Sono 200 mila le persone in Calabria che soffrono di disturbi alla
tiroide. Dal 16 al 20 aprile torna la campagna di prevenzione e cura
promossa dal club dell’Associazioni delle Unità Endocrinochirurgia
italiane (Uec). Circa 100 centri specializzati – distribuiti su tutto
il territorio nazionale, in collaborazione con le Aziende ospedaliere o
con le strutture sanitarie di appartenenza, metteranno a disposizione
una visita specialistica gratuita e, se necessario, proporranno un
percorso di diagnosi e cura completo. In Calabria sarà possibile
effettuare la visita gratuita nell’azienda sanitaria universitaria Mater
Domini di Catanzaro e nell’azienda ospedaliera
"Bianchi-Melacrino-Morelli" di Reggio Calabria. Il professor Giorgio
De Toma, Presidente del club delle Uec, direttore del dipartimento di
chirurgia del Policlinico Umberto I di Roma, nel presentare l’iniziativa
ha evidenziato che «questa quarta settimana nazionale della Tiroide,
oltre ad essere rivolta a tutti coloro che hanno una patologia tiroidea
trascurata o sottovalutata, è quest’anno particolarmente indirizzata
alle donne al di sotto dei 45 anni che hanno una familiarità per
patologia tiroidea, soprattutto se tumorale, e che manifestano sintomi
come irritabilità, nervosismo, insonnia, gonfiore al collo, oscillazioni
nel peso, ma che non si sono mai sottoposte ad un controllo in
precedenza. Più in generale, oltre 6 milioni di persone soffrono di
problemi alla tiroide: la prevenzione e la diagnosi precoce diventano
fondamentali per un trattamento mirato e tempestivo». La settimana
nazionale della Tiroide gode del patrocinio della Società Italiana di
Medicina Generale. Il Past President del club delle Uec e Direttore
del Dipartimento di Chirurgia Generale dell’Azienda Ospedaliera
Universitaria Pisana, Paolo Miccoli, ha evidenziato che “l'obiettivo di
questa Campagna è di sensibilizzare l’opinione pubblica e gli operatori
sanitari a cercare di formulare una diagnosi precoce sulla natura di un
nodulo tiroideo allo scopo di selezionare quelli da sottoporre a terapia
medica o, eventualmente, chirurgica. Nel secondo caso sarà possibile
utilizzare, qualora indicato, tecniche mininvasive come, ad esempio, la
Minimally-Invasive Video-Assisted Thyroidectomy (Mivat)». Si tratta di
una tecnica messa a punto proprio dal professor Paolo Miccoli e dal
professor Rocco Bellantone. Può essere eseguita in caso di gozzo quando
il volume tiroideo sia inferiore ai 25 millimetri ed in caso di nodulo
tiroideo singolo quando la dimensione non sia superiore ai 3 centimetri
di diametro. La tecnica è indicata per i noduli microfollicolari e i
carcinomi papillari, quindi patologie sia benigne sia maligne, ma anche
per i gozzi, tossici e non, di piccole dimensioni.
«La Mivat – afferma
Bellantone – è una procedura che prevede un’incisione minima, di circa
1,5 centimetri, e quindi una cicatrice ridotta». Sono numerosi i
vantaggi di questa nuova tecnologia nella chirurgia della tiroide.
«L'utilizzo del bisturi ad ultrasuoni, in particolare, velocizza
l’intervento – aggiunge Bellantone - riducendo i tempi di anestesia e
con vantaggi anche sulle possibili complicanze». Il professor Paolo
Miccoli ha ribadito che «grazie alla localizzazione dell’energia
sull'estremità dello strumento, questo bisturi è preciso e può
effettuare un taglio molto mirato, un aspetto fondamentale quando si
deve operare, come nel nostro caso, in prossimità di strutture
particolarmente delicate e in spazi ristretti».