Carissimi,
nel nostro cammino verso il Paradiso siamo in relazione: noi / Dio / l'altro. Non possiamo stare bene con Dio e male con il fratello; come, anche, non possiamo stare bene con il fratello e male con Dio. in entrambi i casi c'è qualcosa che non va. Quando avremo capito bene chi siamo noi, chi è Dio, chi è l'altro, allora, potremo cominciare a vivere relazioni sante con Dio e i fratelli. Con queste semplici parole vi invito a immergervi nella meditazione del vangelo della VII domenica del T.O. e auguro a tutti, di cuore una buona domenica, una santa missione, un buon lavoro pastorale Che il Signore vi benedica e la Vergine Madre della Redenzione vi accompagni
Don Francesco Cristofaro
Carissimo/a
Possiamo comprendere il Vangelo di questo giorno, solo se sappiamo chi è Cristo Gesù e cosa noi siamo divenuti in Lui, con Lui, per Lui. Gesù è il Salvatore dell’uomo, oggi, nella storia, in questo tempo, nell’attualità della sua esistenza. Lo salva in un solo modo: amandolo sino alla fine nel dono totale di se stesso, nel suo pieno annientamento e annichilimento, nel completo rinnegamento di ogni suo desiderio, sentimento, volontà, lasciandosi spogliare della sua tunica e facendosi crocifiggere per sommo amore. La vita di Gesù è un’offerta al Padre per la conversione, redenzione, giustificazione, elevazione morale e spirituale di ogni uomo. Gesù è il prezzo del nostro riscatto, il sangue della nostra redenzione, il corpo del sacrificio di salvezza.
Ciò che è Cristo, in Lui, con Lui, per Lui, lo è ogni suo discepolo. Dal momento che è divenuto una cosa sola con Gesù, anche il cristiano è costituito salvatore di ogni suo fratello. Il fratello da salvare non è il santo, o colui che è già salvato. Da salvare è il nemico, il persecutore, l’avversario, l’ostile, il traditore, colui che ci rinnega, ci arresta, ci flagella, ci spunta, ci insulta, ci crocifigge. Lui è contro di noi e noi siamo interamente per lui, per la sua redenzione. Siamo per lui, se gli doniamo la nostra vita per intero, senza tenerci nulla per noi. Nel battesimo noi abbiamo fatto dono della nostra vita al Padre celeste perché come suoi figli di adozione ci doni al mondo per la sua salvezza. Ma Dio ci dona dal più profondo abisso dell’amore e questo abisso profondo è la consumazione sacrificale della nostra vita per gli altri.
Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.
Se devo dare a Dio la mia vita in riscatto per ogni uomo nella più alta santità, nella perfetta carità, dal più profondo abisso dell’amore, è evidente che non posso vendicarmi del male ricevuto, non posso oppormi con la violenza alla violenza. Devo sempre perdonare, essere arrendevole, misericordioso, paziente, benigno, operatore di pace, mite ed umile di cuore, in tutto come il mio Maestro e Signore. Chi mi sta dinanzi – anche il più grande peccatore di questo mondo – è persona che il Padre celeste mi ha affidato perché io lo salvi, lo redima, lo giustifichi, lo conduca nella pienezza della verità e grazia di Gesù Signore.
