sabato 28 aprile 2012

Si è concluso a Pentone la settimana della cultura organizzata dal comune assieme ad alcune associazioni locali che ha avuto come tema centrale l' emigrazione

L’amministrazione  comunale di Pentone,  su iniziativa dell’Assessore alla Cultura Francesco Citriniti, ha organizzato, di concerto con alcune Associazioni locali, nell’ambito della XIV^ Settimana della Cultura, un’interessante manifestazione incentrata sul tema dell’emigrazione.
In particolare sono stati proiettati, presso il salone adiacente il Santuario di Termine,  due filmati, messi a disposizione dalla Cineteca della Calabria, del grande regista calabrese Gianni Amelio, tra l’altro nato e vissuto abbastanza vicino a Pentone, a San Pietro Magisano. Continua, ha tenuto a precisare l’assessore Citriniti nel suo intervento, l’opera di valorizzazione,da parte dell’amministrazione  del comune presilano, di calabresi che si sono distinti, in campo artistico, cinematografico, politico etc., a livello nazionale ed internazionale, nella convinzione che è di fondamentale importanza proiettare ai giovani esempi di “calabresità positiva”.

Anche Pentone, come gran parte dei paesi del Sud, è stato interessato nei decenni scorsi, dal fenomeno dell’emigrazione di massa, dettata purtroppo il più delle volte dall’esigenza di trovare un posto di lavoro, talvolta per scelta, talaltra per il desiderio di cercare  maggiori opportunità professionali, sociali ed economiche. Tanti i compaesani sparsi in ogni dove, dal Canada all’ Argentina, dalla Svizzera alle grandi città del Nord Italia, che hanno avuto il coraggio, perché comunque sono sempre scelte molto coraggiose, di andare alla ricerca di una seconda opportunità.Tutti, nessuno escluso, ha mai rotto però i legami affettivi con il paese d’origine. Consapevoli di questo forte legame,  Pentone ha sempre organizzato eventi tesi a rimarcare questo forte legame con i suoi cittadini lontani, un esempio per tutti la Festa dell’Emigrante, giunta alla 29^ edizione,organizzata dalla locale Pro Loco, in collaborazione con l’amministrazione comunale e di altri organismi, che ogni anno vuole essere una sorta di tributo a tutti coloro che vivono lontani dal natio paesello. Due filmati di un emigrato d’eccezione, Gianni Amelio, che hanno riportato alla nostra memoria tutte le emozioni ed anche le difficoltà di tutti coloro che coraggiosamente hanno deciso di trovare una sistemazione altrove, lontana dai propri affetti. L’Avv. Eugenio Attanasio, presidente della Cineteca e presente alla manifestazione ha esaltato, nel proprio intervento, le peculiarità e le maestrie del montaggio dei filmati da parte del noto regista.

Un particolare che è emerso, in uno dei filmati è stato il “cordone ombelicale” venutosi a creare tra i nostri emigrati e la stazione Termini di Roma. L’abitudine di recarsi spesso nella grande stazione, paragonabile alle nostra Agorà, e che consentiva agli emigrati di incontrare i propri paesani o più semplicemente a vedere partire o piuttosto arrivare gli emigrati, una forma curiosa di solidarietà, di spirito di appartenenza.

Il  secondo dei due  filmati, sempre di Gianni Amelio, rappresentava invece il fenomeno inverso, ovvero l’immigrazione a Catanzaro. Si trattava di calciatori professionisti che negli anni ’60 giungevano nella nostra città a far parte della squadra di Calcio. Essi furono costretti a scontrarsi con una realtà molto diversa rispetto alle città del nord da cui provenivano. I commenti da parte degli stessi giocatori e da parte delle loro mogli, evidenziavano i disagi, i problemi logistici, le opportunità negate, la mancanza anche minima di eventi mondani. Tutti commenti non certo edificanti per la nostra realtà, ma verosimilmente concreti, plausibili.

Emerge comunque, in entrambi i filmati, sempre una legittima nostalgia ed avversione nei confronti di una realtà che non si sente come propria, un’amarezza ed uno spirito critico che, di solito è insito nel fenomeno stesso dell’emigrazione.

Tanti gli interventi, da parte dei convenuti, tra gli altri l’Avv. Attanasio, Don Gaetano Rocca, il Prof. Franco Santopolo, il Prof. Peppino Paonessa, capogruppo del gruppo di opposizione  Alternativa Democratica.Tanti i presenti, tra cui i presidenti delle Associazioni che hanno collaborato all’organizzazione di questa riuscita manifestazione, Brunella Scozzafava Presidentessa dell’Associazione Isegoria, Antonio Primerano, presidente dell’Associazione culturale Antelios, Mario Sei, Presidente di Teatro 6, Vincenzo Fabiano, presidente dell’ASD Scuola Calcio, Vitaliano Marino, Presidente della Pro Loco di Pentone, oltre a Vincenzo Marino, presidente del Comitato Civico L’Arco.

Gli autorevoli interventi hanno rimarcato il forte legame tra gli emigrati e la propria terra, i propri valori e le proprie tradizioni.  Oggi, come allora, la gente continua ad emigrare, tra questi anche giovani ricercatori, i quali emigrano oltre continente, alla ricerca di nuove opportunità, laddove i campi di applicazione dei loro studi risultano essere maggiori e certamente più lusinghieri, ma questo evidentemente è un fenomeno non tanto legato ad un disagio vero e proprio quanto alla politica economica del nostro paese.
Certo il fenomeno dell’emigrazione appartiene, volenti o nolenti, alla nostra stessa cultura.
Fra tutte desideriamo riportare una frase di Don Gaetano Rocca, parroco di Pentone, il quale ha detto che il fenomeno dell’emigrazione di per sé non è né negativo e né nostalgico, in quanto l’uomo, antropologicamente è portato a spostarsi, è alla ricerca continua di una realizzazione legittima quanto necessaria. Le nostre gambe non hanno radici, ma sono libere di muoversi, di spostarsi. Il problema è - ha detto Don Gaetano a margine del suo discorso - lo scontro tra l’indesiderabilità e l’accoglienza.
Lo scontro non è tra Nord e Sud, tra Oriente ed Occidente o tra le diverse religioni, semmai lo scontro nasce dalla mancanza della cultura dell’accoglienza, della tolleranza, e, questo vale spesso per gli emigrati, ma anche per i tanti immigrati, che vivono nel nostro paese e che fanno una gran fatica a sentirsi totalmente integrati.

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