Clan nel Catanzarese, il pentito: «Sceglievamo noi le ditte, un......... dipendente apriva le buste»
«A Girifalco nei giorni delle gare pubbliche, persone si piazzavano a verificare chi fossero le ditte che presentavano le offerte in modo di allontanare quelle che non fossero del territorio. Se sfuggiva qualcuna, la inducevano a rinunciare all'offerta per consentire a quella successiva, ovviamente "accreditata", di aggiudicarsi il lavoro». Così funzionavano le gare pubbliche a Girifaco secondo il collaboratore di giustizia Sandro Ielapi, 49 anni, ex referente nel paese catanzarese per la cosca Catarisano. Ielapi racconta di un commesso infedele che «apriva le buste per accertarsi delle offerte di modo da informare le ditte "protette"». Il collaboratore non può indicare sotto quale amministrazioni avvenissero questi fatti perché «questi fatti, da che ne so io, sono sempre accaduti». Una cosa Ielapi sa per certo: «… le ditte che lavorano nel territorio di Girifalco, come anche altri territori sotto il controllo criminale delle cosche, sanno che una volta aggiudicatasi una gara d'appalto devono corrispondere denaro a titolo estorsivo». Danneggiamenti per conto della cosca Catarisano, Sandro Ielapi confessa di averne compiuti tanti: «… tutti i danneggiamenti avvenuti a Cortale tra il 2009 ed il 2016 sono stati commessi da me; ne ho compiuti talmente tanti che neanche li ricordo tutti. Posso dire che in un'occasione ho bruciato una casa di legno che era stato realizzato dal comune mediante alcuni finanziamenti ottenuti con imbrogli e in un'altra ho sparato al furgone di una persona di nome Raffaele soprannominato "u pataclaru"». Il collaboratore racconta che agiva insieme a una persona che gli faceva da autista, il cui nome è stato omissato dalla Dda di Catanzaro. Ogni azione di danneggiamento veniva compensata con denaro o altri vantaggi. Altre volte agivano gratis e «per semplice dispetto». Come nell’occasione in cui «avevo la disponibilità di una bomba carta e per puro divertimento l'attaccai al cancello dell'abitazione del sindaco di Cortale, che all'epoca era Scalfaro; anche questo episodio risale agli anni tra il 2009 e il 2016, e quella volta intervenne Rocco Anello». Il boss di Filadelfia, dice Ielapi rispondendo alle domande del sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Debora Rizza, tramite un mediatore (anche questo nome è omissato) «mi chiese se sapessi qualcosa al riguardo, ma io negai, dicendo di non sapere nulla». La figura di Rocco Anello compare spesso nei racconti del pentito. Era il capo cosca di Filadelfia, dice Ielapi, che si interessava di ciò che avveniva nel comprensorio di Girifalco e dintorni. Così quando venne danneggiato l’escavatore di un imprenditore, e questi fece il nome di Ielapi, Anello «pagò tali danni all'escavatore corrispondendo l'importo di 700 euro e poi mi disse però che non avrei dovuto compiere quel gesto; la cosa mi diede molto fastidio perché non avevo commesso io il danneggiamento ma un tossicodipendente, che (l’imprenditore, ndr) non aveva pagato per alcuni lavori, mentre (sempre l’imprenditore, ndr) mi aveva accusato con l'Anello».
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