«Ci sono paesi nel milanese che sono cloni di Platì», dice Nicola Gratteri. E con ciò il procuratore aggiunto di Reggio Calabria intende dire che mentalità e modus operandi sono le stesse che si trovano in Calabria. Capita, ad esempio, «a Buccinasco - dice Gratteri - dove il locale della ’ndrangheta cerca di gestire e controllare la vita economica e sociale». Tutt’altra storia, insomma, rispetto al vecchio «la mafia non esiste» riportato in auge soltanto pochi mesi fa addirittura dal prefetto di Milano. No, in Lombardia la ’ndrangheta esiste. Lo dicono l’Antimafia e le carte accumulate in questi anni dagli inquirenti. Lo dicono le inchieste. Lo dice, soprattutto, la quantità di cocaina che si riversa sulla vecchia capitale morale del paese.
Cocaina, dunque. «Pensavamo - ha detto ieri il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso - che a Milano ci fosse solo la ’ndrangheta ad occuparsi del traffico di droga, da questa indagine emerge invece anche la presenza di una seconda organizzazione disposta a fornire grossi quantitativi di cocaina, assumendosi tutte le responsabilità e consegnando a domicilio i carichi». Grasso parlava riferendosi alla maxioperazione che ha decapitato un’organizzazione criminale internazionale, con l’emissione di 105 ordini di arresto, una ottantina dei quali già eseguiti. La ’ndrangheta, dunque, non è più sola. E, però, lo stesso Grasso ha aggiunto che «questo non significa che non continui a trafficare in stupefacenti». Non c’è, dunque soltanto la polemica tra Roberto Saviano e Roberto Maroni a riaccendere i riflettori sulla presenza mafiosa in Lombardia, ci sono anche i risultati del lavoro sul campo di inquirenti e investigatori che svelano i retroscena di un mondo diventato silenziosamente potente.
Centinaia di arresti, decine di aziende coinvolte, spesso letteralmente divorate dalla usura e poi finite nella disponibilità delle ’ndrine. E poi sequestri, droga, armi. E soldi. Tanti soldi. Questo il quadro che emerge dalla inchiesta condotta dal procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone e dal procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini che nel luglio scorso fa tremare la regione. Tra le persone coinvolte, anche Carlo Antonio Chiriaco, all’epoca direttore della Asl di Pavia, manager che, secondo le accuse, sarebbe stato al centro di un sistema di potere che avrebbe visto la partecipazione diretta di boss della ’ndrangheta. Chiriaco si sarebbe anche dato da fare alle ultime elezioni regionali, a favore di Giancarlo Abelli dopo l’arresto della moglie Rosanna Gariboldi. Soltanto pochi giorni fa, è stato oggetto di un secondo ordine di arresto, accusato di concorso in turbativa d’asta aggravato dalle finalità mafiose.
Ma quella inchiesta svelava soprattutto come la ’ndrangheta fosse ben organizzata anche a nord. Alcune locali, le formazioni territoriali, sarebbero insediate in Lombardia dove sarebbe presente anche una struttura intermedia, la Lombardia. «In molti - spiega Gratteri - hanno scritto che la ’ndrangheta del Nord si sarebbe sganciata da quella di Reggio. Non è così, il cordone ombelicale non è mai stato tagliato». La prova è nel fatto che «quando Carmelo Novella ha soltanto pensato di creare una struttura autonoma è stato posato».
Novella, poi, fu ucciso. I calabresi, invece, continuarono a incrementare gli affari che, come racconta Francesco Forgione, ex presidente della commissione Antimafia che proprio alla ’ndrangheta dedicò una lunga relazione, non ruotano soltanto attorno alla droga, anche se è da lì che arriva la ricchezza sulla quale la ’ndrangheta ha costruito al sua potenza. «Milano - spiega Forgione - è la prima città in Europa per il consumo di cocaina e la ’ndrangheta è ancora il più grande broker internazionale della coca. Gran parte dei proventi del traffico vengono investiti in economia legale. E i figli dei boss frequentano i salotti della Milano che conta».Nulla a che vedere, dunque, con i calabresi arrivati in Lombardia con i flussi migratori degli anni 50. Da tempo, dice ancora Forgione, «c’è una guerra a bassa intensità, fatta di attentati, intimidazioni, cantieri che saltano, ruspe che bruciano. Ma nessuno se ne occupa». Ed è proprio sfruttando il silenzio che la mafia calabrese a Milano è diventata padrona del campo.
Non bisogna scandalizzarsi nel nord la ndrangheta ha fatto solidi radici proponendo i stessi modi nel sud politici corrotti,minacce mazzette. Totò
RispondiEliminaLa lega che critica tanto noi meridionali è diventante il miglior oferte per la mafia al nord. Gianni.MI
RispondiEliminaI leghisti si sentivano puliti, incorruttibili mentre una volta al potere sono peggio ma molto peggio della vecchia d.c. Antonella
RispondiEliminaSpero che molti di voi avranno visto il bel programma di RaiTre il lunedì sera dal titolo .Vieni via con me- Lì il bravissimo Saviano ha descritto i poteri della politica,la lega nord come fa affari sporchi con la ndrangheta.
RispondiEliminaarticolo ben scritto che spiega molte cose che facciamo finta che non esistono. Franco
RispondiEliminai veri mafiosi sono i nostri politici che sono corrotti ancora prima di essere eletti perchè è la mafia stessa
RispondiEliminache provvederà a farli eleggere.
Teresa