sabato 31 marzo 2018

I tradizionali riti del venerdì Santo nei vari centri del Comprensorio Fotoracconto delle varie funzioni

Un toccante primo piano della "Naca" di Sellia 


La Pasqua in Calabria è una delle feste più sentite tra gli eventi dell’anno tanto che ancora oggi molti dei riti pasquali vengono celebrati secondo gli usi tradizionali. I riti della Pasqua o meglio dire i riti della settimana santa calabrese sono davvero suggestivi e famosi proprio per l’intensità con cui vengono celebrati.  Il Venerdì Santo in numerosissimi comuni della nostra regione vengono organizzate le sacre rappresentazioni tradizionaliin provincia di Catanzaro. Migliaia di credenti sono coinvolti nelle rappresentazioni pasquali, in un tuttuno di emozioni e passioni, che si tramandano nei secoli.Beneditta chilla pasta chi di venneri s’impasta… Così recita un proverbio calabrese che riguarda le antichissime tradizioni del Venerdì Santo, un tempo giorno di penitenza simbolica e digiuno per preparare il corpo e lo spirito alla resurrezione di Cristo.
A seguire una suggestiva carrellata di foto durante le varie funzioni del venerdì Santo nei vari paesi del nostro comprensorio.


Sellia
Magisano



Magisano




Catanzaro


Catanzaro

Albi
Albi
A seguire ancora tantissime foto durante il venerdì Santo nei nostri paesi

Taverna
Taverna







Simeri Crichi
Simeri Crichi






Simeri

Sellia Marina

Sellia Marina
Sellia Marina











Pentone

                                                                            Fossato Serralta



                                                                      Sorbo San Basile


                                                                                  Sersale

Cropani

                                                                           Soveria Simeri

Per secoli in Calabria, più o meno fino all’epoca preconciliare, i riti della Settimana erano molto sentiti e culminavano proprio il Venerdì, giornata di tristezza per la morte di Gesù. Si stava il più possibile in silenzio, ci si nutriva dello stretto necessario, nei paesi più interni addirittura le donne non si pettinavano e si vestivano di nero. Solo gli ammalati e i bambini piccoli potevano disobbedire al precetto, ma sempre con la stretta osservanza dell’astinenza dalle carni. Vietato ridere, suonare e cantare e anche in chiesa campane e campanelle venivano ricoperte da teli scuri Le funzioni religiose erano molto più lunghe di quelle attuali e iniziavano già il giovedì, quando in genere l’Addolorata veniva portata nelle varie chiese per i sepolcri. Il giorno dopo, fin dal mattino i fedeli si raccoglievano in preghiera nelle chiese, per poi partecipare alle solenni processioni che dal primo pomeriggio fino alla sera giravano per le vie cittadine. Tutti, comprese le donne, avevano modo di partecipare alle varie espressioni della fede popolare, L’Affacciata, ‘A Cunfrunta, ‘A Pigghiata e le varie processioni in onore dell’Addolorata e del Cristo Morto in cui ogni devoto viveva il dolore in un dramma sacro collettivo. Il Venerdì Santo in molte case era consuetudine non accendere i fornelli e si consumavano cibi freddi o conservati, esattamente come nei periodi di lutto. Era consentito però impastare farina, e forse da qui nasce la tradizione che il Venerdì Santo si preparino i lievitati tipici della Pasqua calabrese, chiamati anche pani devozionali, dalle cuzzupe ai fraguni alle pitte.

Le foto presenti in questo servizio sono state reperite dai vari social 
                                 Sellia Racconta il Comprensorio

Buona Pasqua



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