Alla luce di questo principio si comprende bene tutto il Vangelo di questo giorno. Noi non siamo stati chiamati per fare il bene a coloro che ci fanno il bene. Dio non fa così e neanche Cristo Gesù. Siamo stati chiamati per essere a perfetta immagine di Gesù e del Padre. Loro il bene lo fanno a tutti indistintamente, senza alcuna distinzione o differenza. Cristo è morto indistintamente per tutti, anche per i suoi persecutori, quanti lo hanno crocifisso, sputato, insultato, calunniato, denigrato, oppresso. Il cristiano non può non imitare il suo Maestro, il suo unico Modello. Il corpo è uno, la vita è una, la missione è una, la modalità è anch’essa una. La salvezza dell’altro costa il dono della nostra vita a Dio. Una volta che la vita è stata donata a Lui, in ogni suo momento, in ogni sua parte, in ogni circostanza, essa è solo strumento di salvezza. Chi deve essere salvato è sempre l’altro. Per questo Gesù ci chiede di vedere l’altro sempre come un bisognoso di salvezza. Se fa il male è perché non è ancora stato salvato. Se non è stato salvato, il Signore me lo manda perché sia io a salvarlo con il mio immenso ed infinito amore. È il nostro mistero cristiano che è mistero di salvezza e di redenzione del peccatore. Entrare in questa visione è qualcosa di grande.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli e Santi, fateci veri strumenti di salvezza.
Don Francesco Cristofaro
Un buon fine settimana ai tanti amici e visitatori del blog. Un ringraziamento al nostro parroco per renderci partecipi delle profonde riflessioni sul Vangelo della Domenica anche ai tanti Selliesi e non sparsi per il mondo.
RispondiEliminaUna serena Domenica da selliaracconta.
"Noi non siamo stati chiamati per fare il bene a coloro che ci fanno il bene."
RispondiEliminaDon Francè è molto difficile voler bene a chi mi odia,a chi fa di tutto per offendermi che mi da schiaffi fisici e morali ogni giorno,io porgo l'altra guancia ma così sembra che sono cretina.
Una buona domenica a tutti buona domenica Don.
RispondiEliminaMaria.
certo che porgere l'altra guancia a chi ti da uno schiaffo diventa molto ma molto difficile da attuare al massimo dopo il primo schiaffo posso dirgli stati attento amico mio non lo fare più altrimenti mi posso arrabiare anzi mi arrabierò sicuramente. Buona domenica a tutti da Totò
RispondiEliminala legge del taglione pone fine ad una legge che esisteva prima: la legge di Lamech. chi era Lamech? Lamech era un discendente di Caino che per un livido uccise un ragazzo e per una scalfitura uccise un uomo. ora questi chiamò le due mogli e disse: Caino sarà vendicato 7 volte Lamech 70 volte sette, quindi una violenza continua. ora Dio educa poco a poco il suo popolo inserendo la legge del taglione, ovvero rispondere ad un'offesa con la stessa misura e non superiore, quindi non si poteva uccidere per uno schiaffo. Gesù fa un passo in avanti: si perdona l'ffesa. perchè questo? perchè il cristiano si appella alla giustizia divina ed è colui che non rispondere con il male. perchè non può fare il male? perchè ha Dio come Padre e Dio non fa male a nessuno.
RispondiEliminaBuona domenica
Don Francesco
Ho imparato anche perchè si suol dire la legge del taglione. Buonadomenica a tutti buonadomenica SELLIA
RispondiEliminaUna buona domenica a tutti anche da parte mia.
RispondiEliminaUno dei passi più importanti del vangelo dice: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio»
RispondiElimina(Mc 10, 14).
Una buona domenica e un saluto a tutti da
RispondiEliminaGiuseppe U:S:A
«Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio»
RispondiEliminaGesù sconcerta sempre con il suo modo di fare e di parlare. Si discosta dalla mentalità comune che vedeva i bambini insignificanti dal punto di vista sociale. Gli apostoli non li vogliono attorno a lui, nel mondo degli "adulti": non farebbero che disturbare. Anche i sommi sacerdoti e gli scribi "vedendo i fanciulli che acclamavano nel tempio ’Osanna al figlio di David’, si sdegnarono" e chiesero a Gesù di riportarli all’ordine. Gesù invece ha tutto un altro atteggiamento davanti ai bambini: li chiama, li stringe a sé, stende le mani su di loro, li benedice, li pone addirittura come modello ai suoi discepoli:
«a chi è come loro appartiene il regno di Dio»