorni sono state dette molte cose e ho letto molte cose e mi dispiaceva non poter rispondere. Addirittura, qualcuno è arrivato a dire che già dopo un mese del mio ingresso in comunità, me ne volevo andare. Mi sembra un po' esagerato.
Ecco come sono andati i fatti:
Circa 5 mesi or sono, sono andato dal Vescovo con una precisa richiesta: quella, cioè di poter essere esonerato nel servire entrambi le parrocchie si Sellia e di Simeri perchè le attuali condizioni di salute non mi permettono di svolgere il servizio pastorale bene, secondo il mio cuore e il cuore di Dio. In quel momento non c'erano soluzioni, soluzione arrivata 20 giorni fa, con la disponibilità dei nuovi parroci, Don Simone e Don Maurizio.
Perchè ho deciso per una parrocchia anziché un'altra? Ci sono motivazioni evidenti, cioè logistiche, pratiche: Simeri è una comunità più piccola, con meno ammalati, strutturalmente parlando più adeguata a me, con una sola chiesa etc. e questo è quando ho detto anche al Vescovo e lui mi è testimone e poi facendo un bilancio personale ho avuto delle motivazioni personali per decidere ciò. La gente vorrebbe sapere queste motivazioni, ma queste fanno parte della mia persona ed è giusto che rimangano mie.
Tengo a precisare quanto ho detto anche al Vescovo: “Eccellenza, oggi vi posso dire che il 90% della popolazione di Sellia mi vuole bene e ha una profonda stima di me e sarà dispiaciuta quando riceverà la notizia”, e così realmente è stato. Questo è vero e lo penso con il cuore. Voi mi volete bene, veramente bene. Ma anche io vi ho voluto e vi vorrò bene.
Parlando con una persona le ho detto due cose: la prima: in questi anni vi ho visti sempre come delle perle che il Signore mi ha consegnato e come un pezzo della mia carne e questo mi ha fatto gioire per le vostre gioie e mi ha fatto soffrire per le vostre sofferenze. Nel povero, ho visto Gesù, nell'ammalato ho visto Gesù, nel bambino ho visto Gesù, in tutti ho visto Gesù e tutto ciò che ho fatto l'ho fatto come se lo facessi a Gesù. La seconda cosa che le ho detto è stata questa: ogni qualvolta in una comunità parrocchiale avvengono dei problemi è sempre responsabilità del sacerdote che li permette. Se il sacerdote fosse più prudente, più saggio, più santo, più attento, certe cose non accadrebbero. Da questo comprendete che non addito nessuno ma me stesso. Detto questo, ribadisco: è stata una scelta esclusivamente personale.

sabato 19 febbraio 2011

Domenica dell’amore per i nemici. Se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra


Carissimi,
nel nostro cammino verso il Paradiso siamo in relazione: noi / Dio / l'altro. Non possiamo stare bene con Dio e male con il fratello; come, anche, non possiamo stare bene con il fratello e male con Dio. in entrambi i casi c'è qualcosa che non va. Quando avremo capito bene chi siamo noi, chi è Dio, chi è l'altro, allora, potremo cominciare a vivere relazioni sante con Dio e i fratelli. Con queste semplici parole vi invito a immergervi nella meditazione del vangelo della VII domenica del T.O. e auguro a tutti, di cuore una buona domenica, una santa missione, un buon lavoro pastorale Che il Signore vi benedica e la Vergine Madre della Redenzione vi accompagni            
Don Francesco Cristofaro

Carissimo/a

Possiamo comprendere il Vangelo di questo giorno, solo se sappiamo chi è Cristo Gesù e cosa noi siamo divenuti in Lui, con Lui, per Lui. Gesù è il Salvatore dell’uomo, oggi, nella storia, in questo tempo, nell’attualità della sua esistenza. Lo salva in un solo modo: amandolo sino alla fine nel dono totale di se stesso, nel suo pieno annientamento e annichilimento, nel completo rinnegamento di ogni suo desiderio, sentimento, volontà, lasciandosi spogliare della sua tunica e facendosi crocifiggere per sommo amore. La vita di Gesù è un’offerta al Padre per la conversione, redenzione, giustificazione, elevazione morale e spirituale di ogni uomo. Gesù è il prezzo del nostro riscatto, il sangue della nostra redenzione, il corpo del sacrificio di salvezza.
Ciò che è Cristo, in Lui, con Lui, per Lui, lo è ogni suo discepolo. Dal momento che è divenuto una cosa sola con Gesù, anche il cristiano è costituito salvatore di ogni suo fratello. Il fratello da salvare non è il santo, o colui che è già salvato. Da salvare è il nemico, il persecutore, l’avversario, l’ostile, il traditore, colui che ci rinnega, ci arresta, ci flagella, ci spunta, ci insulta, ci crocifigge. Lui è contro di noi e noi siamo interamente per lui, per la sua redenzione. Siamo per lui, se gli doniamo la nostra vita per intero, senza tenerci nulla per noi. Nel battesimo noi abbiamo fatto dono della nostra vita al Padre celeste perché come suoi figli di adozione ci doni al mondo per la sua salvezza. Ma Dio ci dona dal più profondo abisso dell’amore e questo abisso profondo è la consumazione sacrificale della nostra vita per gli altri.
Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.
Se devo dare a Dio la mia vita in riscatto per ogni uomo nella più alta santità, nella perfetta carità, dal più profondo abisso dell’amore, è evidente che non posso vendicarmi del male ricevuto, non posso oppormi con la violenza alla violenza. Devo sempre perdonare, essere arrendevole, misericordioso, paziente, benigno, operatore di pace, mite ed umile di cuore, in tutto come il mio Maestro e Signore. Chi mi sta dinanzi – anche il più grande peccatore di questo mondo – è persona che il Padre celeste mi ha affidato perché io lo salvi, lo redima, lo giustifichi, lo conduca nella pienezza della verità e grazia di Gesù Signore.
Alla luce di questo principio si comprende bene tutto il Vangelo di questo giorno. Noi non siamo stati chiamati per fare il bene a coloro che ci fanno il bene. Dio non fa così e neanche Cristo Gesù. Siamo stati chiamati per essere a perfetta immagine di Gesù e del Padre. Loro il bene lo fanno a tutti indistintamente, senza alcuna distinzione o differenza.

