È il triste scenario che scaturito da un’operazione in questi giorni contro la ‘ndrangheta nel Milanese
I carabinieri del comando provinciale di Milano hanno eseguito
ieri 37 ordinanze di custodia cautelare nell’ambito di un’operazione,
denominata “Ulisse” contro clan della ‘Ndrangheta in Lombardia. Le
indagini della Dda di Milano, confermano, tra l’altro, quanto era già
emerso da altre operazioni: l’assenza totale, anche in una regione del
nord, di denunce da parte degli imprenditori “vessati” e “vittime” di
fatti di estorsione e usura. Da quanto si è saputo, l’operazione
condotta dai carabinieri del comando provinciale di Milano e coordinata
dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dai pm Alessandra Dolci e
Cecilia Vassena, ha portato in carcere, tra gli altri, Ulisse Panetta,
presunto boss della “locale” di Giussano, con ordinanza firmata dal gip
milanese Andrea Ghinetti, e alcuni appartenenti alle “famiglie”
Cristello e Corigliano. Un contributo fondamentale alle indagini, da
quanto si è saputo, è arrivato da un “nuovo” pentito della ‘ndrangheta
in Lombardia, Michael Panaja, che era stato arrestato assieme a un altro
pentito, Antonino Belnome (che ha già parlato di alcuni omicidi
avvenuti negli ultimi anni), perché ritenuto uno dei responsabili
dell’omicidio di Carmelo Novella. Quest’ultimo, “capo dei capi” delle
cosche dalla ‘ndrangheta in Lombardia, venne ucciso in un bar nel
milanese nel luglio 2008, perché voleva rendere autonome le “locali”
lombarde dalla “casa madre2 calabrese. Con le sue parole ai pm, Panaja
avrebbe svelato in particolare le attività delle cosche lombarde dal
luglio 2010 in poi, ossia ciò che è avvenuto dopo il maxi-blitz
“Infinito” della Dda di Milano che aveva portato ad oltre 170 arresti e a
110 condanne con rito abbreviato. Le cosche di Giussano e Seregno,
stando alle indagini, oltre ad “occuparsi” dei traffici di droga,
avrebbero continuato a intimidire piccoli imprenditori locali.
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