«Egregio Presidente del Consiglio,
è la prima volta che Le scrivo, ma non si preoccupi: non voglio chiederLe nulla. Lei in realtà mi dovrebbe tutto, visto che il Suo mestiere di premier sarebbe provvedere a noi italiani, specie a quelli che sono ultimi o penultimi.
Io sono anziana, pensionata minima, calabrese; dopo di me ci sono forse solo gli invalidi, gli anziani non autosufficienti, le mamme single extracomunitarie. O forse no: la linea degli ultimi non si vede mai con chiarezza, ma in compenso si vede molto bene la linea dei primi.
Per carità, non pensi che sono invidiosa: ho capito che non abbiamo le stesse idee su cosa significa essere felici e fortunati, io e Lei (lo sa che siamo coetanei? Anch'io ho 74 anni. Però, a differenza di Lei, io sono giovane sul serio: è una questione di cuore, di anima e quindi di pelle, e non posso spiegarglieLa a parole Sue).
Le scrivo per dirLe che ho sbagliato. Credevo, in questi 74 anni, d'aver costruito un altro Paese. Un Paese che non ha paura della realtà, tanto da nascondersi nelle bugie e nella tivù. Un Paese che non ruba ai vecchi per non dare ai giovani. Un Paese dove le donne vengono riconosciute per quello che sono: i pilastri e il sale della Terra.
Ho sbagliato e, a differenza di Lei, mi prendo le mie responsabilità: mi dimetto da cittadina di questo Suo Paese.
Probabilmente non ho lottato abbastanza, visto che le regole in cui credevo non valgono più nulla, e Lei offende ogni giorno la mia intelligenza pretendendo che creda a ogni menzogna perché Lei “è stato scelto dal popolo”: io sono il popolo, e non L'ho mai scelta. Ma con la legge truffa Lei s'è preso i voti di tutti, e s'è eletto il Suo, di popolo. Ecco, io non voglio starci. Accetti le mie dimissioni».
Firmato: zia Mariella, Calabria, Italia. Un'altra Italia.
è la prima volta che Le scrivo, ma non si preoccupi: non voglio chiederLe nulla. Lei in realtà mi dovrebbe tutto, visto che il Suo mestiere di premier sarebbe provvedere a noi italiani, specie a quelli che sono ultimi o penultimi.
Io sono anziana, pensionata minima, calabrese; dopo di me ci sono forse solo gli invalidi, gli anziani non autosufficienti, le mamme single extracomunitarie. O forse no: la linea degli ultimi non si vede mai con chiarezza, ma in compenso si vede molto bene la linea dei primi.
Per carità, non pensi che sono invidiosa: ho capito che non abbiamo le stesse idee su cosa significa essere felici e fortunati, io e Lei (lo sa che siamo coetanei? Anch'io ho 74 anni. Però, a differenza di Lei, io sono giovane sul serio: è una questione di cuore, di anima e quindi di pelle, e non posso spiegarglieLa a parole Sue).
Le scrivo per dirLe che ho sbagliato. Credevo, in questi 74 anni, d'aver costruito un altro Paese. Un Paese che non ha paura della realtà, tanto da nascondersi nelle bugie e nella tivù. Un Paese che non ruba ai vecchi per non dare ai giovani. Un Paese dove le donne vengono riconosciute per quello che sono: i pilastri e il sale della Terra.
Ho sbagliato e, a differenza di Lei, mi prendo le mie responsabilità: mi dimetto da cittadina di questo Suo Paese.
Probabilmente non ho lottato abbastanza, visto che le regole in cui credevo non valgono più nulla, e Lei offende ogni giorno la mia intelligenza pretendendo che creda a ogni menzogna perché Lei “è stato scelto dal popolo”: io sono il popolo, e non L'ho mai scelta. Ma con la legge truffa Lei s'è preso i voti di tutti, e s'è eletto il Suo, di popolo. Ecco, io non voglio starci. Accetti le mie dimissioni».
Firmato: zia Mariella, Calabria, Italia. Un'altra Italia.
za mariella sie tutti nui
RispondiEliminaUna lettera semplice che descrive la deriva dell'ITALIA.
RispondiEliminaPovera ITALIA come ti hanno ridotta,ma sopratutto Poverissima CALABRIA!
RispondiEliminaLa lettera di zia Mariella esprime la pienezza della dignità di una vera cittadina che si discosta dalle volgarità e dal qualunquismo che oggi imperversano nel nostro Paese. Signora Mariella mi associo al suo pensiero, ai suoi valori, al suo modo di vivere e di sentire le cose. Her-etico
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