sabato 12 febbraio 2011

CHIUNQUE SI ADIRA CON IL PROPRIO FRATELLO VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Augurandovi un buon fine settimana e una felice domenica vi invito a riflettere su quanto il Signore ci chiederà in questa VI domenica del T.O.
Al centro del vangelo di questa domenica vi è la nostra personale relazione con i fratelli.
 Che il Signore faccia risplendere su di voi la sua pace e la sua luce.  
Don Francesco Cristofaro
CHIUNQUE SI ADIRA CON IL PROPRIO FRATELLO  VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Carissimo/a
Le parole che Gesù rivolge al nostro cuore meritano di essere messe nel cuore, custodite gelosamente, meditate giorno e notte, perché sono esse che danno lo spessore spirituale al nostro essere cristiani. Senza spessore spirituale, il cristiano è un panno immondo, uno straccio vecchio, una inutilità dannosa, una vanità senza significato. Senza spessore spirituale è anche un veleno di morte per il mondo intero. Il cristiano deve essere la persona dalla moralità alta, anzi altissima, divina. Ti chiedo di meditare queste parole e di farti un serio, profondo esame di coscienza. Come vivo io queste parole di Gesù? Ma prima ancora: credo io in esse, oppure per me sono cose che non si addicono più alla mentalità balorda e insipiente nella quale vivo? 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.  Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!
Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna. Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio. Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno.
Gesù ci chiede di vivere nella sua santità quattro rapporti fondamentali, essenziali della nostra vita umana: con i fratelli, con la donna, con il proprio matrimonio, con Dio. Il fratello è solo da amare sempre. Si ama in un solo modo: donando la nostra vita per la sua redenzione, salvezza, giustificazione, pace. A lui si deve dare il perdono. Con lui si deve vivere sempre da riconciliati. La donna non è un oggetto, una cosa, neanche una persona sulla quale sfogare la propria libidine ed ogni altro impulso o desiderio impuro, neanche con il pensiero, con il cuore, con la mente, con il desiderio. Essa deve essere rispettata nella sua dignità sempre, in ogni istante. Essa non è per il nostro peccato.  È invece per la manifestazione della più grande gloria di Dio.

sabato 5 febbraio 2011

Vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli. Domenica della luce posta sul candelabro

Amici, è una semplice paginetta che può aiutarvi ad approfondire il vangelo della Domenica.
 Colgo l'occasione per ringraziarvi per il vostro affetto, la vostra stima, il vostro sostegno, la vostra preghiera.
 A voi e alle vostre famiglie auguro un sereno fine settimana e soprattutto una splendida missione essendo sempre il sale dei cuori. ricordatevi: il sale è silenzioso e quando entra nell'acqua, diventa addirittura invisibile ma tutto non è più come prima. tutto ha un suo sapore. possiate essere il sapore del mondo.
 la benedizione di Dio scenda su di voi
oggi e domani sarete particolarmente nel mio cuore e nelle mie preghiere.
Don Francesco

Vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli 

Domenica della luce posta sul candelabro – V° Domenica del T.O.

Carissimo/a
Se leggiamo con attenzione il Vangelo – questo lo si può notare in modo evidentissimo nel Vangelo secondo Giovanni – Gesù prima opera e poi spiega, prima agisce e poi parla, prima obbedisce al Padre e poi chiede agli uomini l’obbedienza ad ogni sua parola. Gesù è l’albero della vita piantato dal Padre suo nel deserto di questo mondo perché si lasci prendere e mangiare da ogni uomo che ha desiderio di non morire, di vivere in eterno, di rifarsi la sua umanità ad immagine del suo Creatore e Signore. Presso quest’albero di vita si reca l’umanità affranta, stanca, oppressa, sfinita a causa del peccato e si fa risanare, guarire, risuscitare, curare dal Medico di Dio. Gesù prima dona la vita e poi annunzia la Parola che fa conservare in vita e che è capace anche di donare essa stessa la vita, per mezzo della fede in essa. Questa di Gesù è via divinamente efficace. Non c’è inganno, né illusione o altro. Questa metodologia santa Gesù vuole che sia di ogni suo discepolo. Quanti credono in Lui dovranno anch’essi farsi albero di vita, donare la vita e in un secondo tempo aggiungere la Parola. Se leggiamo con attenzione gli Atti degli Apostoli, questa metodologia è stata sempre praticata, osservata, messa in atto dalla Chiesa. Anche a Pentecoste essa fu vissuta alla perfezione dallo Spirito Santo.  È stato Lui in quell’ora particolare della storia che si è fatto “albero di vita”, chiamando ad ascoltare la parola di Pietro tutto il mondo presente nella Città. Il discepolo di Gesù deve farsi sale della terra. Il sale è un corpo solido che dona sapore al cibo sciogliendosi, annullandosi, perdendosi, morendo negli alimenti. Esso muore per dare gusto, energia, alla persona che si nutre del cibo reso appetibile. Chi prende del cibo sa se esso è con il sale o senza. Il sale non parla. Fa però sentire il suo sapore ad ogni palato. Così dicasi del cristiano. Non gli è chiesto di parlare, ma di dare il gusto di Dio a tutte le cose della terra. È il modo come lui vive che fa la differenza. Questa differenza ogni uomo la può vedere, notare, osservare. Senza questa differenza, la Parola del Vangelo è inutile. Non serve. Non parla. È parola proferita, ma non parola che parla. È una parola muta, non dice, non rivela, non converte, non attrae, non spinge alla nascita della fede nei cuori.
Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.
Il cristiano deve divenire ogni giorno luce del mondo più intensa, più forte, più estesa, tanto estesa da illuminare l’umanità intera.......          continua

mercoledì 22 dicembre 2010

Lettera di Buone feste a tutta la comunità Selliese da parte del nostro amatissimo parroco Don Francesco


