lunedì 22 novembre 2010

Mio padre (4° capitolo)

Io sono  il primo di tre figli due maschi e una femmina sono nato quando papà aveva 26 anni, per mantenere la famiglia faceva mille mestieri, si inventava mille cose pur di sfamarci, di darci un istruzione. Quando avevo circa 10 anni con l’arrivo del terzo figlio a 36 anni papà lasciò Sellia per partire verso il ricco nord, aveva capito che per darci un futuro un po’ più dignitoso non si poteva stare più nel paese. Tante cose cambiarono sia in meglio che in peggio, facciamo qualche esempio i miglioramenti furono un lavoro stabile redditizio e dignitoso  che quasi subito riuscì a trovare, la possibilità per noi figli di poter mirare alto sia a livello scolastico che lavorativo,il benessere, il mangiare e vestirsi bene. A tutto questo però come dicevo c’era il rovescio della medaglia, la totale perdita delle tue radici,del tuo dna verso una comunità che piano piano non riconoscevi più. Papà ne soffriva molto si riteneva un Selliese al 100% faceva di tutto per tener vive all’interno della famiglie le tradizioni i vari rituali sia religiosi che civili, così sino a pochi anni della sua morte facevamo la conserva del pomodoro “a sarza cu a freva” facevamo  delle provviste di maiale come sosizzi,suppressati ecc… appendendoli per asciugare nella cantina del palazzo accendendo una stufa a gas per farli asciugare.
Erano piccoli rituali ma assumevano una valenza,un valore importantissimo. Scendevamo a Sellia quasi ogni estate si riapriva la nostra cara casetta e ogni volta ci si prometteva cheal più presto saremmo ritornati definitivamente, ma intantto il tempo passava io ero un giovanotto diplomato che gia lavorava mi sposai con una calabrese   emigrati al nord, papà era felicissimo diventò nonno portava sempre in giro il nipotino raccontandogli tante storie, anche mia sorella si sposo con un pugliese mentre mio fratello conviveva con una Lombarda e udite udite si era laureato certo alla bella età di trent’anni ma si era laureato, ovviamente a papà mai gli fu detto della convivenza perché non l’avrebbe mai accettata, mai digerita.
 Autore: sellia racconta. Si prega di inserire il link a chi ne fa uso (anche in modo parziale) con esplicito riferimento della fonte