mercoledì 11 aprile 2012

Parabola della lega che odia il sud,odia la Calabria terra che vi sembrerà strano gli ha dato i natali, terra che gli farà segnare il suo declino


Il Carroccio è nato e morto in Calabria. Qui la culla, qui la tomba.
Sembra eccessivo? Seguiteci. “Il Carroccio” fu inventato dall’arcivescovo di Milano, Ariberto da Intimiano nell’XI secolo. Il suo uso partì da Milano diffondendosi in molti comuni dell’Italia settentrionale, in Toscana e fuori d’Italia, fino alla decadenza nel secolo XIV. Il carroccio della Lega lombarda fu protagonista nella battaglia di Legnano, avvenuta nel 1176, durante la quale era difeso dalla compagnia della morte, guidata da Alberto da Giussano.
Quest’ultimo “offrì” la sua icona a Umberto Bossi che il 4 dicembre 1989 fece nascere il Movimento Lega Nord, il cui atto costitutivo e relativo statuto furono sottoscritti il giorno 22 novembre dello stesso anno davanti ad un notaio di Bergamo.
Quello che non si sa, però, è che “Il Carroccio”, come simbolo di un movimento politico dell’era moderna, era stato già inventato molti anni prima in Calabria. E precisamente a Lamezia Terme che, a quel tempo, era fresca di unificazione per il congiungersi delle città di Nicastro, Sambiase e Sant’Eufemia Lamezia. Artefice di quell’intuizione fu il senatore lametino (eletto il 28 aprile ’63) Arturo Perugini che coronò la sua prima proposta del 1963 (che non ebbe seguito perché ancora non c’erano le regioni) con la legge n. 6 del 4 gennaio 1968. Fu sempre Perugini che s’inventò, per sostenere le ragioni della grande Lamezia, la lista civica “Il Carroccio” che lo portò alla guida del comune. Dunque, il senatore calabrese arrivò prima del senatur lombardo. Ma anche in un paesino dell’Aspromonte orientale della provincia di Reggio Calabria, Roccaforte del Greco, fu eletto un sindaco col simbolo del Carroccio.  Nel tempo la Lega Nord ha presentato il suo simbolo nelle varie elezioni tenute in Calabria. Senza fortuna. Qualche accordo con forze locali è sistematicamente abortito. Poi nel marzo del 2009 la Lega Nord ufficiale sbarcò in Calabria e, nel corso di una conferenza stampa, tentò di gettare il seme virtuoso. Vennero tre parlamentari leghisti: il senatore Enrico Montani (sposato con una calabrese di Bova Marina), commercialista di Verbania, che era l’osservatore ufficiale, gli onorevoli Giovanni Fava (capo delegazione e responsabile della Lega per il Centro-Sud), ragioniere di Mantova, e Franco Gidoni, ingegnere di Belluno. Portarono la bandiera padana, i semi di ravanello, il distintivo con la spada di Alberto da Giussano, le t-shirt col volto di Bossi. Il partito di Bossi decise a quel tempo di scendere nell’Italia meridionale per cercare di mettere radici esportando il proprio modello organizzativo. Da lì partì un tour che toccò le regioni meridionali. Da via Bellerio, sede nazionale del partito, immaginarono riscontri positivi in attesa di ricevere adesioni. Che non arrivarono mai, perché in loco trovarono per lo più improbabili ascari che cercavano semplicemente un desco. L’obbiettivo di allora erano le elezioni europee dove nel 2004 il Carroccio lumbard raccolse, nella circoscrizione meridionale, 21.521 voti di cui 2.518 in Calabria.

Ma i disegni leghisti erano troppo ambiziosi perché avrebbero voluto conquistare in tutto il Sud 200.000 voti. Il resto è storia d’oggi perché il pm Giuseppe Lombardo, della Dda di Reggio Calabria, ha messo nei guai, con la sua inchiesta, Umberto Bossi, costretto a dimettersi, e il suo cerchio magico. Il Trota, Rosy Mauro e Francesco Belsito, lo Scilipoti calabro-ligure-lombardo.(
Bruno Gemelli calabria ora)