Sul sentiero dei mulini ad acqua di Palermiti, per nutrirsi di storia e bellezza: un’ottantina di persone, hanno accolto l’invito. Ad aprire la cordata i responsabili della Proloco, che negli anni hanno costruito un progetto per il collegamento tra questi antichi edifici che segnano il territorio, il comune di Palermiti, Italia Nostra che coglie l’occasione per aprire oggi qui il suo nuovo presidio, Giuliano Guido, storico dei mulini, Renzo Peronaci che con impegno ha ripristinato la rotta, raccogliendo testimonianze e aprendo letteralmente il cammino insieme ad Antonio Truglia, Maria Truglia e ad
altri, Salvatore Aiello, che con silenziosa pazienza, sacco nero e lunga pinza, raccoglie sul cammino i rifiuti che qualcuno lasciò, e poi tanti amici, molti venuti da lontano, camminatori, cacciatori di
storie, di antiche tracce, rabdomanti di racconti al confine tra il dato storico e la leggenda. Già, perché i mulini ad acqua sono luoghi di confine nei quali la forza della natura si unisce all’ingegno
umano, alla maestria artigianale, per trasformare il chicco di grano in sostentamento, in pane, sinonimo di nutrimento fisico e spirituale, punto d’incontro tra natura e cultura. La prima mette a disposizione le materie prime, la seconda, nella sapienza e nel gesto, trasforma, crea e infonde significati. Nel pane coesistono infatti in maniera paradigmatica i quattro elementi che la filosofia greca definiva come regni del cosmo, quelli che Platone chiamava stoicheon e Empedocle, rizòmata, "radici di tutte le cose”: terra, acqua, aria e fuoco. Della terra è il grano, che l’intervento del “mulinaro” fa diventare farina; l’acqua, principio femminile, gli ridona dinamicità; l’aria, risucchiata all’interno con l’intervento maieutico del lievito, porta morbidezza e forma; il fuoco, principio maschile, trasforma il composto e lo rende commestibile. Alla luce dei quattro elementi, il riferimento simbolico del pane, sacro o profano che sia, rimanda sempre alla ciclicità della vita, al grano, concepito come metafora visibile di morte e rinascita. Gli antichi contadini osservarono, infatti, che solo “morendo” il seme si
trasformava in nutrimento. Se invece, concluso il suo ciclo vegetativo, torna-
va alla terra, germogliava nuovamente. Il grano aveva dunque un esemplare valore ambivalente: la sua morte dava vita e conteneva la rinascita. Da qui il suo valore "mitico", la connessione alla dea madre, a riti iniziatici come i misteri di Eleusi, alla spiga tenuta in mano da Persefone seduta accanto ad Ade nel Pinakes di Locri Epizefiri, come svelamento sapienziale. Fino alla promessa di resurrezione del Cristo, che si offre come pane spezzato, per farsi nutrimento dell’anima. Il mulino è l’architettura cardine di
tutto questo. Tanto che, in tutto il mondo questi edifici rurali, luoghi cruciali di trasformazione, crocevia tra vita e morte, tra bisogno umano e visione trascendente, diventando lo scenario ideale per l’apparizione di creature fantastiche, spiriti, fate e demoni e proteggono la loro attività con segnature religiose, croci, immagini sacre, Madonne. Si racconta che proprio qui sul nostro sentiero di Palermiti, sotto un magnifico albero con radici a vista circondato da massi monumentali, denominati “a
petra do diavulu”, Lucifero in persona avrebbe lasciato la sua impronta per spiccare un salto prodigioso “u rrancu”. Qui, il racconto di presenze misteriose, come quella della bambina Mimmicula trovata sola accanto al mulino, rimandano all’interregnum tra la vita e la morte: la bimba per tre giorni non mangiò e non disse una parola ai coniugi che l’avevano portata a casa in attesa di ritrovare la sua famiglia, e sebbene al ritorno dal lavoro la trovassero sempre seduta nella............