La capitale dei tumori. La morte viene dal mare. L’Italia indifferente alle 39 navi che uccidono
Paola CS affacciata sulla costa tirrenica. Qui ci si ammala di tumore quattro volte di più che nel resto d’Italia. Li hanno contati i tumori a Paola e le cifre non lasciano dubbi: c’è qualcosa che uccide. Solo a Paola? Solo a Paola hanno avuto il coraggio e la voglia di contarli i tumori.
Coraggio ci vuole perché, a contarli, si finisce per arrivare alla conclusione che quel qualcosa che uccide viene dal mare. Il mare non solo di Paola ma di tutta la Calabria o quasi. Fonte: Riccardo Bocca sull’Espresso “Calabria al Veleno”.
Paola è a metà strada tra Cetraro dove fu affondata la nave Cunsky e Amantea dove si arenò sulla spiaggia nel dicembre del 1990 la Jolly Rosso dell’armatoreIgnazio Messina. Due navi a perdere, con il loro carico di rifiuti mortali, scorie nucleari comprese.
Ce ne sono altre 37 di navi così sul fondo del mare. Le hanno riempite di morte chi si voleva disfare dei materiali nocivi spendendo il meno possibile, le hanno portate nel mar di Calabria e affondate gli uomini della mafia nazionale e internazionale che controllano il territorio, il mare e la terra.
Trentanove fonti di morte sull’uscio di casa,trentanove piccole Chernobyl senza nessun “sarcofago” a fermare esalazioni e radiazioni. Ovunque al mondo sarebbe allarme di Stato, rivolta di popolo, angoscia nazionale, bonifica disperata e senza risparmio e respiro.
Invece la Calabria sopporta in relativo silenzio e l’Italia considera la cosa un “problema ambientale”. Le trentanove navi, quelle conosciute, è possibile ve ne siano altre, non sono un’emergenza nazionale, non valgono né l’ansia né la mobilitazione dell’intero paese.
Ci fossero 39 navi di morte al largo degli Usa o della Francia se ne occuperebbe Obama o Sarkozy in prima persona, tv e giornali non darebbero tregua al ........
governo fino alla bonifica, la gente esigerebbe sicurezza. In Italia no, in Calabria ancor meno.
Tutti sanno e tutti più o meno accettano che si conviva con la morte che viene dal mare. La morte che gli uomini della ndrangheta hanno seminato in mare.Occhio non vede, tumore uccide: tutto in ordine.
su segnalazione
Qualcuno dice che scrivo sempre su Zagarise e in modo negativo, cosa dovrei dire se l'attuale amministrazione comunale non perdeva occasione di criticare l'operato del sindaco Pietro Raimondo, con l'avvocato Raimondo il depuratore non funzionava e uscivano liquami che andavano a finire nei terreni, con l'attuale amministrazione a detta di loro il depuratore funziona al 20% ma non hanno fatto niente fino a oggi, posso pensare che prima emanava puzza ora odore di ciclamini, non voglio andare fuori tema, il mio amico ragioniere mi scriverà ( cosa c'entra Zagarise ) caro Giuseppe quando un depuratore non funziona cosa arriva al mare? quando la struttura del polifunzionale che veniva usata da tutti e dico tutti non ha scarichi fognari la "merda " dove va a finire ....... ho conosciuto personalmente uno scrittore giornalista Francesco Cirillo che si è sempre occupato insieme all'altra mia amica giornalista Giulia Zanfino e certamente non poteva mancare Emilio Grimaldi, del territorio Calabrese, dall'acqua non potabile alla fabbrica dei veleni " Marlane" e delle navi affondate nei nostri mari, la nostra ex ministro Prestigiacomo pensava che fossero dei souvenir in fondo al mare, non i bidoni pieni di veleno, vi consiglio di leggere "La notte di Santa Lucia" di Francesco Cirillo e poi ne riparleremo, no non mi sono solo interessato di Zagarise
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