Quindici dirigenti, impiegati e dipendenti delle strutture amministrative dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro e dell’ospedale “Pugliese-Ciaccio” del capoluogo calabrese sospesi dalle aliera e un ex dirigente dell’Asp tutti ora in quiescenza - raggiunti da un sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche per equivalente, delle somme pari agli stipendi che si ritiene siano stati guadagnati illecitamente durante periodi di assenza indebita, e per un importo totale di circa 20 mila euro.
Torniamo anche oggi, purtroppo, a parlare di cosiddetti “furbetti del cartellino” con un’operazione scattata stamani e non a caso denominata “Cartellino Rosso” e che è stata diretta dalla Procura, in particolare dal Pm Domenico Assumma, con il coordinamento dell’aggiunto Giancarlo Novelli e del procuratore capo Nicola Gratteri.
Le investigazioni sono state condotte dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro e sono sfociate con l’emissione dell’ordinanza cautelare emessa dal Gip Claudio Paris.
OLTRE 2MILA EPISODI ALLONTANAMENTO
Nel complesso i dipendenti pubblici considerati “assenteisti” e coinvolti nell’indagine sono 57 e a ciascuno di loro è stato ora notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari del pubblico ministero.
Le telecamere che sono state installate dai finanzieri negli uffici amministrativi dei due presidi sanitari avrebbero dunque permesso di riscontrare e minuziosamente le assenze dei lavoratori, verificate anche tramite dei controlli documentali e con dei servizi di pedinamento.
Secondo gli investigatori sarebbero oltre 2.100 gli episodi di assenteismo, di allontanamento ingiustificato dal luogo di lavoro e di falsa attestazione della presenza, per un totale di circa 1.800 ore di servizio non effettuate.
“Variegato e per certi versi fantasioso era il sistema illecito ideato per eludere gli obblighi di registrazione della presenza in servizio attraverso l’utilizzo dei cartellini marcatempo (il cosiddetto Badge)”, affermano gli stessi inquirenti, portando anche alcuni esempi.
AL VIDEOPOKER INVECE DI LAVORARE
Tra questi quelli degli indagati che si sarebbero allontanati dal loro ufficio senza alcuna ragione valida, spesso per fare la spesa, per esigenze personali o addirittura andare a giocare ai videopoker in un vicino esercizio commerciale.
In altri, invece, alcuni dei coinvolti, ed anche di rango dirigenziale, avrebbero consegnato il loro badge a dei colleghi o dipendenti compiacenti, affinché lo utilizzassero al posto loro per far rilevare falsamente la presenza dell’interessato.
Emblematico, su tutti, l’episodio in cui un dipendente, evidentemente intento a strisciare il cartellino per conto di altri colleghi assenti, sarebbe arrivato a coprirsi aprendo l’ombrello all’interno della struttura, per evitare così di essere ripreso da eventuali sistemi di videosorveglianza.
I reati contestati sono pertanto quelli di truffa ai danni di un ente pubblico e di fraudolenta attestazione della presenza in servizio che comporterebbe, tra l’altro, il licenziamento disciplinare e senza preavviso.
Condividendo la prospettiva dell’inquirente il giudice ha stigmatizzato, in modo particolare, le condotte di chi avrebbe dovuto impegnarsi per reprimere il fenomeno con la conseguenza di consentire che l'assenteismo diventi un “sistema collettivo, nel.........
quale tutti si beano di un’imperante e generalizzata sensazione d’impunità proprio perché tutti complici, controllori e controllati”, scrive il magistrato.Coronavirus;Bollettino regionale del 23/04/2020
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