martedì 28 agosto 2018

Catanzaro ricorda i tristi bombardamenti del 1943 i racconti nitidi di Zia Rosaria 102 anni nata a Soveria Simeri con video storico sul bombardamento di Catanzaro del 27 agosto 1943


 Esattamente 75 anni fa gli anglo-americani bombardarono il centro di Catanzaro, colpendo anche l’ospedale. Una delle infermiere rimaste al suo posto, nonostante le bombe, era Rosaria Veraldi, la decana – chiamata da tutti “zia Rosaria” – che, anni dopo, raccontò quella pagina tristissima. Nella ricorrenza del bombardamento, la Commissione Pari Opportunità di Catanzaro ha voluto ricordare quella donna speciale, nata a Soveria Simeri nel 1911 e scomparsa nel 2013 alla veneranda età di 102 anni.

Come racconta lo storico Nando Castagna, la Veraldi aveva preso servizio, giovanissima, nell’Ospedale Civile di Catanzaro, nella vecchia struttura di via Acri, dove ha lavorato per quarant’anni della sua vita. «Quel fatidico 27 agosto – ha ricordato Castagna – poco prima delle dieci di mattina, preceduto dal sinistro suono delle sirene di allarme aereo, iniziò il bombardamento della città, gli aerei alleati sganciarono sul centro di Catanzaro, il loro carico di morte. La struttura dell’Ospedale, già piena di ammalati e feriti, non rimase indenne dalle bombe e dai mitragliamenti che ne seguirono, zia Rosaria, quando tutti scappavano, rimase al suo posto, per assistere i suoi ammalati, fino a quando l’inferno di fuoco ebbe termine. Una bomba, per come raccontava la stessa zia Rosaria, aveva terminato la sua discesa nei locali della cucina dell’Ospedale, incredibilmente senza esplodere. Era, dunque, necessario sfollare il nosocomio e trasferirlo, urgentemente, di sede. La Prefettura di Catanzaro e le autorità militari dell’epoca, in quella emergenza, optarono per i locali della nuova Scuola Media di Petronà, paese arroccato sulle pendici della Sila, a 900 metri sul livello del mare; la scuola, più di ogni altra, sembrava assicurare una momentanea sistemazione, anche
perché non sembrava costituire un obiettivo da colpire, in attesa di un ritorno a Catanzaro una volta che gli artificieri del Genio militare rimuovessero la bomba inesplosa nei locali dell’ Ospedale civile catanzarese. 
«Zia Rosaria – continua il racconto dello storico Castagna – con i pochi infermieri e i medici di “trincea” accompagnò il convoglio militare, costituito da ben diciassette camion della Wehrmacht germanica presente in città (ancora nostri alleati), per  trasferire degenti ed attrezzature ospedaliere presso la scuola media di Petronà, paesino della Presila. Qui li attendeva una dura realtà perché trovarono una condizione drammatica, si rese necessario condividere i locali con il personale ed i degenti dell’Ospedale di Crotone, anch’esso trasferito, per necessità, nell’ edificio scolastico, non solo, ma il paese di Petronà mancava di tutto, compreso l’approvvigionamento idrico, ci si dovette industriare per reperire acqua da bere e qualcosa da mangiare per i feriti e per loro stessi; per il materiale sanitario occorrente, si fece ricorso a quel poco che la Sanità Militare riusciva a far pervenire, scarseggiavano anche le bende per i numerosi feriti di guerra che affluivano quotidianamente a Petronà da tutta la provincia, per cui le infermiere erano costrette ad utilizzare sempre le stesse bende dopo averle sterilizzate tramite bollitura. Notevoli erano quindi le difficoltà operative e scarseggiavano anche i viveri. In seguito, la bomba inesplosa sita all’interno dell’Opedale Civile di Catanzaro, fu disinnescata dagli artificieri militari presenti in città, consentendo, in tal modo, il ripristino della struttura ospedaliera. L’anno successivo, tornò la calma e fu possibile il rientro all’Ospedale, dove la nostra eroina Rosaria Veraldi, riprese la sua attività lavorativa che poi ultimò all’Ospedale Pugliese».

La Commissione pari opportunità ha voluto perciò esprimere gratitudine “per questa.......... professionista speciale che, insieme ad altri sanitari, ai militari dell’epoca, alla popolazione civile, ha vissuto momenti drammatici della nostra storia, rischiando la vita pur di compiere il proprio dovere, lasciandoci in dono un bellissimo esempio di umanità e professionalità al servizio del prossimo”. (rcz)

Fonte:calabria.live/storie

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