Si è concluso con una condanna a 16 anni di reclusione, oggi a Catanzaro, il omiciprocesso a carico di Giuseppe Nicola Pugliese, 79enne, arrestato a Simeri Crichi, nel Catanzarese, con l'accusa di aver ucciso il cognato, Giovanni Canino, pensionato 75enne, e di averne ferito la moglie a coltellate. Determinante,
ai fini della determinazione della pena, la perizia psichiatrica voluta
dalla Corte d'assise che ha deposto per la semi infermità
dell'imputato. Proprio questo, assieme al fatto che i giudici
(presidente Giuseppe Neri, a latere Tiziana Macri') non hanno
riconosciuto l'aggravante della premeditazione, ha evitato a Pugliese
una condanna assai più severa - il pubblico ministero, Vincenzo Russo, aveva chiesto una condanna a 30 anni di reclusione -.
La
Corte, inoltre, ha condannato l'imputato a risarcire le parti civili,
la vedova e le tre figlie della vittima, per le quali l'avvocato Paolo
Carnuccio (una delle figlie era rappresentata dall'avvocato Sonia
Mirarchi) ha chiesto risarcimenti per un totale di circa un milione di
euro riconoscendo, in attesa della definitiva liquidazione in sede
civile, provvisionali immediatamente esecutive di 80.000 euro alla
moglie, e di 20.000 euro ciascuna alle figlie. Il giudizio di primo
grado si è chiuso, così, dopo un anno e due mesi dall'inizio del
dibattimento, che risale al 7 novembre del 2013.
Era
il 6 settembre del 2012, invece, quando l'imputato finì in carcere dopo
che i carabinieri di Sellia Marina lo arrestarono a causa
dell'aggressione perpetrata ai danni dei suoi parenti, avvenuta per la
strada. Canino si trovava in via Corrado Alvaro, dove stava comprando
della frutta da un venditore ambulante, quando all'improvviso era
arrivato il cognato, Pugliese, che gli aveva sferrato tre coltellate,
raggiungendo la vittima due volte all'addome ed una alla gamba.
Le
urla di Canino avevano richiamato in strada la moglie, Assunta
Sirianni, pure rimasta ferita ma in maniera non grave. Due giorni dopo,
ancora in stato confusionale, l'arrestato si era poi avvalso della
facoltà di non rispondere al giudice che lo aveva lasciato in cella,
disponendo la ....
custodia cautelare in carcere. Giorni dopo, e precisamente
il 15 ottobre seguente, Pugliese lasciò il carcere per essere
ricoverato in una casa di cura. Il giudice Giovanna Mastroianni,
infatti, concesse all'uomo i domiciliari presso una struttura sanitaria,
accogliendo in tal senso la richiesta dell'allora difensore del 79enne,
l'avvocato Nicola Tavano, sulla scorta del contenuto di un'apposita
consulenza psichiatrica effettuata dal dottore Mauro Notarangelo.
(AGI)