Riceviamo  e gioiosi pubblichiamo il messaggio di auguri per le feste Natalizie da parte del nostro amatissimo parroco don Francesco Cristofaro. 
Domani inseriremo il messaggio di auguri indirizzato a tutti i Selliesi in Italia e nel mondo  che ci ha fatto pervenire  il  sindaco di Sellia Davide Zicchinella.

Messaggio di Natale

 Cosa non è Natale? Natale non è la cattiveria che ha trovato radice nelle vene dell’uomo e scorre come linfa vitale. Se sei cattivo non puoi celebrare il Natale. Natale non è il desiderio di vendetta, di odio e rancore. Se tu sei vendicativo, rancoroso, odioso non puoi celebrare il Natale. Natale non è il restare divisi e nemici. Se tu non riesci a perdonare non puoi celebrare il Natale. Natale non è solo luci, feste, mangiate e regali. Se tu fai solo questo e non ti preoccupi di sfamare un povero, vestire un nudo, aiutare un bisognoso, nutrirti della Santa Eucaristia non puoi celebrare il Natale.
 Natale è Amore, pace, gioia, solidarietà, amicizia, fratellanza, perdono, misericordia, cuore spalancato ai bisogni, mano tesa verso l’altro, dimenticare il passato, vivere il presente con semplicità accontentandosi di ciò che si ha ogni giorno. Più fai queste cose e più puoi vantarti di celebrare il Santo Natale ma se queste cose non le fai non dire che tu vivi il Natale. A te che leggi dico di cuore e con il cuore: Auguri di un Natale sereno, di un anno ricco di cose belle. Auguri a tutti i bambini del mondo di ogni colore, lingua, razza e condizione sociale. Auguri alle famiglie, auguri agli anziani e agli ammalati, a coloro che per eventi tristi o luttuosi non celebreranno il Natale. Auguri alla comunità di Sellia e a tutti i selliesi sparsi nel mondo. Possiate stare bene, possiate........

sabato 27 novembre 2010

Camminiamo verso il Santo Natale… Per vivere bene il tempo di Avvento cosa devo fare?


 
Carissimi,
ormai tutti sappiamo che l’Avvento è il periodo che precede il Natale, e che ci prepara a ricevere il regalo di Natale, Cristo Gesù Bambino. Per molti l’Avvento non è niente, per molti il regalo non è Gesù ma è qualcosa che si desidera ricevere, per molti Natale non è più Natale.
A voi che credete nel Natale come vero Natale, propongo di fare un cammino semplice, semplice che dura 4 settimane. In che cosa consiste questo cammino. Ci sono delle cose che devo essere fatte e ci sono delle cose che non devono essere fatte.
Cosa devo fare? Ogni giorno d’Avvento devo:
  1. la mattina, al risveglio devi farti il segno della croce e recitare un “Padre Nostro”, una “Ave Maria”, un “Gloria al Padre”, e un “Angelo di Dio”, poi leggi una paginetta di vangelo al giorno. Incomincia dal capitolo 4 del vangelo di Matteo. (non dare per scontato che queste cose si facciano. Chiediti: quanti giorni passano e tu non fai neanche un segno di croce al risveglio?).
  2. durante la giornata devi fare un’opera buona: puoi scegliere tu cosa fare. Le opere di carità sono infinite per quanto infiniti sono gli uomini sulla terra.
  3. ogni giorno devi mettere da parte una moneta così alla fine dell’Avvento puoi fare un’opera buona ( l’opera la puoi fare a chi vuoi tu, come vuoi tu, dove vuoi tu. È il gesto del sacrificio e del rinunciare a qualcosa che è importante).
  4. ogni giorno devi mostrare un atto di gentilezza verso una persona con cui non vai molto d’accordo o che magari in quel giorno hai avuto problemi.
  5. si arriva al Natale camminando con Maria: ogni giorno recita il Santo Rosario (puoi anche suddividerlo nella giornata).
  6. fai la comunione eucaristica in stato di grazia e soprattutto tutte le volte che puoi e obbligatoriamente la domenica.
  7. fatti il segno della croce ogni qualvolta ti siedi a tavola o quando passi davanti alla chiesa. Non importa se ti vedono gli altri. Meglio così perché puoi testimoniare la tua fede.
  8. sii più gentile con tuo marito, con tua moglie, con tua mamma o tuo papà, con tuo fratello o tua sorella e con tutte le persone che vivono con te.
  9. prima di addormentarti fai l’esame di coscienza e vedi se sei stato fedele durante la giornata.               
    Cosa invece non devi fare? Ogni giorno d’Avvento non devi
       
