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mercoledì 24 febbraio 2021

Emergenza cinghiali anche gli agricoltori potranno ucciderli. La Corte suprema cerca di arginare l' incredibile aumento di cinghiali con danni alle coltivazioni ma anche alla sicurezza delle persone.

  La Calabria è invasa da oltre 300.000 cinghiali che approfittano delle restrizioni legate all’emergenza coronavirus per cercare cibo indisturbati per le strade delle città. Un fenomeno straordinario dal punto di vista ambientale e faunistico, ma che in Calabria si è trasformato in un'emergenza soprattutto per i campi coltivatiL’area centrale della Calabria, con le province di Catanzaro, Vibo Valentia e Crotone è proprio una delle più colpite da questo fenomeno: “Questa presenza incontrollata crea rilevanti danni alle coltivazioni – spiega Coldiretti - e causa di problemi sanitari, compreso sulle strade dove sono motivo di incidenti. La situazione è sfuggita di mano, le piantagioni vengono devastate e per un imprenditore agricolo tutto questo rappresenta un colpo irrecuperabile in una economia già segnata dalle restrizioni in atto".



Una crescita esponenziale di esemplari che, a livello nazionale, ha portato a contare la presenza di oltre 2 milioni di cinghiali. La storica sentenza della Corte Costituzionale permetterà di prendere parte alle operazioni di riduzione del numero degli animali selvatici anche agli agricoltori provvisti di tesserino di caccia, altri cacciatori abilitati, guardie venatorie e ambientali volontarie, guardie giurate, a patto che siano appositamente formati.

Nel pronunciarsi, la suprema Corte ha di fatto riconosciuto che l’aumento dei cinghiali e la riduzione del personale incaricato di controllarli, ha aumentato il rischio di danni alle coltivazioni agricole ma anche alla stessa sicurezza dei cittadini, visto l’aumento degli incidenti stradali causati dai selvatici. Da qui la decisione di procedere a un epocale cambio di direzione rispetto all’orientamento seguito negli ultimi quindici anni.
"Nelle nostre campagne, gli imprenditori sono ormai esasperati dai danni continui provocati dal passaggio degli ungulati – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – mentre per le strade e nelle città non è un evento raro trovarsi faccia a faccia con uno o più esemplari, che scorrazzano indisturbati partendo proprio dal capoluogo regionale. In campagna, da ponente a levante, è un continuo susseguirsi di segnalazioni, partendo dalle colture che vengono completamente distrutte dal passaggio degli animali, mentre appezzamenti di terreno vengono scavati e solcati in modo irrimediabile, muretti a secco danneggiati e in alcuni casi rasi al suolo, boschi devastati, strade consortili e mulattiere rese impercorribili, pericolo di spiacevoli incontri nei giardini pubblici, sui sentieri dell’entroterra e sulle strade carrozzabili. Bene quindi la posizione della Corte Costituzionale, ma per la nostra realtà, dove la situazione è da tempo fuori controllo e la caccia attualmente chiusa, sono necessarie anche una serie di azioni a più ampio spettro, come maggiori controlli per ...... fermare pratiche illecite, l’apertura del periodo di caccia fino al raggiungimento del numero di abbattimenti necessari, chiamando all’occorrenza anche squadre da fuori regione, nonché, per le aziende agricole, l’ estensione della possibilità di cacciare a chi possiede il porto d’armi anche se non corrisponde al titolare dell’impresa agricola".

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