Un investimento da ben 30 milioni di euro che vedrebbe tra i suoi soci personaggi legati alla potente cosca Grande Aracri di Cutro. La Dda di Catanzaro, guidata dal procuratore Nicola Gratteri, ha iniziato a riannodare i fili dell’ingarbugliata matassa anche grazie agli esperti dell’Unità informazione finanziaria di Banca d’Italia.
Al centro della scena ci sono un imprenditore, titolare di una società di costruzioni di Lamezia Terme, e un avvocato del Nord Italia con precedenti per reati finanziari e una specializzazione nella conversione di monete fuori conio in euro. I destini dei due uomini si incrociano proprio su quel terreno sotto i tre colli di Catanzaro. L’imprenditore calabrese era già finito menzionato nelle due inchieste delle Dda di Catanzaro e Bologna, Kyterion ed Aemilia, che hanno svelato l’enorme capacità del Clan Grande Aracri di infiltrarsi nella vita economica, sociale e politica di mezza Italia e non solo. Proprio la ditta lametina infatti avrebbe dovuto realizzare un complesso immobiliare di ben 1182 alloggi in Algeria che secondo gli inquirenti aveva alle spalle proprio la cosca cutrese. Per partecipare a quella operazione immobiliare era richiesta una fideiussione bancaria di ben 5 milioni di euro. A garanzia del progetto venne posto il conto corrente di un imprenditore di Cropani poi divenuto broker internazionale. Sul suo conto c’erano, almeno in apparenza, 250 milioni di euro. Sarà proprio il rampante 54enne di Cropani a raccontare agli inquirenti, dopo aver deciso di collaborare con la giustizia, la sua arte nel creare “blocchi fondi” e documenti bancari falsi.
Alle 10.30 Domenico Grande Aracri contatta Domenico Scozzafava per chiedergli conferma dell’incontro con l’assessore Domenico Tallini (all’epoca dei fatti assessore al Personale ndr). E l’antennista si attiva immediatamente, contatta l’assessore alle 20.37: «Ascolta, per dopodomani con quelle persone. Alle dieci che loro sono qui a Catanzaro» conferma e Tallini risponde: «Ma vengono a posta qua a Catanzaro?» e Scozzafava assicura: «No, devono fare altre cose. Lo sai anche perché li faccio venire prima, perché là cominciano a dire che si muovono, hai capito? Per le elezioni, per non bloccarli». Tallini non obietta ma replica con un accondiscendente: «È giusto».
E del sostegno elettorale garantito ad uno o all’altro candidato alle regionali ne parla ancora Domenico Scozzafava al cugino Giuseppe De Santis residente a Sellia Marina (non indagato nell’inchiesta). Era il 19 novembre del 2014 quando l’antennista intercettato spiegava: «Domani vado a Cutro che devo fare un lavoro» e il cugino domanda: «Un lavoro?». Scozzafava entra così nei particolari: «E per i voti pure. Un poco di voti gliel’ho trovati là pure»; il cugino replica: «Ma a chi state portando?» e Scozzafava con naturalezza: «Eh, e non lo sai a chi porto?». Giuseppe De Santis ipotizza: «A Sergio» e l’antennista replica: «No a Mimmo e ma, infatti, io questo ti volevo chiedere. Ma facciamo una figura, pure che poi non sono effettivi segnami dieci o quindici nomi di Sellia. Pure che dopo sono tre o quattro tanto prendere, li prende i voti».
E Giuseppe De Santis garantisce: «Te li raccolgo non ti ...........
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