Il Centro Studi Theotokos
e il miracoloso SS. Crocifisso in Urbe
In occasione della preghiera di Papa Francesco dello scorso 27 marzo per la pandemia che in questo momento affligge l’umanità, il Centro Studi Teothokos Religiosità Popolare, che ha sede a Catanzaro, sottolinea l’importanza dell’evento straordinario che pone al centro dell’attenzione il miracoloso simulacro del SS. Crocifisso in Urbe, noto a Roma come il Crocifisso dei Miracoli. Si tratta di una meravigliosa scultura lignea del XV secolo (attribuita ad uno scultore senese) per la cui intercessione fu sconfitta la “Grande Peste” del 1500 che mise in ginocchio la Capitale. Il magnifico simulacro e l’Arciconfraternita del Crocefisso in Urbe, sottolineano Anna Rotundo e Martino Battaglia, fondatori del Centro Studi Theotokos, sono un patrimonio mondiale dell’umanità che va salvaguardato e custodito con particolare cura e attenzione da parte di chierici e laici, e dalle confraternite, come quella di San Marcello, che operano nella Chiesa prestando volontariamente e gratuitamente il loro servizio benefico verso la Chiesa e verso il prossimo. Diverse confraternite calabresi sono state erette nel tempo in onore del Santissimo Crocefisso. Questo è uno dei motivi principali per il quale il Centro Theotokos è particolarmente interessato a questo evento durante il quale il Crocefisso dell’Urbe squarciava le tenebre di una serata piovosa in cui il pontefice pregava per l’umanità intera. Il Cristo Crocifisso è il libro della vita in cui prima o poi ci si deve specchiare. La croce è metafora della vita, sinonimo della tribolazione con cui ogni uomo dovrà fare i conti. A tal proposito, il domenicano Cavalca Domenico di Pisa scrive:
«Perho
che Cristo crucifixo ne mostra et
insegna ogni perfectione et ogni scientia utile, possiamo veramente dire ch’egli
è libro di vita nel quale ogni seculare idiota e d’ogni altra conditione può
leggere e vedere la legge tutta abbraviata».
Il Centro Theotokos indirizza particolarmente la
sua attenzione verso la chiesa di San Marcello al Corso, una delle prime chiese
cristiane a Roma (418). L’antica chiesa aveva un impianto opposto a quello
attuale con l’ingresso a oriente, verso il Quirinale. Dal 1368 la chiesa è
custodita dall’Ordine dei Servi di Maria. Distrutta da un incendio nella notte
del 22 maggio 1519 fu ricostruita, per volere di papa Leone X. Le fiamme
risparmiarono miracolosamente il
crocefisso ligneo invocato oggi più che mai dai fedeli di tutto il mondo. Al
Crocefisso di San Marcello fu attribuito il prodigio di aver fermato il
flagello della peste nel 1522. Perciò fu prelevato dal cortile del convento dei
Servi di Maria e portato in processione per le vie di Roma verso la Basilica di
San Pietro dal 4 al 20 agosto del 1522. Quando il Crocefisso rientrò a San
Marcello la peste era cessata definitivamente. A causa di questo prodigio venne eretta l’Arciconfraternita del Crocefisso in Urbe su cui sta concentrando i suoi studi innovativi José Luis Alonso
Ponga, antropologo museale di fama mondiale e grande sostenitore e ispiratore
del Centro Studi Theotokos. Tale confraternita, approvata nel 1526 da papa
Clemente VII, istituzionalmente si dedicava all’assistenza e alla carità ai
poveri e ai pellegrini e si riuniva proprio nella cappella dedicata al
Crocefisso miracoloso nella chiesa di San Marcello. Lo spazio si rivelò ben
presto troppo ristretto: perciò fu decisa, per volere del cardinale Alessandro
Farnese, la costruzione di un Oratorio del Crocefisso terminato nel 1568.
L’Arciconfraternita tra l’altro, aveva il compito di organizzare le processioni
del Giovedì Santo durante le quali il Crocefisso ligneo veniva portato in San
Pietro. La processione non aveva solo il compito di ricordare il prodigio, ma
aveva anche un valore bene augurale allontanando ogni male dalla città.
Ricordiamo che il “ Centro Theotokos Studi Religiosità Popolare”, fondato da Martino Michele Battaglia (docente di antropologia culturale presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Reggio Calabria) e Anna Rotundo (docente e saggista), è un progetto laico, culturale, internazionale e itinerante, un percorso che si gloria di studiare la profondità e la bellezza della religiosità popolare, con l’apporto di tutte le scienze umane, attraverso la
presenza di accademici prestigiosi, e una particolare valorizzazione del protagonismo delle donne. È una costola del Centro Internacional de Estudios sobre Religiosidad Popular: Semana Santa (Università di Valladolid – Spagna), fondato e diretto dal prof. José Luis Alonso Ponga, che vanta, dal 2008 al 2018, ben quattro congressi internazionali di Antropologia Religiosa a livello mondiale sui riti e sugli aspetti più rilevanti della religiosità popolare in Europa e in Latinoamerica che vive intensamente la Settimana Santa come fenomeno sociale, culturale e religioso.In
foto: Ponga , Rotundo , Battaglia
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