mercoledì 21 maggio 2025

L’ex sindaco di Zagarise ucciso nel 2013 in un podere di sua proprietà da un efferato omicidio rimasto irrisolto. I familiari denunciano ai giudici di Strasburgo «gravi omissioni e inadempienze»

 


A distanza di oltre dieci anni da un efferato omicidio rimasto irrisolto, la vedova e la figlia di Giuseppe Mangone, brutalmente assassinato nel 2013 in un fondo agricolo di sua proprietà, hanno formalizzato un ricorso dinanzi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, denunciando «le gravi omissioni e inadempienze» che,..........

a loro giudizio, avrebbero contraddistinto l’operato «delle autorità inquirenti italiane».

Assistite dall’avvocato Gianluca Piemonte, le ricorrenti hanno contestato l’a archiviazione definitiva del procedimento penale, avvenuta senza che sia mai stato individuato un responsabile per l’omicidio, né accertata in modo esaustivo la dinamica dei fatti. L’uccisione di Giuseppe Mangone, avvenuta con colpi inferti con arma da taglio, verosimilmente un’ascia o una mannaia, e condotta con modalità tali da escludere segni di colluttazione, è stata, secondo i familiari, oggetto di un’indagine carente, disorganica e contraddistinta da superficialità istruttoria. Il ricorso presentato alla Corte Europea dei Diritti dell’uomo evidenzia una serie di criticità e presunte violazioni che, se accertate dalla Corte di Strasburgo, configurerebbero un fallimento strutturale dello Stato nell’adempiere all’obbligo positivo di tutela della vita umana, come sancito dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Tra le principali «lacune» investigative segnalate nel ricorso alla Corte europea vi sono la scomparsa, mai adeguatamente spiegata, di tutti gli indumenti indossati dalla vittima al momento del delitto, la mancata verifica di testimonianze dichiaratamente contraddittorie e la sottovalutazione di elementi investigativi già acquisiti, il mancato riscontro delle attività istruttorie suggerite dalla parte offesa, con ben diciotto specifiche richieste investigative formulate in sede di opposizione alle tre istanze di archiviazione, tutte ignorate senza motivazione adeguata. «Mio padre era un uomo perbene, una persona stimata da tutti - ha dichiarato la figlia di Giuseppe Mangone, Isabella - la sua vita è stata sempre improntata nel rispetto assoluto della giustizia e delle regole. Mai una sbavatura, nessuna macchia, nemmeno una multa per violazione del Codice della strada, ma abbiamo avuto la chiara percezione, in tutti questi anni, che per la giustizia italiana era solo un caso da archiviare fin da subito, perché poteva togliere tempo ed energia a indagini più importanti. In fondo si trattava solo di un uomo vecchio e di banali rapporti di vicinato. Ma quell’uomo vecchio era un padre, un nonno, un marito, un fratello, un amico»

Tratto dalla Gazzetta del Sud





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