Cosa si cela dietro il silenzio dei principali territori interessati alla decisione di realizzare una centrale a biomasse a Sorbo San Basile, a due passi dal parco nazionale della Sila?
Il progetto definitivo della centrale di Sorbo San basile |
Ma la vicenda denunciata dagli ambientalisti verrebbe arricchita di un altro elemento. «Lo scorso 13 giugno – scrivono nella nota le associazioni – durante un consiglio comunale tenutosi a Sorbo su altri argomenti, ben sette consiglieri su 11 presenti – in pratica, la maggioranza assoluta del consiglio – hanno fatto verbalizzare al segretario comunale la loro contrarietà totale alla realizzazione di questo pericoloso impianto. Ciò nonostante, e nonostante più sedute consiliari convocate sull’argomento specifico, da mesi i rappresentanti eletti dalla comunità sorbese non sono messi nelle condizioni di esprimere il loro parere importante e vincolante che vale anche come permesso a costruire». E non solo. Secondo il racconto dei responsabili delle associazioni, «addirittura, durante un consiglio comunale convocato ad hoc, il vicesindaco Infelisi ha proposto di dichiarare il consiglio “incompetente sulla materia”». Ricordiamo che Aldo Marcello Infelisi sarebbe il padre di Ezio Infelise, lo stesso citato dai movimenti ambientalisti come «il giovane geologo incaricato dalla società proponente (il progetto, ndr)». Da qui l'intenzione dichiarata dagli ambientalisti di rivolgersi alla magistratura. «Per vederci chiaro, e per ottenere delle risposte certe – scrivono a questo proposito –, i comitati e le associazioni si sono attivati, e lo hanno preannunciato in sede di conferenza dei servizi (svoltasi lo scorso 14 settembre e rinviata al 24 ottobre 2011 presso la Regione Calabria – dipartimento Attività produttive), per interessare della vicenda la magistratura. Inoltre, proprio dalla magistratura si vorrebbe sapere se gli enti che dovrebbero tutelare il territorio, di importanza notevole dal punto paesaggistico ed ambientale, quali la Provincia di Catanzaro, il Parco della Sila, la Comunità montana, la Soprintendenza e l’Arpacal, si siano espressi tenendo nella giusta considerazione gli interessi collettivi».