Intervista di Klaus Davi al pentito della ’ndrangheta vibonese che svela i segreti della potente organizzazione criminale. "Il denaro frutto del traffico di cocaina con il Sudamerica veniva imballato e nascosto sottoterra.
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Emanuele, eccoci. Cominciamo con la prima domanda: vorrei chiederle cosa l’ha spinta a pentirsi. Perché si è rivolto alla giustizia?
«Allora, io ho deciso di collaborare con la giustizia perché stava per nascere mia figlia. Sette giorni prima che nascesse la bambina».
L’ha fatto per lei, insomma. Mi racconti un po’: che cosa succedeva? Quali erano gli interessi prevalenti della famiglia Mancuso?
«Gli interessi principali sono il narcotraffico dall’America del sud, dall’Argentina, dalla Bolivia, dalla Colombia e dall’Ecuador. Trasportano tonnellate e tonnellate di cocaina verso l’Italia, e poi ci sono gli affari petroliferi, i grandi appalti e numerosi investimenti al Nord Italia nell’edilizia».
Come funziona questo “metodo”, questo “metodo” mafioso? Lei era dentro a questo sistema, come funziona?
«In che senso?».
Lo spostamento di droga: da dove parte, ci sono incontri, contatti con le persone che stanno là, con gli imprenditori del posto? Oppure è un sistema mafioso – si va da queste persone e si minacciano –? Vorrei capire un po’ meglio.
«Per quanto riguarda soprattutto gli appalti?»
Per quanto riguarda gli appalti ma anche per la droga che viene portata su, da quello che mi sembra d’aver capito...
«Metodi per trasportare la cocaina dal Sudamerica ce ne stanno tantissimi ma cambiano soprattutto perché sicuramente cambiano i modi di indagare dalle Procure. La ’ndrangheta si evolve, è in continua evoluzione, però “metodi” ce ne stanno tantissimi».
Invece per quanto riguarda gli appalti si va dagli imprenditori con ricatti, minacce... o che altro?
«Assolutamente no! È difficile che capitasse che l’imprenditore subisse delle violenze; partiamo dal presupposto che ormai la ’ndrangheta è talmente forte che decide direttamente lei quando fare la gara d’appalto e cosa costruire. L’imprenditore ultimamente che cosa fa? Prima ancora di partecipare a una gara d’appalto paga direttamente la cosca. Le cosche, cioè, non hanno nemmeno bisogno di minacciare perché già l’imprenditore è messo lì dalla cosca direttamente. Perché la ditta è della cosca o l’imprenditore, quando arriva, sa già che deve pagare, quindi non si arriva nemmeno a minacciare o a fare gli attentati».
Per quanto riguarda il narcotraffico, invece, la droga arrivava al porto di Gioia Tauro e poi veniva “girata” in diversi modi?
«La droga arrivava sia nei porti di Rotterdam e Anversa e poi faceva anche scalo a Gioia Tauro, a Livorno e a Genova. Poi veniva smistata».
Quanti soldi porta questo mercato? Nelle casse della famiglia Mancuso davvero c’erano così tanti soldi così come si dice?
«Un chilo di cocaina pura – dipende da come concludi l’affare... – ha un prezzo irrisorio in Sudamerica; in Italia si moltiplica per 4 con il taglio arrivi a guadagnare intorno ai 100.000 euro al chilo, quindi un guadagno stratosferico: è un business dove i soldi non li conti più, li devi pesare. E, infatti, numerosi appartenenti alla mia famiglia i soldi li nascondono sotto terra, anzi usano gli escavatori proprio per imballarli, i soldi...».
Sì, perché quelli sono soldi in nero: quindi li nascondono perché li devono investire?
«Non è questo il problema, è che hanno talmente tanti di quei soldi che o li murano o li mettono sottoterra con gli escavatori; non è la questione che sono in nero, la questione è che ne hanno talmente tanti che non sanno nemmeno che cosa devono farne».
È pazzesca questa cosa!
«Già. E infatti si comprano anche i processi».
In che senso?
«Nel senso che c’era un sistema collaudato dove tramite soggetti appartenenti alla ............