  10. non devi dare agli altri il posto di Dio e non devi bestemmiare.
  11. non devi mai mancare alla messa domenicale (in fondo sono 4 domeniche)
  12. non devi mancare di rispetto al mio prossimo, non devi parlare male del mio prossimo.
  13. non devi essere impaziente e non devi dare scandalo.
  14. non devi dire il falso e non devi promettere ciò che poi non posso mantenere.
  15. non devi smettere un giorno di mettere a frutto i miei carismi.
Seguendo questo cammino semplice che ti ho tracciato, sono sicuro che potrai fare un buon cammino. Ogni giorno dovranno essere fatte questi passi piccoli perché è nella perseveranza alle piccole cose che si raggiunge la santità.
Per tanto ti auguro buon cammino verso il Natale del Signore
                                                                                                                      Don Francesco

sabato 20 novembre 2010

Solennità di Cristo Re dell’universo

Parrocchia San Nicola di Bari – Sellia


Nella nostra comunità si celebra la giornata delle coppie cristiane
Carissimi amici,
un altro anno pastorale termina e con la I domenica d’Avvento, domenica prossima, 28 novembre, ne incomincia uno nuovo. In questa ultima domenica dell’anno liturgico noi siamo invitati a meditare sulla regalità di Gesù. Qui, non si tratta di stabilire o no se Cristo è Re, perché lo sappiamo che lo è perché lui del mondo ne è il creatore. Il problema che ci dobbiamo porre è: che significa che Cristo è Re? E che valore ha questo essere Re dell’universo o, semplicemente, Re della mia vita. Ma davvero Gesù è Re?
Se ci facciamo un giro nel mondo, anzi nell’Universo, di cosa ci accorgiamo? Che colui che deve essere il re, cioè Gesù, spesso diventa il servitore del Re, il ciambellano di corte. Che cosa, infatti, è diventato per molti Gesù? Il servitore personale dell’uomo: l’uomo, l’attuale re, comanda e Gesù, l’attuale servitore obbedisce. Il servitore deve soddisfare i bisogni dell’uomo. Devo fare questo, ho bisogno di questo, mi devi dare questo e poi? E poi il servitore, Gesù, se ne torna nel suo angolino pronto a ritornare alla prossima chiamata del padrone.
Leggiamo insieme il vangelo di questa domenica:
Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
Dall’alto della croce Gesù rimane Re e invita tutti noi a riconoscerlo tale. Non si è Re perchè si fanno cose grandiose, si è re perché si rimane nell’obbedienza a Dio anche nelle più grandi difficoltà e sofferenze.
Ognuno di noi in questa domenica provi a fare un elenco di quante cose nella sua vita sono diventate Re e Regine. Il Re è colui che va accolto e ascoltato. Oggi noi cosa accogliamo di più? Cosa ascoltiamo di più? A cosa obbediamo di più? Rispondendo a queste tre semplici domande riusciamo a comprendere quale sia il posto di Gesù nella nostra vita.

A tutti buona domenica nel Signore                                                              Don Francesco Cristofaro

mercoledì 17 novembre 2010

Domencia 21 novembre la parrocchia San Nicola di Bari Sellia celebrerà la prima giornata delle coppie cristiane.

Parrocchia San Nicola di Bari – SELLIA

Carissime coppie di sposi della nostra comunità parrocchiale,
è con immensa gioia che vi saluto e mi rivolgo a voi con questa lettera. Domenica 21 novembre, durante la grande Solennità di Cristo Re dell’Universo, la nostra comunità di Sellia celebrerà la  prima giornata delle coppie cristiane. Questo sarà il programma: la mattina alle 11,15, sarà celebrata la Santa Messa per tutte le coppie della comunità mentre, durante il pomeriggio, alle 17,00 presso la Chiesa Madre San Nicola di Bari, ci sarà l’incontro di tutte le coppie di sposi della nostra comunità. Quando dico coppie di sposi non dico solo giovani sposini ma anche coppie che sono arrivati a festeggiare traguardi importanti. Insomma, questo invito è per tutti coloro che sull’altare, davanti a Dio e al sacerdote hanno pronunciato il loro si e si sono promessi il loro amore eterno.
Il tema dell’incontro sarà: “il mistero dell’amore: ci si può amare per tutta la vita?”. Il pomeriggio sarà intervallato da piacevolissime sorprese e sarà proclamata la coppia di sposi dell’anno alla quale andrà un bellissime premio. A fine serata, gusteremo insieme un aperitivo presso i locali della Parrocchia.
Pensate alla bellezza e grandezza di questo momento: marito e moglie insieme che si dedicheranno una giornata tutta per loro a cui pensare al loro spirito e pregare per la loro vita di coppie. Sarà una esperienza unica. Credeteci e partecipate. Sarà per me una gioia poter stare con voi e spero che sarà per voi una gioia poter stare con me e con tutte le altre coppie.

