“La Calabria brucia, la Regione latita, e gli speculatori restano impuniti. Preceduta da alcuni gravissimi episodi primaverili, si ripresenta puntualmente la stagione degli incendi estivi. Migliaia di ettari in fumo nelle aree boschive e nelle zone collinari, con gravissimo danno al patrimonio arboreo e agli habitat naturali, senza che si riesca a contrastare il fenomeno. Un’inerzia tutta calabrese aggravata quest’anno dall’assenteismo della Regione Calabria, che non ha ancora predisposto il piano per la prevenzione degli incendi e rinnovato le convenzioni per i mezzi aerei e le fondamentali squadre di spegnimento a terra”. Lo si legge in un comunicato di Legambiente. “Inoltre - è scritto - anche le Amministrazioni locali fanno del loro, ritardando ancora l’approvazione dei catasti degli incendi, l’unico strumento in grado di arginare i roghi pilotati da faccendieri senza scrupoli. In pratica, - si legge - in questo inizio estate 2012 per i piromani e gli speculatori il semaforo è verde. Negli ultimi giorni, complice il clima torrido, in diverse aree della Calabria l’allarme è costante e i centralini dei vigili del fuoco squillano senza sosta. A Santa Severina un intero quartiere è esposto alle fiamme”. Legambiente aggiunge che “nella sola giornata di ieri in due zone collinari a ridosso dei centri abitati - quella di Zumpano a Cosenza e quella di Pentimele a Reggio Calabria - il fuoco ha lambito direttamente le case, imponendo evacuazioni preventive e la chiusura dell’autostrada A3. Incendi particolarmente gravi: si tratta di aree puntualmente colpite dai roghi, spesso di origine dolosa, zone che fanno gola alla speculazione edilizia e che rischiano di veder compromesso il loro delicato equilibrio dalle fiamme prima e dal cemento dopo. In particolare la Collina di Pentimele, che così come diverse zone collinari rientra tra le “aree SIC” e le aree protette”, e andrebbe quindi sottoposta a particolare tutela, anche con l’istituzione di un vero e proprio Parco, come rivendicato da diversi anni dal circolo di Reggio Calabria di Legambiente. Un progetto colpevolmente abbandonato dall’Amministrazione dello Stretto. Più in generale, - si legge - un altro problema spesso sottovalutato è quello degli effetti degli incendi sull’assetto idrogeologico, in particolare proprio delle aree collinari, spesso costituite da suoli sabbiosi e quindi particolarmente fragili che, privati anno dopo anno della vegetazione e dell’humus superficiale, alle prime piogge intense o normali ma prolungate nel tempo, si imbibiscono e franano con conseguenze drammatiche per le persone e le cose”. Per Legambiente “la prevenzione degli incendi, dunque, è anche prevenzione da frane e alluvioni, che si ripetono negli ultimi tempi con effetti sempre più catastrofici.
Legambiente ritiene prioritari gli interventi di prevenzione, attraverso gli strumenti di avvistamento e manutenzione del suolo (ad esempio la pulizia del sottobosco, l’obbligo per i proprietari di terreni incolti di tagliare l’erba, ecc.) e le campagne di informazione e sensibilizzazione. Ma ugualmente fondamentale è la definizione di un piano incendi 2012, per mobilitare tutti i mezzi e gli strumenti necessari alle attività di contrasto. Una capacità d’azione che al momento gli operatori non hanno, a causa dell’estremo e colpevole ritardo della Regione Calabria. Al momento, infatti, - fa rilevare Legambiente - non risultano né rinnovata la convenzione per i mezzi aerei né sono state attivate le squadre di spegnimento a terra, fondamentali per porre in essere un’azione efficace e adeguata sul territorio”. “La legge quadro in materia di incendi boschivi (353 del 2000) - si fa rilevare - prevede che i Comuni si dotino di un apposito catasto delle aree percorse dai roghi. Uno strumento fondamentale contro la speculazione: tali aree non possono avere una destinazione diversa da quella preesistente all’incendio per almeno 15 anni; non possono ospitare edifici e infrastrutture per almeno dieci anni; è vietata per dieci anni l’attività di pascolo e la caccia. Quale che sia il motivo che ha mosso la mano del piromane, con il catasto degli incendi diventa irrealizzabile. Eppure, - si sottolinea - secondo i dati del rapporto di Legambiente “Ecosistema Incendi”, solo la metà dei Comuni interessati ha realizzato nel 2011 il catasto delle aree percorse dal fuoco. Ognuno - conclude Legambiente - deve fare la propria parte, per questo Legambiente chiede con forza alle Amministrazioni locali di correre immediatamente ai ripari”.
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