“L’Epifania ogni festa porta via” recita giustamente un
antico detto popolare, a Sellia l’epifania si festeggiava due volte a Capodanno
nella Chiesa madre con una solenne funzione e successiva processione “ccu u Bombinuzzu subbra a palla” adornato da tanti angioletti a conclusione il suggestivo bacio,mentre il 6
gennaio a conclusione delle feste il tutto si ripeteva nella chiesa del Rosario
con la processione Du Bombinuzzu du
Rosaru ( vedi foto risalente agli anni 40 dopo l’alluvione del 1943) Dopo
le feste si ritornava con più assiduità ai lavori nei campi se c’era “l’annu da carrica” i vari trappiti
proprio in questo mese entravano in pieno regime facendo turni anche di notte l’odore
di sanza si sentiva per tutto il paese, ognuno sceglieva il frantoio in base al
parentato ma soprattutto ai punti che le
olive prendevano .Se le olive erano abbondanti tutta l’economia del paese ne
beneficiava dai vari commercianti dagli artigiani ecc… Questo mese era anche
uno dei mesi più piovosi dell’anno ma si doveva andare in campagna lo stesso mettendo in pratica due detti pieni di
saggezza che dicevano “Pana E Mantu un
gravanu tantu” quando si partiva per la campagna un ombrello un indumento
più pesante non doveva mancare mai dentro” a vertula” anche se la giornata si
presentava bella. Il secondo detto diceva: “Si u tempu e da marina pia a pignata e vai e cucina, si u tempu e da muntagna
pia u zappuna e vai in campagna” i nostri nonni non avevano i vari mezzi di
informazione per sapere in ogni istante che tempo fa, ma erano attenti
conoscitori di ogni cambiamento climatico conoscendo i vari venti osservando le
nuvole seguendone i vari movimenti riuscivano con molta più precisione dei vari
Bernacca dei nostri giorni a indovinare se pioveva per molto oppure no. Mi
viene adesso in mente un terzo detto popolare che diceva: “Irtu, zappuna e cunnu ti caccianu e stu munnu” dove “irtu” erano le tante salite che i nostri
nonni dovevano fare a piedi per ritornare a casa dopo una giornata di duro
lavoro nei campi,......
“zappuna” attrezzo primario dei contadini sempre chini a lavorare la dura terra “cunnu” in questo caso non e una parolaccia ma l’organo genitale femminile, scusatemi ma per amplificarne l’importanza cito un ultimo saggio "detto" sempre attuale “Tira chiù nu pilu e cunnu cca nu carru e voi” ogni commento lo lascio a voi
“zappuna” attrezzo primario dei contadini sempre chini a lavorare la dura terra “cunnu” in questo caso non e una parolaccia ma l’organo genitale femminile, scusatemi ma per amplificarne l’importanza cito un ultimo saggio "detto" sempre attuale “Tira chiù nu pilu e cunnu cca nu carru e voi” ogni commento lo lascio a voi
Autore Sellia Racconta, si prega a chiunque ne faccia uso anche in forma parziale di citare in modo chiaro la fonte.