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domenica 10 marzo 2013

La zia gelosa del re "A za gelusa du rrè" (Prima parte) Racconti Calabresi

C'era una volta un pescatore che aveva tre figlie una più bella dell'altra: La prima si chiamava Filomena, la seconda Fotina e la terza Felicetta. Era rimasto vedovo da quando le figlie erano piccole e le aveva tirate su con l'aiuto  dei vicini, senza mai volersi risposare; perché troppo bella e buona era stata  sua moglie e non poteva trovarne un'altra uguale. Vivevano con quello che riusciva a ricavare dalla vendita del pesce, e non era molto. Ma non si lamentava, anzi era contento, perché diceva di avere avuto la più grande ricchezza quando aveva  messo al mondo tre figlie, non solo di sette bellezze ma anche virtuose, perché non c'era mestiere di donne che non sapessero fare e fare bene. In più erano anche buone e sempre andavano ad aiutare una povera vecchia e gobba che abitava da sola in una capanna e non aveva niente da mangiare. Una sera, che erano a casa della vecchia  perché era malata, dopo averla accudita e messa a letto a dormire , si sedettero sulla spiaggia davanti al mare a guardare la luna piena che brillava sull'acqua, e come tutte le ragazze di questo mondo si misero a fantasticare. La prima diceva  - "Se mi dovessi sposare vorrei sposare il cugino del re e gli farei un figlio con un pomo in mano in modo che quando lui lo mette a terra lì nasca un albero di pomi d'oro" - E la seconda - "Ed io se mi dovessi sposare vorrei sposare il fratello del re e gli farei un figlio che quando batte le mani possa imbandire una tavola ricca di ogni ben di Dio." -  E la terza, che era anche la più bella, disse - "Io, invece, vorrei sposare proprio il re e gli farei tre figli: uno con gli occhi della luna in modo che possa vedere ogni cosa anche di notte al buio, uno con gli occhi del mare in modo che possa governare le acque e sempre navigare senza pericoli  ed una figlia con una stella in fronte, la pelle del giglio ed i capelli díoro come il sole che più li tagli, più crescono e più oro danno. Ora la vecchia che non stava dormendo ascoltò tutto e siccome era una fata che era in giro per il mondo in cerca della bontà, sorrise e disse - "Così sia." -  Il giorno dopo si travestì da mercante ed andò al palazzo del re. Con la scusa di vendergli stoffa per abiti si fece ricevere da lui in persona e tra un discorso e l'altro gli raccontò che in paese c'erano delle ragazze che s'inventavano storie di matrimoni con il re ed i suoi parenti; riferendo i discorsi che aveva sentito. Il re incuriosito disse - " Dimmi subito chi sono queste ragazze o ti taglio la testa." -  La fata, che non aspettava altro, gli dette nome e cognome e poi sparì: perché di più non poteva fare. Il re mandò subito i servi a prendere le figlie del pescatore. Le poverine, che non potevano mai pensare che il re potesse volere mai qualcosa da loro, arrivarono al palazzo; mezze morte dalla paura e dalla preoccupazione díaver fatto qualcosa di male. Bene. Appena il re le vide restò meravigliato da tanta bellezza, specialmente da quella di Felicetta che non osava nemmeno guardarlo. Ma era il re e così si fece serio serio e disse - "Ho sentito dire che  tu Filomena vuoi sposare mio cugino il marchese e che saresti capace di dargli un figlio  con un pomo in mano in modo che quando lui lo mette per terra lì nasca un albero di pomi d'oro, che tu Fotina se mio fratello ti sposa gli darai un figlio che quando batte le mani possa imbandire una tavola ricca di ogni ben di Dio e udite! udite! se io sposo te Felicetta saresti capace di darmi tre figli: uno con gli occhi della luna in modo che possa vedere ogni cosa anche di notte al buio, uno con gli occhi del mare in modo che possa governare sulle acque e sempre navigare senza pericoli  ed una figlia con una stella in fronte, la pelle del giglio ed i capelli díoro che più li tagli più crescono e più oro danno. Alla prova. Il re chiamò il cugino ed il fratello e disse - "Queste sono le vostre spose da qui ad un anno dovranno partorire quello che hanno promesso. Se così sarà io
