Carissimi,
da quando è stata resa pubblica la notizia della mia scelta di lasciare la Parrocchia di Sellia per servire solo la comunità di Simeri, i sentimenti negli animi dei selliesi sono stati diversi, misti a delusione, tristezza, amarezza. La scelta è stata esclusivamente personale, nessuno mi ha tolto, nessuno mi ha costretto.
In questi giorni sono state dette molte cose e ho letto molte cose e mi dispiaceva non poter rispondere. Addirittura, qualcuno è arrivato a dire che già dopo un mese del mio ingresso in comunità, me ne volevo andare. Mi sembra un po' esagerato.
Ecco come sono andati i fatti:
Circa 5 mesi or sono, sono andato dal Vescovo con una precisa richiesta: quella, cioè di poter essere esonerato nel servire entrambi le parrocchie si Sellia e di Simeri perchè le attuali condizioni di salute non mi permettono di svolgere il servizio pastorale bene, secondo il mio cuore e il cuore di Dio. In quel momento non c'erano soluzioni, soluzione arrivata 20 giorni fa, con la disponibilità dei nuovi parroci, Don Simone e Don Maurizio.
Perchè ho deciso per una parrocchia anziché un'altra? Ci sono motivazioni evidenti, cioè logistiche, pratiche: Simeri è una comunità più piccola, con meno ammalati, strutturalmente parlando più adeguata a me, con una sola chiesa etc. e questo è quando ho detto anche al Vescovo e lui mi è testimone e poi facendo un bilancio personale ho avuto delle motivazioni personali per decidere ciò. La gente vorrebbe sapere queste motivazioni, ma queste fanno parte della mia persona ed è giusto che rimangano mie.
Tengo a precisare quanto ho detto anche al Vescovo: “Eccellenza, oggi vi posso dire che il 90% della popolazione di Sellia mi vuole bene e ha una profonda stima di me e sarà dispiaciuta quando riceverà la notizia”, e così realmente è stato. Questo è vero e lo penso con il cuore. Voi mi volete bene, veramente bene. Ma anche io vi ho voluto e vi vorrò bene.
Parlando con una persona le ho detto due cose: la prima: in questi anni vi ho visti sempre come delle perle che il Signore mi ha consegnato e come un pezzo della mia carne e questo mi ha fatto gioire per le vostre gioie e mi ha fatto soffrire per le vostre sofferenze. Nel povero, ho visto Gesù, nell'ammalato ho visto Gesù, nel bambino ho visto Gesù, in tutti ho visto Gesù e tutto ciò che ho fatto l'ho fatto come se lo facessi a Gesù. La seconda cosa che le ho detto è stata questa: ogni qualvolta in una comunità parrocchiale avvengono dei problemi è sempre responsabilità del sacerdote che li permette. Se il sacerdote fosse più prudente, più saggio, più santo, più attento, certe cose non accadrebbero. Da questo comprendete che non addito nessuno ma me stesso. Detto questo, ribadisco: è stata una scelta esclusivamente personale.