Memorandum d’intesa per il Presidente
Strutturiamo
la nuova Provincia
Quando, nel vivo la campagna elettorale regionale, si continua
a discutere di deleghe, pur nel rispetto formale della legge Del Rio (56/1014),
è opportuno fermarsi un attimo a riflettere sulla nuova Provincia, ora che è appena
affievolita la polemica sulla revisione del Titolo V della Costituzione, con
relativa cancellazione dell’ente intermedio. Sembra di assistere a una sorta di
strabismo istituzionale, tra chi vuole superare le province e chi invece le
vuole semplicemente ridisegnare, per ragioni di finanza pubblica. Al momento assistiamo
al ridimensionamento delle loro competenze, proprie o delegate, con un’evidente
inversione di tendenza rispetto al passato, a partire dalla modifica stessa del
sistema elettorale.
Dalla comparazione con la realtà europea si ricava che solo
in Spagna e in Finlandia gli organi di governo sono di secondo grado, cioè
eletti dai sindaci e dai consiglieri comunali. Non fanno eccezione i dipartimenti francesi di
napoleonica memoria, che hanno ispirato il decentramento amministrativo statale
anche in Italia, per ovviare alla proliferazione e polverizzazione dei piccoli
comuni nella pianificazione d’aria vasta.
Tutto questo è ormai alle nostre spalle con i primi
adempimenti della Delrio e il nuovo ente si configura in termini di coordinamento
e di supporto delle funzioni comunali. E’ superato l’organo esecutivo (la
vecchia Giunta Provinciale) e finanche il rapporto fiduciario
Presidente-Consiglio, a favore del nuovo organo che è l’assemblea dei sindaci,
con funzioni d’impulso e controllo, oltre che deputato all’approvazione dello
statuto e soprattutto del bilancio, seppur predisposto dal consiglio.
Il dato evidenzia come i confini sulla titolarità delle diverse
funzioni siano oggettivamente incerti, in attesa che vi ponga rimedio lo statuto,
non senza difficoltà e con la bussola della valorizzazione dell’intercomunalità
e non già della “entificazione politica
dell’area vasta”(come dicono gli esperti), se non delle consolidate strategie
di deterrenza politica
Se i comuni devono essere i veri protagonisti della riforma
ancora in itinere, occorre sin da subito prendere le distanze da certa scuola
di pensiero che non disdegna di sostituire la vecchia G.P. col nuovo Consiglio,
magari riducendo la “pletorica” assemblea dei sindaci a semplice organo di
ratifica.
Il presidente Bruno è garanzia di democrazia e di
partecipazione “comunale”, da tradurre in volontà di strutturare sin da
subito l’assemblea dei sindaci in modo
da potenziarne il ruolo. E’ appunto l’assemblea l’organo della rappresentanza
territoriale unitaria di un ente che sa di dover essere superato e nel
frattempo è costretto a inventarsi un abito amministrativo nuovo e provvisorio.
Il presidente saprà orientare le scelte più aderenti allo ....
spirito della riforma, anche perché i consiglieri non intendono assolutamente essere trasformati
in assessori. Ma soprattutto i sindaci sapranno rivendicare la valorizzazione
dell’assemblea come vero momento di coordinamento dei comuni, scoraggiando
possibili spinte gattopardesche alla sua riduzione a luogo dell’insignificanza
istituzionale. Sicuramente non
gioverebbe al sistema delle autonomie locali, baluardo della tenacia istituzionale,
a dispetto di stereotipi fin troppo abusati e urlati, nel bel mezzo di una
crisi che rende sempre più ardua la stessa agibilità democratica.
contributo di Marcello Barberio,
sindaco del comune di Simeri Crichi e già presidente della
provincia
di Catanzaro
riceviamo e pubblichiamo
Senza dimenticare che fu in quel periodo che la provincia di CZ fu divisa in 3 da li parti l'inizio della fine di CZ
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