Don Francesco Cristofaro

sabato 6 novembre 2010

La mia storia: La vocazione



Carissimi amici,
accolgo l’invito di qualche utente e provo a grandi linee a raccontarvi la mia storia vocazionale, che poi è la mia storia di vita.
Io sono il secondo di 4 figli, venuto al mondo al settimo mese di gestazione e per un mese devo rimanere in ospedale in incubatrice. All’età di due anni ancora non riesco a muovere un passo, ma solo a cammino a gattoni. Accompagnato dai genitori per una visita approfondita e mi viene riscontrato una pari paresi spastica congenita. Inizia un inferno non tanto per me ma per i miei genitori che devono andare avanti e indietro per gli ospedali.
Nella mia giovane vita ho sempre accettato a momenti questa situazione. A volte ero forte altre volte ero fragile. Volevo essere come gli altri, fare ciò che facevano gli altri, non avere gli sguardi pietosi della gente addosso a me, volevo rompere tutti gli specchi che mi riflettevano la mia immagine, odiavo essere ripreso nelle telecamere, fino a quando non mi metto in manteche dovevo pregare per chiedere la guarigione e dicevo sempre al Signore: “tu che hai trasformato l’acqua in vino, tu che dalle pietre puoi fare pane, che cos’è per te questa piccola grazia che ti chiedo?”. Ma niente! Sempre lo stesso! Nessuna risposta! Nessun miralo. Quante lacrime sul mio volto ma molto più nel cuore, lacrime che mai nessuno ha visto perché io mi sono sempre fatto vedere con la solarità e il sorriso sul volto.
Fin da piccolo sono andato sempre in Chiesa, senza i miei genitori, loro non venivano. Io mi alzavo presto quando ancora tutti dormivano e a piedi mi facevo due chilometri per arrivare in Chiesa. A volte si fermava qualcuno per offrirmi un passaggio e io che mi vergognavo e mi umiliavo e volevo proteggere i miei genitori dalle critiche dicevo sempre: “preferisco fare una passeggiata”.
All’età di 13 anni ho conosciuto il Movimento Apostolico. Quanto amore ho ricevuto. Finalmente c’erano persone che non guardavano le mie gambe. Però io volevo guarire. Ma non c’era niente da fare. All’età circa di 17 anni alla fine di un incontro del Movimento, la signora Maria che è la Fondatrice del Movimento, mi chiama e mi regala un bastone e mi dice: “questo è il bastone della tua vecchiaia”. Amici in una frase, in un gesto, il miracolo più grande: dalla disperazione più grande alla serenità, alla pace del cuore. Non ho più pregato di guarire, mai più, mai e mi è venuto in mente l’episodio di San Paolo che aveva una grande spina nel fianco (una sofferenza grande) e nella preghiera, chiedeva a Gesù di essere liberato e Gesù gli rispose: “Paolo ti basta la mia grazia”. E Paolo disse una delle più belle frasi: “è quando sono debole che sono forte”. Gesù si serve delle nostre debolezze per fare le più grandi meraviglie.
Amici, io amo Gesù alla follia e vorrei che tutti lo amassero ecco perché mi rattristo quando molti lo amano a loro piacimento e con ipocrisia. È bello il Signore! Se lo potessimo comprendere tutti. Grazie Signore per tutto. Grazie Signora Maria per tutto. Grazie a quanti il Signore ha posto e pone sulla mia strada per tutto ciò che mi date…

Questa è solo una piccola parentesi… se vi dovessi raccontare tutte le grazie del Signore non basterebbero i libri di tutto il mondo

Vi voglio bene
Don Francesco

venerdì 5 novembre 2010

Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui


Domenica della fede nella risurrezione
Carissimo/a,
riprendiamo il nostro camminino con le lettere di riflessione sul vangelo della domenica, in cui insieme pregheremo per tutti i caduti in guerra della nostra comunità e subito dopo la Santa Messa ci recheremo al monumento per la commemorazione. Questo è il vangelo di questa domenica:
Gli si avvicinarono alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
È somma stoltezza pensare la vita futura, quella che si vivrà nell’eternità, sul modello e secondo le caratteristiche della vita attuale. Soprattutto è contro la Rivelazione che Dio ha fatto di Se stesso a noi, negarla, dichiararla non esistente, insegnando la fine dell’uomo con la sua morte.
L’uomo è stato creato per l’eternità. La sua anima, che è spirito, è immortale. Viene creata direttamente da Dio al momento del concepimento e mai ritornerà nel nulla della non esistenza. Dall’istante della sua creazione non conoscerà mai più la fine. Si potrà salvare o dannare, ma la sua vita mai svanire nel nulla con la morte, che è in se stessa, non il ritorno al nulla, ma la separazione dell’anima dal corpo. L’anima entra nell’eternità, il corpo va nel sepolcro, ritorna ad essere polvere del suolo, nell’attesa che il Signore con la sua onnipotenza lo richiami in vita, lo trasformi in spirito, renda anch’esso immortale e incorruttibile e lo consegni all’anima, per ricomporre e riformare l’uomo distrutto e annientato dalla morte.
Nell’eternità, subito dopo la morte, per l’anima e per tutto l’uomo, dopo la risurrezione, si vivrà come gli Angeli di Dio. Saremo cioè interamente di spirito. Saremo spirito avvolto dalla gloria se Cristo Gesù ci troverà giusti al momento della nostra morte. Saremo invece spirito immerso di ignominia se invece saremo trovati ingiusti. L’eternità non sarà per tutti uguali. L’insegnamento del Nuovo Testamento è chiaro: “Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adùlteri, né depravati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né calunniatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio. E tali eravate alcuni di voi! Ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio” (1Cor 6,9-11). Coloro che negano l’esistenza dell’eternità e quanti proclamano una sola sorte di Paradiso per tutti, sono i veri, grandi nemici dell’umanità. Sono falsi profeti e maestri di menzogna.
Negando l’eternità o insegnando una sorte unica per tutti, opera questa della falsa profezia, noi giustifichiamo ogni sorta di male e abbandoniamo il fratello alla malvagità, cattiveria, trasgressione dei Comandamenti, ogni altra azione disumana che lede grandemente i diritti di Dio e dei fratelli. Costruiamo una falsa società, fondata sulla prepotenza, arroganza, vizio, immoralità, nefandezza, e ogni altro genere di volgarità peccaminosa e trasgressiva.
Il Vangelo è questa duplice verità: l’immortalità dell’uomo e la duplice sorte: l’eredità beata nel Paradiso o la perdizione eterna nella morte dell’inferno. Queste due verità oggi si stanno perdendo nel cuore e nella mente degli stessi cristiani, con risultati drammatici. Si è smarrito il timore del Signore e l’uomo si sta abbandonano totalmente al male e al peccato.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli e Santi di Dio, liberateci da questo disastro. 

