mercoledì 20 giugno 2012

La Calabria brucia. Non siamo neppure ufficialmente entrati nella stagione estiva ma diversi incendi hanno già distrutto ettari di boschi. Legambiente lancia l'allarme per il mancato rinnovo da parte della regione con i mezzi aerei,e le squadre di terra, mentre i piromani agiscono impuniti

 Le preoccupazioni di Legambiente per la non predisposizione del piano per la prevenzione e per il mancato rinnovo delle convenzioni per i mezzi aerei e le fondamentali squadre di spegnimento a terra


La Calabria brucia, la Regione latita, e gli speculatori restano impuniti. Preceduta da alcuni gravissimi episodi primaverili, si ripresenta puntualmente la stagione degli incendi estivi. Migliaia di ettari in fumo nelle aree boschive e nelle zone collinari, con gravissimo danno al patrimonio arboreo e agli habitat naturali, senza che si riesca a contrastare il fenomeno. Un’inerzia tutta calabrese aggravata quest’anno dall’assenteismo della Regione Calabria, che non ha ancora predisposto il piano per la prevenzione degli incendi e rinnovato le convenzioni per i mezzi aerei e le fondamentali squadre di spegnimento a terra”. Lo si legge in un comunicato di Legambiente. “Inoltre - è scritto - anche le Amministrazioni locali fanno del loro, ritardando ancora l’approvazione dei catasti degli incendi, l’unico strumento in grado di arginare i roghi pilotati da faccendieri senza scrupoli. In pratica, - si legge - in questo inizio estate 2012 per i piromani e gli speculatori il semaforo è verde. Negli ultimi giorni, complice il clima torrido, in diverse aree della Calabria l’allarme è costante e i centralini dei vigili del fuoco squillano senza sosta. A Santa Severina un intero quartiere è esposto alle fiamme”. Legambiente aggiunge che “nella sola giornata di ieri in due zone collinari a ridosso dei centri abitati - quella di Zumpano a Cosenza e quella di Pentimele a Reggio Calabria - il fuoco ha lambito direttamente le case, imponendo evacuazioni preventive e la chiusura dell’autostrada A3. Incendi particolarmente gravi: si tratta di aree puntualmente colpite dai roghi, spesso di origine dolosa, zone che fanno gola alla speculazione edilizia e che rischiano di veder compromesso il loro delicato equilibrio dalle fiamme prima e dal cemento dopo. In particolare la Collina di Pentimele, che così come diverse zone collinari rientra tra le “aree SIC” e le aree protette”, e andrebbe quindi sottoposta a particolare tutela, anche con l’istituzione di un vero e proprio Parco, come rivendicato da diversi anni dal circolo di Reggio Calabria di Legambiente. Un progetto colpevolmente abbandonato dall’Amministrazione dello Stretto. Più in generale, - si legge - un altro problema spesso sottovalutato è quello degli effetti degli incendi sull’assetto idrogeologico, in particolare proprio delle aree collinari, spesso costituite da suoli sabbiosi e quindi particolarmente fragili che, privati anno dopo anno della vegetazione e dell’humus superficiale, alle prime piogge intense o normali ma prolungate nel tempo, si imbibiscono e franano con conseguenze drammatiche per le persone e le cose”. Per Legambiente “la prevenzione degli incendi, dunque, è anche prevenzione da frane e alluvioni, che si ripetono negli ultimi tempi con effetti sempre più catastrofici.
Legambiente ritiene prioritari gli interventi di prevenzione, attraverso gli strumenti di avvistamento e manutenzione del suolo (ad esempio la pulizia del sottobosco, l’obbligo per i proprietari di terreni incolti di tagliare l’erba, ecc.) e le campagne di informazione e sensibilizzazione. Ma ugualmente fondamentale è la definizione di un piano incendi 2012, per mobilitare tutti i mezzi e gli strumenti necessari alle attività di contrasto. Una capacità d’azione che al momento gli operatori non hanno, a causa dell’estremo e colpevole ritardo della Regione Calabria. Al momento, infatti, - fa rilevare Legambiente - non risultano né rinnovata la convenzione per i mezzi aerei né sono state attivate le squadre di spegnimento a terra, fondamentali per porre in essere un’azione efficace e adeguata sul territorio”. “La legge quadro in materia di incendi boschivi (353 del 2000) - si fa rilevare - prevede che i Comuni si dotino di un apposito catasto delle aree percorse dai roghi. Uno strumento fondamentale contro la speculazione: tali aree non possono avere una destinazione diversa da quella preesistente all’incendio per almeno 15 anni; non possono ospitare edifici e infrastrutture per almeno dieci anni; è vietata per dieci anni l’attività di pascolo e la caccia. Quale che sia il motivo che ha mosso la mano del piromane, con il catasto degli incendi diventa irrealizzabile. Eppure, - si sottolinea - secondo i dati del rapporto di Legambiente “Ecosistema Incendi”, solo la metà dei Comuni interessati ha realizzato nel 2011 il catasto delle aree percorse dal fuoco. Ognuno - conclude Legambiente - deve fare la propria parte, per questo Legambiente chiede con forza alle Amministrazioni locali di correre immediatamente ai ripari”.

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