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T.Transtromer |
STOCCOLMA – Il Premio Nobel per la Letteratura è stato assegnato al
poeta svedese Tomas Transtromer. “Attraverso le sue immagini dense,
limpide, offre un nuovo accesso alla realtà” è la motivazione diramata
dall’Accademia Svedese. Un Nobel casalingo quindi, che però, come da
tradizione verrà consegnato a Oslo, capitale norvegese. Il poeta e
psicologo appena insignito del massimo riconoscimento letterario, ha
sconfitto contendenti più noti e più volte accreditati per la vittoria
finale. I competentissimi bookmaker inglesi davano per certa
l’affermazione del poeta siriano Adonis, non esattamente una pop-star,
coetaneo di Transtromer, ma più di lui molto più conosciuto nel mondo.
Delusi, perché un’altra volta inseriti nella lista dei papabili avevano
cominciato a farci la bocca, il giapponese Haruki Murakami (lui sì un
best-seller internazionale), il coreano Chang-Rae Lee, il rumeno Mircea
Cartarescu, inserito nella lista degli outsider, come fu Herta Muller nel 2009, insieme al poeta
indiano K. Satchidanandan. Perfino il menestrello Bob Dylan poteva
sperare, mentre sembra che Philip Roth si sia messo l’anima in pace,
visto che all’Accademia gudicano la letteratura americana, provinciale
(è successo davvero). I nostri Eco, Camilleri, anche Saviano, un po’,
con diversi gradi di intensità, ci speravano, anche perché erano quotati
niente male.Oggi però è il giorno di gloria di Tomas
Transtromer. A dover farsi perdonare la completa ignoranza della sua
opera e della sua stessa esistenza, saranno in molti, a parte pochi
specialisti. Transtromer è poeta vero, tradotto in 50 lingue, ma di
certo non è, per dire, uno Stieg Larsson, e la sua raccolta più nota
“Mörkseende” sarà difficile trovarla accanto a “Uomini che odiano le
donne” negli scaffali delle librerie. Per una curiosa circostanza, la
notizia dell’assegnazione del Nobel è coincisa con l’auto-oscuramento
del sito di Wikipedia Italia, uno sciopero digitale contro il decreto
intercettazioni voluto da Berlusconi che si avvia ad essere approvato.
Wikipedia denuncia il rischio che la legge, giudicata liberticida, mini
alla base la neutralità di Wikipedia. A prescindere dal merito della protesta, che in
Italia coinvolge i partiti di opposizione, la cittadinanza, i blogger,
la stampa in generale, i tre giorni di silenzio sul web, è stato vissuto
come un tuffo nel passato. Quando per una ricerca di ogni tipo si
doveva spulciare l’enciclopedia, o recarsi in una biblioteca pubblica o
universitaria,
reperire il numero telefonico di qualche esperto ecc..
Con l’enciclopedia virtuale redatta dagli stessi navigatori online, il
problema sembrava risolto. Ma più velocità, più accesso democratico alla
conoscenza in rete, dai neutrini alla ricetta delle polpette al sugo,
hanno significato più approssimazione, superficialità, pareri
tendenziosi spacciati per scientifici, tutta la serie di effetti
inevitabili della mancanza del controllo delle fonti e della loro
veridicità se non della loro autorevolezza. Era meglio quando si stava
peggio? Lo sostengono i molti contrari al progresso della rete per
partito preso, i molto seri che non ammettono strafalcioni, gli
allergici alla tecnologia. I vecchi, anche se non tutti. Dalla loro
hanno un bagaglio di motivazioni inoppugnabili: ma senza un professore
di poesia scandinava a portata di mano e il cavo di rete scollegato,
quando mai avrebbero saputo chi fosse mai Tomas Transtromer?