Don Francesco Cristofaro

sabato 16 ottobre 2010

Io vi dico che farà loro giustizia prontamente (necessità di pregare sempre )

Carissimo/a,
la preghiera è la manifestazione più alta, della nostra fede. Nella preghiera si incontrano due verità: di Dio e dell’uomo. Chi è Dio e chi è l’uomo?
Chi è Dio? È l’Onnipotente Signore, il Creatore del Cielo e della terra, la Carità eterna, la Verità dell’universo e dell’uomo, l’Amore illimitato, la Vita senza fine, la Provvidenza che governa il mondo, Colui al quale è dovuto ogni obbedienza da tutta la sua creazione, il Padre buono che conosce solo il bene, la Misericordia che non si fa attendere, la Pietà che sempre risponde, la Luce che riscalda e illumina,
Chi è l’uomo? È la povertà infinita, il nulla assoluto, il piccolo che non può crescere da solo, che mai si potrà fare da sé. È colui che per vivere si deve nutrire solo del suo Dio. Anche il corpo per vivere ha bisogno della benedizione di Dio. Persino il suo respiro è un prestito del Signore senza alcuna scadenza certa. Quando il Signore vuole, viene e se lo prende e nessuno gli potrà mai dire: “Perché me lo prendi?”. È suo.

Cosa avviene nella preghiera? Accade che la miseria dell’uomo viene offerta al Signore. Il Signore l’accoglie e la trasforma in vita e in ricchezza per noi. L’immensità, la grandezza della nostra povertà viene data a Lui nella fede che Lui potrà trasformarla in immensa ricchezza. La morte Lui la fa vita, la fame sazietà, il niente lo moltiplica e lo ingrandisce, la malattia la fa salute, la solitudine comunione, la penuria abbondanza. Niente gli è impossibile. Cosa è chiesto a noi? Solo di perseverare con fede nella nostra richiesta. Quanto dobbiamo perseverare? Fino all’esaudimento della nostra invocazione.
Diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
La parabola si chiude con un pensate interrogativo: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”. È responsabilità del cristiano far sì che la fede non scompaia dalla nostra terra. Oggi in verità il cristiano sta commettendo un grave misfatto: sta liberando la fede dalla verità e la verità dalla fede, per dare spazio al puro sentimento, che sfocia in una religiosità senza fede e senza verità. Una fede senza verità ci rende più schiavi della non fede. Una verità senza fede ci fa al massimo dei filosofi, mai dei cristiani. Contro questo sfacelo cristiano dobbiamo reagire. Come? Rimettendo la verità nella fede e la fede in ogni verità di Dio. È Dio la verità dell’uomo, verità della sua anima, del suo spirito, del suo corpo.
In questo interrogativo di Gesù vi è la conferma di ciò che dicevo nella precedente lettera. Allora, rimbocchiamoci le maniche e mettiamoci a lavoro perché un miracolo può sempre accadere. Io vi dico che se solo per un mese noi ci crediamo e operiamo secondo quanto crediamo tutto risorgerà. Che il Signore vi benedica e vi colmi di buoni e santi propositi. La domanda è sempre la stessa: cosa sto facendo io per il bene della mia comunità?

giovedì 14 ottobre 2010

A tutti i giovani di Sellia e a ogni uomo e donna di buona volontà


Carissimi, ben trovati. Vi saluto e vi ringrazio per l’attenzione e il tempo che mi date nel leggere questa mia lettera scritta con il cuore di Pastore per voi tutti. Voglio prima di addentrarmi nel discorso rivolgere un sentito e ossequioso ringraziamento a tutte quelle persone e a tutti quegli strumenti che mi consentono di arrivare a voi tutti; mi riferisco ai vari forum, blog, siti parrocchiali. Grazie.

Detto questo, mi preme sottolineare che questa mia lettera è disinteressata e interessata allo stesso tempo. Disinteressata, perché non mi lascio muovere da sentimenti che per alcuni possono essere politici o di parte ma parlo a partire dalla fede, dal vangelo, dalla volontà di Gesù. Questa mia lettera, poi, è interessata perché voi siete nel mio cuore, tutti e scrivo per il vostro bene.

In questo periodo vi sto osservando nel silenzio e sto esaminando la situazione storica in cui ci troviamo, una situazione allarmante e molto preoccupante. Cambiare la mentalità di una persona anziana è difficile, quasi, impossibile, ma formare una mentalità giovane dovrebbe essere più semplice, ma a volte, risulta più complicato. Carissimi, sento il bisogno e l’obbligo di dire: svegliamoci, diamoci uno scossone forte. Riprendiamoci ad ogni livello culturale, morale, sociale, spirituale, religioso. Anziché unirci ci stiamo dividendo, anziché andare avanti andiamo indietro, anziché crescere decresciamo, anziché seminare giustizia seminiamo ingiustizie, anziché seminare perdono seminiamo vendetta, anziché seminare odio seminiamo rancore, anziché comportarci da uomini ci comportiamo da bestie, anziché comportarci da cristiani ci comportiamo da pagani, da gente che non ha incontrato Cristo.

