martedì 20 settembre 2011

Costruzione della centrale a biomassa nel comune di Sorbo San Basile.... ecco come si uccide il nostro già deturpato territorio


Cosa si cela dietro il silenzio dei principali territori interessati alla decisione di realizzare una centrale a biomasse a Sorbo San Basile, a due passi dal parco nazionale della Sila? 
Il progetto definitivo della centrale di Sorbo San basile
 Se lo chiedono comitati e associazioni ambientaliste calabresi che sottolineano l'assenza di posizione dimostrata dalle amministrazioni comunali di Taverna e della stessa cittadina catanzarese dove dovrebbe sorgere l'impianto. Secondo i responsabili dei Comitati per il no alle centrali a biomasse di Sorbo e di Panettieri, il Forum del Reventino e il Forum ambientalista Calabria, questa vicenda nasconderebbe in realtà interessi privati. In particolare, in una nota, le organizzazioni sollevano alcuni quesiti. «Ma perché i Comuni di Sorbo San Basile e Taverna – chiedono gli ambientalisti – sono gli unici che non si esprimono sulla realizzazione della centrale? C’entra qualcosa con questo tacito assenso il fatto che il giovane geologo incaricato dalla società proponente si chiami Infelise, come il figlio del vicesindaco, e che il progettista si chiami Canino, come lo stesso ingegnere sindaco di Taverna?». Ed effettivamente comparirebbe nella relazione tecnica generale del progetto il nome dell'ingegner Eugenio Canino, sindaco della cittadina, come incaricato della progettazione civile-ambientale dell'impianto di produzione di energia elettrica alimentato a biomassa. Da qui i dubbi sollevati dagli ambientalisti e alimentati dalla decisione di non realizzare l'impianto espressa da altri Comuni limitrofi. Infatti, proprio sulla centrale di Sorbo alcuni giorni addietro si era dichiarato contrario il consiglio comunale di Pentone che all'unanimità aveva espresso il suo “no”. Una posizione analoga aveva intrapreso anche Carlopoli il cui sindaco, Mario Talarico, nel corso della conferenza dei servizi del 14 settembre scorso sulla realizzazione della centrale aveva espresso la sua contrarietà. Una decisione che ribadiva la delibera adottata diversi mesi addietro dal Consiglio comunale del centro catanzarese contro la costruzione delle centrali a biomasse.
Ma la vicenda denunciata dagli ambientalisti verrebbe arricchita di un altro elemento. «Lo scorso 13 giugno – scrivono nella nota le associazioni – durante un consiglio comunale tenutosi a Sorbo su altri argomenti, ben sette consiglieri su 11 presenti – in pratica, la maggioranza assoluta del consiglio – hanno fatto verbalizzare al segretario comunale la loro contrarietà totale alla realizzazione di questo pericoloso impianto. Ciò nonostante, e nonostante più sedute consiliari convocate sull’argomento specifico, da mesi i rappresentanti eletti dalla comunità sorbese non sono messi nelle condizioni di esprimere il loro parere importante e vincolante che vale anche come permesso a costruire». E non solo. Secondo il racconto dei responsabili delle associazioni, «addirittura, durante un consiglio comunale convocato ad hoc, il vicesindaco Infelisi ha proposto di dichiarare il consiglio “incompetente sulla materia”». Ricordiamo che Aldo Marcello Infelisi sarebbe il padre di Ezio Infelise, lo stesso citato dai movimenti ambientalisti come «il giovane geologo incaricato dalla società proponente (il progetto, ndr)». Da qui l'intenzione dichiarata dagli ambientalisti di rivolgersi alla magistratura. «Per vederci chiaro, e per ottenere delle risposte certe – scrivono a questo proposito –, i comitati e le associazioni si sono attivati, e lo hanno preannunciato in sede di conferenza dei servizi (svoltasi lo scorso 14 settembre e rinviata al 24 ottobre 2011 presso la Regione Calabria – dipartimento Attività produttive), per interessare della vicenda la magistratura. Inoltre, proprio dalla magistratura si vorrebbe sapere se gli enti che dovrebbero tutelare il territorio, di importanza notevole dal punto paesaggistico ed ambientale, quali la Provincia di Catanzaro, il Parco della Sila, la Comunità montana, la Soprintendenza e l’Arpacal, si siano espressi tenendo nella giusta considerazione gli interessi collettivi».