Le persone arrestate nell’ambito dell’operazione “Circolo formato” contro il clan Mazzaferro, sono Domenico Agostino, 36 anni, Fabio Agostino (31), Francesco Agostino (33), Giuseppe Agostino (34), Rocco Agostino (31), Vincenzo Agostino (69), Franco Avenoso (44), Salvatore Coluccio (44), Vincenzo Commisso (55), Rocco Femia (52), Salvatore Frascà (42), Riccardo Gargiulo (38), Francesco Ieraci (61), Vincenzo Ieraci (56), Salvatore Larosa (52), Salvatore Lucà (75), Gianluca Manno (32). Ed ancora: Francesco Marrapodi (50), Ernesto Mazzaferro (57), l’ordinanza gli è stata notificata in carcere; Francesco Salvatore Mazzaferro (69), Guerino Mazzaferro (65); a Luca Mazzaferro (34), l’ordinanza del gip è stata notificata in carcere; Rocco Mazzaferro (47), Arturo Mittica (44), Salvatore Novembre (73), Giuseppe Oppedisano (65), Vincenzo Primerano (30), Silvano Pugliese (57), Raffaele Scali (22), Giuseppe Sfara (58), Domenico Tarzia (60), Rocco Totino (25) Giuseppe Tuccio (32), Sono irreperibili Cosimo Agostino (58), Giuseppe Coco (56), Rocco Pietro Mazzaferro (46), Nicola Pignatelli (49), Giuseppe Pugliese (50). “È un’operazione contro una cosca mafiosa e di una parte politica che era stata appoggiata dalla cosca al punto che venivano monitorate tutte le cariche che si sarebbero ricoperte successivamente”. Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso. “Questo dimostra - sottolinea Grasso - che è importante colpire le organizzazioni mafiose nelle loro relazioni esterne con la politica locale e il resto della società che fornisce forza e appoggio alle stesse organizzazioni. Paradossale è che uno scontro tra cosche si trasferisce in uno scontro politico e quindi una cosca politica ha il sopravvento e favorirà una cosca mafiosa. Questa stretta connessione tra ‘ndrangheta e politica locale fa paura. Si è potuto procedere anche contro Sindaco e assessori per il reato di associazione mafiosa - ha detto Grasso - perchè ci sono riscontri e prove di contatti e legami stretti con l’associazione. Se ci fosse un reato di voto di scambio fatto da adesioni e promesse, tra mafiosi e candidati, forse sarebbe diverso perchè laddove ci sono questi contatti e non c’è la possibilità - ha concluso il Procuratore Nazionale Antimafia - di provare l’appartenenza all’associazione non c’è uno strumento giuridico per poter colpire questi collegamenti e queste collusioni”. “Emerge la capacità dello stato di reagire, posto che è stata emessa ed eseguita una misura cautelare nei confronti dei maggiori esponenti della cosca Mazzaferro, così come a luglio era stata emessa nei confronti della cosca Aquino”. Lo ha detto il capo della DDA di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, parlando ai cronisti, a margine della conferenza stampa sull’operazione “Circolo formato”. “Poi - ha proseguito Pignatone - quello che le indagini hanno fatto emergere e che determina la misura cautelare è la presenza pesante della cosca Mazzaferro, in particolare di Rocco e di suo cugino, a Marina di Gioiosa; il condizionamento delle elezioni sino alla nomina del sindaco, che poi vanno a festeggiare insieme. Nomina del Sindaco che, da un lato, - ha spiegato - è il segno del controllo del territorio, dall’altro la premessa per affari piccoli e grandi perchè si va dalle piante o dalle panchine sul lungomare per la ditta amica alle forniture di cemento sulla 106. È emblematico - sottolinea Pignatone - anche in questo processo come quasi in tutti gli altri, parte la politica locale colpita al massimo livello, visto che è stato arrestato il sindaco e tre assessori, c’è anche un appartenente alla polizia di stato arrestato per rivelazioni di notizie, ci sono imprenditori. Ripeto, però, accanto a questo mi pare importante ribadire la capacità delle forze dell’ordine, della magistratura di attuare una repressione seria. Come tante altre volte abbiamo detto la società civile deve fare pure la sua parte”.