Non vi state accorgendo che state abbandonando Dio e i fratelli. La Chiesa è sempre più vuota, i sacramenti sono sempre più disertati. Non ci si fa più la comunione, non ci si confessa più. Non si invita più in Chiesa anzi chi dovrebbe lavorare in Chiesa la sta lentamente abbandonando. Non si crede più nei propri carismi, nel lavoro pastorale. Chi va in Chiesa va per abitudine ma non crede che una Messa gli può cambiare la vita. Si prega Cristo e lo si rinnega perché non si riesce a perdonare. Si mangia Dio e si vomita il fratello scomodo, diverso da me, dell’altra “fazione”, dell’altra corrente, dell’altro partito.
Allora, vi dico con grande forza e fermezza: volete morire? Continuate su questa strada e presto morirete. Volete riprendere a vivere? Ritornate a Cristo, alla Chiesa. Date una vera sferzata alla vostra vita. Non posso vedere i giovani divisi tra di voi, apatici, senza entusiasmo. Se volete ne parliamo, ci incontriamo, discutiamo, facciamo qualcosa ma, vi prego, risorgiamo, riprendiamoci. Se gli altri si dividono voi unitevi. Se gli altri si scannano voi curate le ferite, sanate le piaghe, date speranza e conforto.

Un ultimo messaggio lo rivolgo a tutti coloro che hanno responsabilità ad ogni livello, in ogni ambito: difendete la pace, seminate il perdono e la giustizia. Vigilate affinché questa comunità riprenda a vivere. Ai catechisti, agli animatori, al consiglio pastorale, a tutti i genitori pongo una domanda seria: cosa state facendo per il bene della vostra comunità, per la crescita della fede? E cosa invece non state facendo. Un giorno Gesù ci chiederà conto: ti ho dato cinque, sette, dieci e tu cosa mi hai dato. La stessa domanda la faccio a tutti gli amministratori di maggioranza e di minoranza, al mondo della scuola e a ogni uomo che ha responsabilità precise: ognuno di voi cosa sta facendo per il bene comune, per la crescita, per l’unità del paese? Non è una domanda critica ma una certezza che se tutti per il nostro ruolo e la nostra parte ci mettiamo il nostro impegno, questa comunità risplenderà, rifiorirà.
Pertanto, a tutti buon lavoro, buona ripresa, buon cammino, buona missione, buona rinascita. Lo dobbiamo a noi, ai nostri figli, ai nostri antenati, a Dio. Ricordatevi però, c’è un tempo per noi e un tempo per Dio. Quanto tempo state dando a Dio?

Con animo benedicente

Don Francesco Cristofaro

sabato 2 ottobre 2010

Riflessione di Don Francesco nella ricorrenza della festa della Madonna del Rosario di Sellia

                                                 


Festa Madonna del S.S. Rosario

Carissimi amici che vi apprestate a leggere queste poche righe, con immenso affetto, vi saluto, vi ringrazio, vi benedico e affido le vostre preziose vite all’intercessione materna e amorevole della Vergine Santa, Regina del Santo Rosario.
Processione della Madonna del Rosario anni 80

Nei giorni scorsi mi sono recato in pellegrinaggio a Lourdes alla grotta dove a Santa Bernadette è apparsa l’Immacolata Concezione. Un’esperienza che mi ha segnato, una esperienza che si è scritta a grandi lettere nel mio cuore. Cosa ho visto a Lourdes? Amore, tanto amore, solo amore. Sofferenza, grande sofferenza vissuta con grandissima dignità e nel più grande silenzio. Centinaia di ammalati sulle carrozzine o sulle lettighe e ognuno di noi che era lì ha pensato la stessa cosa: che cosa ho io in confronto a loro? Niente. Ogni ammalato era accompagnato da una persona sana. Questa immagine mi ha fatto pensare ad una verità che io vi vado ripetendo spesso che è questa: “il più forte prenda per mano il più debole”. A Lourdes, l’ammalato era il debole e l’accompagnatore il forte ma spesso avveniva il capovolgimento: l’accompagnatore diventava debole e l’ammalato forte. Così è nella nostra vita, a volte siamo deboli e altre forti deboli. Questo cosa significa? Che abbiamo bisogno tutti, tutti, tutti gli uno degli altri. Non possiamo vivere da soli, non possiamo farcela da soli. L’uomo, per natura è comunione e non solitudine. Dio stesso lo disse quando creò Adamo: “non è bene che l’uomo sia solo; voglio fargli un aiuto che gli sia simile”.
Quest’anno la nostra comunità deve mirare a crescere nella comunione. Abbiamo bisogno gli uni degli altri, gli uni dei doni preziosi degli altri. Siamo un solo corpo non due ma ognuno di noi è prezioso proprio perché è diverso dall’altro. Le rivalità non servono, le gelosia non serve. L’altro non ha ciò che ho io e io non ho ciò che ha l’altro, quindi dall’altro e da me può venire solo grande ricchezza e un grande bene. Convinciamoci di questo e ognuno di noi faccia ciò che è in suo potere per crescere in una grandissima comunione e in un amore che sconvolge il mondo.
Per tutto questo prego la Vergine Santissima che in questa festa del Rosario 2010 possa accordarmi questa grande grazia.

Partecipiamo con gioia alla festa della Madonnina e ai vari appuntamenti- vi consiglio di non perdervi la fiaccolata con la Via Dolorosa.

A tutti un caloroso e affettuoso abbraccio
Don Francesco

venerdì 3 settembre 2010

Un appello importante per tutti i visitatori del blog

Carissimi,
mi rivolgo a tutti gli visitatori del blog che sono tantissimi. In pochi minuti questa mia richiesta può fare il giro del mondo e, quindi, ogni figlio di Sellia può farla sua. Purtroppo il mese di Settembre inizia per la nostra comunità con una serie di spese che non possiamo veramente evitare, come l'ordinazione diaconale, la festa della Madonna del Rosario, l'Assicurazione della Chiesa. in più questa mattina ho provveduto a far riparare l'amplificazione rotta a causa dei fulmini (infatti negli ultimi due mesi abbiamo usato l’amplificatore della Chiesa del Rosario ma con grossi disagi). La spesa per l'amplificazione ammonta a 1,000,00 Euro.

