Stato Feudale di Simeri e dintorni
LA CHIESA E IL TERREMOTO DEL 1783
Portale della chiesa collegiata di Simeri con lapide del 1751
“L’orribile e inaspettata carestia del 1764 aveva ridotto il Regno presso a morir di fame e fatto ripiombare la Calabria in uno stato di anarchia e di inquietudine”, annotava nelle sue “Memorie” Domenico Grimaldi. Tre anni dopo, esattamente il 19 dicembre del 1737, il vescovo di Catanzaro, monsignor Ottavio da Pozzo (1736-1751), giungeva a Simeri per la prevista visita pastorale (1), accolto da una gran folla di fedeli, dalla nobiltà locale e dall’intero Capitolo della Chiesa Collegiata, intitolata alla Beata Maria Vergine Assunta in Cielo o di Santa Maria dell’Itria (2). “L’arciprete attende alla cura delle anime di tutti gli abitanti di questa Terra Superiore. Nella Terra Inferiore sono attive quattro parrocchie, aventi parroci separati e limiti distinti”. Qualche anno più tardi, però, in attuazione del piano diocesano di riordino, le parrocchie della Terra di Simeri venivano ridotte a due: quella della Collegiata nel Vaglio e quella di S. Infantino alla Grecia.
Nel “Regesto Vaticano per la Calabria” di padre Francesco Russo è precisato che alla Grecìa era attivo un ospizio di mendicità e degli ammalati, dedicato a San Giacomo, mentre la più grande delle7 chiese di Simeri, quella di Santa Maria dell’Itria o Odigitria (Colei che indica il cammino) era stata la prima, in Calabria, ad essere elevata a insigne collegiata, con bolla di papa Eugenio IV, nel 1440, ancor prima di quelle di Cropani e di Taverna.
Negli “Atti delle visita in anno Domini 1555” del vescovo di Catanzaro, monsignor Ascanio Gilardino, l’arciprete d. Pietro Arnone conferma che la Chiesa parrocchiale sotto il titolo di Santa Maria Cattolica, era di jus patronatus del feudatario di Simeri. Quindi accompagna il presule nell’ispezione delle altre Chiese: di San Nicola, di S. Angelo, dello Spirito Santo, dell’Annunciazione, di Santa Domenica, di S. Giacomo (con relativa confraternita e hospitale pauperum, diretti da d. Pietro Lucà), di S. Maria di Calisto, di S. Filogonio, dei Santi Cosma e Damiano, di S. Luca, di S. Donato, di Sant’Infantino.
Nella Relatione ad Limina Apostolorum della sua visita del 1786/7, il vescovo di Catanzaro e presidente della Giunta di Cassa Sacra, barone d. Salvatore Spinelli, annota in italiano (e non in latino, come nel resto della relazione), a proposito della Collegiata: “Ritrovandosi intieramente rovinata, non si può affatto officiare. Ella è di Patronato dell’illustre barone di questa Terra di Simeri […] Interinamente si officia dai canonici in una Baracca destinata per uso di Chiesa […] L’intiero Capitolo è composto da tre Dignità e otto semplici Canonici”. Era Convisitatore e Vicario pro-tempore il teologo e abbate della Collegiata di Cropani, d. Giovanni Vincenzo La Monica, coadiuvato dall’arciprete d. Giuseppe Marino, dal cantore e vicario foraneo d. Filippo Governa e dal tesoriere d. Sebastiano Tiriolo. Risultano presenti, inoltre, i religiosi: padre Rosario Costanzo e frate Domenico Palaia dell’ordine dei Predicatori nonché il frate cappuccino Bernardo della Terra di Miglierina. La Relazione – pervenutaci incompleta - fa riferimento alla visita a una “chiesa filiale sotto il titolo dei Sette Dolori di Santa Maria” e precisa che “nihil fuit mandatum [ …] et laudavit omnia”. Nell’inverno del 1788 un terribile morbo epidemico (tifo delle acque putride o delle carceri) infuriò nel casale di Crichi, provocando la morte di oltre 40 persone. L’anno dopo, il parroco della parrocchia di Sant’Infantino, d. Filisterno Vecchi, chiedeva alla Regia Giunta di Cassa Sacra la liquidazione della congrua stabilita da S.M, Dio guardi.
Una ulteriore conferma della natura giuspatronale della principale Chiesa del Vaglio è contenuta in un altro documento dell’Archivio di Stato di CZ, Regia Udienza (3): una lettera dell’avvocato fiscale, Saverio Del Vecchio, alla regia corte, datata Soveria 24 agosto 1775, con la quale si fornivano favorevoli referenze su d. Bruno Grande di Soveria, candidato alla carica di suddiacono. “Riguardo al numero de’ Prejti appurai ancora che sono 16 comprese le tre Dignità […] quattro parrocchie […] a Simeri non vi sono altri che possono ascendere al subdiaconato. […] D. Bruno giovane di 25 anni dotato di un ottimo costume e di molta capacità, tiene un altro fratello laico e due sorelle […]”. (4)
Nel Catasto Onciario del 1741 (5), lo stato delle anime delle parrocchie risulta così distribuito: a) Parrocchia della Collegiata, 223 anime affidate alle cure di 6 religiosi e 3 Dignità (l’arciprete d. Antonino Elia, il cantore d. Giuseppe Mercurio, il tesoriere d. Gaetano Vento), b) Parrocchia di S. Infantino, 195 anime (parroco d. Domenico Tropeano), c) Parrocchia dei Santi Cosma e Damiano, 81 anime (parroco d. Pietro Sciumbata), d) Parrocchia di S. Leone 110 anime (parroco d. Giovanni De Errico) (6). La popolazione della Terra di Simeri rimaneva pressoché costante durante tutto il Settecento, nonostante le pestilenze e i frequenti terremoti, come quello del 1744, che compromise fortemente la Collegiata, come risulta dalla lapide marmorea del 1751, che recita: “ Eclesiam Collegialem insignem de iure patronatus illustrium Marchionum terre Simari Sebastiani martiri dicatum ob flagelli terremotus de anno 1744 collapsam in partem…..restauravit eccellentissimus marchio dn Xaverius Barretta e ducibus Simari… anno DNS 1751”
La cappella più importante dell’insigne Collegiata era quella del patrono San Sebastiano, che ...............................