mercoledì 4 maggio 2011
La Ndrangheta sul comune di Marina di Gioiosa Jonica. Arrestati il sindaco e tre assesori
Le persone arrestate nell’ambito dell’operazione “Circolo formato” contro il clan Mazzaferro, sono Domenico Agostino, 36 anni, Fabio Agostino (31), Francesco Agostino (33), Giuseppe Agostino (34), Rocco Agostino (31), Vincenzo Agostino (69), Franco Avenoso (44), Salvatore Coluccio (44), Vincenzo Commisso (55), Rocco Femia (52), Salvatore Frascà (42), Riccardo Gargiulo (38), Francesco Ieraci (61), Vincenzo Ieraci (56), Salvatore Larosa (52), Salvatore Lucà (75), Gianluca Manno (32). Ed ancora: Francesco Marrapodi (50), Ernesto Mazzaferro (57), l’ordinanza gli è stata notificata in carcere; Francesco Salvatore Mazzaferro (69), Guerino Mazzaferro (65); a Luca Mazzaferro (34), l’ordinanza del gip è stata notificata in carcere; Rocco Mazzaferro (47), Arturo Mittica (44), Salvatore Novembre (73), Giuseppe Oppedisano (65), Vincenzo Primerano (30), Silvano Pugliese (57), Raffaele Scali (22), Giuseppe Sfara (58), Domenico Tarzia (60), Rocco Totino (25) Giuseppe Tuccio (32), Sono irreperibili Cosimo Agostino (58), Giuseppe Coco (56), Rocco Pietro Mazzaferro (46), Nicola Pignatelli (49), Giuseppe Pugliese (50). “È un’operazione contro una cosca mafiosa e di una parte politica che era stata appoggiata dalla cosca al punto che venivano monitorate tutte le cariche che si sarebbero ricoperte successivamente”. Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso. “Questo dimostra - sottolinea Grasso - che è importante colpire le organizzazioni mafiose nelle loro relazioni esterne con la politica locale e il resto della società che fornisce forza e appoggio alle stesse organizzazioni. Paradossale è che uno scontro tra cosche si trasferisce in uno scontro politico e quindi una cosca politica ha il sopravvento e favorirà una cosca mafiosa. Questa stretta connessione tra ‘ndrangheta e politica locale fa paura. Si è potuto procedere anche contro Sindaco e assessori per il reato di associazione mafiosa - ha detto Grasso - perchè ci sono riscontri e prove di contatti e legami stretti con l’associazione. Se ci fosse un reato di voto di scambio fatto da adesioni e promesse, tra mafiosi e candidati, forse sarebbe diverso perchè laddove ci sono questi contatti e non c’è la possibilità - ha concluso il Procuratore Nazionale Antimafia - di provare l’appartenenza all’associazione non c’è uno strumento giuridico per poter colpire questi collegamenti e queste collusioni”. “Emerge la capacità dello stato di reagire, posto che è stata emessa ed eseguita una misura cautelare nei confronti dei maggiori esponenti della cosca Mazzaferro, così come a luglio era stata emessa nei confronti della cosca Aquino”. Lo ha detto il capo della DDA di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, parlando ai cronisti, a margine della conferenza stampa sull’operazione “Circolo formato”. “Poi - ha proseguito Pignatone - quello che le indagini hanno fatto emergere e che determina la misura cautelare è la presenza pesante della cosca Mazzaferro, in particolare di Rocco e di suo cugino, a Marina di Gioiosa; il condizionamento delle elezioni sino alla nomina del sindaco, che poi vanno a festeggiare insieme. Nomina del Sindaco che, da un lato, - ha spiegato - è il segno del controllo del territorio, dall’altro la premessa per affari piccoli e grandi perchè si va dalle piante o dalle panchine sul lungomare per la ditta amica alle forniture di cemento sulla 106. È emblematico - sottolinea Pignatone - anche in questo processo come quasi in tutti gli altri, parte la politica locale colpita al massimo livello, visto che è stato arrestato il sindaco e tre assessori, c’è anche un appartenente alla polizia di stato arrestato per rivelazioni di notizie, ci sono imprenditori. Ripeto, però, accanto a questo mi pare importante ribadire la capacità delle forze dell’ordine, della magistratura di attuare una repressione seria. Come tante altre volte abbiamo detto la società civile deve fare pure la sua parte”.