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lunedì 10 ottobre 2022

Dal Pnnr 29 milioni per la diga del Menta, zero euro per la diga sul Melito in provincia di Catanzaro. La diga più grande D'Europa iniziata nel 1983 costata già oltre 190 milioni di euro

 Il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ha sottoscritto con il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e i ministri delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, e per gli Affari regionali e le Autonomie, Mariastella Gelmini, il protocollo d'intesa finalizzato alla realizzazione del Progetto bandiera calabrese relativo al "completamento dello schema idrico del torrente Menta". Si tratta di un investimento inquadrato nell'ambito della programmazione dei fondi Pnrr, il cui ammontare complessivo è pari a 29 milioni di euro, e che consentirà la realizzazione di una serie di interventi fondamentali per il pieno sfruttamento idroelettrico e idropotabile della diga. L'opera, pienamente coerente con le finalità del Piano nazionale di ripresa e resilienza, garantirà a regime una produzione di circa 30mila megawatt di energia pulita all’anno, tale da soddisfare il fabbisogno medio di un centro urbano di media grandezza.


Calabria, il Recovery sui sistemi idrici. Ma non c’è la diga sul Melito

Gravitano entrambi attorno all’area reggina gli interventi sugli schemi idrici proposti per il Recovery fund. Non c’è una delle grandi incompiute calabresi, ovvero la diga del Melito, nell’area di Catanzaro, che avrebbe dovuto fornire acqua a oltre cinquanta comuni. Ma quel progetto nato nel 1983 su input della Cassa per il Mezzogiorno non è mai arrivato a compimento e proprio nei mesi scorsi è stata anche revocata la concessione al Consorzio di bonifica Jonio catanzarese.
Dunque, non sarà possibile avvalersi dei fondi europei previsti nell’ambito degli interventi relativi a invasi e gestione sostenibile delle risorse idriche, volti a potenziare e completare le infrastrutture di derivazione, invasi artificiali e dighe nonché condotte di adduzione primaria. 

In Italia, il problema delle opere incompiute è una questione che attanaglia da tempo il governo e i cittadini nostrani. Durante il corso degli anni, sono in tutto più di 600 le infrastrutture che sono state progettate e finanziate, ma sono poi rimaste incomplete. Il denaro servito per la realizzazione di queste opere ammonta a più di 4 miliardi di euro, che sono stati smarriti o consumati chissà dove. Ciò che rimane oggi è un grande spreco di denaro pubblico in merito a delle costruzioni mai esistite, e che probabilmente non esisteranno mai. Una delle opere italiane incompiute che ha destato maggior scalpore col tempo, è la Diga di Gimigliano, in provincia di Catanzaro. Ideata per essere la diga più grande e mastodontica di tutta Europa, i lavori sono iniziati nel lontano 1982, ma sono bloccati al 16% da allora.

Il progetto iniziale

Per troppi anni, gli abitanti calabresi hanno sperato nelle parole di chi ci governa, e hanno atteso che arrivasse il loro momento. La costruzione della diga infatti avrebbe portato sul territorio lavoro, turismo e ricchezza. Purtroppo però col tempo, la sua ..........

realizzazione è diventata solo un’utopia, alla quale nessuno crede più.

Il progetto aveva sottoscritto dei cambiamenti radicali per la provincia di Catanzaro, che si sarebbe ritrovata a possedere la diga più grande di tutta l’Europa. Il lago artificiale avrebbe avuto una capacità di 100 milioni di m³ d’acqua, e sarebbe riuscito a soddisfare il fabbisogno idrico di ben 50 comuni.

Doveva essere il più grande cantiere mai visto nel Sud Italia. Oggi è solamente una delle tante opere incompiute che si aggiunge alle altre, ed è costata da sola 190 milioni di euro.

Come sia stato possibile consumare tutto questo denaro senza realizzare neanche il 20% dell’opera? Probabilmente non avremo mai una risposta a questo quesito, che lascia da decenni l’amaro in bocca a tutti gli italiani.

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