Ora io so cosa significa vivere la crisi economica ma so anche che affrontare da solo queste spese è impossibile. Se tutti però mi aiutate possiamo affrontare ogni spesa. Del resto, la chiesa è la casa di tutti e la sua manutenzione deve interessare tutti. Grazie per la vostra collaborazione. Anche questa è grande opera di carità. vi prego. rispondete a questo mio appello.

grazie
Don Francesco

 

 A TAL PROPOSITO
sabato 4 (Chiesa Madonna della Neve)
Domenica 5 (Chiesa San Nicola) provvederemo alla raccolta durante l'offertorio.

Chi vuole può effettuare il suo bonifico (oggi si può fare tutti anche tramite computer)

BANCA DI CREDITO COOPERATIVO

IT64B0886717873
000000103374

cusale: amplificazione

oppure

causale: festa del Rosario

mercoledì 1 settembre 2010

1 settembre 2007 - 1 settembre 2010: terzo anniversario di ministero pastorale di Don Francesco nella comunità parrocchiale di Sellia.

 Terzo anniversario di ministero pastorale di Don Francesco nella comunità parrocchiale. 
                                                                  GRAZIE A TUTTI


IN OCCASIONE DL TERZO MIO ANNIVERSARIO NELLA NOSTRA COMUNITA' VI SCRIVO QUESTA LETTERA DI INZIO ANNO PASTORALE. LEGGETELA CON ATTENZIONE

Parrocchia San Nicola di Bari - Sellia

“E’ tempo di ritornare!”

Carissimi,
voglio salutare tutti voi con affetto e gioia grande nel Signore con la speranza che possiate stare bene. Il titolo di questa mia lettera è: “è tempo di ritornare”. Lo sappiamo bene che al termine dell’estate riprende a tutti gli effetti la vita ordinaria e possiamo dire che “si ritorna”. Si ritorna dove? Si ritorna a fare cosa? Chi aveva lasciato il paese per scendere al mare ora lascia il mare per ritornare al paese. Chi a giugno aveva lasciato la scuola, ora la riprende. Anche il lavoratore, se ha avuto le sue ferie, ritorna a lavorare. Con la fine dell’estate, quindi, riprendono a pieno ritmo tutte le attività.

Fra tutte le attività, però, che sono andate in ferie, ve ne è una che in tutto questo tempo non ha conosciuto alcun riposo: la Santa Messa domenicale. Mai in questi mesi estivi ho cessato di celebrare la Santa Messa domenicale. Devo dire, invece, con tristezza che molti, durante questo periodo estivo hanno cessato di frequentarla. La Chiesa è diventata un ufficio. Quando si va in un ufficio pubblico è perché ci serve qualcosa. Soddisfatto il bisogno non si va più fino a quando non ci serve ancora. Per molti anche la Chiesa è così: un ufficio che mi serve a soddisfare le mie cose.
Amici, mentre scrivo questa lettera, provo anche a immaginare un dialogo con ciascuno di voi e provo a pensare le vostre risposte e tutte le vostre motivazioni e i vostri “però”. Supponiamo che la mia domanda sia: “perché non sei venuto/a in Chiesa questa domenica? Ecco le possibili vostre risposte: Qualcuno mi dirà: “io non sono venuto d’inverno non vedo perché dovevo venire durante l’estate”; qualche altro mi dirà: “ e per una domenica che non sono venuto!!!”; qualche altro ancora mi dirà: “Dio si può pregare dappertutto, non solo in chiesa”; altri poi mi diranno: “ho avuto solo questi giorni di ferie dovevo andare al mare”, oppure “Don Francè… ma è estate!!!” e poi tanti altri però, però, però… . Ma ci sarà anche qualche altro che per fortuna mi dirà: “io non ho mai abbandonato la messa domenicale”. È vero. Anche se in piccolo numero vi sono state delle anime sempre presenti. A loro dico il mio grazie e vi esorto a continuare sempre così senza stancarvi mai. E, mentre, questo “Piccolo gregge” è per me motivo di conforto, tutti gli altri sono motivo di sprone a lavorare tanto tanto e a crescere nella santità perché un sacerdote santo aiuta la comunità a farsi santa.
A tutti dico, allora: riprendete il cammino parrocchiale, ritornate alla Messa domenicale oppure iniziate da ora a frequentarla. Gesù ci dona il suo Corpo come cibo per la nostra anima e ci invita a crescere come comunità parrocchiale. Quest’anno dobbiamo lavorare tanto e lavorare bene per costruire una bella comunità parrocchiale. Ognuno di voi può fare tanto. Pensateci: cosa siete portati a fare di più? qual è il vostro dono? Come potete aiutarmi concretamente? Ognuno sa fare qualcosa, ognuno può fare qualcosa. Ognuno deve fare qualcosa. Non tiratevi indietro. Due cose servono: la presenza e l’umiltà. La presenza ci rende disponibili sempre, l’umiltà ci fa riconoscere i nostri doni e i doni degli altri. Nella misura in cui crediamo faremo le cose. Se crediamo poco faremo poco, se crediamo molto faremo molto. Conto su di voi, sulla vostra collaborazione. Uniamoci per lavorare bene e preghiamo per raccogliere molti frutti. Fin d’ora pongo tutti voi sotto la protezione amorevole della Vergine Maria Madre della Redenzione, di Nicola nostro Patrono, degli angeli e dei santi.
    Il parroco Don Francesco Cristofaro 
      Sellia, 31 agosto 2010