sposerò la loro sorella Felicetta, se ciò non avverrà sarà loro tagliata la testa ed appesa nella pubblica piazza. Subito s'approntarono le cose per fare il matrimonio, la mattina dopo, senza perdere tempo. E le povere ragazze non poterono nemmeno tornare a casa perché, per paura che scappassero, il re le fece chiudere ognuna in una stanza, mise quattro gendarmi davanti alla porta e mandò le sue serve più fidate per prepararle. Intanto, era arrivata la notizia al padre delle tre ragazze che, saputo le cose come stavano, si disperava e si tirava i capelli e batteva la testa nel muro e diceva - "Povere figlie sventurate! Come faranno a fare quello che hanno detto? Quale mala sorte gli ha messo in bocca quelle parole?" -  Mentre così piangeva ecco che appare la fata e gli dice - "Non ti preoccupare vecchio che io ho voluto, per buona fortuna, portare le tue figlie a questo stato e che tutto sarà come é stato detto perché la tua figlia più piccola é destinata regina e le sue sorelle non possono essere da meno." Il giorno dopo si fecero le nozze. Con grandi pranzi e grandi feste perché si sposavano  il marchese cugino ed il fratello principe che quando videro arrivare le loro spose restarono muti ed incantati da come erano belle e agghindate. Finiti i festeggiamenti, ognuno di essi partì per il proprio regno con la sposa ed un dignitario di corte, che aveva líordine di controllare che tutto avvenisse secondo la promessa. Ora succede, che a palazzo viveva una zia del re che aveva una figlia bruttina e nella sua mente aveva sempre sperato di darla in moglie al nipote re, ma la cosa che stava accadendo rischiava di mandare allíaria tutti i suoi progetti. Comunque, pensava - "Sarà difficile che quelle due possano mantenere le promesse fatte e quindi fra un anno saranno tutte giustiziate . Così imparano! - Sotto, sotto, però ,una vocina le diceva di stare allíerta e di tenere díocchio Felicetta che era rimasta lì in custodia. Anche perché aveva visto come il re líaveva guardata!  In più, con la scusa di controllarla, tutti i giorni egli andava a farle visita ed ogni volta ne usciva sempre più incantato. Tanto che ,quando si era avvicinata líora di partorire per le due sorelle, non faceva che mandare messi per avere notizie,  sperando che tutto si avverasse per porter sposare Felicetta. E così fu. Filomena partorì un figlio con un pomo in mano che fu portato subito in giardino gli fu fatto cadere i di mano e subito spuntò un albero di pomi d'oro con grande felicità del padre per il figlio maschio e per la ricchezza che aveva. Anche Fotina fece un figlio: gli fecero battere le mani ed apparve una tavola imbandita di ogni ben di Dio con piatti e posate di oro e di platino. Subito il re che era presente alle cose, dette ordine di ripartire e preparare tutto per il matrimonio con Felicetta; senza perdere tempo. E le cose furono fatte così in fretta che la zia del re non fece in tempo a dire beh! che si trovò il nipote sposato e con la moglie incinta. E tanta era la sua rabbia che non dormiva la notte pensando a come potersi vendicare e sistemare le cose a suo favore. Ed  ecco che una mattina si presenta un messaggero dellíimperatore di Spagna, che ordina a tutti i re di andare a combattere con lui contro i Mori. Così senza tempo pensarci il re deve armarsi e partire. Prima, però, passa dalla moglie e le dice -  "Moglie, io devo partirte per la guerra e non ci sarò quando tu partorirai, ma quello che é stato detto va fatto. Lascio testimoni i dignitari e  mia zia al controllo e, se non mi darai i figli che mi hai promesso, sarai punita per la vita. E se ne andò. La zia gelosa non aspettava che questo e subito cominciò a pensare a come sistemare le cose al momento. Senza far vedere la sua gelosia, trattava Felicetta con mille moine; in modo da acquistare tutta la sua fiducia. Così, quando alla regina cominciarono le doglie furono mandati via tutti i servitori e restò da sola nella stanza insieme a lei. Nacquero i tre figli che Felicetta aveva promesso, ma la perfida zia disse:- Sfortuna grande! invece di bambini avete fatto tre gatti. E senza dare il tempo alla povera regina, intontita dai dolori di rendersene conto, corse fuori e buttò i bambini nel pozzo; poi mandò un messaggero dal re per dirgli che la regina aveva partorito tre gatti. Il re alla notizia andò su tutte le furie per la rabbia di essere stato imbrogliato però, essendo innamorato di Felicetta, non ebbe il coraggio di dare l'ordine di ucciderla ma mandò a dire che venisse rinchiusa nella torre più alta e buia del castello a pane e acqua per tutta la vita, servita dal servo piu infimo e senza che le venisse mai rivolta la parola: pena la morte.  Ora, sotto il pozzo nessuno sapeva che c'era un paese fatato dove abitavano le fate più importanti e, tra queste, la fata che girava per il mondo e che tutto sapeva. Così, quando i bambini furono gettati nel pozzo, in fondo,  c'era già lei pronta con un grande grembiule, con dentro un cuscino di piume, dove i bambini  atterrarono dolcemente. La fata li coprì con un lenzuolo tessuto con la seta e líoro e li portò nella sua casa dove c'era già una culla, di rose e di piume di struzzo, ad accoglierli.  Nel mondo delle fate i bambini crescono alla svelta. Figuriamoci questi che per di più erano fatati anche prima di arrivarci! In men che non si dica diventarono grandi; e così la fata, un giorno, li chiamò e disse 
Fine prima parte-

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