
.C'E' uno Stato che combatte ogni giorno la 'ndrangheta e le organizzazioni criminali in genere. Ed un altro Stato che, invece, ci si allea. Fa accordi. Controlla gli affari. Gestisce operazioni finanziarie. Lancia "soffiate" e informa i mafiosi. In 800 pagine la Corte d'Appello di Milano racconta tutto questo. Uno spaccato inquietante, ricostruito nelle motivazioni della sentenza con cui, lo scorso giugno, la Corte d’Appello di Milano ha confermato le condanneseppure con qualche lieve riduzione di pena, per una quarantina di imputati arrestati nel 2010.
Nomi eccellenti della 'ndrangheta. Ma anche tanti nomi di politici, rappresentanti delle istituzioni e delle forze dell'ordine, manager, imprenditori. Nella .....
sentenza di condanna per la maxi operazione "Infinito-Tenacia" è finita gente del calibro del presunto boss Giuseppe "Pino" Neri e poi l’ex dirigente dell’Asl di Pavia Carlo Chiriaco. Al primo sono stati inflitti 18 anni di carcere e al secondo 12 anni. Ma non sono gli unici. Perché nell'elenco delle condanne figurano nomi del calibro di Vincenzo Novella, figlio del mammasantissima Carmelo. E poi l'altro presunto boss Pio Candeloro.
Un'inchiesta inquietante, rimasta legata all'immagine del summit nel circolo Falcone e Borsellino di Paderno Dugnano che, nel 2009, portò alla nomina di Pasquale Zappia ai vertici dell’organizzazione criminale nella regione, dopo l'omicidio di Carmelo Novella che risale al 14 luglio 2008.
Le parole usate nelle motivazioni della sentenza sono inquietanti, dunque. Le cosche della 'ndrangheta radicate in Lombardia, secondo il collegio della prima sezione, presieduto da Marta Malacarne, avevano creato «proficui rapporti» con «uomini dello Stato», tra cui politici, appartenenti alle forze dell’ordine e manager della sanità.
su segnalazione
Fonte: ilQuotidianodellacalabria.it
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